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Autore: Amelia Sweetedge    18/02/2020    1 recensioni
- Tu...cosa?! -
Chiese Martha Jones guardando il Dottore con un misto di incredulità e rassegnazione nella voce.
Poi abbassò di nuovo gli occhi sul libricino consunto che teneva delicatamente tra le mani e scosse piano la testa.

[Pubblicata inizialmente nel 2014]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Martha Jones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Tu...cosa?! -
Chiese Martha Jones guardando il Dottore con un misto di incredulità e rassegnazione nella voce.
Poi abbassò di nuovo gli occhi sul libricino consunto che teneva delicatamente tra le mani e scosse piano la testa.

Qualche momento prima il Dottore era momentaneamente sparito dalla sua visuale e prima che lei potesse anche chiedersi dove accidenti fosse finito, lo aveva visto rispuntare nella stanza della console con un libricino dall'aria molto antica tra le mani.
Il Dottore si fermò davanti a lei, senza staccare gli occhi dal libro, poi alzò lo sguardo.
- Ho un appuntamento - disse, mordendosi sovrappensiero le labbra.
Martha lo squadrò senza capire.
- Hai un appuntamento? -
- Sì - sospirò, il Dottore. Poi sembrò come realizzare che ci fosse anche lei nella stanza e le puntò gli occhi addosso.
- Devo consolare un uomo - spiegò tornando di fretta alla console.
- Cosa? - chiese Martha confusa, seguendolo.
- Stavo quasi per dimenticarmene, sono uno stupido idiota! Per fortuna, mentre tornavo dalla stanza dei violini, ho incrociato il libro e me ne sono ricordato - le spiegò, il Dottore, velocemente.
Martha sentì la console generare il consueto rombo assordante, mentre tutto intorno a lei iniziava a vacillare. Si aggrappò con tutte le sue forze agli appigli davanti a lei, mentre il Dottore compiva i suoi consueti giri intorno ai pulsanti della macchina.
- Dottore! - urlò Martha, esasperata.
- Cosa? - rispose lui, di rimando.
- Dove diavolo stiamo andando?! -
Il Dottore la guardò, le sopracciglia contratte: - Te l'ho detto, a consolare un uomo! - urlò, sovrastando il caos del Tardis.

Fu quando il rumore cessò e la stanza smise di tremare, mentre Martha cercava di riprendere fiato, che il Dottore si sedette accanto a lei sulle scale e -ignorando le sue occhiatacce- le porse il libricino.
- Hai mai sentito parlare di Giordano Bruno? - le chiese piano lui, indicando il libro tra le sue mani.
La ragazza chiuse gli occhi per un momento, massaggiandosi la tempia.
- Sì. Stai...stiamo andando a consolare lui? -
Il Dottore guardò davanti a sé, senza rispondere. Martha lo prese come un sì.
Abbassò gli occhi sulle pagine ingiallite del libro e delicatamente ci passò un dito sopra.
- La cena de le ceneri - lesse.
Il Dottore le spostò piano le mani e aprì il libro. In silenzio le indicò col dito un singolo, particolare passaggio.
Martha lesse a bocca aperta.

Era stato in quel momento, che si era girata verso di lui e gli aveva chiesto "Tu cosa?!"
Il Dottore non aveva risposto.
Aveva distolto lo sguardo da lei e alzandosi, le aveva chiesto: - Indovina in che anno siamo? -
Martha lo seguì - E io come faccio a saperlo? -
- Beh, te lo dico io, ovviamente - rispose il Dottore indossando il cappotto. Allungò una mano silenziosa verso di lei e con attenzione ripose il libricino in una delle tasche del cappotto.
- Sei pronta? - le chiese, controllando che fosse ben coperta.
Martha annuì, tirandosi su la lampo della giacchetta.
Il Dottore aprì le porte.
Ciò che gli si presentò davanti fu una notte senza stelle e sferzata dal vento.
La stradina che si dispiegava oltre le porte del Tardis era deserta, solo un mal nutrito cane randagio scappò alla comparsa della cabina blu.
Martha rabbrividì.
- Dove siamo? - chiese, con una punta di ansia nella voce.
- Siamo a Roma, negli ultimi mesi del 1599 -
Il Dottore scosse la testa, piano. - Oh, Martha...che anni oscuri, sono questi -
Martha lo guardò, apprensiva.
- Ma non è qui che dobbiamo scendere - disse lui, richiudendo le porte del Tardis.
- Dobbiamo spostarci di qualche chilometro, dritti in quell'imponente palazzo che si stagliava all'orizzonte. Lo hai notato? -
- Sì - rispose Martha, flebilmente.
Il Dottore notò il tono della sua voce. Interruppe ciò che stava facendo e la raggiunse, ancora ferma vicino alle porte.
- Cosa c'è? - le chiese, preoccupato.
- Non riesco a capire tante cose e questa... mi sembra solo una storia triste -
Il Dottore la guardò, con un tenero, malinconico sorriso: quella era una storia triste. Non esistevano finali felici, quella volta. Martha l'aveva capito, captato nella notte buia, fredda e cattiva al di fuori di quelle porte.
Per questo la prese per mano e la riportò indietro.
- Vieni qui, sediamoci: cercherò di spiegarti. Allora. Suppongo tu sappia che Giordano Bruno è stato un filosofo che per le sue convinzioni eretiche e le teorie assolutamente reali è stato arso vivo dall'Inquisizione. -
Martha annuì.
- Ma...non stai andando a salvarlo - constatò lei, incerta.
- No, Martha, non posso salvarlo. Ciò che vorrei fare è consolarlo perché vedi: io e lui ci siamo già incontrati in un certo senso, tanti anni prima di questo buio 1599. L'avrai intuito.
Non... cioè, allora lo avevo incontrato solamente per soddisfare una delle mie curiosità: volevo capire, conoscere come un uomo del suo tempo, condannato, non creduto, bistrattato, avesse già indovinato la verità del tutto. Senza nessun altro mezzo, se non la logica e la ragione, quest'uomo aveva capito, creduto e sostenuto che l'Universo fosse infinito, misterioso e immenso.
E che oltre questo mondo potesse essercene un altro e un altro ancora...lui lo aveva indovinato in un'epoca in cui la dignità umana e intellettuale veniva calpestata, uccisa.
Non posso salvarlo, Martha: lui stesso non accetterebbe di salvarsi perché se le sue teorie venissero insabbiate, ritrattate, distrutte, il mondo potrebbe non essere un posto come lo conosci tu, oggi.-
- E' un punto fisso nel tempo - convenne, lei.
Il Dottore annuì, in silenzio.
- Questi sono gli ultimi mesi della sua vita. Mesi in cui ancora gli si offriva una possibilità nell'abiurare, sai? -
- Alla fine non ha ceduto -
Il Dottore la guardò negli occhi.
- Esatto -  mormorò, fermo.

Il vento imperioso e grosso, oltre la buia e scarna cella del Palazzo del Sant'Uffizio, coprì il rumore del Tardis quando questo si materializzò svegliando con un sussulto il povero uomo sdraiato in un angolo della stanza.
La sorpresa fu grande e indicibile per il filosofo, che non riuscì a proferire parola, quando si spalancarono delle porte e dietro a uno sfondo fortemente dorato vi vide stagliate due figure silenziose.
Quello che riuscì a distinguere come un uomo uscì chiudendosi le porte alle spalle, avvicinandosi piano a lui, mentre una donna lo seguiva.
- Shh. Non vogliamo farti del male - sussurrò l'uomo con l'indice davanti al viso.
Lo straniero si sedette davanti a lui e così fece la donna. Ansimando, il filosofo si rannicchiò ancora di più in se stesso.
- Non vogliamo farti del male - sussurrò di nuovo, l'uomo.
- Chi siete? - mormorò il filosofo, la voce roca e provata.
Martha non riusciva a togliergli gli occhi di dosso nonostante la sgradevole sensazione che potesse apparire scortese. Alla fine abbassò gli occhi.
E così fece il Dottore, sorridendo. Poi ritornò a guardarlo.
- Noi...veniamo da un altro mondo - sussurrò così piano che il filosofo avrebbe potuto anche non sentirlo.
Ma lo sentì.
Giordano Bruno deglutì, facendo vagare gli occhi esausti e spaventati sulle due figure davanti a lui, sulla strana cabina dietro di loro.
- E' questo un sogno? - sussurrò, la voce rotta.
Martha tirò impercettibilmente su col naso. Al suo fianco il Dottore stava scuotendo piano la testa.
Poi allungò una mano verso di lui e attese.
- Sono reale -
Il filosofo rimase a guardare quella mano sospesa così reale, vera, nel buio della notte. Poi guardò attentamente il Dottore negli occhi.
- Chi siete? - chiese, per la seconda volta a lui e lui soltanto.
Il Dottore fece un cenno verso la sua mano ancora tesa.
Il filosofo la guardò. Allungò un dito spaventato e incerto, e piano, gli sfiorò il palmo.
- Oh - soffiò, intimorito.
- Siamo reali e veniamo da un altro mondo. Lei si chiama Martha e io sono il Dottore: siamo viaggiatori nel tempo. Oh, sì. Viaggiamo nel tempo e nello spazio in un Universo che non è chiuso né finito. Proveniamo dal tuo futuro, dal tuo passato, dal presente: siamo reali, incerti, non definiti, ma esistiamo. Il mondo non si è fermato in questi anni folli e l'uomo ha imparato a volare e cammina tra le stelle, Giordano, impaziente di conoscere tutto quello che vede, che esiste, che non sa. Cammina sulla terra con la consapevolezza di poter avere un'opinione diversa da quella di un altro e che là fuori, oltre il cielo, c'è qualcosa di misterioso che si espande e si ingrandisce sempre di più. Lo sa, ne ha la percezione e ne è spaventato a morte. Ma lo sa. Siamo tornati indietro nel tempo per fermarci in questo esatto punto, per dirti che nulla è assoluto: non hanno mai avuto ragione loro, Giordano. Nulla è assoluto -
Il filosofo lo ascoltò in silenzio.
- Perché...perché mi dite questo? - sussurrò, guardandolo intensamente.
Adesso non era più stupito o spaventato: qualcosa che assomigliava ad una calma lucidità si stava facendo strada, pian piano, nei suoi occhi disperati.
- Per consolarti. Perché hai ragione - mormorò cauto, il Dottore.
Giordano Bruno deglutì faticosamente.
- Se...se siete viaggiatori nel tempo, suppongo sappiate quando e come morirò. - convenne, quasi tra sé e sé. - Il come lo posso immaginare anch'io, ma ditemi: siete qui perché si sta avvicinando la mia fine? -
Chiese piano con un tono più deciso e pratico.
Il Dottore annuì, lentamente.
Qualcosa simile al principio di un sorriso si aprì sul volto del filosofo.
- Non siete un sogno, quindi? - chiese, gli occhi bassi.
- No - ribadì il Dottore, serio.
- Vorrei proprio vederlo, l'uomo che cammina a testa alta, accettando l'ignoto e credendo nell'incredibile. Oh, se davvero mi dite che finalmente si renderanno conto che tutto è relativo e niente è assoluto... affronterò le pene dell'inferno, purché lo capiscano. E voi che venite da un altro mondo...non siete umani? E' vero, quindi? Esiste un'infinità di altri mondi la fuori, è così?  -
- E' così, Giordano, e tu, tu l'hai capito in un'epoca così oscura e chiusa come questa. Il mondo si evolverà, progredirà, le menti si apriranno, Giordano, tutto sarà musica infinita, misteriosa, armoniosa e non più terribile... -
- Ma come...? -
Il sorriso del Dottore si attenuò un poco.
- Già - accettò sussurrando, il filosofo, senza smettere di sorridere.
Poi spostò la sua attenzione per la prima volta alla sinistra del Dottore, dove Martha assisteva a quel singolare e incredibile incontro, commossa.
- E le donne? - le chiese, la voce rauca impregnata di curiosità.
Martha gli sorrise calorosamente.
- Le donne studieranno, saranno dottoresse, avvocatesse, giudici, presidentesse, atlete; conquisteranno pari diritti degli uomini, vinceranno le loro battagli, ma non si perderanno mai. Saranno madri, se lo vorranno. Potranno scegliere, sai -
- Oh -
Gli occhi del filosofo si riempirono di un entusiasmo senza fine. Scuoteva inconsciamente la testa di fronte a quelle meraviglie insperate, a quel sogno utopico che diventava realtà, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli commossi di Martha.
Poi tornò a guardare il Dottore, perché i suoi, di occhi, gli sembravano quelli di un uomo più antico di lui.
- E così non sarà stato tutto invano - disse. - Mi...crederanno? -
Il Dottore annuì, solenne.
-  Siamo venuti qui per dirti proprio questo: ti crederanno, Giordano Bruno, lo faranno sempre, e per non aver smesso mai di lottare non ti ringrazieranno mai abbastanza -
Qualcosa vacillò, negli occhi lucidi del filosofo.
Poi con dignità, fece un gesto di ringraziamento e gratitudine con la testa e li guardò alzarsi da terra.
Rimase rannicchiato per terra mentre i due alzavano una mano in cenno di saluto e, senza osare altro, si diressero dentro al Tardis chiudendosi le porte alle loro spalle.

Il filosofo li guardò sparire, mentre la stanza spoglia ricadeva nell'oscurità della notte.
Dalla sua disperata posizione vide la luna uscire allo scoperto, sbucare dalla finestra alla sua sinistra.
La guardò, Giordano Bruno, sentendosi impotente e invincibile allo stesso tempo.
Perché doveva pagare con la vita per le teorie che tutti avevano paura di sentire, di accettare.
Perché guardava il cielo e, come quando era piccolo, si sentiva ancora parte di un incalcolabile, sconosciuto Universo. E perché niente, da quel momento, niente, sarebbe stato più impossibile.
Non più.





*

Giordano Bruno morì a Roma il 17 Febbraio 1600, condannato al rogo dalla santa Inquisizione per le sue teorie rivoluzionarie considerate eretiche.
da Wikipedia:

[Il filosofo] è costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo; si alza e ai giudici indirizza la storica frase:
 «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam»
(«Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla»).


Ne La Cena de le Ceneri, il libricino che il Dottore porge a Martha, uno dei quattro interlocutori protagonisti dei dialoghi si chiama John Smith.
 

   
 
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