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Autore: ArrowVI    18/02/2020    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 9-2: Sbagliato [2-2]

 


Un calore dolce e gentile toccò il volto di Seryu, svegliandolo finalmente dal suo sonno. 
Si guardò lentamente intorno, ricordando ben presto che si trovasse ancora all'interno di quella stanza di ospedale dentro la quale Arthur gli disse di restare per essere "monitorato". 

Si sedette sul bordo del letto, dopo essersi stropicciato, e poi le immagini di ciò che accadde il giorno precedente gli tornarono in mente: l'incontro con quel Doppelganger che aveva assunto l'aspetto di sua madre e Marianne... Quelle parole continuarono a riecheggiargli in testa come se fossero stati veramente i suoi familiari a dirgliele, pur sapendo perfettamente che non fosse così.


Aveva fallito, ancora una volta. 
Era stato salvato da qualcun altro e, come ciliegina sulla torta, aveva rischiato di mettere anche altre persone in pericolo.
La sua debolezza sembrava non volerlo abbandonare.


Improvvisamente, con la coda dell'occhio, notò una persona seduta su una sedia dall'altro capo della stanza.
Arthur, intento a leggere ciò che, a primo sguardo, sembrava una cartella clinica azzurra.

Seryu non disse nulla: continuò a fissarlo per qualche secondo con una espressione colma di rammarico in volto, fino a quando non fu Arthur a notare di essere osservato.
Sorpreso, il soldato appoggiò delicatamente i documenti che stava leggendo sopra un tavolino, per poi sorridere verso il ragazzino.


<< Sono felice di vedere vada tutto bene, Seryu. >>
Disse Arthur, mentre si alzò dalla sua sedia, per poi dirigersi lentamente verso di lui.

<< Mi dispiace per le mie azioni, signore. >>
Gli rispose il ragazzo, evitando lo sguardo del soldato e stringendo con forza i pugni intorno alle sue ginocchia.

Arthur lo fissò in silenzio per un istante senza muovere neanche un muscolo.
Allungò una mano verso di lui, ma le parole per un istante gli si bloccarono in gola.

Abbassò lo sguardo, assumendo per una frazione di secondo una espressione amareggiata.

<< Le tue azioni sono state sconsiderate, Seryu, ma non devi sentirti in colpa per aver seguito i tuoi ideali. >>
Disse finalmente, Arthur, cogliendo il ragazzo alla sprovvista.

<< L'unica cosa che voglio tu sappia è che puoi contare su tutti noi, qui: non devi affrontare nulla da solo. >>
Continuò, sedendosi sul letto davanti al ragazzo e posando delicatamente una mano sulla sua spalla.


Seryu evitò il suo sguardo.


<< Non volevo abbandonare tua sorella, o farti un torto, Seryu. Sapevamo non si trovasse li, ho esplorato io stesso quel posto, e non volevo che vi metteste inutilmente in pericolo andando alla ricerca di qualcuno che, probabilmente, non si era li. >>
Non appena Arthur disse quelle parole, Seryu si coprì il volto con le mani, quasi come se volesse nasconderlo alla persona che si trovava davanti a se.

<< Dopo così tanti anni... L'unico indizio che ho trovato su di lei mi ha portato a un vicolo cieco... >>
Disse.
La sua voce tremava.

<< Mi sono sentito così impotente... Le cose che quel Doppelganger mi ha detto... Erano vere. >>
Non appena Seryu disse quelle parole, Arthur impallidì.

Rapidamente afferrò il ragazzo con entrambe le mani, cogliendolo alla sprovvista.

<< Non parlare così! >>
Esclamò, scuotendo il ragazzo.
Il suo sguardo era cupo ma, allo stesso tempo, devastato.

<< I Doppelganger... Non devi farti influenzare da loro! Cercano di distruggerti, trovano le parole peggiori da dire per spezzarti nei momenti di difficoltà per cibarsi dei tuoi sentimenti negativi! Qualunque cosa ti abbia detto, non era vera. >>
Gli disse, cercando in tutti i modi di dissuaderlo, eppure le sue parole sembrarono non avere effetto sul ragazzino.

Seryu lo guardò dritto negli occhi con uno sguardo triste e stanco.

<< Siamo sicuri? >>
Gli domandò, lasciandolo senza parole.
Arthur lo fissò in silenzio senza riuscire a rispondergli nulla, con uno sguardo scioccato.

<< Non ero in grado di aiutare mio padre, quando partì alla ricerca di Marianne. Lo avrei sicuramente rallentato, se lo avessi seguito, o ne avrei causato indirettamente la morte io stesso. >>
Continuò il ragazzo.

<< Non sono stato in grado di salvare mia sorella quando è stata rapita davanti ai miei occhi, e non ero neanche abbastanza forte da essere considerato una minaccia... Mi ha lasciato in vita... Non valeva neanche la pena uccidermi...? >>
Domandò subito dopo, abbassando ancora una volta lo sguardo.

<< Non ho potuto neanche aiutare mia madre, quando era in un letto di ospedale... Sono rimasto a guardarla morire lentamente, giorno dopo giorno. Durante l'assalto all'istituto Star? Non ero abbastanza forte. E, infine, quando ho provato a seguire un indizio per conto mio... Ho messo in pericolo la mia stessa vita e sono stato salvato da qualcun altro... >>
Concluse, sollevando ancora una volta lo sguardo.

I suoi occhi erano lucidi, e Arthur capì in un istante che il ragazzo davanti a se stesse cercando disperatamente di non lasciar trapelare le sue emozioni.

<< Siamo sicuri... Che quel Doppelganger non avesse ragione? >>
Gli domandò ancora una volta.



Per un istante, Arthur non seppe cosa rispondergli. Provò a dire qualcosa, ma le parole gli si bloccarono in gola quasi come se sapesse che non fossero quelle giuste.
Cosa avrebbe dovuto dirgli? Come avrebbe potuto raggiungerlo senza ferirlo ulteriormente?


All'improvviso abbassò lentamente lo sguardo, e una espressione malinconica si fece largo sul suo volto.

<< Un mio caro amico cadde vittima di un Doppelganger, tre anni fa, perché io non fui in grado di trovarlo in tempo. Era ben addestrato, era... Più bravo di me. >>
Disse il soldato, attirando l'attenzione del ragazzo.
Aveva sentito delle voci a riguardo... Storie riguardanti un certo "Percival" che scomparve da un giorno all'altro dopo una missione.


<< Non sono riuscito a salvarlo... Ci provammo, ma fu inutile. La sua volontà di vivere scomparve nel nulla come se non fosse mai esistita... Smise di mangiare, di bere. Non fui in grado di fare nulla se non guardare la luce nei suoi occhi affievolirsi giorno dopo giorno... Fino a quando non fui più in grado di vederla. Guardarlo in quello stato, andare via così lentamente... Continua a perseguitarmi. >>
Continuò, toccando l'elsa della lama che teneva legata dietro la sua schiena con due dita.
Chiuse gli occhi, quasi come in un inutile tentativo di scacciare quei pensieri negativi.

<< Capisco come tu possa sentirti a perdere un amico, un familiare. Momenti in cui pensi di non essere abbastanza forte, momenti in cui vorresti abbandonare tutto e correre via in lacrime, urlando dal dolore e dalla tristezza. Ma alla fine, è per questo che viviamo... Credo. Per affrontare questi momenti, per superarli, imparare da loro e fare in modo che le persone che verranno dopo di noi non commettano i nostri stessi errori. >>
Disse Arthur, posando poi ancora una volta il suo sguardo su Seryu, il quale rimase in silenzio ad ascoltare le sue parole fino a quel momento.

<< Non devi sentirti in colpa per seguire il tuo cuore: ciò che ti chiedo, però, è di farlo con coscienza. Anche per una persona forte basta un passo falso... Un momento di distrazione, di debolezza. >>
In quell'istante Arthur toccò ancora una volta la spalla del ragazzo, mostrandogli uno sguardo triste.

<< Non ti sto chiedendo di rinunciare alla tua ricerca... Semplicemente, non mettere a rischio la tua vita, o quella delle altre persone intorno a te, per seguirla.
Continua a lottare per ciò che reputi giusto, per quanto possa sembrare difficile o ingiusto... >>
Continuò.

<< Non arrenderti, non aspettare che le cose migliorino da sole quando puoi provare a cambiarle tu stesso. >>
Gli chiese, guardandolo dritto negli occhi.
I suoi occhi erano lucidi, ma il suo sguardo era determinato e orgoglioso.

<< Qualunque cosa succeda, continua a lottare e non perdere mai la speranza, non perdere mai di vista quanto sia preziosa la vita, nel bene... O nel male. >>
Concluse subito dopo.


Seryu ricambiò lo sguardo del soldato con occhi sorpresi per qualche secondo, senza sapere cosa rispondergli.
Poi, finalmente, gli rispose con un cenno positivo del capo.

Arthur sorrise.
Bastò quella risposta a fargli capire che non fosse stato infettato dal Doppelganger.




Quando Michael raggiunse i suoi compagni nella stanza d'addestramento, ricevette degli sguardi furiosi sia da parte di Neptune che da Vermilion.

<< Prenditi il tempo che vuoi, eh. Sei dieci minuti in ritardo. >>
Lo rimproverò Neptune, indicando l'ora nel suo orologio al polso.

<< Scusa... Mi sono svegliato tardi e non mi sentivo molto bene... >>
Rispose Michael, grattandosi il capo e forzando una risatina.


Vermilion fissò il ragazzo con uno sguardo incuriosito, intuendo ci fosse qualcosa di strano nel suo comportamento senza però lasciarlo vedere.


<< Non importa... Riprendiamo da dove ci siamo fermati ieri. >>
Aggiunse Neptune, sbuffando e incamminandosi verso il centro della stanza.

Michael fissò il suo compagno con una espressione quasi infastidita per una frazione di secondo, per poi attirare la sua attenzione.

<< Dobbiamo davvero fare questa cosa? >>
Gli domandò, lasciando Neptune di stucco per qualche istante.

<< Cosa vorresti dire? >>
Ringhiò Neptune, infastidito dalle parole del ragazzo.

<< Sai che tra meno di due giorni Magnus sarà attaccata, vero? >>
Gli domandò, con tono retorico.

<< Dobbiamo assicurarci che tu sia almeno in grado di sbloccare la tua forma da demone a piacere per poterti difenderti da solo, se dovessimo arrivare a quel punto. >>
Continuò subito dopo.

<< Quindi basta parlare e torniamo all'allenamento, visto che non abbiamo fatto granché ieri. >>
Concluse.

<< E' davvero necessario? Non posso continuare ad allenarmi con le fiamme di Phoenix? E' più facile e meno... >>
Michael non finì quella frase.
Non appena disse quelle parole si toccò il collo con una mano, mentre una espressione preoccupata apparì rapidamente sul suo volto.

<< "Meno..."? Cosa volevi dire? >>
Gli domandò Vermilion, incuriosita dalle sue parole, fissandolo con uno sguardo attento e le braccia conserte.
Indossava una armatura leggera per gli allenamenti, simile a quella che aveva indosso quando incontrò Abraxas ma più leggera, con meno parti metalliche e senza spalliere.

<< Io... N-Non lo so... >>
Borbottò Michael, evitando lo sguardo dei suoi compagni.

<< Mi fa sentire così strano e non voglio provare di nuovo quella sensazione... >>
Continuò subito dopo.
Il suo volto era pallido, i suoi occhi stanchi e preoccupati.

<< Di che "sensazione" stai parlando? >>
Gli domandò Neptune, incuriosito ma confuso dalle parole del ragazzino.

<< Non lo so, è difficile da spiegare... >>
Rispose Michael, ripensando all'allenamento del giorno precedente.

<< Quando ieri mi dissi di "concentrarmi sulle sensazioni che provai durante l'attacco all'istituto Star"... Per un istante mi sentii come se qualcuno mi stesse osservando. La testa cominciò a farmi male e sembrò quasi come se sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro..! Quel brivido nella mia schiena... Era così sbagliato, non voglio provarlo di nuovo... >>
Continuò subito dopo, posando i suoi occhi devastati sui suoi compagni.



Vermilion e Neptune si guardarono per un istante, senza proferire parola.

Neptune si portò una mano al mento, mormorando qualcosa tra se e se, attirando l'attenzione dei due ragazzi.

<< Qualcosa ti turba, Nep? >>
Gli domandò Vermilion.

<< Non saprei... Questi "sintomi" mi ricordano una cosa di cui sentii parlare anni fa, a cui però non prestai molta attenzione... >>
Le rispose, attirando l'attenzione e la curiosità della ragazza che lo fissò in silenzio attendendo che continuasse a parlare.

<< Secondo queste voci, era possibile per un mezzo demone sviluppare una forma di "personalità multipla", se ignorava il suo lato da demone per troppo tempo. >>
Cominciò a raccontare il ragazzo, gesticolando con una mano e fissando il vuoto davanti a se.

<< Alcuni dicevano che, con il tempo, la parte da demone di una persona potesse sviluppare una propria coscienza fino a realizzare che fosse una creatura senziente. Avrebbe quindi cominciato a farsi domande su dove si trovasse e sulla sua stessa esistenza fino a capire che fosse rinchiuso all'interno di un altro corpo. A questo punto avrebbe cominciato a combattere con il proprio lato umano per sottrargli il controllo del corpo e poter finalmente prendere il suo posto come "essere vivente". >>
Non appena disse quelle parole posò il suo sguardo su Vermilion, notando l'espressione stranita che era apparsa nel volto di Vermilion.

<< Insomma, anche se fosse vero, e credo siano solamente voci infondate, dovrebbe richiedere anni per accadere. Michael ha scoperto il suo lato da demone da così poco tempo che non avrebbe avuto il tempo materiale per sviluppare una propria coscienza. Deve trattarsi di una semplice coincidenza nei sintomi, magari ha preso freddo. >>
Continuò subito dopo.

In quell'istante Vermilion posò il suo sguardo cupo su Michael.

<< Qualcuno che ha stretto un patto con Phoenix... Non si ammala. >>
Quelle parole colsero Neptune alla sprovvista.

<< Phoenix è in grado di combattere le semplici malattie, permettendo al suo contraente di essere sempre nel pieno delle forze... >>
Continuò subito dopo, la ragazza, voltandosi verso Neptune ancora una volta.

<< E' possibile che il rituale non sia andato a buon fine? O che, per lo meno, qualcosa sia andato storto? >>
Le domandò Neptune.
Vermilion gli rispose con un cenno negativo del capo.

<< No, assolutamente no. Me ne sarei resa conto, o Phoenix mi avrebbe avvertito. >>
Gli rispose.

<< Penso che non dovremmo ignorare questa cosa, Neptune. Ti dispiacerebbe se posticipassi la sessione di allenamento di qualche ora, oggi? >>
Domandò subito dopo al compagno.

Il ragazzo sbuffò con fare infastidito, per poi darle l'ok con un cenno della mano, senza risponderle nulla.
Subito dopo le diede le spalle, incamminandosi per conto proprio verso l'uscita con passo pesante.


In quell'istante Vermilion si voltò verso Michael, attirando la sua attenzione.

<< Bene... Vediamo se Iris può dirci qualcosa su questa situazione e se è veramente disposta a darci una mano quando necessario. >>
Gli disse subito dopo.

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Fine del capitolo 9-2, grazie di avermi seguito e alla prossima!



 

   
 
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