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Autore: LadyHawk_    18/02/2020    0 recensioni
Aveva davvero detto quella cosa? Solo il pensiero di non poterlo mai più rivedere lo terrorizzava e adesso cercava di sfuggire a quello sguardo indagatore che sembrava scrutarlo nel profondo dell’anima.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Was it love?

“Stupido angelo, glielo faccio vedere io chi comanda tra i due” disse Crowley sibilando rabbiosamente contro la sua dracena preferita, regalatagli proprio da Aziraphale. 

Stava inveendo contro quella povera pianta ormai da ore e presto si rese conto di essersi dimenticato il reale motivo della lite tra i due, ma questo non avrebbe cambiato niente. 

Non lo avrebbe chiamato per primo, non questa volta. 

Ogni tanto lanciava delle occhiate speranzose verso il suo cellulare in attesa che squillasse. 

Ma l’angelo non perdeva mai la calma nonostante i molteplici sforzi di Crowley. 

Sedeva comodo sulla poltrona nel retro del suo negozio, si stava concedendo una meritata pausa dopo aver catalogato una serie di antichi manoscritti risalenti all’VIII secolo a.c.

Si levava i piccoli occhiali da lettura per poi massaggiarsi con movimenti circolari le tempie. 

Pensava tra sé e sé. Chiunque avesse osservato la sua espressione chiaramente enigmatica avrebbe pensato che fosse in preda ad un serio e complesso dilemma esistenziale, ma la verità era di ben altra natura: meglio un tè o una cioccolata calda? 

Essendo sostanzialmente un tipo goloso la seconda scelta era la più ovvia, ma perfino lui si era reso conto di aver messo sù qualche chilo di troppo sul suo corpo angelico, Gabriel lo avrebbe sicuramente rimproverato ne era certo. 

A malincuore si alzò verso il bollitore per farsi un bel tè e per un istante gli tornò in mente la lite avuta la scorsa sera con Crowley. 

Scosse la testa con disapprovazione e cercò di focalizzarsi su quale fragranza scegliere. 

Ma più cercava di distrarsi e più quel pensiero si insinuava nella sua mente e tornava a tormentarlo sempre con più insistenza. 

Doveva chiamarlo per fare chiarezza. 

In fondo era stato solamente uno stupido battibecco, ne avevano già avuti tanti, troppi, pensò. 

Non riusciva a comprendere l’eccessiva reazione del demone ma si sentiva comunque in colpa. 

Era più forte di lui, è contro la sua stessa natura causare sofferenza o rabbia nelle persone, perfino se queste sono demoni. 

L’acqua era pronta ma la lasciò nel recipiente per dirigersi verso il telefono pronto a venire in contro al suo compare. 

Alzò la cornetta, compose il numero, scattò subito la segreteria. 

“Certo che è proprio esagerato, lasciar scattare la segreteria pur di non rispondermi.”

Iniziò a spazientirsi. 

Avrebbe dovuto riprovare ma preferì andare a farsi quel benedetto tè. 

Stava aspettando i minuti necessari all’aroma per fondersi con l’acqua quando sentì l’inconfondibile rombo della Bentley nei pressi della sua via. 

Ecco che il motore si era spento, la portiera si aprì ed il demone si presentò alla sua porta. 

Fuori pioveva e Crowley non batteva ciglio davanti alla vetrina del negozio cercando di captare l’amico al suo interno. 

Aziraphale posò la tazza e si diresse all’ingresso. 

Avanzava a passi lenti e costanti, girò la chiave ed aprì la porta. 

Crowley stava dinanzi a lui, bagnato, non aveva comunque perso il suo stile.

Si tolse gli occhiali da sole lasciando visibili i suoi occhi gialli che brillavano anche sotto la pioggia serale. Rimasero uno di fronte all’altro finché il demone non ruppe il silenzio. 

“Beh mi fai aspettare qui ancora per molto angelo?”

Aziraphale esitò per qualche istante poi si fece da parte facendo passare l’amico. 

“Per un attimo ho creduto che mi avresti lasciato sotto la pioggia ad infradiciarmi” gli sorrise passandosi una mano tra i capelli fulvi nel tentativo di ricomporli degnamente.

Aziraphale lo guardò perplesso e allo stesso tempo colpito dalla naturalezza di quel gesto che celava una certa sensualità. 

“Oh non sarebbe da me lo sai bene” doveva ricomporsi a tutti i costi. 

“Mi sono giusto preparato una tazza di tè, la vuoi anche tu?” 

Crowley si stava scuotendo la giacca, adesso si era rovinata, era pure di alta sartoria. 

“Sarebbe meglio dell’alcol se ce l’hai”

Aziraphale fece subito mente locale, poteva prendere l’ultima bottiglia di quel buon Chianti d’annata ma la conservava per una qualche occasione speciale, non certo per riscaldare le vene di un demone infreddolito.

“Temo di aver finito le ultime scorte sai”

Il demone gli prestava poca attenzione, era ancora troppo occupato ad asciugarsi. 

Aziraphale irritato schioccò le dita e l’amico tornò asciutto come prima. 

“Vada per quel tè allora.”

Si sistemarono sul retro, l’angelo sedeva composto sulla sua poltrona preferita mentre la sua nemesi si era distesa comodamente sul sofà sentendosi completamente a proprio agio.

“Dovrei chiederti..” “permettimi che ti faccia le mie più sincere sc..” 

si interruppero a vicenda ed ora non sapevano più a chi dei due cedere la prima parola. 

“Ho esagerato l’altra sera, sai com’è perdo facilmente le staffe” era il massimo che Crowley riuscì a dire cercando di scusarsi, dopotutto non si era mai scusato prima d’ora, era pur sempre un demone ed i demoni non si scusano mai. 

Aziraphale rimase profondamente toccato dal tentativo di riconciliazione di Crowely e non potè fare a meno di sorridergli amorevolmente. 

“Tu sei un demone è nella tua natura portare caos e rabbia, sono io che devo farti le mie scuse, non avrei mai dovuto dire che il tuo operato è inutile, perché insomma senza di te non ci sarei neanche io.”

L’amico lo guardò sorpreso mentre sorseggiava del tè. 

“Speriamo di poter avere ancora un ruolo in futuro” adesso il suo sguardo cadde verso un punto a terra. 

Aziraphale rimase perplesso dinanzi a quell’affermazione. 

“Perché dici così? Cosa vuoi insinuare?”

Crowley rialzò gli occhi soffermandoli su quelli cerulei dell’angelo. 

“Dico solo che gli uomini sono sempre più indipendenti sotto tutti i punti di vista, credo che non abbiano più bisogno di tentazioni o miracoli e presto lo capiranno anche i nostri capi così noi due verremo rispediti nei corrispettivi posti e...” si poteva leggere una certa malinconia nel suo sguardo “ e noi non ci vedremo mai più” diede un altro sorso al tè. 

Aziraphale non riusciva a credere a quelle parole, non aveva mai considerato questa opzione e adesso la preoccupazione che assillava il demone aveva colpito pure lui. 

Un nuovo pensiero si era insinuato nella mente dell’angelo e non sarebbe andato più via. 

Fu assalito da uno strano sentimento: era forse paura?

Quale sorta di timore lo tormentava maggiormente, quello di non poter restare più sulla sua amata terra oppure quello di non rivedere mai più Crowley?

In quel momento non riusciva a trovare delle risposte sensate. 

Le sue mani si contorcevano nervosamente e le sue pupille roteavano attorno alle orbite come elettroni impazziti, una goccia di sudore freddo lo fece trasalire ma cercò in tutti modi di mantenere una calma apparente.

Forse poteva riuscire ad ingannare un umano, ma non Crowley, non quel demone che conosceva dall’inizio di tutto. 

“Aziraphale? Ti sei incantato per caso?”

Il demone da parte sua sapeva di aver sganciato una bomba all’interno della mente del compare che adesso stava rimuginando senza sosta in cerca di una possibile risposta logica. 

Doveva dire qualcosa, era rimasto in silenzio per troppo tempo. 

“Crowley io...” cercò di comporre una frase di senso compiuto “io credo che gli umani avranno sempre bisogno del nostro aiuto, altrimenti non avremo senso di esistere non trovi?”

Stava andando bene, ma continuava a ripensare alle ultime parole del demone.

 Aveva davvero detto quella cosa? Solo il pensiero di non poterlo mai più rivedere lo terrorizzava e adesso cercava di sfuggire a quello sguardo indagatore che sembrava scrutarlo nel profondo dell’anima.

Il demone insistette: “Ma ipotizza che un bel giorno entrambe le parti si svegliassero dicendoci: Ehi grazie del bel lavoro svolto adesso potete tornare da noi. Capisci quello che intendo dire? Sarebbe la fine per entrambi, tu torneresti alla vita monotona del paradiso fatto di scartoffie e melodie celesti che ti urterebbero i nervi dopo solo due minuti, ed io beh, pure vivere nell’eterno caos diventa insopportabile alla fine.” 

Calò il silenzio tra i due. 

“Temo mio caro che per questi discorsi il tè non sia la bevanda più consona” affermò Aziraphale cercando di mettere in pausa il discorso.

“Si forse hai ragione” replicò Crowley poggiando a terra la tazza ormai vuota. 

“E tu hai finito le scorte, quindi deduco che la discussione sia rimandata fino alla prossima bevuta” nel frattempo si era alzato ed ora vagava per la stanza con le mani in tasca. 

“Penso proprio di sì amico mio” asserì Aziraphale tirando un sospiro di sollievo. 

“Allora tolgo il disturbo, ci vediamo in giro angelo.” 

Crowley si diresse verso la porta, ma non percorse il tragitto col suo solito passo lungo ed ancheggiante, sembrava anzi voler rallentare man mano che si apprestava all’uscita, come se fosse in attesa di un ultimo commento di Aziraphale. 

L’angelo lo accompagnò fino alla porta, la sua mano sfiorò la schiena del demone, una parte di lui avrebbe voluto trattenerlo con sé. 

Crowley prima di uscire tese la mano fuori e guardò il cielo che sembrava essersi finalmente placato. 

“Crowley...” disse Aziraphale senza essersi reso pienamente conto di averlo detto ad alta voce 

“Mh” il demone si voltò di scatto. 

L’angelo balbettò qualcosa goffamente, ma avrebbe solo voluto urlare “resta” .

Crowley ammiccò un lieve sorriso e gli accarezzò rapidamente il volto. 

“ non fa niente angelo, lo so che vale anche per te” e se ne andò salendo a bordo della sua Bentley sparendo nell’oscurità della notte. 

In piedi, fermo, con la bocca leggermente aperta e gli occhi sgranati Aziraphale ripensò a quella carezza e a quelle parole che adesso gli facevano battere forte il cuore. 

Quella sera la paura lasciò spazio ad un altro sentimento ben più forte: era forse amore? 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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