Film > Oceania (Moana)
Ricorda la storia  |      
Autore: Harriet    18/02/2020    1 recensioni
Moana si sta preparando a diventare il miglior capo possibile, ma tutti intorno a lei si aspettano che si sposi. E in effetti c'è, qualcuno con cui Moana vorrebbe passare il resto della sua vita. Solo che è una persona un po' diversa da come tutti se la sarebbero aspettata. Ci sarà bisogno dell'aiuto del suo migliore amico, per farle trovare il coraggio di parlare liberamente del suo amore.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Maui, Moana Waialiki/Vaiana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La prima, di nuovo
 
            La facilità con cui riusciva a interagire con i bambini piccolissimi era una cosa di cui si parlava molto, sull’isola. A lei non sembrava niente di strano, niente di eclatante: erano creature come tutte, e siccome erano piccoli e liberi, somigliavano molto agli animali, o al mare. Così le veniva spontaneo e le risultava semplice, comunicare con i bambini. Comunicare in una maniera che non si limitasse alle facce stupide o alle vocine patetiche. Certo, quelle cose le faceva anche lei, ma insieme c’era anche qualcos’altro. Dovevi crederci, che gli stavi davvero parlando, al bimbo. Sennò eri solo uno che faceva versi scemi.
            Ecco, per esempio: la bimba di Leinani aveva sette giorni e tutti dicevano che così piccoli ancora non capivano niente, ma Moana non ne era convinta. Era piuttosto sicura di averci fatto una bella chiacchierata, con la piccola, mentre Leinani e suo marito riposavano un po’, finalmente. A lei non dispiaceva, quando qualcuno veniva a chiederle di mettere a frutto il suo talento e le lasciava un bambino. Se c’era una cosa che i buoni capi dovevano fare era prendersi cura dei membri della propria tribù. Beh, sì, certo, magari quello era un compito un po’ insolito, ma non importava. Quando c’era da guidare i suoi navigatori lungo le rotte del mare, alla scoperta di nuove isole, lei era lì con loro. Quando c’era da garantire un po’ di sonno a una neo-mamma stanca, lei era lì. Un capo resta un capo sempre, qualunque sia il compito di cura e protezione del suo popolo che gli viene richiesto. E siccome lei si stava esercitando a essere il miglior capo possibile, non diceva mai di no.
            Cacciò via il pensiero fastidioso che a suo padre probabilmente non glielo aveva mai chiesto nessuno, di far addormentare un neonato. La nonna le aveva raccontato una serie di episodi decisamente comici su suo padre che combinava guai mentre cercava di prendersi cura di sua figlia piccola, attirandosi le risate di tutto il resto della famiglia.
            C’era un secondo motivo, dietro al fatto che tra le sue mansioni di futuro capo Moana si ritrovasse anche la gestione dei piccoletti di mezza isola. Era un modo sottile di suggerirle che forse era l’ora di sposarsi e farne un paio pure lei.
            Era deprimente, ma era così, ed era certa che ci fossero i suoi genitori, dietro quella faccenda. Loro ci tenevano proprio tanto, a vederla sistemata. Un po’ li capiva – o almeno, ci provava, dopo aver lottato contro se stessa per mettere da parte il temporale di indignazione che sorgeva dalle profondità del suo animo, a quel pensiero. Passata la tempesta, allora li capiva: per loro sposarsi e avere un figlio era stato qualcosa di meraviglioso. Si erano amati da subito, fin da giovanissimi, e si amavano ancora. Quel legame era stato il loro punto di riferimento per tutta la vita, e inoltre avevano sempre desiderato un figlio e la nascita di Moana era stata accolta con tutta la gioia possibile. Era chiaro che volessero per lei le stesse cose che per loro erano state bellissime.
            La bimba tra le sue braccia aprì appena gli occhietti, e anche se in teoria ancora non vedeva niente, sembrò che stesse controllando che tutto andasse bene. Moana ne studiò il visetto tondo. Li adorava, quando erano così piccoli e buffi.
            «Tranquilla. Tutto a posto. Fatti un’altra dormitina, eh?» disse, e la piccola chiuse gli occhi. Era facilissimo. Bastava esserne convinti.
            Chissà se era stata la figlia che aveva davvero coronato il sogno dei suoi. Non che avesse mai dubitato del loro amore o della loro fierezza, ma sono domande che finisci per farti, quando ti trovi a essere quella che devia dalla strada ben tracciata, quella che sceglie tutto un altro destino, quella che mette una conchiglia sulla colonna delle pietre dei capi. Magari ti abbracciano e raccontano a tutti di quanto sei coraggiosa e intuitiva nei tuoi viaggi di esplorazione, ma che ne sai, se alla fine sono davvero contenti? Forse avrebbero preferito una figlia che restava nei confini dell’isola, un capo con meno pretese e più buonsenso. Forse si stavano sforzando di farsi piacere quella progenie che buttava all’aria ogni cosa.
            «Ehi, che è quell’espressione tetra? E quella cosa che hai in braccio, che bestia è?»
            Nel giro di due secondi scattò in piedi, strinse la piccola con il braccio sinistro e afferrò un sasso con la destra. Poi si rese conto che la voce non proveniva dal nulla, ma apparteneva alla grossa tartaruga dal dorso decorato con un intreccio di disegni neri. E c’era solo una bestia che poteva presentarsi in quel modo.
            «Maui! Mi hai fatto prendere un accidente!»
            Il semidio assunse le sue sembianze abituali e le presentò la sua faccia ridente.
            «Allora, amica, come stai?»
            «Alla grande!»
            Si abbracciarono, e poi lui si concentrò sulla neonata.
            «Per un attimo l’avevo scambiata per un animale. Ma… È tua?»
            «Ma che dici?»
            «E che ne so, io! Cioè, non mi sembrava che fosse passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui ti ho vista. Però non si può mai sapere. Magari avevo perso il conto. Capita.»
            «Non è mia, scemo! È la figlia di una mia amica.»
            «E perché l’ha data a te?»
            «Non è che l’ha data a me. Gliela tengo per un po’. Così lei si riposa.»
            «Non credevo che fare la balia fosse tra le mansioni di un capo.»
            «Secondo mio padre nemmeno esplorare e navigare rientravano tra le mansioni di un capo. E invece…»
            «E invece.» Maui le sorrise e poi provò a toccare con un dito il viso della bambina, con una certa curiosità.
            «Che fai da queste parti?»
            «Passavo a salutare e a vedere che combinavi. Non vi si può mai lasciare soli, voi umani.»
            «Hai fatto bene a passare. Ero un po’ in pensiero. Non vi si può mai lasciare soli, voi semidei.»
            «Senti, dici che quando la bestiolina verrà riconsegnata al proprietario potresti venire a fare un giro con me? È un bel po’ che non fai vedere al tuo vecchio insegnante quanto sei migliorata nella navigazione.»
            «Ti ho superato da un bel po’, maestro, e lo sai. Comunque sì, mi piacerebbe, ma oggi sarà una giornata piena di impegni. Però stanotte potremmo fare un giro.»
            «Navigazione sotto le stelle. La mia preferita. Passo a prenderti qui. Vedi di non mancare, capo
            «Vedi di non metterti nei guai da qui a stasera!»
 
            Era la stagione perfetta per navigare di notte, anche se la rotta era conosciuta e il viaggio non aveva altro scopo che far trascorrere un po’ di tempo insieme ai due vecchi amici. La barca scivolava rapida sul pelo dell’acqua tranquilla, la notte era tiepida e appena sfiorata da una brezza ricolma di profumi. Maui se ne stava disteso sul legno a guardare le stelle mentre Moana dirigeva l’imbarcazione, immersa nei suoi pensieri. Se inizialmente quella piccola fuga l’aveva sollevata dalle sue preoccupazioni, adesso ogni cosa era riaffiorata nella sua mente.
            «Che hai?» le chiese Maui, facendola trasalire.
            «Niente.»
            «Sì, certo, come no. Dai, ti si legge in faccia.»
            «Ma se ti sto dando le spalle, come fai a vedere la mia faccia?»
            «Me la immagino. La vedo nella mia testa. Hai una faccia tutta accartocciata come quando pensi troppo.»
            «Non è accartocciata. È seria. E non penso troppo: penso alle cose a cui c’è da pensare.»
            «Oooh. Cose da capo?»
            «Anche.»
            «Vabbè, e a parte quelle, a cosa pensi?»
            «Lascia perdere, è meglio.»
            «No, che non è meglio! Non si scappa dai problemi» disse, facendo una vocina acuta che di sicuro voleva essere un’imitazione di lei. «Non è quello che mi dici sempre da quando ti conosco?»
            «Non è… Oh, non so da dove cominciare. Non sto scappando. Però…»
            «Però?»
            «È complicato.»
            «Più complicato di fuggire di casa, rubare una barca, trovare la mia isola senza aver mai navigato, venire con me all’avventura, affrontare Te Ka e ritrasformarla in Te Fiti?»
            «Ti sei dimenticato: scappare dalla tua isola dopo che mi avevi rubato la barca, salvare entrambi da un granchio gigante affamato…»
            «Sì, sì, va bene, insomma. C’è qualcosa di più complicato di questo?»
            «È che ogni cosa è complicata in modo diverso.»
            Sospirò, sollevando lo sguardo verso le stelle: erano bellissime ma non avevano la risposta.
            «Ehi, senti, ragazza: non sarà mica che anche a te è venuta voglia di fare uno di quei cosini piccini che piangono a tutte le ore?»
            «No, ti prego, non ti ci mettere anche tu!»
            «In che senso?»
            «Sull’isola vogliono tutti che mi sposi e faccia un figlio.»
            «Mi pareva che ti piacessero parecchio, i bambinetti.»
            «Li adoro. Ma non vuol dire che ne voglia uno mio.»
            «Sicura che tu non abbia un problema d’amore? Non che io ci capisca molto, ma credo che sia una cosa comune per le principesse, no?»
            Lei sbuffò. Glielo doveva dire? Avrebbe capito?
            «In realtà ci sarebbe una persona, sì.»
            Maui si alzò di scatto e andò a piazzarsi accanto a lei, facendo traballare l’imbarcazione.
            «Ah. E che aspettavi a dirmelo?»
            «È che…»
            «Se mi dici ancora una volta che è complicato, ti butto in acqua. Allora, forza, sentiamo un po’. Che genere di persona è? Dove vi siete incontrati? Com’è?»
            «Una meraviglia» sospirò lei, abbandonandosi ai pensieri deliziosi che le avevano appena invaso la mente, sostituendo in un istante tutte le paure. Incredibile come bastasse l’immagine di quella persona, a farla stare così bene.
            «Fa parte del tuo popolo o avremo un bel matrimonio che suggellerà l’alleanza di due isole, quindi con il doppio del cibo e dei festeggiamenti?»
            La parola “matrimonio” bastò a incupirla di nuovo.
            «Dubito che ci sarà un qualunque matrimonio» borbottò.
            «E perché? È già sposato? Ti ha detto di no? Deve andare in guerra? È promesso a qualcun altro? Sta antipatico a tuo padre? È un…»
            «È una ragazza.»
            «Oh. Beh. E allora?»
            «E allora, non è mai successo, che il capo di un’isola scegliesse come compagno di vita una persona del suo stesso sesso.»
            «Questo lo dici tu. Sai quante isole e quanti popoli esistono? E ti sembra logico che non sia mai successo? Dai!»
            «Non di recente. Non qui intorno. Non sulla mia isola!»
            «E con questo? Sei stata la prima a riscoprire la vostra eredità di viaggiatori ed esploratori, sarai la prima, di nuovo, a fare qualcos’altro di insolito. Direi che il tuo popolo ci dovrebbe essere abituato.»
            «E se la cosa non andasse bene a qualcuno? Se non volessero seguire un capo che…»
            «Senti un po’: hanno visto di cosa sei capace. Se ti voltano le spalle solo per una cosa del genere, non si meritano proprio niente!»
            «È che anche le brave persone, a volte, si attaccano a delle idee sbagliate e non capiscono più nulla.»
            «Smetti di fare quella faccia così triste, però, che non riesco a guardarti. Parlami un po’ di questa ragazza. Come si chiama?»
            «Ci credi? Si chiama Tala. Come la nonna. Non ti sembra proprio un segno del destino?»
            «È spericolata come te?»
            «È molto più saggia di me. Però l’avventura le piace. Abbiamo fatto qualche viaggio insieme. Non vorrei fare altro per tutta la vita!»
            «Quindi è una cosa seria.»
            «Ci conosciamo da un anno e ci siamo confessate il nostro amore da sei mesi. Lei ne ha già parlato alla sua famiglia. Beh, non ha specificato che sono il futuro capo di Motunui, certo, però sanno che Tala vorrebbe diventare la compagna di una donna. E pare che ne siano contenti. Ma io… Già ho sconvolto i miei con tutto quello che ho combinato sei anni fa. E adesso…»
            «Però non sei tipo da rinunciare alle cose a cui tieni. Sei la persona più testarda che conosca. E io conosco me, per dire. Un’altra come te non c’è proprio da nessuna parte.»
            «Quindi secondo te dovrei andare dritta dai miei e annunciare che ho finalmente scelto la persona che condividerà con me il peso della guida di Motunui, ma che quella persona potrebbe essere leggermente diversa da come se la immaginavano?»
            «Esatto. È il modo migliore di affrontare i problemi. Dritti in faccia, senza scappare. Se stai per farmi una battuta sui guai che ho combinato in passato, ti butto di sotto.»
            «Ti va di vederla?»
            «Cosa?»
            «Tala. Abita in un’isola vicina.»
            «È notte fonda.»
            «Lei è una che sta spesso sveglia, di notte.»
     «Ho capito. È un’altra un po’ strana, proprio come te. Ma sì, dai. Portami dalla tua bella.»
     «Non farmi fare brutte figure.»
     «Per quello sei bravissima da sola.»
 
     Forse era davvero troppo tardi. Forse Tala stava dormendo. Forse…
     «Moana?»
            Era lì, sulla minuscola spiaggia segreta sulla quale si incontravano da mesi. Tala si alzò di corsa e le andò incontro, gettandosi tra le sue braccia. Era più alta di lei e imponente, con i capelli lunghissimi e ondulati tra i quali spiccavano trecce e nastri colorati. Era la cosa più bella che Moana avesse mai visto e lo pensava ogni singola volta che se la trovava davanti.
            «Non è male, direi» commentò Maui alle sue spalle. Tala fece un salto.
            «Che cos’è questa voce? Chi c’è?»
            «Quello scemo del mio amico» rispose Moana. «Te ne ho parlato, no?»
            Si scostò per lasciare che il suo migliore amico e la sua ragazza si vedessero, finalmente. Aveva temuto che Maui si lasciasse andare a qualche commento cretino, invece si limitò a saltellarle intorno in maniera ridicola, mentre lei lo studiava attentamente.
            «Beh, piacere di conoscerti» disse Tala.
            «Ma davvero te la vuoi sopportare per una vita intera? Oh, ne hai, di coraggio!»
            «Ma io, perché sono ancora tua amica?» brontolò Moana.
            «Perché sei più intelligente di quel che sembra, ovviamente. Allora, Tala, come va la vita su quest’isola? Carina, sì, ma non ti affezionare troppo a un solo posto, perché se vuoi sposarti questa qui, non starete mai ferme, credimi: ti porterà a fare il giro dell’oceano e non avrai mai pace.»
            Tala scoppiò a ridere.
            «È una prospettiva che mi piace.»
            «Bene, se sei consapevole dei rischi e sei proprio convinta, allora non resta che convincerla a parlare con la sua famiglia e la sua gente, no?»
            «Dalle tempo. Non è facile.»
            «Ma lei è coraggiosa!»
            «Lo so, credimi. Però non possiamo decidere noi quando e come deve affrontare le sue battaglie.»
            Maui sbuffò ma non insisté. Però sorrise e le posò una delle sue enormi mani sulla testa di Moana.
            «Dai, ragazzina, fatti forza. Andrà tutto bene. Lo so che troverai il modo per sistemare le cose.»
 
            Si era immaginata lo scenario svariate volte. Se l’era visto nel dettaglio, con il suo bel discorso che fluiva rapido dalle labbra, e la voce senza nemmeno un’esitazione.
            Invece andò in tutt’altro modo.
            Aveva consumato il pasto con i suoi genitori e stavano parlando di cose senza importanza, quando lo aveva lasciato uscire di bocca, con il tono tranquillo e familiare di tutto il resto.
            «Ho deciso che voglio sposare una ragazza dell’isola di Kea. Lei è d’accordo.»
            Le avevano risposto due sguardi confusi e un silenzio che non finiva più. Era incredibile, come sembrasse poca cosa la furia di Te Ka, in confronto a quei momenti. Era incredibile quanto profonda può essere la paura di perdere quelli che hai sempre amato, così, da un momento all’altro.
            Sei coraggiosa, le dicevano spesso. Si vedrà, se sei davvero coraggiosa, le diceva la parte meno amichevole di se stessa, in quel momento. Si vedrà da adesso in poi.
            Poi il tempo ricominciò a scorrere.
            «Siamo già al matrimonio? Non stai correndo un po’?» domandò sua madre.
            «È carina?» le chiese suo padre.
            «Ma da quanto la conosci?»
            «L’isola di Kea! È così piccola che non mi ricordavo nemmeno che esistesse, e tu ci hai trovato l’amore!»
            Non mi odiate, allora?, avrebbe voluto chiedere, ma le sfuggì solo un mugolio sollevato.
            «Per qualcuno, sull’isola, sarà un po’ strano» disse sua madre, facendosi seria.
            «Lo so» rispose lei. «Forse per qualcuno sarà peggio che strano. Sarà… Sbagliato.»
            «E dovrà vedersela con me!» disse suo padre, ma sua madre gli posò una mano sul braccio e scosse la testa.
            «Dovremo aiutarli a capire.»
            Moana annuì. In quel momento un refolo di vento la distrasse e sollevò lo sguardo, incontrando un airone che volava disegnando ampi cerchi sopra la sua testa.
            Sappiamo la strada per tornare a casa perché teniamo sempre la nostra isola in mente, quando navighiamo. Ma la lasciamo comunque, per esplorare altri mari. Possiamo sapere da dove veniamo, ma ci sarà sempre qualcosa di nuovo che forse ci farà cambiare idea. Potrebbe essere così anche questa volta.
            Avrebbe voluto dirlo, ma un’emozione profonda le bloccò le parole. Però quel pensiero si era posato dentro di lei e lì sarebbe rimasto.
            «Insomma, parliamo di questa ragazza» ricominciò suo padre.
            «Ma esiste, una cerimonia per legare in matrimonio un capo donna con un’altra donna?» domandò sua madre.
            «Non esisteva nemmeno la consuetudine di lasciare il proprio segno con una conchiglia» commentò suo padre, con un sospiro. «Ma se Moana non è la prima a fare qualcosa, non è contenta.»
            «E sono ancora giovane. Pensa in quante altre cose potrò essere la prima, da qui alla vecchiaia.»
            «Povera questa ragazza, che non sa in che guaio si è messa!»
            Moana rise e l’airone sulle loro teste lanciò un grido di gioia.





******
Partecipa al COW-T di Landedifandom. Missione 1 "Luna nuova". Prompt: la presenza di un neonato.
Tre settimane di COW-T, tre storie dove c'è un coming out con il padre. Evabbè.
Nello scrivere questa storia non ho tenuto assolutamente conto di alcun tipo di accuratezza storica, ma ho seguito il filone fiabesco del film, dove tutto è bello e va a finire bene. So che un sacco di gente vorrebbe una fidanzata per Elsa, ma se c'è una principessa che io vedrei benissimo con una ragazza, è Moana.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Oceania (Moana) / Vai alla pagina dell'autore: Harriet