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Autore: Switch    19/02/2020    1 recensioni
Terza storia della serie Heart's mutation, dopo SITR e JTWYA. TMNT 2003
Isabel e Raphael vivono il loro idillio, circondati dall'affetto della famiglia, ma non tutto va sempre liscio.
Tra tornei, battaglie, misteri che si infittiscono e si accumulano, la relazione crescerà o si romperà. E poi, un mistero potrebbe portare a nuove conoscenze, a capirsi meglio.
E un sacrificio non è sempre solo dolore.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Batté ancora sul vetro coi pugni, rimpiangendo di non avere i suoi nunchaku per provare a spaccarlo, e intanto urlava senza sosta il suo nome con tutto ciò che gli restava della voce, cercando un qualche segno che lei fosse poi davvero solo svenuta e non senza vita.
Il corpo all'interno si mosse leggermente, e gli parve di averla sentita mugugnare nell'incoscienza e urlò più forte, ignorando il bruciore alla gola.

SAMANTHA!”

Gli occhi della ragazza mutata si spalancarono con paura e sorpresa, grandi laghi di confusione, e Michelangelo notò immediatamente che non erano neri come quelli di Melissa quando era mutata, ma grigi lattei, tagliati da una pupilla scura a forma di fessura, come quella di Leatherhead.
Non capiva se volesse dire che la mutazione era andata male e se quello comportasse rischi per Sam.
Quegli occhi trovarono i suoi e si spalancarono un po' di più, mentre Sam si alzava con un po' di fatica per raggiungerlo: lei si accorse delle macchie di sangue incrostate nelle sue mani e del rosso che ormai aveva macchiato la sua bandana legata in vita, rendendola una copia di quella di Raphael. Tremò impercettibilmente.
La ragazza emise un basso lamento, graffiante, prima di rendersene conto e bloccarsi con un singulto roco, e poggiando le mani contro il vetro in un gesto inconscio di raggiungerlo, si accorse del loro colore e della loro forma.

Michelangelo assisté impotente, mentre lei si guardava con panico crescente, occhieggiando con quei grandi occhi grigi le squame gialle che ricoprivano il suo corpo; le sue mani corsero verso il volto, tastando i contorni del viso e passando senza sforzo sulla testa liscia, sulle orecchie puntute, sui denti affilati e letali.
Aveva iniziato a produrre un sibilo stridulo, di stress, senza esserne conscia, a cui si aggiunse quasi subito un rauco ringhio, di rabbia.

Sam” la chiamò piano, cercando di vincere la sua attenzione. Si era accucciato dall'altro lato della teca, per cercare riposo dal corpo bruciante, per illudersi di poterla raggiungere se fosse stato al suo stesso livello.
Lei incatenò di nuovo lo sguardo al suo, ma non smise di stridere e non smise di ringhiare. E non smise di tremare.

Ti porterò fuori di qui e Donnie e Leatherhead troveranno una cura. Te lo prometto” mormorò con tutta la calma che riuscì a racimolare, che non provava davvero, pur di cancellare quell'orrore che lei provava.
Sam rimase immobile a fissarlo, per interminabili secondi.

Riesci a capirmi? Ti ricordi chi sono?” le domandò allora, temendo che come Melissa anche lei potesse aver perso la memoria con la mutazione.
Il corpo giallo si sporse verso di lui, lo stridio e il ringhio cessarono all'istante, e si poggiò contro la sua gabbia.
Erano così vicini, c'era solo quel dannato vetro a separarli.

C- coso” sillabò Sam, graffiante e titubante, sorprendendolo.
Melissa non aveva mai parlato, nella mutazione. E anche quello gli diede il presagio che ci fosse qualcosa che non andava, anche se non sapeva se in bene o in male.
Tuttavia sorrise, non poté impedirselo, al sentire il nomignolo che lei gli aveva affibbiato, sin dal primo istante in cui si erano incontrati.
Sarebbe sembrato un insulto detto da chiunque altro, ma non da lei.

Lei vide il suo sorriso, tenero, e i suoi occhi grigi scintillarono.
Michelangelo” disse con più dolcezza, prima di sorridergli a sua volta.
Il cuore del mutante bruciò, avvampò, e crebbe e crebbe, dandogli una botta di adrenalina.
Non seppe cosa stesse pompando ormai, sapeva che doveva aver prosciugato ogni goccia di sangue, ma non gli importava sapere davvero per quale miracolo fosse ancora vivo. Purché fosse servito a salvare Sam.

Ti porto via di qui” esclamò Mikey, provando a sollevarsi dal suolo, controllandosi intanto intorno per cercare il modo di farla uscire da quella gabbia di vetro e metallo.
Si tirò su con un gesto deciso, ma le gambe cedettero, e lo riportarono in basso con un tonfo cupo. Con uno sforzo immane ci riprovò, con più convinzione, riuscendo a rimanere per qualche istante in piedi, prima di ricadere sulle ginocchia, dolorosamente.
Il suo respiro era così corto e accelerato, come avesse corso intorno al mondo.

Oh, Michelangelo, povero Michelangelo” mormorò una voce profonda, con un tono fastidioso e canzonatorio.
Si voltò a fatica e incatenò lo sguardo sull'uomo alle sue spalle, ritto e impettito a gustarsi la scena. Non lo aveva nemmeno sentito arrivare, il ronzio sordo nelle orecchie era una costante ormai.
Era alto e esile, il colorito così pallido da poter vedere il reticolato di vene bluastre che correva sotto pelle, perfino nella semi-oscurità, i capelli neri radi e lunghi, gli occhi dello stesso cupo colore.
E sfoggiava un ghigno soddisfatto nel viso puntuto.
Era differente dall'ultima in cui lo aveva visto, ma non avrebbe potuto dimenticare quell'aria folle che lo permeava.
Hersen era tornato umano, ma c'era qualcosa, in lui, che lo faceva rabbrividire.
Sembrava che riuscisse a seguire ogni suo piccolo movimento anche in quella penetrante penombra, mentre lui faceva fatica a definirne i contorni, se non strizzava a fondo gli occhi.

Povero, povero Michelangelo” continuò a canzonarlo, avvicinandosi senza timore a grandi passi.

Mikey sforzò il suo corpo ad agire e reagire, -se lo avesse preso di sorpresa avrebbe potuto battere Hersen anche se così malconcio,- ma benché provasse a muovere i muscoli con tutta la disperazione rimastagli, non si mosse di un millimetro.
Era davvero arrivato alla fine? Non ancora. Ancora un poco, doveva resistere ancora un poco.

Non te le stai passando molto bene, vedo” constatò leggermente, mentre Michelangelo sentiva il suo freddo sguardo scivolargli addosso, soffermandosi sulle macchie di sangue che imbevevano la tuta e il suo corpo.
È un vero peccato, credimi, lo dico sinceramente. Ma sei comunque riuscito a vedere la mia più grande creazione, dovresti sentirti onorato.”
Liberala” sussurrò Mikey, la voce così inconsistente e fioca da non sembrargli nemmeno la propria.
Come? Non ho capito bene.”
Lo stava prendendo in giro, godendone perfino, e quello lo mandava così in bestia. Era lui che prendeva per i fondelli i bastardi psicopatici e non viceversa.

LIBERALA DANNATO FIGLIO DI PUTTANA” ruggì più forte, anche se sapeva di star solo facendo il suo gioco. Poteva contare sulla sua mano, ed era tutto dire per uno con tre dita, quante volte nella sua vita aveva perso la calma e il suo stato mentale di tranquillità e buonumore, ma in quel momento si sentiva più Raphael di quanto Raph stesso non fosse mai stato, una rabbia enorme a riempire le vene al posto del sangue.
Hersen infatti rise, deliziato.

No, sarebbe un peccato. M37 bis è perfetta, perfino meglio di sua sorella, più stabile, intelligente, agguerrita e potente” elencò in estasi, spostando lo sguardo sulla ragazza mutata, che gli mostrava i denti con ferocia.
Anche Michelangelo si voltò con fatica per guardarla, con pena e amore.

Si chiama Sam!”
Si chiama M37 bis” ripeté asciutto lo scienziato. “Ed è il primo passo per il mio futuro. Non solo mi ha guarito dalla mutazione, vuoi vedere cos'altro è capace di fare?”
Michelangelo si voltò con una piccola punta di curiosità, nonostante tutto.
Tra le mani di Hersen era apparsa una siringa piena di una sostanza di un colore che non riuscì a definire, ma che tuttavia non gli fu difficile capire cosa fosse.

Senza staccare gli occhi da lui Hersen fischiò crudemente e immediatamente un piccolo umano mutato, blu intenso, apparve dalle stanze provvisorie e caracollò al suo cospetto, docile e obbediente.
Per cominciare ho mantenuto il mio controllo mentale sugli scarti, c'è ancora qualcosa di coccodrillesco in me, a quanto pare. Posso vedere perfettamente al buio e la mia forza fisica è decuplicata, ma vuoi vedere qualcosa di straordinario?”
Avvicinò la siringa al mutante blu, e quello nemmeno ci provò a ribellarsi, e con un colpo brutale la piantò nel suo collo, spingendo il siero oscuro all'interno del suo corpo.
Quello sussultò.
Il piccolo mutante iniziò a vibrare, i suoi arti così tremolanti da non riuscire più a definirli, e si contorse e si contorse ancora con un basso sibilo che dava fastidio a lui e innervosiva Sam, a giudicare dai colpi sordi che lei iniziò a dare contro il vetro.
Il mutante mutò ancora, ironicamente, il suo corpo si allungò e ispessì, fasci di muscoli lo rivestirono e crebbe e crebbe esponenzialmente,velocemente.

Se Michelangelo avesse avuto forza in corpo avrebbe approfittato di quel momento per fuggire, perché qualcosa gli diceva che fosse meglio non attendere di vedere la fine della nuova mutazione, di mettere quanta più distanza possibile tra loro e quella mostruosità contro-natura.
Poi il sibilo si interruppe e così l'agonia del corpo, immobile e ansimante al suolo per qualche istante, prima di sollevarsi nella sua immensa statura.
Era alto come Leatherhead, era grosso come Leatherhead, ma più snello, più scattante, le scaglie si erano colorate di un verde acido e gli occhi splendevano grigi, in cui poté vedere le pupille a fessura splendere come fari.
Le file di denti sembravano più taglienti, gli artigli sguainati con sadica soddisfazione erano più lunghi e affilati. Un supermutante.
Anche il suo ringhio era diventato più roco e graffiante, e Sam reagì con violenza al sentire il suono, ormai lanciata contro la sua barriera.
Il vetro tremava terribilmente sotto i suoi colpi, ma non accennava a cedere.

Il nuovo mutante sorrise della sua paura e si fiondò velocemente verso Michelangelo, afferrandolo per la gola e sollevandolo con un braccio solo e un movimento fluido, come se non pesasse nulla.
Mikey non riusciva quasi a respirare, figurarsi ad urlare per il dolore e per la rabbia.

Soldati perfetti, forti e rapidi, leali, indistruttibili” esclamò Hersen come un ossesso, un'espressione di puro godimento sul viso. “E ne potrò creare a migliaia, grazie a M37 bis. Grazie al mio esercito potrò vendicarmi di Bishop. E poi chissà, le potenzialità sono infinite!”

Samantha ringhiava e colpiva cercando di uscire dalla sua gabbia, gli occhi fissi su Michelangelo e il mutante che ancora lo teneva nelle sue grinfie: iniziò a modulare un suono gutturale ad ogni schianto, sempre più forte, e il supermutante si bloccò come ipnotizzato al sentirlo, lo sguardo più vitreo.
Michelangelo sentì che la sua presa si allentava e sollevò un braccio e artigliò la sua mano, ma prima che potesse liberarsi un nuovo fischio riempì l'aria e le dita del supermutante lo strinsero con più forza.
Un secondo fischio echeggiò assordante e stridulo e Michelangelo sentì Sam che con un tonfo cadeva al suolo, soggiogata anche lei da Hersen, una marionetta nelle sue mani.
Tossì nello spasmo di muoversi e aiutarla, nel provare a liberarsi e volgere quella orribile situazione in loro favore; il supermutante strinse appena più forte e caricò l'altra mano indietro, gli artigli sguainati, puntata sul suo torace.
In una frazione di secondo si rese conto che era la fine, la sua vera fine, e che non aveva potuto fare nulla, non era servito a nulla arrivare fin lì e raggiungerla, sarebbe morto ad un passo da lei, condannandola a una vita d'inferno come rifornimento personale di quel bastardo per la creazione di nuovi mostri.
Ed era intollerabile quel pensiero. Ed era patetico che non riuscisse a fare più nulla per impedirlo.

Una luce bianca splendette nel momento dell'attacco, costringendoli tutti a chiudere gli occhi con fastidio, Hersen imprecò da qualche parte, il supermutante ringhiò.
Michelangelo cadde senza peso, libero, e qualcosa di caldo e morbido lo afferrò prima che sbattesse violentemente contro il suolo, adagiandolo con gentilezza, ma la luce era ancora troppo intensa per aprire gli occhi.
Tuttavia si sentiva assurdamente bene.

È tutto ok, fratellone. Siamo qui” mormorò la voce dolce e penosa assieme di Isabel, prima di sentire le sue labbra poggiarsi sulla fronte.
Un soffice formicolio gli scivolò dentro, portando benessere e cancellando pian piano il dolore e l'ansia, sentiva il vigore ritornare nelle membra, la forza rinascere nel suo corpo.
Ma benché fosse meraviglioso, non era quello che voleva al momento.

Sam... salva Sam” sussurrò con un filo di voce, afferrando alla cieca una mano di Isabel. La sentì sorridere sulla sua fronte, senza staccarsi dal contatto, e seppe che era tutto sotto controllo.

Hersen assisteva impotente alla scena, incredulo, confuso su cosa fosse successo davvero e come tutti quegli intrusi fossero apparsi all'improvviso nel sotterraneo: c'erano le altre tartarughe mutanti, il loro padre ratto e Leatherhead, oltre a quella giovane donna che brillava.
Che aveva steso il suo supermutante in un secondo, lasciandolo svenuto al suolo.
Prima che potesse anche solo aprire bocca, o pensare di farlo, Leatherhead lo investì con tutta la sua furia, mandandolo a sbattere contro il muro alle sue spalle con un tonfo sordo.
Hersen cadde e sentì la vibrazione dei passi pesanti del coccodrillo mutante galoppare ancora alla carica contro di lui: si rialzò con un colpo di schiena all'ultimo secondo, portandosi lontano dalla coda che scioccava con agitazione.
Ad un suo nuovo fischio una frotta di supermutanti irruppe da una delle stanze ricavate dal sotterraneo e si gettò all'attacco, ce n'erano almeno quattro o cinque per ognuno di loro; Leatherhead ringhiò, un grido atavico che per un attimo interruppe i movimenti dei supermutanti e rese i loro occhi grigi più lucidi e focalizzati, intelligenti.
Sembravano indecisi su cosa fare o confusi sul perché fossero lì.

Hersen si lanciò contro di lui con furia e un sibilo stridulo che riattivò il controllo sulle sue creature e tre di loro si unirono a lui contro il coccodrillo mutante, mentre le altre attaccavano a gruppi gli altri.
Isabel innalzò uno scudo con la mente, mentre continuava a curare Mikey.
Raphael era furioso, la presa nei Sai era spasmodica, e si faceva violenza per non gettare al vento qualsiasi concentrazione e semplicemente uccidere tutti quei mega-mutanti e correre da Mikey e Isabel. Tutto quel sangue sul corpo di suo fratello gli faceva venire voglia di spaccare e distruggere.

Quegli umani mutati erano diversi da quelli affrontati fino a quel momento e tutti si chiesero se non fosse un'evoluzione dovuta a Sam; erano più veloci e forti, e li stavano torchiando senza fatica. Donnie aveva gettato un'occhiata veloce verso la gabbia di vetro in cui Sam sedeva, lo sguardo fisso sul niente come una bambola senza vita: benché sembrasse una copia identica di Mork, la povera Melissa quando era mutata, si era accorto immediatamente delle differenze tra lei e sua sorella e la sua mente lavorava febbrilmente sul perché e il come e si chiedeva se avrebbero mai, lui e Leatherhead, potuto creare un contro-siero per aiutarla.
Voleva correre da lei e sincerarsi che stesse bene e possibilmente liberarla, ma non riusciva a smarcarsi dagli attacchi dei supermutanti.
Quelli li sospingevano indietro, li colpivano e colpivano, procurando lacerazioni sui loro corpi, senza lasciargli la possibilità di contrattaccare.
Potevano solo cercare di difendersi con le loro armi, cercando di chiudere la lotta il più fretta possibile.

Hersen sosteneva lo scontro contro Leatherhead con sorprendente facilità, con una forza fisica mostruosa, bloccava i suoi attacchi con un semplice braccio, colpiva con una brutalità animale e la frustrazione del coccodrillo cresceva e cresceva.
Non era mai stato più furioso, nessuno avrebbe potuto fermarlo finché non avesse ucciso Hersen, probabilmente.
I supermutanti si mettevano in mezzo e approfittavano della confusione per lacerargli la spessa pelle, mentre cercavano di colpire organi importanti e vitali.
Non sembrava che potessero vincere facilmente, e non senza far male agli umani mutati.
Leo bloccò un'artigliata con le lame delle spade, ma non ebbe il tempo di gioirne, colpito da un pugno velocissimo contro la faccia; Don si accorse della sua momentanea vulnerabilità, così scoperto, e si gettò al suo fianco per proteggerlo, inseguito immediatamente dai suoi avversari.

Si trovarono accerchiati. C'erano anche Splinter e Raph, e inconsciamente i tre si tesero per proteggere il loro sensei e padre, anche se sapevano che non ne avesse bisogno: si batteva come una tigre, per cercare di finire lo scontro e poter controllare suo figlio, lì al suolo ricoperto di sangue.
Isabel lo stava curando, perciò parte del suo dolore e preoccupazione stava scemando, ma avrebbe combattuto finché non avesse potuto riabbracciarlo e sincerarsi che stesse bene con i suoi stessi occhi, con le sue stesse mani.
Nessuno poteva toccare i suoi figli e pensare di farla franca.
Erano tutti schiena contro schiena, o guscio contro guscio, impegnati a cercare di respingere gli attacchi e gli artigli, le menti che lavoravano senza sosta alla ricerca di una qualche idea o tecnica che li aiutasse in quella particolare situazione.
Era un continuo rumore di metallo e legno e osso che si scontravano e urla di dolore e imprecazioni tra i denti che Splinter si premunì di far finta di non sentire.

Tutto si bloccò in un fascio di luce più potente, un bagliore e un crepitio intensi, prima che la luminosità ritornasse normale.
Si fermarono, riprendendo grandi respiri sollevati, le armi già più allentate nelle mani, gli occhi sui loro avversari bloccati in pose statiche con espressioni di pura paura e sorpresa.
Isabel era in piedi, un braccio teso di fronte a sé e gli occhi bianchi e splendenti. L'altra mano stringeva ancora quella di Michelangelo, che si tirava lentamente su, intonso e in forze. Titubò un poco sulle gambe, come un cerbiatto appena nato, sostenuto senza fatica dall'esile donna al suo fianco.
I supermutanti si trovarono chiusi in una bolla ciascuno, impenetrabile e indistruttibile, per quanto cercassero di forzarla; scintillavano appena nella semi-oscurità, come globi di polvere luminosa. Dopo il primo momento di stupore si erano riscossi e provavano a forzarla con tonfi poderosi, senza successo.

Hersen emise un singulto roco, incredulo e spaventato, lui e Leatherhead distratti per un secondo da ciò che stava accadendo.
Tu chi diamine sei?” urlò contro la giovane donna, gli occhi a fessura fiammeggianti.
Isabel sorrise. 
Michelangelo al suo fianco lasciò andare la sua mano: si mosse in contemporanea a Leatherhead, senza averlo pre-coordinato, e insieme si lanciarono contro Hersen in un secondo, uno dritto contro il viso e uno contro lo stomaco.
L'impatto fu così violento che l'uomo sbatté contro il muro lasciando una profonda crepa e si accasciò al suolo immobile, per qualche istante. Era un super-umano, ma non era possibile che non avesse risentito del colpo, e dallo schiocco che era risuonato nel silenzio probabilmente qualcuna delle sue ossa si era rotta. Forse ben più di una.

I due corsero via immediatamente, senza preoccuparsi di lui, verso la teca, verso Sam. Leatherhead la colpì coi pugni chiusi, il primo colpo produsse solo una piccola crepa, il secondo lo incrinò completamente, il terzo lo mandò in frantumi: Mikey si gettò all'interno mentre i frammenti ancora cadevano al suolo, scintillanti di luce riflessa.
Sam era ancora sotto il giogo di Hersen e li fissava con occhi appannati e fu solo quando Leatherhead produsse un gorgoglio basso e morbido, quasi fusa di gatto, che quelli si schiarirono e luccicarono di vitalità, di meraviglia.
Rispose al richiamo di suo “padre” senza esserne nemmeno conscia, e quello di rilassò al sentirlo, come se lei gli stesse comunicando che stava bene.
Michelangelo le tese una mano per aiutarla ad alzarsi, anche se in realtà voleva solo stringerla, abbracciarla con tutte le sue forze e sentire che per davvero stava bene, per davvero fosse al sicuro.

No! No! Non la porterete via! NO!” urlò la voce folle di Hersen, seduto al suolo con il naso spaccato e una gran colata di sangue ad imbrattargli la camicia bianca, il respiro difficoltoso e rauco.
Si era trascinato qualche metro più distante da loro, osservando tutto con gli occhi spalancati di rabbia e incredulità: i suoi super-mutanti bloccati con facilità, la sua mutante che veniva liberata, i suoi nuovi avversari liberi di colpirlo, quello ad un passo dalla morte vivo e vegeto e intonso e quella giovane che splendeva e che aveva compiuto tutti quei miracoli con un battito di ciglia.
Era tutta colpa sua.
Una mano stringeva un piccolo congegno nero e tutti loro tremarono, sapendo già cosa stesse per accadere. Le fondamenta tremarono e i muri e il soffitto vibrarono, facendoli barcollare come ubriachi.

Lurido bastardo” ringhiò Raphael, immediatamente al fianco di Isabel.
Ha innescato l'autodistruzione, l'ha già fatto in passato, lurido vigliacco” le disse a denti stretti, mentre l'afferrava e l'ancorava al suo corpo.
Isabel si mosse in fretta: con una flessione delle dita le bolle coi supermutanti sparirono nella pura aria e i corpi dei suoi amici e della sua famiglia si rivestirono di una lieve luminescenza, pronti ad essere trasportati via anche loro.
Hersen si era sollevato intanto e con uno sguardo malevolo verso di lei cercava di allontanarsi, mentre le prime porzioni di muro cadevano a terra con schianti terribili; Isabel puntò la mano su di lui, ma prima che potesse ingabbiarlo venne spinta via da Raphael e il soffitto nel punto in cui si trovavano un decimo di secondo prima crollò sollevando un polverone, facendogli tremare perfino le ossa.

Dobbiamo andare via!” sentì urlare Don da qualche parte, urgente e angosciato.

La luce di Isabel li avvolse con amore e in un battito di palpebre furono tutti nella sicurezza del rifugio, solido e immobile, fortezza impenetrabile.
Rimasero in silenzio, sconvolti dal cambio così improvviso, dal ventre di una catastrofe alla dolce sicurezza della loro casa, mentre tutto gli passava davanti agli occhi, il cuore ancora accelerato dalla paura.
Hersen era riuscito a farla franca. Forse perito nel crollo del palazzo, anche se nessuno ci credette davvero.

Sam fu la prima a reagire, lasciò andare la mano di Michelangelo e si allontanò verso il laghetto, mogia e con le spalle curve. Il peso di ciò che era successo, l'orrore di ciò che era diventata, la investì e la pressò.
Mikey fece alcuni passi verso di lei, ma si tenne a discreta distanza, rispettando i suoi spazi e il suo dolore.
Il corpo giallo tremava sottilmente, le mani strette a pugno, forte, spasmodicamente.

È morto?”domandò con voce roca e fu per tutti una sorpresa sentirla parlare, a giudicare dai respiri trattenuti.
Michelangelo si avvicinò di un altro passo.

No, mi dispiace. Non ho mantenuto la promessa. Ho paura che Hersen l'abbia fatta franca anche stavolta” rispose penosamente, il volto chino di vergogna, sebbene lei non potesse vederlo.

Samantha non diede segno di averlo sentito o probabilmente la rabbia che provava non le permetteva di rispondere, di prendersela con lui com'era giusto. Avrebbe dovuto urlare e maledirlo per non aver ucciso l'assassino di sua sorella, per non aver vendicato la sua morte.
Per aver lasciato un bastardo come Hersen libero di fare altre malefatte, di poter attentare ancora alla sua vita.
Si sentiva in colpa, per aver lasciato che lui la trasformasse. Per averle fatto provare ancora più dolore.
Un sibilo rauco si diffuse nel silenzio, graffiante eppure allo stesso tempo melodico, e benché per tutti fosse estraneo, Leatherhed sollevò il capo al sentirlo e fu per tutti chiaro che fosse Sam a produrlo.
Forse inconsciamente.
Michelangelo si voltò confuso verso il coccodrillo amico, sollevando le sopracciglia. Leatherhead scosse la testa lentamente, poi modulò a sua volta una risposta, un gorgoglio basso e rassicurante, che si armonizzava perfettamente con la melodia di Sam.
Lei si girò, sorpresa, e gli rivolse un lieve sorriso, niente più che uno stiramento di labbra.
Poi i suoi occhi si fissarono su Mikey, e lui rimase immobile per non spaventarla, per non pressarla.

Cercherò Hersen e lo ucciderò. Non mi fermerò finché non l'avrò trovato, finché non l'avrà pagata” le promise, anche se lei avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per non credergli, stavolta.

Sam negò dolcemente, senza staccare lo sguardo dal suo, accorciando la distanza tra loro.
Allungò le mani squamose verso di lui e circondò il suo viso.
Lo studiò attentamente, gli occhi grigi a fessura lo scrutarono da sopra a sotto, in ogni lato, occhieggiando le macchie di sangue, cercando tracce delle ferite che lo avevano quasi ucciso; lui riuscì a leggere pena e preoccupazione e sentì di non meritarsele.

Pensavo di aver perso anche te” mormorò Sam, sovrappensiero, come se lo stesse dicendo più a sé stessa.
Sto bene, Isabel mi ha guarito” disse Mikey con leggerezza, benché la sensazione della morte ancora gli stringesse la gola. Le sorrideva, ma la sua premura e le sue mani calde che lo toccavano gli scaldavano il cuore e ne acceleravano i battiti.
Gli occhi di Samantha si spostarono per un attimo sulla donna tra le braccia di Raphael, quasi con riconoscenza, prima di ritornare su Mikey e sorridergli.
Un sorriso puntuto e tutto denti aguzzi, ma Michelangelo lo trovò bellissimo comunque.

Sam lo lasciò andare e lo colpì con un pugno leggero alla spalla, niente più che un buffetto innocuo, forse per paura di non riuscire a controllare la sua forza in quella forma.
Mikey ridacchiò del gesto, per niente offeso.

Ti piace davvero farmi spaventare, eh, coso?”
Lui annuì entusiasta, ridendo più forte, finché lei non si soffermò a guardare la sua mano, rigirandola davanti alla faccia con espressione trasfigurata.

Melissa era... così?” domandò dopo qualche istante, stranamente quieta.
Sì, più o meno. Melissa non poteva parlare e non ricordava niente di sé, probabilmente la sua mutazione era leggermente diversa” si intromise Donatello con voce gentile.
Ma ricordava te. Ricordava che eri bella e ribelle, forte e dolce” aggiunse Michelangelo immediatamente.
Sam si sporse verso il laghetto e si specchiò sulla sua superficie.

Sono un mostro” esalò con disgusto e rabbia. “Creato per attaccare e fare del male. E per creare altri mostri.”
Michelangelo l'afferrò per le spalle, la fece voltare e la tenne ancorata, perché non scappasse dal contatto.

Sei bellissima. Se pure rimanessi così per sempre, saresti perfetta. E se tu sei un mostro, lo sarei pure io. E ti ho già detto che sono un modello, o no?”
Samantha sbuffò dal naso e lo colpì ancora una volta, con un sorriso obliquo e una rollata di occhi al cielo.

Troveremo un antidoto per te e gli altri umani” incalzò Donnie, attirando nuovamente la sua attenzione. “Ci vorrà un po' di più, forse, ma ti giuro che non riposeremo finché non ti avremo ritrasformata in un'umana.”

Leatherhead le disse qualcosa con quei gorgoglii che gli altri non potevano capire e Sam sorrise apertamente, abbassando la testa per un attimo, quasi in imbarazzo.
Adesso sei davvero il mio papà” disse infine, più speranzosa di quanto volesse suonare.
Le pupille di Leatherhed si strinsero a fessura di emozione repressa, per un secondo, prima di aprirsi in un grande sorriso, il più vero e totale e umano che gli avessero mai visto fare; sprizzava felicità e tranquillità.

Solo se tu lo vuoi, ne sarei felice” soffiò di cuore, mentre Sam gli si faceva incontro, stringendola infine tra le braccia.

La minaccia di Hersen era solo rimandata, lo sapevano tutti, che da quell'istante in avanti avrebbero dovuto fare attenzione e cercare le sue tracce nelle notizie più insospettabilmente innocue, sempre sul chi vive e a guardarsi le spalle; ma in quel momento, tutti testimoni dell'emozionante abbraccio tra il coccodrillo senza controllo e la ragazza mutata senza legami, nessuno riusciva a preoccuparsene.
Importava solo Sam, importava solo riportare tutto alla normalità.
E Isabel giurò in cuor suo che avrebbe protetto quella ragazza, con tutte le sue forze, come proteggeva ogni componente di quella enorme e stravagante famiglia.


Nei giorni seguenti Don e Leatherhead lavorarono senza sosta, aiutati da Isabel e perfino da Steve, che aveva qualche conoscenza di chimica.
Era una corsa contro il tempo, nel tentativo di aiutare Sam a tornare com'era il prima possibile.
Lei vedeva i loro sforzi e li apprezzava, segretamente, e cercava di non farsi schiacciare dalla paura che sarebbe potuta rimanere così per sempre.
Continuava a vivere al rifugio, come prima, non si specchiava mai e indossava i suoi vestiti sulle squame gialle, cercando di coprirsi il più possibile; l'unica cosa che le piaceva del suo nuovo aspetto erano i suoi occhi, quelle pupille ferine che le consentivano di vedere anche al buio.

Mikey le stava attorno in ogni momento concesso, ma c'era anche Angel che andava a trovarla e le teneva compagnia.
E il sensei aveva iniziato a insegnarle il ninjitsu perché potesse proteggersi, e April e Casey e i loro bambini passavano spesso a vedere come stesse.
Non era mai sola, col suo dolore ed i suoi pensieri, ed era assurdo. Ma non si era mai sentita così amata.
Da una parte desiderava tornare normale, sé stessa, con tutte le forze; dall'altra temeva che una volta finito tutto, loro non avrebbero più avuto un motivo per volerla frequentare.

La fine di Settembre era ormai vicina e il matrimonio ormai solo ad un giorno di distanza.
Dovevano andare alla fattoria Jones per iniziare i preparativi, ma nessuno osava muoversi finché non avessero finito quel dannato siero.
L'agitazione di Sam crebbe ancora, al pensiero che potessero rimandare il matrimonio per colpa sua.
Non conosceva Isabel e Raphael da molto, ma poteva vedere come si amassero e quanto desiderassero stare assieme, aveva captato stralci di conversazioni sulla loro storia e si era fatta una vaga idea di cosa avessero dovuto affrontare per stare semplicemente assieme, perciò capiva che quel matrimonio era importante e che non desiderassero altro che arrivasse quel momento.
Eppure Isabel non faceva altro che lavorare per poter trovare un antidoto per lei e Raphael dava una mano come poteva nel dojo o battibeccava con Michelangelo con spensieratezza, tutto per il suo beneficio e di chi stava loro attorno, senza fare mai menzione al tempo perso e al grande giorno che si avvicinava sempre più.

Era tardi pomeriggio, avrebbero davvero dovuto essere già in viaggio verso la fattoria per addobbare per il giorno dopo, invece sedevano tutti nella zona video, Angel e i Jones al completo, a guardare un film appena uscito al cinema che Don aveva scaricato più o meno legalmente.
Sam lo guardava mezzo distratta, sia per il pensiero che fosse davvero tardi, sia per Michelangelo al suo fianco che continuava a commentare le scene a mezza voce, arrabbiato contro i cambiamenti di trama rispetto al libro.

Perché, tu leggi?” sussurrò sarcastica a voce bassa, così che solo lui la sentisse.
Mikey si voltò a guardarla con un sorrisetto furbo, per nulla offeso. Ed era quello che le piaceva di lui, quel suo essere sempre pronto a scherzare, quel non prendersi né prenderla mai sul serio.

Certo che sì. E scrivo anche, se ti interessa saperlo” le confessò con un mezzo ghigno compiaciuto.
Sam sollevò le arcate sopracciliari, forse sorpresa, ma non disse nulla.

Un uragano uscì di corsa dal laboratorio, Don in testa, Leatherhead subito dietro e poi Isabel e Steve a chiudere la fila, esagitati ed emozionati.
Era strano vederli tutti col camice da laboratorio.
Capirono tutti il perché della loro agitazione e si alzarono dai divani in sincrono, mentre il film scorreva dimenticato. Dal dojo emersero Leo e Raph e Splinter, forse richiamati dal rumore.

Ci siete riusciti?”
La voce di Michelangelo non esprimeva né speranza né delusione e Sam non riuscì a capire cosa si aspettasse poi davvero.
Donnie annuì con vigore, con un sorriso, nonostante le occhiaie stanche ben visibili sotto la maschera. Anche gli altri erano visibilmente stanchi e provati, ma i loro sorrisi illuminavano i loro volti.

Siamo sicuri di sì.”
Aveva una siringa già pronta e Sam si avvicinò a piccoli passi, senza riuscire a staccare gli occhi dal liquido blu che lo riempiva.
Gli offrì il braccio senza esitazione.

Qui? Ora? Sarebbe meglio nel labora-”
Adesso” lo interruppe decisa lei, protendendo il braccio con più vigore.
La mano di Donatello la afferrò con gentilezza, un dito saggiò la pelle squamosa in cerca di una vena, poi con un gesto veloce e sicuro la punse e iniettò il liquido.
Sam non emise un suono. Rimase a guardare mentre lui toglieva la siringa e passava un batuffolo freddo e bagnato sulle sue squame, poi sollevò lo sguardo su Leatherhead e lui le sorrise con fiducia.

Mikey, afferrala e tienila stretta. La mutazione non sarà una passeggiata” sentì dire ad Isabel, con pena e un tocco di apprensione.

Michelangelo non se lo fece ripetere due volte e con premura e dolcezza la attirò verso di sé e la strinse e Sam, la Sam del passato, avrebbe protestato per quel contatto intimo; la Sam di quel momento invece, si lasciò andare un po' contro di lui, aspettando il dolore.
Andrà tutto bene, finirà in fretta. E se hai bisogno di afferrarti a qualcosa, io sono tutto muscoli.”
Sam ricacciò giù la risatina che le parole di Mikey le avevano suscitato e si tenne stretta, sentendo già che qualcosa nel suo corpo stava cambiando,
Sentiva un brivido gelido spandersi nel petto, fluire seguendo il reticolato di vene e arterie fino ad arrivare ad ogni cellula del suo corpo.
Che iniziò sottilmente a vibrare.
La presa di Mikey divenne più ferma, ma non soffocante.
Il gelo venne sostituito in fretta da una colata di calore e bruciore e si morse il labbro per non urlare, ma non riuscì a fermare il sibilo che la sua forma mutata produceva.
Don bloccò Leatherhead con un braccio, fermando il suo slancio verso la figlia, visibilmente sotto stress e dolore.

Sam iniziò a mutare, sotto i loro occhi: le squame assunsero una colorazione rosea e carnale, prima di trasformarsi in pelle soffice sul corpo e a svanire sulla testa lasciando che i capelli ricrescessero in lunghi boccoli morbidi e dorati.
Il suo viso era nascosto nel petto di Mikey, ma sperarono e pregarono che anche lì stesse tornando come prima.
Michelangelo sentiva il dolore scuoterla e irrigidirle gli arti ad ondate, e cercò di essere di sostegno e conforto, per quanto potesse. Sperando che bastasse.
Rimase immobile, a cullarla sottilmente mentre le diceva tenere e buffe sciocchezze sottovoce, finché non smise di vibrare e rimase a prendere grandi respiri sofferti, ancora contro il suo petto.
Aspettarono tutti che Sam, di nuovo umana, si scostasse e si facesse vedere..
Ma lei rimase stretta nell'abbraccio, finché il respiro non tornò normale, appena percettibile. E poi, benché fosse tutto finito, non diede segno di volersi scostare.
Forse per paura.

Capisco che abbracciarmi deve essere un sogno per te, ma potrei pensare male, se non mi lasci andare” disse Michelangelo a voce abbastanza alta, perché tutti potessero sentirlo.
Sentirono la risatina soffocata di Sam e poi lo strillo di Mikey quando lei lo pizzicò sulla spalla, prima che lui si scostasse per poterla osservare, permettendo anche agli altri di vederla: il suo viso a cuore di nuovo contornato dai bei boccoli, il naso a bottoncino, i bei zigomi e la bocca piccola. Tutto come prima.
Come gli occhi grigi che risposero al suo sguardo, prima di osservarsi con scrupolo le mani e ogni altra parte del corpo, di passarle nella cascata di boccoli biondi e per finire di mettere la testa un attimo dentro la maglia per controllare che anche lì fosse tutto ok.
La sentirono sospirare di sollievo e scappò più di una risatina. Erano tutti euforici in fin dei conti.

Sono a posto” annunciò, come se loro non lo vedessero.
Si voltò verso Leatherhead e scrutò nel suo sguardo se potesse esserci delusione, ma il coccodrillo mutante le sorrise e annuì piano, felice, gorgogliando con soddisfazione.
Si accorse con stupore che riusciva a capirlo, ancora, nonostante fosse di nuovo umana.

Allora possiamo curare anche gli altri umani mutati e rimandarli a casa!” esclamò fuori di sé Don, lasciando andare un sospiro di sollievo e un grido di esultanza che la sorpresero.
Ritornare a casa. Anche lei avrebbe dovuto tornare in superficie, a “casa”, ma non c'era nessun posto che lei sentisse casa più di quella assurda famiglia.
Ovunque loro fossero.
E benché volesse esternare quell'affetto e dire loro che li amava, tutti, e che voleva rimanere con loro ed essere parte della famiglia, il suo orgoglio e la paura di essere rifiutata, ancora, fecero morire le parole nella sua gola.
Non voleva risultare patetica ai loro occhi, non voleva che provassero pena per lei.

Dovrei andare anche io a casa, allora” mormorò sottilmente, senza guardare nessuno in viso, iniziando ad allontanarsi da loro.
Ci furono un paio di bruschi respiri, prima che la voce di Isabel sbottasse:

Cosa stai dicendo? Tu sei già a casa!”
Samantha sollevò lo sguardo e la guardò, timorosa, e Isabel le sorrideva con fare saputo e anche gli altri le sorridevano contenti, quando i suoi occhi scivolarono intorno per cercare altre conferme.

Beh, loro sono la tua famiglia, ma non io” disse Michelangelo, con tono stranamente incolore, sorprendendo tutti.
Io invece voglio essere il tuo spasimante-barra-ragazzo, ma ovviamente prima devi accettare di uscire con me e quindi io prima devo chiedertelo e questo mi sembra il momento giusto: Sam, vuoi uscire con me? Mi sono innamorato di te da praticamente subito, e ormai ho bisogno di te, sarebbe crudele da parte tua dirmi di no!”
Lo aveva detto tutto d'un fiato, con la sua solita parlantina e scioltezza, con un mezzo ghigno in volto di spavalderia che tutti sapevano non provasse davvero, non in quel momento.
Attesero col magone, anche se sapevano di essere di troppo e che sarebbe stato più decente lasciarli da soli in quel frangente, ma nessuno si mosse; Michelangelo non sentiva nemmeno più le gambe, e doveva aver smesso di respirare alla fine della sua confessione.

Samantha si voltò con calma calcolata, osservandolo con quella sua espressione di scetticismo e sarcasmo, altera.
A Mikey ricordò la prima volta in cui l'aveva incontrata, nascosta sotto quella felpa enorme e il capellino stinto.
La videro lasciare andare un sospiro.
Separò la distanza tra lei e il mutante con la benda arancio in un attimo, più veloce di quanto credessero fosse capace, afferrò il suo viso, si sporse verso l'alto e lo baciò, in un unico gesto fluido.
Michelangelo ci mise almeno dieci secondi prima di capire che stesse succedendo davvero, stringendola poi a sua volta con così tanta foga da sollevarla dal suolo.
Qualcuno lanciò un fischio di ammirazione, qualcun altro esultò, c'erano perfino degli applausi in sottofondo ed esclamazioni di felicità.
E lui sentiva di stare toccando il cielo con un dito.
Neppure quando era stato Aria coi poteri di Isabel si era sentito così leggero e senza peso, capace di volare, perfino.

Il bacio finì quando Sam si staccò con una dolcezza di cui nessuno la credeva capace, fissando poi il suo sguardo in quello di Mikey.
Lui sussultò impercettibilmente, al vedere le sue pupille per un secondo a fessura, spilli scuri contornati dal grigio, prima di tornare normali.
Era rimasto qualcosa di coccodrillesco in lei, a quanto pareva.

Non hai saputo resistermi perché sono troppo carino, vero?” soffiò ancora ad uno schiocco di labbra, più ardito e baldanzoso di prima.
Non stava nemmeno toccando il suolo dalla felicità e si accorse con stupidità che ancora la teneva sollevata e benché riluttante la poggiò al suolo, senza lasciarla però andare.
Non ne sarebbe stato capace.

Continua a crederci, coso” rispose lei, sollevando un sopracciglio.
Mikey rise dal cuore, prima di baciarla ancora, con trasporto e passione, ignorando tutte le risatine e i commenti in sottofondo, ogni fibra di sé e della sua mente solo sulla splendida giovane donna che rispondeva al suo bacio senza disgusto, con la stessa passione; con lo stesso amore?

Non riesco a credere che Mikey sia stato davvero il secondo a trovare la ragazza. Non ce lo farà mai dimenticare” disse la voce fintamente seccata di Raphael, seguita da uno scappellotto della sua fidanzata.
Michelangelo si staccò riluttante da un altro bacio, giusto il tempo di chiedere velocemente: “Questo era un sì, giusto? Alla mia proposta, intendo. Sai, per esser sicuro.”
Sam ridacchiò sulle sue labbra, ma non gli rispose davvero, preferendo continuare a baciarlo piuttosto che parlare.

Ragazzi, è tutto magnifico, sul serio, ma ora basta pomiciare davanti a tutti! Abbiamo un matrimonio in meno di ventiquattro ore” li rimproverò senza cattiveria Don, dopo parecchi minuti in cui non si decidevano a staccarsi uno dall'altra.
Il fratello lasciò andare Sam, infine e guardò Donnie con uno sguardo furbo e scintillante.

No, non il vostro matrimonio! È decisamente presto per quello” aggiunse il genio, ciondolando la testa di qua e di là, sospirando con forza.

Michelangelo mise su un finto broncio offeso, prima di spalancare gli occhi come fulminato da un pensiero e voltarsi in fretta verso Leatherhead: il coccodrillo lo osservava con gelido silenzio, e benché i suoi occhi fossero diventati a fessura non dava segno di volerlo attaccare.
Ehi, uhm, Leatherhead... nulla in contrario se esco con tua figlia, giusto?” domandò con un po' della baldanza che andava via, leggermente in soggezione.

Il silenzio divenne totale, gli occhi di tutti ormai calamitati verso il coccodrillo mutante in attesa della sua risposta, alcuni di loro un po' preoccupati dall'aura di severità e disapprovazione che sembrava emanare.
Isabel sentì Raphael che si irrigidiva al suo fianco, forse pronto ad intervenire se l'amico avesse deciso di attaccare suo fratello.

Leatherhead non aveva nulla in contrario, ovviamente, ma si stava godendo quegli istanti per tenerlo sulla corda, per una volta che aveva la possibilità di prendere in giro Michelangelo.
Sam intuì facilmente i pensieri del padre e ridendosela tra sé e sé emise un sibilo leggero, sorprendendo lui e gli altri, comunicandogli qualcosa che gli fece cadere la maschera di severità e lo fece sorridere, facendolo scoprire. I suoi occhi tornarono all'istante normali.

Michelangelo, mio buon amico, certo che non ho nulla in contrario. Tuttavia gradirei che pomiciaste, come ha detto Donatello, in momenti più consoni. Magari non sotto il mio muso, ecco.”

Sam gorgogliò, e capirono tutti che stava sgridando Leatherhead, anche perché lui rise in imbarazzo, e Mikey si unì alla risata, stringendola forte e scoccandole un bacio sulla guancia.
Saremo l'esempio della castità, papà Leatherhed, promesso. Almeno finché ci sarai tu.”
Sam gli mollò un pugno contro il braccio, prima che Mikey la stringesse ancora una volta, nascondendo il viso tra i suoi boccoli dorati: le disse qualcosa che la fece arrossire, ma anche sorridere apertamente.
Ed era bello vederla così felice. E sapere che Mikey era la causa e beneficiario di quella felicità.
Lei si divincolò e gli scoccò un casto bacio a fior di labbra.

Ok, per adesso basta, coso. Dobbiamo pensare al matrimonio, o brontolo lì potrebbe dare di matto” disse indicando Raphael, che mise su un mezzo broncio offeso, soprattutto perché Isabel era scoppiata a ridere più forte degli altri al suo soprannome.

In mezzo alle risate e all'euforia, alla fin troppa felicità, tutti si mossero e si organizzarono, tra chiacchiere e corse contro il tempo, chi curando poveri umani mutati che poi vennero accompagnati in ospedale perché se ne potessero prendere cura e potessero riportarli alle loro famiglie, chi inscatolando e imballando tutte le cose e gli ingredienti che sarebbero serviti per l'indomani, chi organizzando e chi godendosi i primi felici momenti nello stringere nelle braccia la persona che amava. Che lo riamava.

A sera inoltrata, tre furgoni pieni da scoppiare di chiacchiere e sorrisi, e stanchezza, anche, partirono dal garage abbandonato tra la Eastman e Laird, in direzione Nord, verso una fattoria immersa nel verde, riparata e intima, perfetta per scambiare promesse eterne.

Note:

Salve! 

la mini-storia di Mikey è finita, e abbastanza bene direi. Più avanti, nella quarta storia, si vedranno stralci della sua relazione con Sam, per adesso sappiamo che lei ricambia il suo interesse ed è una molto diretta, gli è saltata praticamente addosso.
Adoro che Leatherhead l'abbia praticamente adottata, e che lei abbia ancora qualcosa di coccodrillesco, anche una volta tornata umana. Adoro Sam e la sua relazione con Mikey, li trovo perfetti assieme.

Questo era il penultimo capitolo, arrivederci al prossimo, l'ultimo di questa storia, il matrimonio tanto atteso.

Un abbraccione fortissimo a chi è arrivato fin qui.

Grazie


  
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