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Autore: Matagot    20/02/2020    1 recensioni
Lily Luna Potter era da sempre una piccola peste, [...] assomigliava violentemente alla madre [...] ed era, ad onor del vero, una bella ragazza di quindici anni, il cui aspetto angelico celava l’animo più pestifero che Hogwarts avesse avuto l’onore di ospitare dai tempi dei Malandrini.
[...]
Così crebbe Lily Potter: in mezzo ad una famiglia numerosa, per cui aveva imparato ad essere discreta;
attorniata da cugini e fratelli più grandi con caratteri decisamente forti, che le avevano insegnato a non tirarsi mai indietro e a non aver paura;
cresciuta da un Potter e una Weasley, cosa che le aveva permesso di sviluppare una grandissima curiosità per cose bizzarre o pericolose, un talento particolare nel cacciarsi nei guai e un’insaziabile e onnipresente voglia di torta di mele di nonna Molly.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lily Luna Potter era da sempre una piccola peste.

Era stata una bambina sveglia e presto divenne anche caparbia e tenace, come può essere una nanerottola costretta ad interagire con ben due fratelli più grandi.

Odiava quando le si diceva che lei non poteva giocare con loro perché era piccola, perché era una signorina e perché si sarebbe fatta male. Presto fu chiaro a tutti che Lily, la piccola cucciola indifesa di Harry Potter, non aveva proprio paura di piangere o farsi male. Non si tirava mai indietro, la sua età o il suo sesso non l’avrebbero resa inferiore ai fratelli. Nei primi anni della sua infanzia collezionò un encomiabile numero di lividi, bernoccoli e cicatrici nei suoi tentativi di non rimanere mai indietro nei progressi che i suoi fratelli facevano nel gioco del Quidditch (su scope per bambini, quelle che al massimo si sollevano ad ottanta centimetri da terra), nel tentare di cacciare gli gnomi dal giardino della Tana e nelle continue sfide che i tre piccoli Potter solevano lanciarsi per stabilire chi fosse il più coraggioso di tutti.

Si volevano un gran bene i Potter: James, il più grande, era in tutto e per tutto uguale al nonno di cui portava il nome: capelli arruffatissimi e neri, occhi bruni e un orgoglio smisurato, tanto quanto la sua voglia di ridere; Albus, il secondogenito, era un bambino più riflessivo. Spesso lo si poteva vedere intento ad osservare minutamente, con i sui occhi verdissimi, tutto ciò che non riusciva a decifrare del mondo, fino a quando la soluzione non veniva rivelata e allora correva prontamente dalla sorella, per spiegarle ciò che aveva appena scoperto, da bravo fratellone; Lily, uno scricciolino dai capelli rossi, solitamente raccolti in una ridicola coda scarmigliata proprio laddove un tempo c’era la fontanella, aveva un fegato notevole per la sua giovane età e non perdeva mai l’occasione di tentare di eguagliare i due fratelli nelle abilità che apprendevano.

Harry e Ginny amavano i loro figli con ogni fibra del loro essere, ma questo non impediva loro di sapere che avevano messo al mondo dei mostriciattoli combina guai: quei tre non passavano giorno senza ricevere una bella grattata di capo, una volta per uno scherzo ai danni di questo o quel parente, un’altra per una prova di coraggio in cui avrebbero sicuramente rischiato l’osso del collo. In segreto, dopo averli sgridati, Harry e Ginny si trovavano a ridacchiare orgogliosi delle malefatte dei tre, perché era innegabile, avevano del talento e dell’ingegno.

A volte però, i figli facevano talmente dannare che non vedevano l’ora di spedirli ad Hogwarts e poter finalmente fare colazione (il tempo di una fetta di torta e un caffelatte, niente di particolare) senza dover sedare un paio di litigi tra Albus e James, riparare la tazza che Lily aveva appena fatto cadere ed evitare che Bob, il pastore australiano di casa Potter, rubasse dalla tavola qualsiasi cosa il suo naso fiutasse.

 

I Potter vivevano in una villetta a Ottery St. Catchpole, non troppo distante dai genitori di lei. Ginny infatti aveva chiesto ad Harry, appena prima di sposarlo, di poter prendere casa in prossimità della Tana, poiché non voleva allontanarsi troppo da quei genitori che, non troppo tempo prima, avevano perso uno dei figli. Bill e Fleur si erano trasferiti a Shell Cottage, Charlie era ritornato in Romania e Percy viveva a Londra con la moglie Audrey. George, dopo aver trascorso qualche settimana alla Tana conseguentemente alla scomparsa di Fred, era tornato a vivere a Diagon Alley, vicino al negozio ormai solo di sua proprietà. Hermione e Ron, dopo qualche mese trascorso in Australia per andare a recuperare i signori Granger e sciogliere l’incantesimo su di loro, avevano trovato una piccola villetta sempre nel Devonshire, a Plymouth, in modo da poter raggiungere comodamente sia Molly e Arthur, che Harry e Ginny, per quelli che pensavano sarebbero stati meravigliosi aperitivi e cenette sfiziose, ma che nel giro di pochi anni divennero compleanni pieni di marmocchi urlanti e sghignazzanti.

Meno male che avevano deciso di stabilirsi vicino ai signori Weasley, loro sì che avevano dato loro un gran supporto e aiuto nell’essere genitori. Ogni tanto Ginny ed Harry giuravano che avrebbero volentieri affrontato una terza e pure una quarta Guerra dei Maghi, pur di prendersi un mesetto di ferie dalla genitorialità del trio funesto e da Teddy. Ogni weekend estivo, il figlioccio di Harry e sua nonna Andromeda andavano a trovarli e rimanevano per il weekend.

Teddy era già un ragazzo in età scolastica e i piccoli Potter lo attorniavano per tutte le 48 ore che passava a casa loro, chiedendo avidi informazioni di quel posto meraviglioso che era la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Teddy rispondeva con dovizia di particolari ai loro quesiti e smetteva solamente quando Harry iniziava a lamentarsi dicendo che il figlioccio non stesse più respirando da tanto che lo facevano parlare e minacciando di scrivere alla preside McGonagall di non disturbarsi ad invitarli nella scuola scozzese, giacché loro ormai sapevano tutto del castello e delle materie. I bambini allora iniziavano a brontolare un poco, per poi ricominciare a mangiare ciò che la madre aveva preparato per cena, ma non prima di aver fatto promettere silenziosamente a Teddy di continuare a raccontare tutto non appena non fossero più stati a tiro di orecchie adulte.

Durante le feste comandate, l’intero clan Potter-Weasley-Granger e amici si riuniva. Lo scompiglio portato alla Tana era indescrivibile e nonna Molly ne traeva una gioia immensa. Quel luogo, quella casa, ricominciava finalmente ad animarsi di grida, risate e piagnistei, facendola tornare a quei momenti in cui tutti i suoi figli vivevano ancora sotto lo stesso tetto. Un po’ di malinconia le stringeva il cuore quando si soffermava sui ricordi di Fred da bambino, ma quel velo di tristezza aveva le ore contate: i piccoli nipoti, forse apposta o forse no, quando vedevano la nonna un po’ assente con lo sguardo, decidevano che era proprio ora di combinare uno scherzo o una marachella.

Molly sentì dei tonfi provenire dal piao di sopra e intimò con un urlo a chiunque stesse combinando qualcosa che non avrebbe dovuto, di smettere subito o, nel migliore dei casi, si sarebbe beccato una strigliata con punizione annessa. Poi tornò a mescolare l’intingolo dall’odore delizioso che quella sera per cena avrebbe abbinato ai suoi famigerati Yorkshire Pudding e sorrise. Essere nonni era una gioia.

Nell’udire l’urlo della nonna, uno spaventatissimo bambino di cinque anni, dai capelli ovviamente rossi, emise un gemito e sibilò: “Lily, non credo che dovremmo continuare…”
Lily Potter sporse il mento in fuori con una fierezza comica se abbinata ai suoi cinque anni e, dopo essersi portata le mani sui fianchi in una meticolosa imitazione di sua madre, disse: “Senti un po’, non fare il pisciasotto ora, io sono qui per aiutarti, Hugo.”
Hugo annuì mestamente, d’altronde aveva ragione Lily. Sospirò e continuò a guardare Lily che riempiva le scarpe di sua cugina Rose di Caccabombe.

Così crebbe Lily Potter: in mezzo ad una famiglia numerosa, per cui aveva imparato ad essere discreta; attorniata da cugini e frtelli più grandi con caratteri decisamente forti, che le avevano insegnato a non tirarsi mai indietro e a non aver paura; cresciuta da un Potter e una Weasley, cosa che le aveva permesso di sviluppare una grandissima curiosità per cose bizzarre o pericolose, un talento particolare nel cacciarsi nei guai e un’insaziabile e onnipresente voglia di torta di mele di nonna Molly.

   
 
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