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Autore: DanzaNelFuoco    20/02/2020    4 recensioni
COW-T #10: mitologia greca
BakuDeku
La Percy Jackson!Au (liberamente ispirata) di cui nessuno sentiva la necessità
no quirk, Bakugou Katsuki swears a lot
--- La questione è - o per lo meno dovrebbe essere - che a Bakugou non frega un cazzo di Midoriya.
Questo non gli impedisce però di afferrarlo per un braccio e trascinarlo in un angolo non appena lo vede camminare, sperso, tra i tavoli del refettorio.
“Cosa cazzo ci fai qui?”
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Boku no Hero Academia
Ship: Bakugou Katsuki/Midoriya Izuku
Rating: Safe
Challenge: COW-T, week 3, m2
Prompt: Mitologia Greca
Wordcount: 2000 



 

La questione è - o per lo meno dovrebbe essere - che a Bakugou non frega un cazzo di Midoriya. 

Lui lo ha sempre saputo chi era, sua madre glielo aveva detto appena era stato in grado di comprendere questioni leggermente più delicate. 

Non che lei glielo abbia detto con delicatezza. 

“Tuo padre è sempre tuo padre,” gli aveva lanciato addosso un giorno, con la stessa nonchalance con cui gli avrebbe chiesto di andare a comprare un caspo di insalata, “ti vuole bene - e se sento una sola parola contro di lui ti disfo nello stesso modo in cui ti ho fatto, chiaro?”

Katsuki aveva annuito, chiedendosi dove diamine volesse andare a parare la vecchia gallina. 

“Ma i tuoi geni sono di un altro uomo.”

“Uhm?”

“Tuo padre non è il tuo padre biologico.” 

“Sono stato adottato?”

“Ma no, deficiente, ti ho avuto da un altro uomo.” 

“Ma papà -”

“Lo sa e non gli importa. Sei suo figlio.” 

“Perché me lo stai dicendo?”

“Perché i tuoi geni avranno delle conseguenze.” 

Così Bakugou Katsuki aveva scoperto di essere figlio di Ares. 

Non che non ci sia voluto parecchio a convincerlo, ma alla fine ce l’aveva fatta farglielo capire.  

Mostri sarebbero venuti per lui e sarebbe vissuto nel pericolo - “che vengano, li ucciderò tutti!” aveva replicato Katsuki con un sogghigno maniacale   Mitsuki aveva sperato che tutta la confidenza che aveva nelle sue abilità fosse ben riposta - ma non si sarebbe dovuto preoccupare perché avrebbe ricevuto un addestramento. Per quanto genitori assenti, gli Dei non amavano particolarmente l’idea di vedere i loro figli inconsapevolmente trucidati, per cui era stato fondato il Campo Mezzosangue.

Katsuki non vedeva l’ora di frequentarlo. 

Poco importava che avrebbe dovuto dire addio ai suoi amici. A Bakugou non fregava niente di loro comunque.

“Nemmeno di Izuku?” aveva chiesto a colazione suo padre con il sorriso di qualcuno che la sua lunga e Mitsuki quasi si era strozzata con il caffè che stava trangugiando. 

“Che cazzo me ne frega di quel coglione di Deku!” Era esploso Katsuki e Masaru aveva ridacchiato nascondendo il viso nella tazza, riuscendo solo a far irritare il figlio ancora di più. 

Perché Katsuki si era detto e ripetuto - e quasi si era convinto - che di Deku non gliene fregasse un cazzo. 

E così era, quella mezza sega era solo un sassolino lungo la strada che lo avrebbe condotto al suo futuro e Bakugou lo avrebbe calciato via perché nulla gli avrebbe impedito di diventare il più grande Eroe della sua generazione. 

Così la questione è - o dovrebbe essere - che a Bakugou non frega un cazzo di Midoriya e nemmeno lo saluta il giorno in cui parte per il Campo Mezzosangue, pensione completa per l’intero anno accademico, altro che campo estivo. 

E non è assolutamente vero che prova una fitta al petto, sottile come un dardo di Apollo, al pensiero di non rivederlo più, di averlo lasciato senza nemmeno un “addio, sfigato”. 

Perché a Bakugu Katsuki non frega un cazzo di Midoriya Izuku. Assolutamente un cazzo. 

Questo non gli impedisce però di afferrarlo per un braccio e trascinarlo in un angolo non appena lo vede camminare, sperso, tra i tavoli del refettorio. 

“Cosa cazzo ci fai qui?” 

“Kacchan!” Il viso di Midoriya si illumina. “Ci sei anche tu!” 

Katsuki rimane senza parole per un istante, che diamine! Izuku non dovrebbe affatto sorridere in quel modo.

“Ti ho fatto una domanda!” 

“Sono stato attaccato da un mostro!” Izuku esclama entusiasta, troppo entusiasta per uno che ha rischiato la morte. “A quanto pare mio padre è un Dio del Pantheon greco!” 

Nella testa di Bakugou i pezzi del puzzle si uniscono alla perfezione. Perché il padre di Midoriya non c’è mai stato, mai, nemmeno in una foto e sì, ha tutto molto senso, che sia Deku con il genitore assente il figlio di un dio - molto più che scoprire che sua madre e suo padre avevano incontrato due dei greci a passeggio un pomeriggio, comunque. 

Ma il fatto, la rivelazione, è che Izuku è come lui, lo è sempre stato e non c’è mai stato bisogno di tenerlo lontano per proteggerlo. Anzi a giudicare dal fervore con cui si sta lanciando a raccontare dell’Idra, la stessa che aveva attaccato Bakugou una settimana prima, che stava per farlo fuori prima che arrivasse il signor Toshinori a salvarlo… 

“Il signor Toshinori? Cioè, l’Eracle in carica per questa generazione? Che cazzo ci faceva vicino a casa tua?” 

“Sì, lui! Ha detto che stava inseguendo l’Idra!” Izuku si stringe nelle spalle. “Io ci sono capitato solo in mezzo! Poi quando mi ha salvato si è reso conto che ero anche io un figlio degli dei, perché altrimenti l’Idra non mi avrebbe mai attaccato. Ed è stato meraviglioso! Avresti dovuto vederlo, non ha nemmeno provato a tagliargli la testa, sapeva già benissimo che sarebbe ricresciuta doppia allora lui ha usato la stessa tecnica che il primo Eracle aveva usato con il Leone di Nemea e -”

“Woah, frena! Come cazzo è che fai a sapere tutte queste?”

“Il signor Toshinori mi ha riportato a casa e ha spiegato tutto a mia madre. Lei ha detto di aver sempre saputo che non poteva essere di questa terra! Poi mi hanno dato dei libri da leggere e, Kacchan! Non potevo non informarmi, no?” 

Katsuki lo guarda con occhi sgranati, perché a lui ci sono voluti mesi per imparare di Eracle e l’Idra e gli dei e tutti quei miti che aveva sempre ritenuto stronzate, perché andiamo, a chi in Giappone interessa dell’Antica Grecia? E quell’idiota di Deku in una settimana gli sta già snocciolando l’intera Teogonia di Esiodo usando per la metà termini greci. 

“E quindi di chi sei figlio?” Katsuki lo interrompe prima che la testa gli esploda 

“Non lo so,” Izuku abbassa la testa, sconfortato. “Dicono che non sempre gli Dei riconoscono i propri figli. Alcuni vivono la loro intera vita senza sapere chi sia il genitore.” 

“Ma è una merda!” 

“È il volere degli dei.” 

“Solo se sono degli stronzi!” 

“Kacchan!” Izuku lo riprende, ma a Katsuki non importa un bel niente, possa pure fulminarlo Zeus, non si metterà a infiocchettare i suoi discorsi solo per non offendere qualche imbecille che non conosce la contraccezione. 

“Non rompere i coglioni. È vero!” 

Izuku si torce le mani, imbarazzato, “Quindi…. Quindi tu sai chi è tuo padre? O tua madre?” 

“Ares,” Katsuki sbuffa, come se non fosse una gran cosa. Non che suo padre lo abbia ufficialmente riconosciuto, ma se non altro il fatto di aver sbandierato a sua madre chi fosse fin dal principio lo rende una vuota formalità. 

“Oh,” Izuku sembra deluso, ma che cazzo vuole -? “Quindi suppongo tu abbia già il tuo tavolo. Io… ehm, ecco, sì, ti lascio andare da loro, dai tuoi… ehm, fratelli? Fratellastri? Comunque… ecco sì, forse è il caso che vada al mio tavolo, non ti… non ti darò fastidio.” 

Bakugou occhieggia il tavolo dei non reclamati, di quelli che ancora aspettano vacuamente che il loro divino genitore si degni di dar loro un cenno. 

“‘Fanculo, andiamo.” 

“Eh?!” Uno stridio esce dalla bocca di Midoriya, ma Bakugou lo sta già trascinando verso il tavolo dei nomen nescio - e ‘fanculo il greco - sedendosi accanto a lui. 

“Davvero?” Izuku lo guarda con tanto d’occhi, due pozzi di smeraldo pieni di incredulità e speranza. “Ma io pensavo… pensavo?” 

“Che ti odiassi?” 

“Sì.” 

Bakugou si stringe nelle spalle e borbotta un “no” prima di attaccare il suo pranzo, senza guardarlo in faccia, mentre il resto della mensa prosegue la propria vita inconsapevole della scossa alle fondamenta dell’intera esistenza di Bakugou e Midoriya. 

“No?” C’è così tanta speranza nel suo tono… 

‘Pandora,’ pensa Katsuki, ‘non ha senso, ma deve essere figlio di Pandora.’

Il suo primo istinto è quello di ignorarlo, insultarlo per farsi lasciare in pace, ma… ma ora tutta questa merda - eroi, mostri e divinità - farà parte del suo mondo a prescindere da Bakugou e non c’è davvero niente da cui doverlo tenere lontano. 

“No” conferma Katsuki, incontrando i suoi occhi per dimostrargli di essere sincero e pentendosi all’istante. Izuku gli sorride, il volto che si illumina e Bakugou sente la familiare fitta al petto che lo ha accompagnato per tutta la vita e che è diventata più insistente con la pubertà. ‘Apollo,’ cambia idea, ‘non può essere che figlio del sole.’

Ma poi chi se ne frega, si dice. L’unico che ci perde lì è suo padre. 

Il pensiero non fa in tempo a formarglisi in testa che fuori tuona. 

Poi, dal nulla, sulla fottuta spalla di Izuku si appollaia una fottuta aquila. 

“Ma non è possibile!” Si leva un mormorio dalla sala. 

“I tre Dei maggiori hanno un patto!” 

"Un patto?"  

“Che patto?

“Hanno decretato di non fare più figli!” 

“E da quando in qua Zeus è in grado di tenerselo nelle mutande?” 

L’aquila si gira di scatto verso la voce che ha parlato e il ragazzo, Monoma qualcosa, un’idiota di Hermes, chiude la bocca. 

L’intera sala in realtà si rende conto che più che un segno, quello potrebbe essere lo stesso Zeus e il silenzio scende progressivamente. 

Ora tutti stanno fissando l’uccello regale. 

La testa del rapace gira lentamente sul suo collo e gli occhi dorati osservano tutta la sala prima di fermarsi sul figlio di Ares che lo aveva insultato non più di cinque minuti prima. 

“Non lo so se mi piaci per mio figlio, Bakugou Katsuki,” gracchia l’aquila e Katsuki fatica a sostenere il suo sguardo. 

Nessuno ha mai detto che fosse facile affrontare una divinità. 

“Uhmf. Almeno hai le palle, sarebbe potuta andare peggio.” 

Bakugou pensa di non essere mai stato tanto imbarazzato in vita sua, e poi che cazzo vuole questo da lui e Deku? Mica starà insinuando…

Un fischio un giro di applausi si levano dal tavolo di Afrodite e Midoriya diventa ancora più rosso e Bakugou sente la necessità di salvarlo - dannazione a lui e alle sue stupide adorabili lentiggini! - così apre la bocca prima ancora di aver ragionato su quanto sia probabile che Zeus lo fulmini lì all’istante nonostante gli abbia accordato una sorta di benedizione. 

“Ma che cazzo vuoi da noi?” 

Di nuovo sulla sala cala il silenzio, a malapena interrotto dai sussurri di quegli stronzi al tavolo di Dioniso che stanno scommettendo con quelli di Hermes in quanto tempo Bakugou si ritroverà un mucchietto di cenere sul pavimento. 

L’aquila stringe gli occhi a due fessure - Bakugou sente un rivolo di sudore scivolargli lungo la colonna dorsale, ma stringe i denti e i pugni e si rifiuta di distogliere lo sguardo - e… ride. 

È un verso strozzato e acuto, ma indiscutibilmente una risata. 

Dracme passano di mano e quell’imbecille di Kaminari ridacchia un “lo sapevo che Bakubro non si sarebbe fatto ammazzare!” 

Katsuki è troppo disorientato per prestarci la dovuta attenzione - più tardi dovrà ricordarsi di farli esplodere, loro e il loro intero dormitorio per buona misura. 

“Ragazzo, avresti più fortuna a fare il finto tonto se solo non vi avessimo osservato per tutta la vita. Sapeste le scommesse che girano da anni su voi due all’Olimpo! Hera non ne può più!” Zeus spalanca gli occhi. “Uhm,  figliolo, ecco, a tal proposito, vedi di non farti vedere troppo in giro da Era e per il resto dovrebbe andare tutto bene. Ora devo proprio andare!” 

In un lampo l'aquila è sparita e tutti stanno parlando di loro come se non fossero nemmeno presenti. Izuku ha raggiunto un colore inquietante, Katsuki sta per esplodere letteralmente e se sente un altro fischio di incoraggiamento l’omicidio potrebbe diventare una buona opzione. 

“Andiamo!” Lo trascina via, e poco importa se poi parleranno e alla fine avranno ragione i figli di Afrodite. 


 

(Più tardi, Kaminari, quella zecca di Hermes che gli si è appiccicata e non vuole levarglisi di dosso perché ha deciso che ‘lui ha bisogno di amici’, gli dà di gomito e ride. 

“Lo sai che tecnicamente è tuo zio, vero?” 

“Ma vaffanculo!”)

  
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