Anime & Manga > Slam Dunk
Ricorda la storia  |      
Autore: Ghostclimber    21/02/2020    2 recensioni
Nobunaga Kiyota si strugge, si strugge... ma a volte bastano un dolce e un inaspettato alleato per tornare sereni.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nobunaga Kiyota, Shinichi Maki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vorrei che scoppiasse un bel temporale, proprio adesso.

Lo so, non c'è la minima speranza che accada: quando sono andato a dormire, il cielo era terso e si vedevano così tante stelle che non sembrava nemmeno di essere in città. Ma tant'è, questo non mi impedisce di desiderarlo.

Lo vorrei perché mi piacciono i temporali, sono turbolenti come me, e mi piace stare sdraiato ad occhi aperti, al buio, a sobbalzare ad ogni lampo e contare i secondi che lo dividono dal tuono, e poi ascoltare il cupo crepitio delle nuvole che si scontrano l'una con l'altra. Adoro quei tuoni che sembrano squarciare il cielo, quelli così vicini che si sentono vibrare i vetri e il letto sembra tremare sotto al mio corpo.

Mi distraggono, ecco.

Zittiscono quell'angosciante, incessante chiacchiericcio della mia mente, che rivive le giornate appena trascorse e mi suggerisce mille e più modi in cui avrei potuto cambiare la mia sorte ed arrivare all'ora di andare a dormire felice e realizzato, invece che stanco e preda di un disprezzo inesauribile nei miei stessi confronti.

Io, Nobunaga Kiyota, sedicente Matricola d'Oro del campionato interscolastico, non valgo nulla.

Sono capace di giocare a basket, questo sì, ma che gusto c'è se non riesco a condividerlo con nessuno? Che scopo ha, se sono solo io a cantare le mie stesse lodi? Perché proseguire, se alla fine di ogni allenamento mi guardo alle spalle e scopro di non essere riuscito a mettermi in luce quanto avrei potuto? Quante volte penso alle mie azioni in campo e mi dico che avrei potuto, avrei dovuto, fare un altro tipo di azione, un'intrusione più decisa, che avrei dovuto evitare di perdere tempo e concentrazione con le mie baggianate... ma la verità è una, e fa schifo: non sono capace di evitare di fare il buffone, perché in fondo in fondo sento di non valere nulla e per farmi notare posso solo mettermi il mio cappello da giullare e ballare la mia folle danza fin quando qualcuno non ne ha abbastanza di me.

Lo faccio per farmi notare, non perché sono un imbecille.

Per farmi notare da lui.

 

Il sonno tarda ad arrivare, sono nervoso. Domani partiremo per Hiroshima, diretti ai campionati nazionali. È la prima volta, ardo dalla voglia di fare bella figura e mi irrigidisco al solo pensiero che fin quando non finirà quest'avventura sarò a poca distanza da lui per ventiquattr'ore al giorno. Condivideremo tutto, non solo gli allenamenti ma anche i pasti, il tempo libero, il sonno. Cielo, spero ci sarà qualche temporale, altrimenti non riuscirò a dormire un solo minuto sapendo di essere sotto al suo stesso tetto.

Forse nella stessa stanza.

Un fremito mi coglie il basso ventre. Ecco, potrei farmi una sega, di solito mi aiuta a rilassarmi. Pensando a lui... ma no, non posso.

La mia mano scende ad afferrarmi il pene. È ancora molle, ma sono sicuro che con un paio di colpetti ben assestati riuscirò a rianimarlo: se c'è una cosa in cui Nobunaga Kiyota eccelle, è il movimento di polso, sia nel basket sia in camera da letto.

Cerco di figurarmi una scena vaga, qualcosa di rapido, voglio venire e voglio farlo in fretta, così poi potrò arrendermi all'oblio del sonno: domattina la sveglia suonerà alle cinque, e voglio arrivare in stazione bello riposato.

Immagino di essere in un locale, tutto solo, mi visualizzo splendido e malinconico, misterioso nella luce soffusa dei pochi neon, mentre scruto una band che si esibisce sul palco. Un ragazzo si siede al mio tavolo e con voce calma e profonda chiede: -Sei qui tutto solo, Nobunaga?

 

Gemo, mentre il vago irrigidimento che avevo cominciato a percepire sfuma.

No, non lui, non posso insozzare la sua immagine così.

Lui è puro, lui è indomito, lui è forte come il tuono e brillante come il lampo, lui è... il mio capitano.

La mia mente si sdoppia.

Da una parte, Shin'ichi Maki mi si avvicina con le labbra protese in un locale semibuio, mentre dall'altra mi scruta severo. Nei suoi occhi leggo da un lato lussuria inestinguibile, dall'altro vedo solo disprezzo.

Un'altra persona. Mi serve un'altra persona.

Jin? Cacchio, no, è il mio migliore amico! Credo. Sì, insomma, è sempre disponibile ed è l'unico con cui riesco a parlare senza dover per forza sparare cazzate, quindi credo di sì.

Certo che di questo passo la sega riuscirò a farmela nel duemilacredici.

Sakuragi? Mapperlamordelcielo! Quella scimmia megalomane, mai e poi mai!

Rukawa? Beh, lui è carino, ma è così freddo che mi si ghiaccerebbe il cazzo se lui lo toccasse... e poi brr, ha quell'aria da sociopatico che in segreto è un serial killer! No, no, non ce la farei mai.

Bene, a questo punto mi devo correggere: non nel duemilacredici, questa sega me la farò nel duemilaMAI!

Rinuncio, mentre sento la voce di Maki dire: -Sei stanco, Nobunaga. Esci dal campo.- sempre con quel suo tono inamovibile. Era un ordine chiaro e netto, ma non una grazia, bensì una punizione. Come al solito, oggi mi sono distratto mentre ci allenavamo, e lui ha finto di credere che fosse solo una questione di stanchezza. Ho disubbidito, mi sono schernito e ho negato di essere stanco, perché uno one on one con il mio amato capitano non è una di quelle cose che capitano tutti i giorni. Sentire il calore della sua pelle così vicina alla mia, il fuoco che arde in lui... oh, come vorrei aver avuto il coraggio di commettere fallo e cadergli addosso, ma non avrei avuto la forza di sopportare un rimprovero per la mia impulsività.

Oh, capitano, tu non sai nulla della mia impulsività e di quanto sono diventato bravo a controllarla. Se fossi davvero così impulsivo come credi, avrei già provato a baciarti, ti avrei seguito in doccia, avrei cercato di masturbarti e se tu ti fossi offeso ti avrei offerto il mio culo.

Sarebbe stata una mossa interessante, vero? Un modo come un altro per farsi sbattere fuori dalla squadra e farsi prenotare per una serie di incontri con uno psicologo, perché nessuno al mondo può comportarsi così senza avere qualche problema mentale.

Ma io ne ho coscienza, almeno quello.

Non dico che non lo farei, anzi: se fossi assolutamente certo di non andare incontro a conseguenze mi avresti già trovato chino su una panchina, le mani a divaricarmi le natiche. Ma so che non è un comportamento adeguato, e perciò mi trattengo.

Impulsivo.

Questo è l'aggettivo che usi più spesso per descrivermi, spesso preceduto da un “troppo”. Oh, capitano, se sapessi... se solo sapessi...

 

Il sonno se n'è andato.

L'eccitazione da “non ho di meglio da fare se non una sega” anche.

Non si può mai essere certi di nulla, ma ho il tremendo sospetto che domani mi presenterò al binario come uno zombie, occhiaie fino ai piedi e zero energia.

E, matematico, mi beccherò una strigliata dal capo. Spero almeno che Jin dorma bene, quando è sveglio mi difende sempre e so già che domani non avrò la forza di farlo da solo.

 

Mi stavo giusto addormentando, finalmente, quando la maledetta sveglia si è messa a suonare.

Mi tiro seduto, con fatica; sono così esausto che baratterei volentieri la vittoria ai campionati interscolastici con un pisolino, e non m'importerebbe neanche di dover subire la vista della scimmia rossa che si pavoneggia davanti alle telecamere mentre io covo l'umiliazione della sconfitta dalla mia stanzetta. Davvero, ho un sonno che potrei anche morire.

-Nobuchan!- chiama mia mamma dalla cucina, e come diavolo fa ad essere già bella pimpante a quest'ora senza dio?

-Eh!- rispondo, e ahia. Mi fa male la testa, mi sembra che il cervello mi si sia gonfiato nel cranio, e il mio urlo è rimbombato in tutti gli angoli. Manca poco che faccia l'eco.

-Sono le cinque e venti, vuoi alzarti dal letto sì o no? Il treno parte tra un'ora!- maledizione, questo significa che me ne sono stato venti minuti con le chiappe in terra a pensare al nulla che c'è nella mia stupida testa? Porca di una miseria!

-Arrivo, faccio una doccia!- rotolo giù dal futon, sperando che la testa non mi si stacchi dal collo, e mi ficco senza darmi preavviso sotto il getto gelido. Per poco non urlo al contatto della pelle ancora calda di letto con l'acqua fredda, ma cerco di trattenermi: mamma potrebbe spaventarsi.

Dopo un po' mi sembra di aver ritrovato un minimo di lucidità mentale e finalmente posso scendere a fare colazione. Peccato che mi si stringa lo stomaco appena mi siedo.

-Nobuchan, non stai bene?- mi chiede la mamma.

-Ecco, io... sono un po' nervoso.- ammetto, anche se non le dirò mai il vero motivo del mio nervosismo. Jin è l'unico che abbia dei sospetti, una volta me l'ha chiesto esplicitamente, ma non ho voluto dirgli nulla e lui, sia benedetto, ha rispettato la mia decisione.

-Oh, il mio pulcino!- la mamma si alza e mi stringe in un abbraccio; sono ancora seduto, e il conforto del suo seno morbido contro la testa è indescrivibile. Mi sento improvvisamente terrorizzato alla prospettiva di allontanarmi da lei, come se fossi al primo giorno di asilo invece che un sedicenne pronto ad imbarcarsi in una grande avventura. E non ho neanche le energie per oppormi a me stesso, per ripetermi che io sono Nobunaga Kiyota, matricola d'oro del Kainan, sono un campione, sono... beh, comincia per c e fa rima con campione, ma la parola è un po' diversa.

La mamma si stacca da me e mi prende il viso tra le mani; mi schiocca un bacio sulla fronte e mi dice: -Andrà tutto alla grande, Nobuchan. Il mio bambino è un campione!- la sincerità e l'aspettativa che leggo nelle sue parole sono così forti che non posso fare a meno di sorridere.

Va bene che la mamma è tenuta per contratto a supportarti, ma la mia non ha mai avuto paura di darmi dell'imbecille... e anche se poi mi ha quasi sempre lasciato fare di testa mia, di solito quando prevedeva che sarebbe finita male era esattamente quel che succedeva.

La abbraccio di nuovo, veloce, perché ormai devo sbrigarmi se voglio prendere il treno, e poi mi alzo da tavola. -Mi prometti che mangerai un boccone sul treno?- chiede.

-Certo, mamma!- rispondo, ma so di mentire. Non mi porterò da mangiare da casa per un viaggio di quattro ore e poco ma sicuro non farò la figura dell'ingordo a comprarmi del cibo se per caso dovessero venderne sul treno.

Mi dirigo all'ingresso, mi lascio schioccare un altro bacio dalla mamma, prendo i bagagli ed esco. Ogni passo è più faticoso del precedente, ma so che lei è alla finestra e mi guarderà fin quando non scomparirò dalla vista, per cui mi impongo un passo baldanzoso.

-Ehi, Nobunaga!- mi richiama la voce di Jin, che arriva di corsa con la valigia che gli sbatacchia contro una gamba e il borsone che rimbalza sulla schiena.

-Ehi, Jin!- rispondo. Sono felice di vederlo, almeno non entrerò in stazione da solo, e sono felice di avere una scusa per rallentare il passo: la corsa così carico gli ha fatto venire un po' di fiatone.

-Tu hai dormito, stanotte?- mi chiede, tra un respiro e l'altro.

-Macché, neanche un minuto!- rispondo. Avrei potuto mentire, ma Jin ha la vista acuta e un radar infallibile per le bugie. E credo mi si legga in faccia che non ho chiuso occhio.

-Mi ero dimenticato di consigliarti di prendere qualcosa, anch'io l'anno scorso non ho chiuso occhio per l'emozione!

-Dormirò sul treno, per un campione come me quattro ore bastano e avanzano!- mi vanto, e Jin ride. Per un po' proseguiamo in silenzio, poi lui mi chiede: -Sei sicuro di star bene? E non rispondermi di sì perché ti legno, sappilo.

-Non sto bene.- ammetto, -Ma non mi va di parlarne. Starò bene, davvero.

-È per Maki?- chiede, e io come un cecchino mi guardo intorno per controllare che nessuno abbia sentito quel che Jin mi ha chiesto senza nemmeno premurarsi di abbassare la voce.

-Ma che, sei scemo?!

-Intendo dire che ieri ti ha torchiato un po', mi è sembrato molto severo... immagino che tu ti sia chiesto se vali davvero quanto pensi.

-Ah, ecco! Ma naturale, non poteva essere altro!- Jin non mi guarda, continua a camminare bello tranquillo agitando la valigia avanti e indietro come se fosse Cappuccetto Rosso col cestino per la nonna. Un po' lo invidio e un po' lo detesto, mi ha fatto prendere un colpo.

-Comunque sappi che sei un ottimo giocatore. E migliorerai ancora e ancora. E Maki lo sa, è per questo che ti tortura più degli altri. Lui ti stima molto.

-Mh...- mi mantengo sul vago, anche se questa ultima uscita di Jin mi intrappola di nuovo il cervello in un vortice. Io speravo di attirarlo per motivi che andavano oltre al basket, ma forse è una buona cosa per uno che ama così tanto lo sport provare ammirazione per la mia bravura. Potrebbe essere come mettere un piede nella porta, aprendomi così la strada ad una conoscenza più intensa e intima, oppure potrebbe essere qualcosa di perfettamente inutile e fine a se stesso, una reciproca ammirazione come quella tra Uozumi e Akagi, che non porterà mai a nessun tipo di relazione sentimentale.

Rabbrividisco.

Nessuna a cui io abbia voglia di assistere, almeno, immaginare quei due che si baciano e poi fanno zozzerie è una cosa davvero...

-E lui ti piace.- la voce di Jin mi ripesca dal vortice di atrocità in cui sono piombato.

-Lui chi?- chiedo.

-Maki.- mi blocco di colpo, lui continua per altri due passi poi si gira a guardarmi: -Non negarlo, Nobunaga, è chiaro come il sole. Lui ti loda, tu ti riempi di cuoricini volanti e fai una faccina da cucciolo felice. Lui ti rimprovera, tu fai gli occhioni tristi e per il resto della giornata sei triste. E lo vedo come lo guardi sotto la doccia.

-Jin...

-Sì?

-Corri.- senza preavviso, spinto solo dall'istinto “attacca e fuggi”, mi metto a rincorrere quel bastardo che giusto ieri sera ho definito mio migliore amico. Ho intenzione di ucciderlo e nascondere il suo cadavere, poi andare in stazione e dimenticarmi di quel che mi ha sbattuto in faccia. Ma lui è veloce, e a quanto pare ha più energie di me perché scatta come un dannato capriolo cocainomane; lo rincorro lungo le scale del sottopasso che porta in stazione, prima in giù e poi in su. Agli ultimi gradini comincio ad avere la vista appannata, ma adesso non ha scampo: non può certo buttarsi sotto un treno per scapparmi, ma io ce lo posso scaraventare sotto.

Oh, sì che posso.

Salgo l'ultimo scalino con la testa alta e mi schianto contro un muro umano; comincio a cadere all'indietro, poi la mano di Maki si chiude sulla giacca della mia divisa.

Mi correggo.

Oh, no che non posso.

Jin si è astutamente nascosto dietro a Maki, che seda le mie velleità guerrafondaie con un semplice: -Nobunaga, piantala. Neanche arrivi e già ci metti in imbarazzo.

-Capitano, Jin ha detto che...- mi interrompo. Se riferissi le parole di Jin, sarei all'inferno. Di certo qualcuno mi chiederebbe se davvero sono finocchio, oppure riderebbe di me, o peggio ancora Maki stesso liquiderebbe la faccenda come una stupidaggine, distruggendo ogni mia speranza.

-Sì, cos'ha detto Jin, Nobunaga?- chiede Jin stesso, e mi domando vagamente come mai stamattina abbia tutta questa voglia di farsi spaccare la faccia.

-Niente...- bofonchio. Maki mi strappa il borsone dalla spalla, lo poggia a terra insieme alla mia valigia e mi prende da parte: -Nobunaga, sarò molto chiaro con te. Non tollero che tu tratti in questo modo un tuo senpai. Che diavolo ti prende, ultimamente?

-Capitano... io...

-SONO ARRIVATO!- sbraita la voce di Sakuragi. Per un attimo credo che sia un'allucinazione da fame, poi vedo la sua faccia stupita e sperduta e scoppio a ridere: -AHAHAHA! Hai sbagliato binario, idiota! Lo Shohoku è di là!- Sakuragi strilla e corre via. Forse sono un po' isterico, perché continuo a ridacchiare.

Poi colgo lo sguardo di disapprovazione di Maki, e il sorriso mi muore sulle labbra. Chino il capo, felice se non altro che Sakuragi non possa vedermi mentre vengo strigliato dal capitano, e mi sento morire un po'. Ho quasi voglia di millantare un'improvvisa influenza intestinale, tornarmene a casa e piangere tutte le mie lacrime.

-Ehi, Maki!- è la voce di Jin, ma io non alzo lo sguardo, -Non lo starai rimproverando? Guarda che prima stavamo scherzando, non mi stava mancando di rispetto.- il suo intervento mi commuove a tal punto che sento le lacrime inondarmi gli occhi, e tengo la testa bassa perché Maki non se ne accorga. Lo sento chiedere se è davvero così, ma non so a chi si rivolga. Non rispondo.

Una mano mi prende per il polso e mi trascina ancora un po' più lontano, poi mi ritrovo contro un ampio petto a bagnarlo di lacrime.

È troppo largo per essere il petto di Jin, e io mi sento morire per essermi mostrato così debole di fronte a Maki; tuttavia non riesco a smettere.

-Dai, adesso calmati, Nobunaga. Va tutto bene.- mi dice la sua voce calda, e all'improvviso mi rendo conto che a breve dovremo tornare dagli altri, e che io dovrò mostrare la mia brutta faccia gonfia e arrossata, e tutti capiranno che ho pianto, e mi umilieranno, e lo Shohoku ci sentirà dall'altro binario, e...

Maki mi ha preso il volto tra le mani. I suoi occhi si conficcano nei miei, e la sua voce mi penetra la mente: -Sei un campione, Nobunaga. Non c'è bisogno di essere così teso. È chiaro?- annuisco, il volto ancora stretto tra le sue mani.

Lo amo, porca miseria.

-Forza, torniamo dagli altri.- Maki mi batte una pacca tra le scapole e mi trascina dove gli altri ci stanno aspettando. L'imbarazzo nei loro occhi è palese, e Jin è quasi affranto per essere stato la causa involontaria di questa mia crisi. Maki mi lascia andare e attacca bottone con il coach, e io mi ritrovo con il braccio di Jin sulle spalle e la sua voce in un orecchio: -Non dovevo dire quelle cose. Ti chiedo scusa, Nobunaga.

-Non importa. Erano vere.- rispondo, gettando al vento quel poco di orgoglio che mi resta.

Una mano mi tira una pacca sulla schiena: -Ehi, Kiyota. È normale essere nervosi, la prima volta. Vedrai che andremo alla grande!

-Takasago san?- chiedo, attonito. Non mi ha mai dato confidenza prima d'ora.

-Finalmente è bello vedere che sei umano, piccoletto.- aggiunge Muto con un mezzo sorriso.

Dall'altra parte del binario, Akagi sta prendendo Sakuragi a cazzotti in testa.

-Merda, ma ce li dobbiamo ritrovare sul treno?- chiede Takasago.

-Se sono nel nostro stesso vagone, io mi chiudo al cesso e non esco finché non siamo arrivati.- mugugna Muto. Sakuragi, nel frattempo, sbraita a pieni polmoni.

 

Finalmente il treno accosta, in perfetto orario. Lasciamo scendere qualche pendolare, poi saliamo uno ad uno. Io seguo la confortante mole di Maki, che appena salito si volta verso di me e mi prende per la nuca: -Nobunaga, tu con me. Voglio tenerti d'occhio, prima che attacchi briga con Sakuragi.

-Capitanooo!- gemo. Quattro ore da solo con lui, porca miseria, non sopravviverei all'imbarazzo! E se devo andare in bagno? E se mi addormento e sbavo? E se mi addormento, mi appoggio a lui e poi sbavo? E se russo? E se poi mi sveglio con l'alito assassino?

-Niente storie, Nobunaga. Qui.- Maki mi scaraventa su un sedile dal lato del finestrino, poi si siede in quello a lato. Il calore del suo fianco è intossicante, lui è un energumeno e la sua coscia preme contro la mia; io non posso spostarmi, sono già schiacciato contro la parete del treno. Uno scossone, mentre il mezzo parte, e adesso ho anche il braccio appiccicato a quello di Maki.

Il viaggio durerà esattamente altre quattro ore e ventiquattro minuti.

Voglio morire.

-NAAAH! GORI, COSA TI HO FATTO DI MALE?!- sbraita Sakuragi, mentre Akagi lo trasporta letteralmente di peso, tenendolo per la nuca come se fosse un gattino; lo sbatte su un sedile di fianco a Rukawa, e io mi schiaffo le mani davanti alla bocca per trattenere una risata.

-Buono, Nobunaga...- mi intima il capitano, e nella mia ilarità riesco a lanciargli un'occhiata. Sembra incuriosito e allegro, e solleva un sopracciglio ricambiando il mio sguardo.

-EHI, CHE HAI DA GUARDARE, BRUTTA BERTUCCIA RACHITICA?!- mi urla Sakuragi.

-MA CHI STA GUARDANDO TE, SCIMMIA ROSSA?- ribatto, poi Maki mi appoggia una mano sulla coscia per impormi la calma e io vado in blackout mentale. Ho la fortissima tentazione di prendere quella mano e trascinarla verso l'alto per farmi palpeggiare il pacco, e lo sforzo di trattenermi è di certo visibile, perché Sakuragi urla: -CHE HAI, CRETINO, SEI STITIC... OH!- Rukawa gli ha mollato un pugno in faccia e Sakuragi se la prende con lui.

Che due idioti.

Ma in fondo dovrei ringraziarli, è grazie al loro involontario show che adesso non sto spiegando al capitano come mai mi sto strofinando la sua mano sul cazzo in tiro.

Un involto di carta oleata appare sotto al mio naso; da esso si spande un gradevole profumino che mi fa brontolare lo stomaco.

-Per me?- chiedo, alzando lo sguardo. Maki mi sorride: -Per te. Lo so che quando sei nervoso non mangi. Spero ti piacciano i melonpan.

-Io... sì, mi piacciono, capitano. Grazie, grazie davvero!- lo prendo con entrambe le mani. So già che me lo gusterò a piccoli bocconi: ho una fame tremenda, adesso che ci penso, ma voglio godermi la sensazione di mangiare qualcosa che Shin'ichi Maki ha comprato appositamente per me. Perché sa che non mangio quando sono nervoso. Perché ci tiene, forse?

-Scusami, se ultimamente sono stato un po' duro con te.- mi dice Maki, addentando a sua volta un melonpan. Mastica pensoso, in attesa della mia risposta.

-Oh, capitano! Non ti devi preoccupare, so che lo fai perché vuoi che divento bravo.

-Tu sei già bravo, campione.- mi scompiglia i capelli; un gesto un po' paternalistico, ma non gliene voglio male. È solo il suo modo di fare, e io adoro quando lo fa. È come una concessione senza pari, e nei giorni di sole riesco anche a convincermi che lo faccia perché gli piacciono i miei capelli.

Prendo un piccolo morso di melonpan e non posso evitare di sorridere. Poi il mio sguardo si posa sulla scimmia rossa.

Adesso sì che è rosso, penso mentre le sue guance sembrano sul punto di prendere fuoco. Rukawa si è addormentato e la sua testa si è reclinata sulla spalla di Sakuragi. Aggrotto la fronte mentre mastico, perplesso: mi sarei aspettato un'altra esplosione di urlacci, come minimo una manata sul bel faccino di Rukawa, invece Sakuragi esita.

-Dai, non fare niente, imbecille...- sento mormorare Maki, e mi volto a guardarlo. Finge di guardare il melonpan, ma sotto alla frangia vedo i suoi occhi alzati a fissare Sakuragi.

-Capitano?- bisbiglio.

-È dall'inizio del campionato che aspetto che quell'imbecille di Sakuragi si renda conto che gli piace Rukawa.- dice, come se niente fosse.

Io, per poco, non cado dal sedile. Comincio a fare come Maki, fingo di guardare il mio dolce ma in realtà fisso Sakuragi, che a quanto pare ha deciso di arrendersi. La testa di Rukawa riposa sulla sua spalla, e sotto al mio sguardo attonito Sakuragi gli accarezza il capo con la guancia; il suo ampio petto si alza, come se stesse respirando a fondo l'odore di Rukawa.

-Sì!- esulta sottovoce Maki.

-Non me ne ero mai accorto...- confesso; a fatica distolgo gli occhi da Sakuragi, che ha appena chiuso i suoi. Sembra godersi la consistenza della testa di Rukawa come cuscino.

-Oh sì. E ne ho avuto la conferma quando li abbiamo incontrati.- Maki si china verso di me per parlare a voce più bassa, e percepisco un lieve sentore di vaniglia nel suo alito: -Quando eri lì a pavoneggiarti con Sakuragi, lui ha detto che non sei tu la miglior matricola. Rukawa sembrava sul punto di avere un infarto, e quando Sakuragi ha aggiunto “sono io” ha fatto la faccia di uno che ha mangiato un limone. Ti ho trascinato via perché pensavo che Rukawa ti avrebbe ammazzato per aver attirato l'attenzione di Sakuragi.

-Ma dai, allora ho proprio le fette di salame sugli occhi...- bisbiglio, ed ecco di nuovo quella carezza che mi scompiglia i capelli: -Ma no, solo che stavi pensando al basket. E non stento a crederlo, vi ho proprio messi sotto torchio.

-Beh, ne è valsa la pena!- affermo, -Siamo primi e stiamo andando al campionato nazionale!- Maki mi sorride, mentre metto in bocca l'ultimo pezzetto di dolce.

-Posso dirti un'altra cosa, Nobunaga? Spero che tu non la prenda male.

-Dimmi, capitano.- rispondo, mentre sento il sorriso che mi scivola via dalle labbra. Mi aspetto che mi dica che la migliore matricola è davvero Rukawa, mi proietto in mente un film in cui mi alleo con la scimmia rossa per far fuori quell'arrogante, poi Maki parla: -Ti ho portato via anche perché ero geloso.

-Cosa? Quando?- ho l'impressione che sto facendo la figura dell'impedito, ma la sua affermazione è così inaspettata, e le sue implicazioni così belle, che non riesco a ricollegarla ad un contesto.

-Tu e Sakuragi sembravate di colpo una di quelle coppie litigiose che si sa già dall'inizio che finiranno insieme, avete instaurato all'istante una strana complicità, e io... non ci ho visto più, Nobunaga.

-Ah.- è tutto quel che riesco a rispondere.

-Non ti chiedo nulla, stai tranquillo. Volevo solo che lo sapessi. È per questo che ogni tanto ti tormento più degli altri, è un mio sciocco modo per starti vicino e per... lasciare qualcosa di me dentro di te, immagino.- arrossisce e aggiunge: -Il doppio senso non era voluto.

-Un lapsus freudiano.- mi lascio sfuggire, e lui arrossisce ancora di più. Sakuragi ha riaperto gli occhi e ci guarda di nascosto. Ho il tempo di registrare il fatto che Rukawa si è girato, come se nel sonno stesse cercando di avvicinarsi a lui ancora di più, che Maki riprende a parlare: -Può essere. Ma dico sul serio, non te l'ho detto per costringerti a fare nulla, solo per...

-Capitano, posso baciarti?- chiedo a bruciapelo. Non ce la faccio più.

-Cos... sì, certo.- risponde con fare sostenuto, o forse è solo scioccato. Si volta verso di me, io mi sporgo verso di lui e appoggio le labbra sulle sue.

Sanno di melonpan e di lui, c'è un vago profumo di dopobarba e io mi immagino di vederlo domattina appena sveglio con un'ombra di barba sulle guance. Ormai mi sono buttato, e tanto vale... sporgo la lingua, e Maki fa la stessa cosa.

Ci baciamo a lungo, dimentichi di essere su un mezzo pubblico, dimentichi dello sguardo di Sakuragi puntato su di noi e dei compagni di squadra, nostri o suoi, che potrebbero vederci.

Infine, dal fondo del vagone viene la voce di Miyagi: -AHHH, E PIANTALA, MITSUI!- io e Maki ci stacchiamo l'uno dall'altro e ci riappoggiamo ai sedili.

Mi guardo attorno: solo Sakuragi sembra averci visto, ed è lì con gli occhi sbarrati e una gran faccia da pesce lesso che ci fissa sconvolto.

Maki mi mette in mano un altro melonpan e io lo ringrazio con voce flebile, poi il mondo si ribalta e inaspettatamente tutto trova una collocazione.

Sakuragi mi segna il pollice alto e fa una smorfia che sembra un “Ehi, bella prova!”.

Io mi porto l'indice davanti alle labbra, in una muta richiesta di riserbo.

Siamo a qualche metro di distanza, divisi dalla giuntura tra un vagone e l'altro, ma lo vedo benissimo mordersi un labbro. Indica se stesso e Rukawa, poi si porta l'indice alle labbra come ho fatto io. Il suo sguardo interrogativo e supplice sembra trapassarmi.

Gli segno il pollice alto.

Sakuragi sorride e mi rivolge lo stesso gesto.

Il patto è fatto.

Saremo anche due scimmie, ma siamo due scimmie innamorate.

 

 

 

 

 

Per Ste-exLagu.

 

Welcome to wherever you are,
this is your life, you've made it this far.
Welcome, you've gotta believe
that right here, right now
you're exactly where you're supposed to be!

-Jon Bon Jovi

 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Ghostclimber