Tutti avevano sempre trovato la mia ombra minacciosa, io lo trovavo sciocco, come può un'ombra essere minacciosa? Era solo ed unicamente la proiezione del mio corpo...
Od almeno così sarebbe dovuto essere.
Era fin troppo lunga e spigolosa, affilata come il peggiore dei mali. Non pareva esser effettivamente mia, era qualcosa d'estraneo che copiava i miei movimenti e mi seguiva senza appartenermi, esattamente come se fosse stata un'altra entità.
Una proiezione con indosso un'enorme peso... Però poi con gli anni non ci feci più caso, magari ignorandola se ne sarebbe andata, in fin dei conti, cosa mai avrebbe dovuto volere una qualche sorta d'entità da me? Non avevo mai avuto niente da offrire, niente di speciale od insolito -ombra a parte-. Una banale ragazza sepolta sotto all'anonimato.

Eppure un giorno, forse più per curiosità che per effettivo interesse, avevo preso un libro di leggende, una in particolare aveva catturato la mia attenzione, pareva cadere a fagiolo con la mia situazione. Era una storia antica che narrava di due anime gemelle, celate una all'altra, magari distanti, magari più vicine di quanto pensassero, due anime così legate tra loro da scambiarsi le ombre per poter sempre restare utopicamente unite, sino al giorno in cui l'illusione non sarebbe divenuta realtà.
Dopo averla letta, ricordo d'aver riso, probabilmente perché non credevo nell'anima gemella, sicuramente perché non avevo più sogni e di certo, per il fatto che se anche ci fosse stata la più minima delle possibilità che quella favoletta fosse vera, chi mai avrebbe potuto possedere una presenza così grave e minacciosa?

Poi mi sono persa in una città che in un batter di ciglia era mutata, putrefacendosi sino alle fondamenta, marcendo e bruciando, piangendo cenere dal cielo. Mi ero persa in una città di mostri che parevano gridare aiuto nel loro cercare d'afferrarmi, nel loro inseguimento sgraziato; mostri di anime ormai morte, eppure ancora in vita.
Quel giorno tu mi salvasti, ammetto d'essermi spaventata nel vederti: alto, imponente, minaccioso e con una gigantesca piramide di ferro nero sulla testa, sì insomma il classico cavaliere dall'armatura splendente dal quale chiunque s'aspetterebbe d'esser salvata... Pessime battute a parte, ricordo quanto trovassi fastidioso il fatto che continuassi a seguirti, eppure non lo davi spesso a vedere, eri silenzioso ed all'apparenza ostile, ciononostante io continuavo a starti vicina. Inizialmente t'avevo chiesto se sapevi scrivere, non puoi immaginare quanto mi sia sentita sollevata nel vederti annuire, non sapevo nemmeno io il perché di tale improvviso sollievo nel poter comunicare con te.
Era strano, a tratti divertente ed in altri snervante... Sei un entità complicata, lo sai vero?
Dopo qualche giorno passato a comunicare in quel modo, mi parlasti ponendomi una domanda banale se ci ripenso in questo momento
<< Perché non te ne vai? >>
“Perché tutto sommato qui non si sta poi così male” La mia risposta ti aveva lasciato di sasso, e subito dopo me la presi con te perché mi avevi fatto sprecare miriadi di fogli...

La sai una cosa? Sono felice di averli sprecati.

Ed ora che siamo uno vicino all'altra, con la sottoscritta che cerca di toglierti i cuoricini di carta che ti aveva attaccato sulla piramide mentre dormivi, posso effettivamente dirti perché non ho voluto andarmene, perché ho deciso di rimanere al tuo fianco, portandoti con me lontano dal marcio nel quale eri stato costretto ad esistere.
Perché io le avevo viste le nostre ombre che senza curarsi d'appartenere alla persona sbagliata, si tenevano per mano.

Per quanto riguarda i glitter... Beh...
<< Albedo... >>
“Scusa”.
Ma come puoi pretendere che prenda sul serio il tuo rimprovero esasperato, se poi mi stringi a te come se fossi la cosa più preziosa che hai?


Note: Questa Oneshot partecipa alla run "Oh, my love, do you share my soul?" indetta dal forum "Piume d'Ottone" : https://piumedottone.forumcommunity.net/?t=61556591
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