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Autore: DanzaNelFuoco    21/02/2020    2 recensioni
COW-T #10: mitologia greca
Apollo/Dioniso
(Appare un Friedrich selvatico.
Dioniso è così confuso da colpirsi da solo.
Apollo usa la mossa “distici elegiaci”. È molto efficace.) - non fate caso all'autrice ubriaca.
--- Apollo e Dioniso entrano in un bar.
No, non è una barzelletta.
Apollo vorrebbe così tanto che lo fosse.
Dioniso ovviamente è già ubriaco dalla sera prima, figurarsi.
Genere: Comico, Demenziale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Apollo, Dioniso
Note: Cross-over, Nonsense, What if? | Avvertimenti: Threesome
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COW-T #10, week 3, m2. 
Prompt: mitologia greca
Wordcount: 1416
Note: sto ridendo di una mia fic molto più di quanto dovrebbe essermi concesso. 

 

- - - 



Apollo e Dioniso entrano in un bar. 

No, non è una barzelletta. 

Apollo vorrebbe così tanto che lo fosse. 

Dioniso ovviamente è già ubriaco dalla sera prima, figurarsi. 

Ma che cosa ha fatto di male nella vita perché il fratellastro lo trascini in giro a peso morto per la città alla ricerca di alcool? Eh, che cosa?

Non è che Apollo non sappia apprezzare una buona festa, una deliziosa coppa di vino e miele, della sana musica, delle adorabili e discinte ballerine ad accompagnarla. È solo che Dioniso un limite proprio non se lo vuole mettere. 

Dioniso è il tipo di persona che non è contenta finche non si ritrova carponi nel bagno lurido di uno squallido bar, intento a vomitare l’anima aggrappato ad un’altrettanto sudicia tazza del cesso - aspetta, li hanno già inventati i cessi? si chiede il dio di Delphi. Uscire con Dioniso fa sempre questo effetto nebbia alle sue abilità di preveggenza. 

“E dov’è il divertimento, se no?” gli aveva replicato una volta il dio Ctonio e, per l’Olimpo, no, non stava scherzando. “Come puoi dire di avere vissuto veramente a pieno la tua vita, altrimenti?” 

Apollo avrebbe tanto voluto ricordargli che in quanto esseri immortali e divini non avevano esattamente una data di scadenza al contrario dei terrestri di cui amano circondarsi. Ma sarebbe semplicemente stato uno spreco di fiato. 

Così Apollo si limita a farsi trascinare dal fratellastro in giro per taverne, sperando che l’alba arrivi presto per poter andare a controllare il carro di Helios senza sentirsi troppo in colpa per aver abbandonato Dioniso a sé stesso.

Come se a Dioniso fregasse qualcosa di dove si trovi Apollo dopo il quinto assenzio, pensa il dio Liceo con una punta di acidità. Come se non finisse tutte le volte nello stesso modo, con Dioniso che insiste fino a prenderlo per sfinimento perché lui lo accompagni e poi lo abbandona in un angolo per correre dietro alle sottane o ai pantaloni dell’oste di turno. 

Questa sera non è affatto diversa e il copione si ripete uguale a sé stesso. 

Apollo si lascia cadere al tavolo di un ragazzo che avrà vent’anni o poco più, guardando sconsolato Dioniso piegato in maniera quasi imbarazzante verso la scollatura della ragazza che gli sta preparando una brocca di vino. 

Uh, voleva andarci leggero quella sera allora. 

“Scusate, questo sarebbe il mio tavolo,” gli fa notare il ragazzo - della cui esistenza Apollo si era completamente dimenticato. “E quello sarebbe il mio vino.” 

Le parole, pronunciate in un duro tedesco, impiegano qualche istante a passare la barriera del greco antico su cui la sua mente si ostinava a rimanere - perché nessuno sarebbe mai riuscito a convincere Apollo, il dio delle arti, della musica e della poesia, che i distici elegiaci non fossero l’apogeo della creazione umana. E che ci provassero pure a scriverli in una lingua diversa dal greco antico! 

“Oh, anche voi vi interessate di letteratura classica, allora!” 

Forse Apollo si era lasciato convincere a bere un po’ troppa ambrosia prima di lasciare l’Olimpo perché l’ultima parte del suo pensiero in qualche modo ha lasciato le sue labbra senza il suo consenso.

“Comunque Goethe ci ha provato a renderle in tedesco, le Römische Elegien.” 

“Cosa?”
“I distici elegiaci.” 

“Oh.” Sì, si ricordava di Goethe. Tipo simpatico, “ma scommetto che i suoi versi sarebbero stati più belli in greco antico.” 

“Sì, non ne dubito!” il ragazzo davanti a lui ride. “Dunque, il vostro autore preferito? Immagino non Goethe.” 

“Orfeo, il migliore di tutta l’Ellade!” 

Il ragazzo sembra prenderla come una battuta e Apollo pensa che si stia lasciando sfuggire troppe cose. Forse non avrebbe dovuto mescolare ambrosia e vino.

“No, sul serio, mi interessa. Qual è il vostro autore preferito. Io mi sto dedicando a Teognide e…” 

“Oh, sul serio?!” Dioniso irrompe al loro tavolo con uno sguardo omicida, “Sul serio, Apollo?” 

“Cosa c’è?” biascica quello chiamato in causa. 

Se le occhiate potessero uccidere il ragazzo sarebbe ridotto ad un mucchio di cenere, e in effetti le occhiate di una divinità potrebbero farlo, ma Dioniso è un dio buono e giusto e sa perfettamente che prendersela con il ragazzo quando è Apollo l’imbecille che non coglierebbe un segnale nemmeno se Dioniso si mettesse nudo a ballargli davanti - cosa che ha già fatto per la cronaca - sarebbe un gesto inutile. 

“Non ci posso credere, Apollo. Sono secoli che non faccio altro che invitarti a uscire, spingerti a scioglierti un po’ e non appena questo succede - per merito mio, sia chiaro, chi pensi che ti abbia corretto l’ambrosia per renderti così disinibito, eh? Non appena questo succede, tu ci provi con il primo poeta squattrinato che ti si para davanti?”
“Sarei un filologo, veramente,” il ragazzo tenta di correggerlo, come se fosse l’unica parte importante del discorso, e per Dioniso è una prova sufficiente del fatto che Apollo abbia dei gusti di merda, più delle donne che vanno a letto con Zeus. 

“Ti sembra che me ne freghi qualcosa?” 

“Ma perché mai mi hai corretto l’ambrosia!” Apollo li interrompe prima che possano mettersi a disquisire di poetica. Ah, no, è lui quello delle disquisizioni artistiche, non Dioniso. Va bene lo stesso. 

“Te l’ho appena detto! Volevo che ti sciogliessi un po’. Ma a quanto pare nemmeno con il kykeon riesco a farmi notare da te, eh?”

“Notare da me?”
“Beh, pensi che ti chieda di uscire perché sei l’anima della festa? Le tue musiche sono rimaste datate a cinque secoli fa!” 

“La mia musica è perfettamente attuale!” 

Dioniso alza gli occhi al cielo. “È inutile, nemmeno nell’ebbrezza!” 

“È colpa tua,” Apollo gli punta un dito contro, “se mi volevi lucido non dovevi darmi quella roba! E poi non potevi dirmelo subito, invece che girarci intorno per secoli? E drogarmi per di più?”

“Avrebbe funzionato?”

“Perché, invece ti sembrava un buon piano di seduzione portarmi fuori e poi sbavare dietro ad altre persone?” 

“Le cose si possono fare in più di due!”
“Oh.”

“Eh.” 

“Quindi non era un tuo modo arzigogolato per torturarmi e farmi fare la figura dell’idiota geloso!” Apollo si illumina e la rivelazione deve essere festeggiata. Con un brindisi! 

“E piantala con ‘sto vino!” Dioniso gli ferma la mano, “Aspetta che?! L’idiota geloso?”
Apollo annuisce con convinzione. 

“Quindi anche tu…” 

Apollo annuisce ancora e se continua con tutta quella spinta probabilmente gli si staccherà la testa. “Ma quanto siamo Freudiani. Direi Edipici se solo al pantheon greco fregasse qualcosa di chi è imparentato con chi…” 

“Che c’entra quel deficiente di Edipo, ora?” 

“Oh, niente. Forse sto precorrendo i tempi un po’ troppo.” 

Dioniso lo guarda con la faccia del ‘non chiedo, non voglio sapere cosa vedono i tuoi occhi di elfo’ e Apollo ridacchia perché decisamente quel film non è ancora uscito.

“Va bene, direi che per stasera ne hai avuto abbastanza, eh?” 

“No, no, voglio divertirmi! Il ragazzo qui mi piace, se ne intende di poesia e di lingua! E scommetto che sa anche usarla, la lingua!” 

Il summenzionato ragazzo arrossisce come una scolaretta e Apollo ride ancora più forte. 

Quando si era trasferito all’Università di Lipsia non era nei piani essere accostato da un invertito - o forse due a giudicare da come il nuovo arrivato lo sta osservando, con quell’aria meditabonda che sembra valutare come dovrebbe mangiarlo, e non in senso letterale. 

“Come hai detto che ti chiami?” fa quello, dopo averlo osservato da capo a piedi - perché le cose si possono fare in più di due, come Dioniso aveva ricordato non più di cinque minuti prima ad Apollo - e il ragazzo vorrebbe rispondere che non sono affari loro e che lui è uno studente modello, rispettabile! Invece si ritrova a balbettare, come se dire la parola sbagliata potrebbe allontanarli… ma se è quello che vuole! O dovrebbe volere, per lo meno. 

“Friedrich. Friedrich Nietzsche.”

“D’accordo, Fried. Sembri simpatico. Perciò ora verrai con noi! Ci divertiremo!”
“Ma ho lezione domani!” 

“Sì, beh, si vive una volta sola, no?” 

“YOLO!” urla Apollo, prima che Dioniso gli pianti una mano sulla bocca. 

Apollo gli lecca il palmo della mano per dispetto, ma Dioniso non fa una piega e nemmeno ci prova a capire che cosa stia blaterando l’altro - ma poi, da quando in qua è lui quello responsabile? 

Ah già, da quando ha drogato quello che è effettivamente rigoroso e responsabile il resto del tempo. 

Pazienza, poteva andare peggio. 

Forse meriterebbe di essere una barzelletta. 

Apollo e Dioniso entrano in un bar. 

 

(E se ne escono con Nietzsche.)

 

  
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