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Autore: SimonaMak    21/02/2020    2 recensioni
Ispirato al Pigmalione ovidiano.
Il mito racconta dell'amore illusorio e idealizzato tra Pigmalione e la statua che crea ad immagine di una dea.
La mia interpretazione vede Galatea esprimersi, nel vedere il suo creatore disperarsi all'idea di non poterla avere come se fosse una donna di carne ed ossa. Egli però la guarda come se lo fosse, le dona l'anima con il solo sguardo.
"Prediligo essere fredda e imperitura che una donna di carne, la quale non sarà mai guardata con quell’amore illusorio, masochista, folle che però riesce a dare la vita ad una statua d’avorio."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Scolpì in candido avorio una figura femminile di bellezza superiore a quella di qualsiasi donna vivente e si innamorò della sua opera. Spesso allunga le mani verso la sua opera per accertarsi che si tratti di carne o di avorio. La bacia e gli sembra di essere baciato, le parla, la stringe e crede che le sue dita affondino nelle membra che tocca: teme perfino che per la pressione spuntino dei lividi sulla pelle."
 
Pigmalione, Ovidio.
 


Mi guarda in un modo sensazionale, come se fossi viva. Già, perché il fatto che io sia perfetta non si può mettere in dubbio ma che io sia solo una statua d’avorio, è evidente. Per lui sono più di questo, sono l’immagine del sublime, dell’irraggiungibile bellezza eterea che mai nessuno potrà uguagliare.
Mi sembra così disperato, affranto all’idea che io non sia fatta di carne e ossa, anche se lui quando mi tocca è come se lo avvertisse, condizionato dal suo amore illusorio.
Mai nessun uomo ha guardato una donna come Pigmalione guarda me, che sono solo la riproduzione di una dea, immobile e fredda. Ma lui sembra non notarlo quanto dovrebbe. Le donne di carne le osserva come se fossero delle statue e me, la sua creazione perfetta, mi guarda come se fossi il corpo di carne che desidera di più.
Si può amare dell’avorio gelido e immutabile che non potrà mai ricambiare il folle amore dell’artista? A quanto pare sì.
Le persone si innamorano di chi le tratta freddamente, con distacco, di chi rimane indifferente a quelle attenzioni. Perché dovrebbe essere diverso provare dei sentimenti nei confronti di una statua? È la stessa cosa, è anche più semplice in verità: non si potrà mai sapere cosa prova dato che le è impossibile comunicarlo; quindi non è certo che sia indifferente come invece chi respinge concretamente lo spasimante.
In questo modo rimarrà persuaso dall’illusione, quel velo che separa la realtà da ciò che si vuole vedere. Eppure mi sembra così convinto quando prega gli dei per rendermi viva; convinto che ci possa essere una possibilità che io ricambi i suoi sentimenti.
Piange, urla e prega. Si dispera del fatto che abbia perso il suo talento perché non riesce più a creare nient’altro dopo aver terminato me. Ha usato tutta la perfezione concessagli dall’alto per i miei dettagli d’avorio e questo gli impedisce di rendere le altre creazioni accettabili dai suoi canoni.
Io sono Galatea, non c’è nient’altro che possa eguagliarmi.
L’arte riesce a dar vita alle opere e in effetti io stessa mi sento più umana grazie al suo sguardo. Vedo la speranza nei suoi occhi, che io possa di poco spostare un arto e dimostrargli che sono animata. Lui mi ha donato l’anima da subito, con il suo scalpello. Sta aspettando che Venere dia l’ultimo tocco per assicurare che le sue illusioni vengano realizzate. Ma se davvero la dea mi dà la vita, cosa mi renderà speciale? Sarò come tutte le altre donne, quelle che Pigmalione guarda come se fossero delle statue. Certo, io sono perfetta, ma se mi dona la vita, sarà come se mi donasse la morte. Preferisco rimanere la sua illusione che concretizzare le sue passioni. Non che io non voglia assecondarle, ma sono certa che esse esistano solamente perché non può avermi.
È così, ogni essere umano vuole ciò che non può avere. Se ad un tratto io potessi essere davvero sua, mi getterebbe via.
Prediligo essere fredda e imperitura che una donna di carne, la quale non sarà mai guardata con quell’amore illusorio, masochista, folle che però riesce a dare la vita ad una statua d’avorio.
Pigmalione, mio creatore, ti prego di non rendermi parte del tuo mondo pieno di inganni e indifferenza. Non potrei sopravvivere in tali condizioni. Lascia che io sia la scultura che hai pensato fin dall’inizio, in questo modo saprai che non potrai mai essere ferito.
Ti vedo: intimorito nel guardarmi dal basso dei gradini che mi facesti per innalzarmi; tremante mentre cerchi di sfiorarmi ma ti tiri indietro, quasi come se fossi fuoco ardente; mi vorresti coprire con il velo, ma non ti accorgi di come davanti ai tuoi occhi ce ne sia già uno che ti impedisce di vedere la realtà.
   
 
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