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Autore: Elle Douglas    21/02/2020    0 recensioni
La vita di Amelia è una vita tranquilla, a tratti quasi perfetta. E’una ragazza per bene, un po’ timida, senza un eccessiva popolarità come si penserebbe. È felice, ora, ed è ad un passo dal matrimonio che ha sempre sognato quando qualcosa, o meglio qualcuno, riaffiora dal passato portando con sé tutti i ricordi, l’amore e il dolore arrecatole: il suo primo amore, Jordan.
Ritornato a White Plains dopo essersene andato, Amelia sarà ripercorsa di nuovo dai suoi sentimenti per lui facendo vacillare il suo presente e il suo futuro. Dopotutto il primo amore non si scorda mai… o sì?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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The Night We Met
 


 

Quel caffè era ormai diventato freddo e imbevibile in quella tazza mentre parole su parole venivano gettate al vento e i ricordi scorrevano inesorabili tra i due che non facevano che ricordare una vita insieme perchè sì in fondo lo era stata. Erano stati insieme per quasi sei anni prima che tutto andasse in frantumi. Prima che tutto si vanificasse. Parlavano di tutto e parlavano di niente senza nemmeno fare cenno all’amore che c’era stato tra i due. Era stata una vita fa, pensò Amelia, eppure sembrava soltanto ieri.
Sembrava solo ieri quando Amelia varcò la soglia della casa dei Jacobs, dove si era imbucata con alcune sue amiche. Quelle conosciute in quel primo anno di scuola. Erano diventate una specie di combriccola che usciva quasi sempre e che non faceva altro che stare insieme per tutto il tempo. Amelia stava bene in loro compagnia e fare amicizia con loro le venne così facile che quasì se n’è stupì lei stessa.
Ogni weekend cercavano di fare qualcosa insieme, e ogni tanto decidevano di andare o imbucarsi a feste nei paraggi.
Quella sera c’era il compleanno di Thomas Jacobs, un ragazzo della scuola che compiva diciasette anni in programma e, a dirla tutta, Amelia nemmeno sapesse chi fosse. Ma una delle sue amiche, Chloe, conosceva la ragazza del tipo e non voleva andare sola perciò erano state invitate anche loro.
Uno dei motivi principali per la quale le sue amiche avevano accordato a unirsi a lei era questa: ci sarebbero stati tanti ragazzi, essendo Thomas uno dei più popolari e tra loro quel chiacchierato Jordan LeBlanc che era il più ambito tra tutti.
Tra le sue amiche a morire, nel vero senso della parola, per lui c’era Deborah che ogni volta lo soleva veder passare in corridoio sperava in un suo sguardo verso di loro per fantasticare ancor di più su una probabile loro vita insieme.
Amelia rideva ogni volta a quegli atteggiamenti per lei esagerati e anche quel pomeriggio a casa sua non comprendeva appieno quell’interesse sfrenato che suscitava in lei e nelle altre come lei.
Tutte loro avevano deciso di prepararsi nello stesso luogo per poi andare tutte insieme alla festa, e la casa di Amelia era la più vicina tra le quattro a quella dei Jacobs.
C’era Janet, in trepidazione per l’imminente incontro che avrebbe avuto con qualche ragazzo.
Chloe che non faceva altro che frugare tra le cose di Amelia per cercare qualcosa di carino da mettere.
‘Questo secondo te mi starebbe bene?’ Aveva chiesto l’amica mostrandole una gonna e un maglioncino che sembravano stare benissimo insieme. Amelia si era alzata da terra, posto in cui stava truccando al meglio Deborah, per dare le sue considerazioni.
Amelia la rimirò con occhio più acuto, per poi prenderle un’altra gonna all’interno dell’armadio che secondo lei si abbinava meglio alla sua carnagione olivastra.
‘Prova questa, secondo me con quello sta a meraviglia su di te.’
Chloe fece un gran sorriso in risposta e andò dietro il separè in camera.
‘Tu dici che ci sarà Jordan, davvero?’ Era l’ennesima volta che Deborah lo chiedeva insicura.
‘Ci sarà di sicuro Deb, è uno degli amici di Thomas.’ L’aveva tranquillizzata Amelia inginocchiandosi a terminarle il make up. ‘E con il trucco che ti sto facendo non potrà che notarti.’
Quella non ne era sicurissima, ma decise di fidarsi.
‘Tanto non mi guarderà minimamente.’ Esclamò incupendosi, spinta dalla sua innata insicurezza.
Amelia si mise le mani sui fianchi e la guardò torva. ‘Non ti fidi delle mie doti, forse?’ Poi tutto si tramutò in un sorriso per quel sentimento che l’amica sentiva di provare.
Ancora, in quel periodo della sua vita Amelia non aveva un vivido interesse per qualcuno perciò non poteva capire appieno quanto il cuore potesse bruciare per una persona. Fino ad allora Amelia non aveva avuto nemmeno un ragazzo sebbene lei fosse un interesse per molti che in quei mesi si erano fatti avanti ricevendo un due di picche, e non perchè non fosse interessata ma perchè fino a quel momento nessuno aveva ridestato in lei quel tipo di intrigo.

‘Tu starai con me, vero?’ Supplicò Deborah prendendole entrambe le mani e guardandola con quello sguardo degno di far cedere chiunque. Anche il più duro di tutti.
‘Se guardi lui come stai guardando me in questo momento sta pur certa che cascherà ai tuoi piedi quello!’ Le aveva detto Amelia ridendo divertita e ultimando il make up su di lei.
Quello, l’aveva chiamato, perchè su di lei ancora non aveva effetto. Perchè lei inizialmente per quel ragazzo non provava assolutamente nulla a differenza della maggior parte delle ragazze a scuola. Non poteva prevedere ciò che sarebbe diventato, dopo, per lei. Non poteva prevedere gli anni che da lì a poco avrebbe passato insieme a lui e quanto quella persona, fino a prima sconosciuta, entrasse nelle trame del suo essere quella sera.
Arrivarono al posto piuttosto presto e si sorpresero nel trovare la festa già iniziata.
Chloe e Janet si diressero quasi subito dalla fidanzata del padrone di casa con il regalo in mano pronto da porgere, mentre Deborah cercava disperatamente la sua cotta guardando ovunque.
Ne era ossessionata.
Appena entrata in casa non aveva dato attenzione ad altro.
‘Magari non sarà ancora arrivato.’ Fece Amelia più calma, posando la giacca su una poltroncina distrattamente.
‘E’ impossibile’ spiegò Deborah. ‘Dev’essere già qui.’ Disse convinta quasi iperventilando già e con la testa per aria. Vagava nel salone perlustrando ogni anfratto e ogni persona di spalle con lo sguardo.
Guardarono ovunque nei dintorni della sala in cui si trovavano, tra tutte le persone che erano lì, ma Deborah non era ancora svenuta quindi di per certo non era lì
‘Facciamo così.’ propose Amelia per aiutarla mettendole ambo le mani sulle spalle per fermarla da quel tram tram che stava compiendo da quando era entrata. ‘tu cerchi nelle altre stanze e vai al piano di sopra mentre io aspetto qui e vedo se arriva, va bene?’
‘Va benissimo.’ Mimò Deborah dirigendosi al piano di sopra della casa.
Appena Amelia rimanne sola vide alcuni suoi amici più in là che non aveva visto appena entrata e ne approffittò per salutarli.
Erano due suoi amici d’infanzia, figli di amici di famiglia con cui era praticamente cresciuta.
‘Ehi Lia!’ Esclamò uno felice nel vederla.
‘Chris!’ Fece lei abbracciandolo forte. Vicino a lui c’era anche Stephen e strinse anche lui in un abbraccio con un gran sorriso. Erano mesi che non li vedeva.
‘Anche tu qui?’ Le chiesero con un bicchiere in mano. ‘Conosci Thomas?’
’Sì, sono qui con delle amiche. In realtà è una di loro a conoscerlo, io sono solo venuta con lei.’
‘E dove sono in questo momento?’
‘In giro, magari dopo ve le presento.’
‘Magarì si, dai!’ Entrambi erano felici di vederla. Era diventata più bella, più estroversa rispetto a quanto ricordavano e aveva un grande sorriso luminoso che illuminava tutta l’area intorno a sè.’A dopo.’ esclamò con lo sguardo ancora rivolto su di loro mentre prese a camminare e ci mancò davvero pochissimo affinchè non finisse addosso a quel ragazzo di cui non si era nemmeno accorta.
I loro sguardi s’incontrarono e fu come se la terra e tutto ciò che avevano intorno sparì, per entrambi. Non c’era più nè spazio, nè tempo, erano solo loro due persi nello sguardo dell’altro. Amelia restò incantata da colui che si era trovata a pochi centimetri da sè e per la prima volta nella sua vita iniziò ad capire che significasse iperventilare. Si sentì avvampare, ed era quasi come se stesse prendendo fuoco, sperò solo che la cosa non fosse troppo ovvia. Non si era mai sentita in quel modo.
Lui le sorrise completamente perso, lei di rimando fece la stessa cosa non capendo più nulla. Era bellissimo, quasi irreale e quel sorriso che le aveva dedicato era incantevole. Sentì un brivido percorrerla tutta la schiena. Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe e spostò un capello dietro l’orecchio imbarazzata. Per quanto erano rimasti in quel modo? Doveva tornare alla realtà ma era come immobilizzata da un’incantesimo.
‘Ehi.’ Fu lui a prendere la parola subito. Amelia alzò lo sguardo completamente soggiogata.
‘Ciao.’ Rispose lei allargando un sorriso in tutta risposta, come fosse un’ebete. Doveva sembrare ridicola. Possibile che si fosse innamorata? No, Amelia. pensò. Non può essere. Non perché non volesse, ma perchè tutto era stato così inaspettato e… fulmineo. Cos’era successo? Ciò che aveva sentito dentro di sè era il sinonimo di amore?
‘Ciao.’ Completamente andato anche lui, con quel sorriso capace di far cedere chiunque. Ora capiva quello che tutte dicevano a scuola su di lui. Stava cadendo anche lei nella sua rete? Amelia scosse la testa come per tornare alla realtà dei fatti.
‘Ehm… scusa, davvero. È colpa mia se ti sono venuta addosso. Stavo parlando con alcuni amici e non ho guardato dove stessi andando.’ Spiegò indicando i due amici più in là. ‘Non ti avevo visto.’
‘Nemmeno io ti ho mai vista.’ Disse lui alludendo al fatto che non l’avesse mai vista in giro, invece. ‘A che scuola vai?’
‘In realtà alla stessa della tua.’ Dichiarò la ragazza facendo nascere in lui ancora un più vivo interesse. Quello inarcò un sopracciglio meravigliato.
Ci pensò bene, scandagliò ogni suo ricordo ma niente. Non la trovava. Possibile non l’avesse mai davvero notata? Una bellezza del genere tra i corridoi della scuola gli sarebbe subito balzata agli occhi, pensò. Era di una bellezza mozzafiato, come aveva fatto a non vederla.
‘Impossibile, non ti ho mai vista.’
‘Forse perchè sei sempre impegnato a pensare altro, a guardare altrove e a ridere con i tuoi amici perché io sono sempre nello stesso posto in mensa e al mio armadietto mentre ti vedo passare con loro.’ E indicò con un cenno del mento tutta la squadra che era dietro di lui. Lui la guardò sorpreso e ammirato dal fatto che, a differenza sua, lei l’avesse notato. ‘Io me ne sto sempre con le mie amiche, una di loro è lei.’ E afferrò la mano dell’amica poco dietro di lei così da avere una scusa per presentargliela. ‘il suo nome è Deborah e può confermartelo.’
Sperò solo che non svenisse lì, che non le morissero le parole in bocca perchè sembrava piuttosto impietrita ora che gli era di fronte.
Quello di fronte a loro incrociò le braccia al petto e attese risposta come tutti ormai che inconsapevoli erano diventati spettatori e testimoni di quell’incontro, capace di rubare la scena anche al festeggiato.
‘C… Cer… certo.’ Balbettò Deborah causando un risolino tra quelli dietro a cui Amelia gettò un’occhiataccia, pronta a scattare.
Jordan la notò, e prima di bruciarsi ogni possibilità con lei ammonì gli altri con fare altrettanto, anche perché non era di lui sogghignare di chi gli mostrava interesse.
‘Okay, mi arrendo e mi sento in colpa per non averti dato le stesse attenzioni che tu hai dato a me.’ Amelia stava per ribattere per fargli capire che non era quello il motivo per cui l’avesse notato, ma lui non glielo permise. ‘Ma ora che tu sai il mio nome, io so quello della tua amica, posso sapere anche il tuo?’ E quel sorriso le sciolse il cuore, ma cercò di restare calma anche se lui sembrava essersene accorto da un pezzo.
‘E se io non te lo volessi dare?’ Giocò con lui, cercando di tenerlo un po’ sulle spine. Anche lei sapeva di averlo in pugno.
‘Perchè no?’ Restò al gioco, divertito.
‘Perchè non credo sia vitale per te. Cioè non è questione di vita o di morte.’ E se ne andò voltandogli le spalle e lasciando lì quella marmaglia di gente che si era creata tutta intorno.
Odiava stare al centro dell’attenzione, da sempre, e quella situazione in cui si era messa senza volerlo era anche durata fin troppo.
Jordan lasciò indietro gli amici che erano con lui e la seguì nel salone lì accanto dove lei si sedette su un divano accavvallando le gambe.
Lui le sedette accanto. Trovava gusto nel stare al suo gioco e in più aveva modo di starle più vicino. Quella ragazza l’aveva già conquistato ancor di più.
‘Sai che potrei chiederlo alle tue amiche e me lo darebbero?’ La fidò mentre lei la ignorava.
‘Potrei darti un nome falso.’
‘Lo scoprirei comunque.’
‘Non ci contare.’ Fece lei sempre più giocosa. Non aveva voglia di dargliela vinta subito, non voleva essere come le altre e cedere subito balbettando. Doveva sudarselo quel nome se proprio era interessato a lei. ‘Cosa sarei per te dopo? Un’altra delle ragazze che hai fatto cadere ai tuoi piedi? Un’altra di quelle che ti vanterai di aver abbindolato?’
Quello rise a quell’esternazione, un po’ perchè era divertito da quella misteriosa ragazza e un po’ per ciò che stava alludendo sul suo conto.
‘Guarda che io non faccio assolutamente nulla per abbindolare le persone, io nemmeno so tutto questo sul mio conto.’ Rivelò sincero mentre quella lo guardava incredula.
Era sincero? Lo guardò più attentamente in cerca di una falla che lo facesse davvero cadere, che lo smascherasse, ma più lo guardava più non sentiva nulla di strano. Il suo cuore lo percepiva sincero, Amelia sciolse le braccia incrociate che aveva al petto e gli porse una mano.
‘Io sono Amelia. Amelia Rickards, piacere.’ Jordan afferrò la sua mano. Un scossa percorse entrambi.
Cupido aveva definitivamente deciso chi far innamorare quella sera.


‘Ne è passato di tempo.’ Esclamò lei persa nuovamente tra i ricordi con gli occhi fissi su di lui. Non sapeva perchè la sua mente era andata a ripescare quelle reminescenze tra tanti in quel momento, forse perchè comparava quell’incontro fortuito al loro primo incontro e glielo mostrava prepotentemente per dimostrarle la differenza palese nelle cose. La differenza negli atteggiamenti, più freddi e distaccati rispetto a prima. Lia lo sapeva bene, stava cercando di starne alla larga il più possibile, stava cercando di non farsi coinvolgere per non soffrire più.
‘Sei. Sei anni son passati da… allora.’ Esclamò catturando la sua attenzione. Lo disse con malinconia e un pizzico di tristezza che fece batter il cuore di Amelia ancora una volta come allora. Poi Amelia abbassò la guardia e si mise a sorridergli dolcemente come quando stavano insieme.
‘Sei meravigliosa.’ Esclamò lui con quello sguardo lucido che pareva dire milioni di cose. La ragazza abbassò lo sguardo istantaneamente per non cedere. Aveva fatto tanto per chiudere quei sentimenti per lui dietro una porta del suo cuore. Era stato difficile, faticoso, raccoglierli uno ad uno e nasconderli bene. Non poteva vanificare tutto adesso. Non gliel’avrebbe lasciato fare. Cadere nei suoi occhi sarebbe stata una trappola mortale in quel momento.
Doveva andar via da lì adesso.
Guardò il display del suo cellulare e notò 4 chiamate perse da parte della madre, 2 di Paul, subito dopo il suo sguardo cadde sull’ora.
Le 19.06.
‘Cazzo!’ Esclamò in preda al panico.
Come aveva fatto un’ora a passare così in fretta? Dannazione! A lei e ai ricordi in cui si era persa a causa di Jordan LeBlanc. Maledizione anche a lui che le aveva fatto dimenticare la metro delle 18.40. Maledizione ad ogni cosa.
Ecco cosa le combinava dentro.
Era tutta colpa sua, anche ora che la guardava confuso e un po’ divertito da quell’esclamazione improvvisa.
‘E’ successo qualcosa?’ Chiese spostandosi in avanti per vedere cosa l’avesse scombussolata tanto. Amelia si tirò subito indietro.
‘Scusa’ esclamò lei alzandosi dal tavolo e allontanandosi un momento con il telefono all’orecchio.
‘Lia, ma dove sei? Ti sto aspettando qui da un quarto d’ora. E’ accaduto qualcosa?’
Ho incontrato il mio primo amore mamma, colui che in verità forse non ho mai smesso di amare. Ecco cosa è accaduto, ed ecco perchè ho perso la metro. Ecco perchè ho perso nuovamente la testa. Avrebbe voluto rispondere.
‘No, mamma. Tutto bene, e che… ci ho messo tanto in un negozio. C’era una fila immensa e non ho fatto in tempo ad arrivare alla stazione.’ Mentii, spudoratamente, non sapendo che inventarsi.
‘E adesso? Come fai a tornare? La mia macchina l’ha presa tuo padre lo sai. Bea è fuori questa settimana. Non puoi chiamare Paul?’
‘No. Paul non posso. Come faccio? No, non se ne parla. Non posso chiamarlo con tutte queste cose, sai che non voglio che mi veda prima…’ poi sentì gli occhi di Jordan che le pungevano addosso e che probalbilmente aveva origliato ogni cosa perchè la osservava muoversi abbastanza perplesso. ‘dell’evento.’ Continuò sostituendo quella parola.
‘Hai ragione, infatti. Allora come fai?’ Chiese la madre preoccupata non vedendo soluzione.
Amelia ci pensò seriamente prima di trovare la soluzione dinanzi ai suoi occhi. Era l’unica cosa possibile in quel momento anche se le sarebbe costato ancor di più.
‘Tu vai a casa. Vedo cosa posso fare e poi ti richiamo.’ E chiuse la telefonata senza attendere risposta.
L’unico rimedio a quel guaio era seduto lì, a pochi passi da lei.
Amelia valutò attentamente i pro e i contro mentre stringeva forte a sè il telefono. Sembrava essere caduta in una specie di ipnosi mentre ci pensava.
Sarebbe stata ancor di più a stretto contatto con lui e la cosa sarebbe stata ancor più controproducente per lei che già si era persa tra alcuni ricordi di lui durante quell’incontro, ma non aveva altro modo di tornare a casa.
Era il momento di muoversi. Prese coraggio, guardò la preda e gli andò incontro.
‘Ci sono problemi? Ti ho vista preoccupata mentre parlavi al telefono.’ Esclamò.
‘Ehm…’ mugugnò cercando il coraggio. ‘Dovrei chiederti un favore. E non vorrei gravare su di te se proprio non mi servisse.’
Jordan l’ascoltò, tutto orecchi. ‘Certo, qualunque cosa.’
‘Ho perso la metro per tornare a casa, la prossima è alle nove di sera e non posso aspettare così a lungo, perciò ti dispiacerebbe accompagnarmi fino a casa?’  Lui fece cenno di sì con la testa ancor prima che Amelia finì la sua domanda.
‘Certo che sì.’ Fece scattando in piedi.
‘Non ti scoccerei se avessi un’alternativa.’ Confessò.
‘Non devi preoccuparti di niente tu.’ E prese alcuni di quei pacchi che erano ai suoi piedi. ‘Sarà un po’ come i vecchi tempi no?’ Disse tutto contento mentre si dirigevano alla macchina.
Ad Amelia mormorò lo stomaco, non perchè avesse fame ma per quello che aveva appena detto.
‘Già.’ Sussurrò piuttosto mesta per poi seguirlo, come i vecchi tempi.


NOTE AUTRICE:
Innanzitutto, prima di dilungarmi oltre, ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno inserito la storia tra le storie seguite e che hanno speso un po' del loro tempo a recensire recensito il primo capitolo.
Vi ringrazio di cuore. 
In questo capitolo vi ho fatto vedere uno scorcio del loro passato, del loro primo incontro e di come tutto ebbe inizio, ma c'è ancora molto da raccontare se deiciderete di restare.
Io intento mi dileguo dandovi appuntamento alla prossima settimana.
Aspetto qualsiasi parere in merito.

Ancora grazie mille per essere arrivati fin qui. 
- Elle.

   
 
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