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Autore: Ghost Writer TNCS    22/02/2020    1 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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2. Un lavoro (im)perfetto

Il convoglio viaggiava relativamente spedito sulla strada appena abbozzata. Ormai non mancava molto per raggiungere la colonia occidentale, ma la nebbia era talmente fitta che era difficile vedere a più di cento metri di distanza.

Al centro della colonna c’era un portavalori: non era molto più grosso degli altri veicoli, ma le dimensioni non erano più un problema dalla scoperta delle tasche dimensionali. Grazie a un simile prodigio della scienza era possibile nascondere oggetti enormi in spazi irrisori, rivoluzionando completamente il settore dei trasporti.

A proteggere il mezzo corazzato c’erano due veicoli della polizia, sei droidi a levitazione armati di cannoni al plasma e una cupola energetica per tenere alla larga gli animali selvatici.

«Arrivano» annunciò la sentinella attraverso il comunicatore a corto raggio.

D’Jagger, appostato non molto distante dalla strada, osservò in silenzio i veicoli in avvicinamento. Aveva di nuovo il suo casco, e per sua fortuna le vistose crepe non ne avevano intaccato le funzionalità: il freddo pungente era confinato all’esterno, i sensori funzionavano a dovere e anche lo schermo sembrava in buono stato.

Al momento giusto attivò il detonatore e le mine piazzate sulla strada esplosero. I due boati fecero saltare i mezzi della polizia, che schizzarono verso l’alto e si ribaltarono. Consapevoli della minaccia, gli uomini a bordo del portavalori ordinarono al mezzo di accelerare, ma qualcosa li arpionò: un uncino gravitazionale si era attaccato saldamente alla fiancata, impedendo loro di allontanarsi.

I droidi passarono in modalità di combattimento e avviarono la ricerca dei bersagli.

Freyja, nascosta dietro ad alcune rocce insieme ad altri due fuorilegge, aspettava solo l’ordine del comandante. Indossava un casco e un robusto completo, in più disponeva di un’armatura energetica per proteggersi dai proiettili nemici.

«Ora!»

L’orchessa e gli altri uscirono allo scoperto e aprirono il fuoco con i loro fucili d’assalto Woltan C-6. Lei aveva già maneggiato armi simili in passato, sapeva che gli uomini del Sindaco disponevano di equipaggiamento militare, quindi non si era scomposta quando gliene avevano affidata una. In realtà quelle armi forse erano addirittura legali: con la scusa di proteggersi dagli animali selvatici, spesso nelle colonie di creazione più recente veniva autorizzato quasi ogni tipo di arma.

I droidi risposero al fuoco, ma tutti i fuorilegge disponevano almeno di uno scudo energetico. Il leader poteva vantare addirittura un’armatura leggera, utile sia per proteggersi dai colpi che per incrementare le sue capacità fisiche.

Freyja concentrò il fuoco sul bersaglio più vicino e in pochi secondi i proiettili fisici da sei millimetri riuscirono a sovraccaricare lo scudo del robot. I sei droidi disponevano di una discreta corazzatura, ma D’Jagger non era l’unico armato di esplosivi: uno dei fuorilegge sparò con il suo lanciagranate e centrò in pieno il nemico, abbattendolo al primo colpo.

Nel giro di mezzo minuto tutti i droidi vennero distrutti, ma nel frattempo i veicoli della polizia avevano completato il riavvio. Con un balzo tornarono sulle quattro ruote e attivarono le mitragliatrici.

Contro armi simili gli scudi energetici non sarebbero durati a lungo, ma D’Jagger si affrettò a lanciare altre due granate EMP. Sapeva fin dall’inizio che le due mine piazzate sulla strada non sarebbero state sufficienti per distruggere i mezzi della scorta, ma il capo dell’operazione aveva preferito procedere comunque in quel modo per non rischiare di danneggiare il portavalori e il suo carico.

Con i veicoli fuori uso e i droidi distrutti, gli agenti capirono di dover uscire all’esterno per fare il loro dovere. Aprirono le portiere e provarono una controffensiva ad armi spianate, ma i fucili d’assalto dei fuorilegge li abbatterono uno dopo l’altro.

L’esito dello scontro sembrava già deciso, ma un fascio di vento cominciò a neutralizzare i fuorilegge uno dopo l’altro.

«Velocista!» gridò il comandante.

I suoi uomini cercarono di radunarsi per coprirsi le spalle a vicenda, ma l’agente sembrava comunque in grado di sopraffarli.

Anche Freyja avvertì la pressione su di sé: per evitare fughe di notizie, solo due persone al comando sapevano della sua operazione: il commissario incaricato di dirigere le forze dell’ordine nella colonia occidentale e il suo vice, il gigante di ghiaccio con cui aveva parlato. Per gli agenti sul campo in quel momento, lei era una comune fuorilegge che attentava alla loro vita.

In una situazione del genere il fucile d’assalto non le sarebbe stato di grande aiuto, così lo gettò a terra e impugnò il suo manganello d’ordinanza. Appena il velocista provò ad avvicinarsi, lei menò un colpo deciso. Il poliziotto venne colpito solo di striscio, lo scudo energetico lo schermò dalla scarica elettrica, ma l’impatto gli fece perdere l’equilibrio e cadde a terra. Era una donna, una teriantropa a giudicare dalle gambe da felino, dalla coda e dalle protuberanze per le orecchie sul casco. Freyja sapeva di dover agire in fretta se voleva salvarle la vita: con un balzo si avventò su di lei e la colpì con il manganello. Il primo colpo fece collassare lo scudo energetico, quindi la colpì di nuovo, questa volta cercando di dosare la forza: la poliziotta era talmente mingherlina che temeva di romperle qualche osso di troppo. La violenta botta e la scarica elettrica la fecero gridare di dolore e dopo pochi istanti perse i sensi.

«E con questo è sistemata» annunciò l’orchessa prima di rialzarsi.

Il capo del gruppo chiamò un appello per verificare le condizioni della squadra. Nessuno era ferito gravemente, così diede ordine di assaltare il portavalori.

«Ehi, tu, sbaglio o quello è un manganello della polizia?»

Freyja annuì con naturalezza. «Esatto. L’ho preso a un agente tempo fa. Se riesci a fartene hackerare uno, ti assicuro che ne vale la pena.»

«Mmh, lo terrò a mente» annuì l’uomo. «Staccate l’arpione gravitazionale, ci troviamo al punto prestabilito» ordinò agli altri prima di salire sul portavalori.

Terminato l’hacking del veicolo, il fuorilegge al posto di guida azionò la leva dell’acceleratore e lasciò la strada battuta, sparendo ben presto nella gelida nebbia di Niflheim.

Anche gli altri fuorilegge lasciarono la strada per tornare ai loro veicoli, parcheggiati non lontano. Cercando di non farsi notare, l’orchessa lanciò qualche rapida occhiata ai colleghi a terra. Per alcuni di loro poteva essere già troppo tardi, tuttavia le uniformi antisommossa sarebbero riuscite a tenere in vita gli altri ancora per un po’. L’allarme doveva essere scattato nel momento stesso dell’attacco: sperava solo che i soccorsi riuscissero ad arrivare in tempo.

D’Jagger, meno interessato all’incolumità dei poliziotti, scansionò l’area davanti a sé finché non riconobbe la traccia di Lunaria. La fata lo raggiunse e lo squadrò rapidamente per controllare che non fosse ferito.

“Sei tutto intero” gli disse nella lingua dei segni. “Peccato.”

Un’emoji arrabbiata apparve sul casco del goblin. «Ehi!»

Al contrario degli altri, la piccola fata non era per nulla infastidita dal freddo pungente, anzi: quella tetra nebbia sembrava l’ambiente perfetto per lei.

I due salirono su uno dei fuoristrada a levitazione e il mezzo li riportò alla colonia occidentale. Come gli altri insediamenti del pianeta, anche la Topaia poteva vantare una grande cupola energetica in grado di schermarla dal freddo e dalla nebbia, così come dai fenomeni atmosferici e dalla maggior parte degli animali selvatici.

Il veicolo attraversò indisturbato alcuni quartieri dall’aria spartana ma funzionale, poi però l’atmosfera cominciò a cambiare: i lampioni divennero sempre più radi e le fermate del trasporto pubblico parvero interrompersi di colpo. Guardando fuori dal finestrino antiproiettile, Freyja notò diverse persone che giravano armate, come a voler mettere in guardia gli altri passanti.

Quell’intera zona era stata costruita abusivamente dagli uomini del Sindaco e la polizia non osava metterci piede: non avevano abbastanza agenti per fronteggiare tutti i fuorilegge che vi si annidavano. L’appellativo di “Sindaco” era dovuto proprio al fatto che in alcune parti della colonia la sua influenza criminale era tale da soppiantare l’autorità del vero governatore.

Il fuoristrada si fermò in un magazzino ampio ma rozzo, dove alcuni uomini stavano già armeggiando sul portavalori. Una volta sbloccato il vano di carico, cominciarono ad aprire le varie tasche dimensionali per controllare la refurtiva. Come previsto, si trattava prevalentemente di apparecchiature per la comunicazione e la sorveglianza: perderle sarebbe stato un duro colpo per la polizia.

«D’Jagger, è sempre un piacere» affermò il leader del gruppo. I tratti del suo volto, simile a un teschio, rendevano difficile inquadrarlo in una delle specie più diffuse, quindi doveva essere un demone. «I soldi sono sul solito conto. Guarda pure per i pezzi che ti servono, ma occhio: il Sindaco vuole che quella roba funzioni. Chiedi agli altri per sapere cosa puoi prendere.»

«Sissignore!»

Il goblin andò a esaminare l’attrezzatura appena rubata, l’insettoide invece raggiunse l’orchessa.

«Frida, giusto? Hai fatto un ottimo lavoro. Anche per te i soldi sono sul conto che ci hai indicato.»

Freyja annuì. «È stato un piacere. Anzi, se vi servisse ancora una mano, chiamatemi.»

«Me ne ricorderò» le assicurò il demone.

La poliziotta aveva molte domande, per cominciare perché il Sindaco era interessato a quella tecnologia: voleva rivenderla o voleva usarla? E con quale scopo? Quello però non era il momento adatto: il comandante sembrava positivamente colpito dalle sue capacità, non era il caso di farlo insospettire.

Aveva già restituito il Woltan C-6, così lasciò il prefabbricato per tornare al suo appartamento, anch’esso nei quartieri controllati dal Sindaco.

Una volta sola, non poté non ripensare a quello che aveva visto durante lo scontro a fuoco. Si era sforzata di non battere ciglio mentre quei fuorilegge sparavano ai suoi colleghi, ma dentro di sé aveva urlato ogni volta di dolore. Sapeva fin dall’inizio che sarebbe dovuta scendere a compromessi per mantenere la sua copertura, che il suo incarico l’avrebbe costretta a compiere dei sacrifici, ma niente poteva cancellare il suo senso di colpa.

In quel momento l’unica cosa a cui riusciva a pensare era come far avanzare in fretta la sua operazione, così da scoprire l’identità del Sindaco e porre fine il prima possibile ai suoi crimini.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

La missione per conto del Sindaco è stata un successo, ma sia per D’Jagger che per Freyja/Frida non è che un piccolo passo avanti per raggiungere i loro obiettivi.

L’orchessa ha appena cominciato a comprendere la reale complessità dell’organizzazione criminale gestita da Sindaco, il goblin invece ha ottenuto dei componenti che gli serviranno per… qualcosa :P

Nel frattempo ho avuto modo di dare qualche dettaglio in più sul futuristico universo in cui si svolge la storia, dalle tecnologie a disposizione alle armi più usate. Ma anche qui ci sarà molto altro da dire XD

Per ora è tutto, il prossimo capitolo uscirà il primo sabato di marzo.

A presto ^.^


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