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Autore: Shikayuki    22/02/2020    2 recensioni
Deku lascia a Katsuki un ultimo dono.
[DEATH WARNING] [BakuDeku] [future fic]
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!

 

• Iniziativa: Questa storia partecipa al "COWT10" di Lande di fandom

• Settimana: Terza

• Missione: M1

• Prompt: Neonati

• Numero Parole: 930

 

 

 

Verde

 
Katsuki si svegliò di colpo, fiumi di sudore dolciastro ad imperlargli la fronte, il fiato corto, mentre le scene dell’incubo che lo tormentava ormai da mesi, gli scorrevano ancora vivide davanti agli occhi. Voleva urlare, spaccare tutto, ma non poteva, perché qualcuno piangeva e aveva bisogno di lui.

I suoi sensi si risvegliarono di colpo captando quel suono straziante e in un baleno si alzò, precipitandosi verso la culla che occupava l’angolo della stanza.

La neonata batteva i pugni ferocemente, facendo capolino da un fagottino di coperte, rossa in viso per lo sforzo del pianto, mentre reclamava cibo. Katsuki si costrinse a sorridere in qualche modo, allungando le braccia e sollevando delicatamente, o per lo meno cercando di esserlo, quel rotolo di coperte e pelle vellutata.

«Shhhhh, non piangere, papà è qui.»

Gli faceva strano pronunciare quella parola, non aveva ancora venticinque anni eppure da un momento all’altro era diventato padre, senza volerlo, per lo meno non razionalmente.

Cullò per un po’ la piccola, fino a quando il pianto disperato si tramutò solo in un lamento di fame e poi si diresse in cucina, spostando il fagottino tutto su un braccio, mentre ormai abilmente preparava il biberon con la mano libera.

«Papà ha bisogno di dormire un po’ di più, lo sai? Puoi piangere solo quando c’è una delle nonne con te.»

Aveva preso l’abitudine di spiegare le cose alla piccola, anche se sapeva che tanto lei non poteva capire oltre le sue sensazioni imperanti di fame, sonno, bisogni fisici. Un paio di occhietti verdi lo fissarono rabbiosi, mentre pretendevano il biberon che teneva nella mano, cercando di capire la temperatura del latte.

«Sai, più va avanti e più penso che sia stato tutto uno sbaglio madornale. Proprio tutto, dal principio, dal primo sguardo che io e tuo padre ci siamo scambiati, probabilmente nella culla.»

Avvicinò il biberon ormai pronto alla piccola bocca, che lo attaccò famelica.

«Non sto dicendo che tu sia uno sbaglio, sia ben chiaro, in fondo è stato tuo padre a volerti, me lo ha detto, sai? Me lo ha detto per bene, piazzandoti tra le mie braccia, e io non sapevo manco come tenerti.»

Katsuki raccontava sempre le stesse cose alla piccola quando la teneva in braccio, non poteva farne a meno, nonostante lei comunque non potesse capire quello che le diceva, ma forse lui lo faceva più per ripetere tutto a se stesso che altro.

«Non volevo figli, glielo avevo detto e ridetto. La nostra vita non è pensata per avere figli, cosa potremmo mai assicurare una vita felice quando non sappiamo neanche quanto altro vivremo ogni singolo istante della nostra vita.»

La piccola non lo stava neanche più guardando, troppo presa a sbranare la tettarella del biberon, arrabbiandosi perché il latte non usciva abbastanza velocemente.

«Eppure sono qui, con te tra le braccia, e non ti darei via per nulla al mondo, anche se non sei mia. Sei sua, solo sua, ma io voglio crederci che sei anche mia, perché lui ti ha dato a me e sei l’unica cosa che-»

La voce gli morì in gola, mentre le scene dell’incubo si mischiavano a quelle reali che ancora si affollavano nella sua testa. Il palazzo che cadeva a pezzi tra le fiamme, le urla, l’affanno, Deku che usciva sorridendo dalle fiamme con un fagottino sporco e urlante tra le braccia, Deku che glielo porgeva, sempre sorridendo, il suo costume a brandelli e sangue ovunque, Deku che sempre sorridendo lo faceva promettere, Deku che dopo il suo sì sospirava sollevato e smetteva di sorridere radioso, giusto un attimo prima di schiantarsi al suolo, senza emettere un suono. Katsuki si odiava ancora per essere rimasto immobile, il piccolo fagotto che si agitava inconsolabile tra le sue braccia ad intralciarlo. Se solo avesse lasciato la neonata per aiutare Deku, magari lui sarebbe ancora lì, seduto sul divano assonnato a dare lui il latte alla piccola, invece Deku non c’era più, lo aveva lasciato da solo. Solo con le sue promesse.

La piccola tra le sue braccia si staccò dal biberon con uno schiocco soddisfatto, dopo essersi scolata fino all’ultima goccia. Quel suono riportò Katsuki alla realtà e il mondo piano piano tornò ad avere dei contorni definiti, mentre le solite lacrime gli solcavano le guance. Qualcuna più veloce era caduta sulla copertina della piccola, lasciando irregolari chiazze scure e umide che si espandevano, ma non poteva farci nulla, ormai aveva perso il controllo anche sulle sue emozioni da quando Deku, anzi, Izuku, non era più con lui.

Una manina paffuta gli si poggiò sulla guancia e lui incrociò di nuovo quello sguardo ancora incerto e d’istinto le sorrise.

«Adesso farai dormire il papà, vero?»

La piccola gli sorrise, un sorriso dolce, inconsapevole e Katsuki si sciolse, di nuovo. Erano rimasti entrambi soli al mondo e Izuko sapendolo aveva deciso di metterli insieme e chi era lui per mettersi contro l’ultima volontà del primo, unico, ultimo amore della sua vita?

Passò una mano sulla peluria dal colore indefinito sulla testa della piccola, le diede un bacio sulla fronte e si alzò in piedi per cullarla meglio.

«Andiamo a dormire, Midoriko, domani viene la nonna e noi vogliamo farci trovare pronti, vero?»

Per la prima volta non la rimise nella culla, posizionandola con attenzione tra dei cuscini nel letto matrimoniale fin troppo vuoto, e per la prima volta dopo quel tragico giorno, finalmente riuscì a chiudere gli occhi e a non sognare, mentre la piccola gli stringeva con forza il dito.

Erano entrambi soli, ma fin quando sarebbero rimasti insieme, la solitudine forse non avrebbe avuto la meglio.
  
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