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Autore: DanceLikeAnHippogriff    23/02/2020    3 recensioni
"Sospirò.
Senza rumore, senza teatralità, senza volerlo. Sospirò e disse addio a un altro pezzo della sua anima."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi'
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Guardò fuori dalla finestra in cerca di un dettaglio, anche il più piccolo, che potesse strapparla dalla noia apatica che la stava tenendo prigioniera da quella mattina. Il cielo si stava pigramente tingendo di viola, larghe ditate di colore che sfumavano all’orizzonte schizzando le nuvole solitarie che si arrischiavano a entrare nel raggio d’azione del sole. Una leggera brezza muoveva delicatamente le tende in una danza ritmica, ipnotica, che sembrava volerti sedurre, richiamarti al mondo esterno avvolgendoti nelle sue braccia vaporose. Si sentiva lenta, vuota, ingombrante e fuori luogo. La sferzata pungente del senso di colpa di aver sprecato un’altra giornata non sembrava avere la minima intenzione di lasciarla e forse era per questo che ormai non sentiva più il bisogno di reagire a quello stimolo, l’ultimo baluardo della sua coscienza ridotto a un cumulo di ingloriose macerie. E lei ci stava sopra, a quelle macerie, seduta a guardare il cielo che assorbiva come una spugna la nera coda di pavone della notte. Non aveva staccato gli occhi da quello spettacolo eppure non riusciva mai a capire quando esattamente il giorno si inchinava al cospetto della notte. Era come se si rendesse conto del suo arrivo quei pochi attimi più tardi e il sole aveva già preso tutti gli applausi per la sua magnifica uscita di scena e tanti saluti. Lei rimaneva con la sua rosa in mano senza essere riuscita a lanciarla sul palco. Lei e la rosa e le macerie e un cielo d’inchiostro che spinge sulla finestra e che non farà entrare.

Sospirò.

Senza rumore, senza teatralità, senza volerlo. Sospirò e disse addio a un altro pezzo della sua anima. Provava un po’ di vergogna: non si sentiva minimamente colpevole per aver visto scorrere davanti a sé un giorno come gli altri eppure sapeva che era la prassi. Devi sentirti in colpa quando non fai, quando non produci, quando non sei. Voleva ritrovare la sua stella. Voleva ritrovare il suo sole. Dov’era il sole che le bruciava dentro? Quella sensazione calda e avvolgente che pervade ogni tuo movimento, ogni tuo pensiero, che profuma le tue parole e le rende tangibili, reali.

Forse dovrebbe rimanere seduta ancora un po’. Dopotutto le rovine non sono così scomode, hanno un che di romantico, di poeta maledetto di altri tempi, ma la nebbia non penso di volerla, sto già cercando di non inciampare nello strascico della luna. Se solo non si mettesse così tanti merletti… E balla, la luna. Vedessi come balla nelle notti in cui nessuno la guarda, quando si nasconde dietro a quel suo velo leggero e impalpabile a milioni di miliardi di chilometri da te, dalle tue rovine e dalla tua rosa. Ti guarda e ride. Una risata di stelle, non molto piacevole da sentire in realtà, le stelle quando cozzano tra di loro stridono eppure non lo fa con cattiveria. Ride perché ancora una volta non hai visto il sole e lei con il sole ci balla quando non la vedi nel cielo. Sono dietro il sipario, loro, a ballare sulle note della vita che non hai vissuto. A realizzare quello che in tutti i tuoi sogni hai sempre voluto, loro lo ballano. E Dio se è spettacolare! Sono tutto quello che sei: scintille, luce, ombre, passi imbarazzati, sudore, passione, qualche lacrima, un sorriso di luce e una pioggia di stelle.

E tu non li vedi. Ti stai ancora trastullando con la tua rosa, seduta sulle tue rovine a guardare un sipario nero.

Niente replica.

E cala il sole. E cade la luna.


Note dell'autrice:

Non penso di voler fornire un contesto riguardo al momento in cui ho scritto questo pezzo, anche perché, in tutta onestà, non lo ricordo. Di certo mi sentivo abbattuta, sconfitta, ma con tanta voglia di ritrovare la scintilla che mi faceva andare avanti a testa alta.

Anche quando non guardiamo, quando forse non vogliamo vedere quanto potenziale abbiamo, la luna e il sole ballano lo stesso e se ne fregano perché non possiamo cancellare la meraviglia che siamo.

  
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