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Autore: Flos Ignis    23/02/2020    2 recensioni
Storia ambientata alla fine della seconda stagione: Valentine e Sebastian sono morti, Lilith non è mai stata evocata e tutti gli eventi della terza stagione non sono avvenuti, sebbene in futuro potrei prenderne spunto.
L'ispirazione è giunta grazie alla puntata 2X05, in cui compare la strega Iris e la sua pozione, che consente alle donne shadowhunters di rimanere incinte dei demoni. Mi sono chiesta... e se non fosse stata solo Clary a berla?
Una storia d'amore che darà vita a una nuova generazione, una in cui il sangue degli angeli e quello dei demoni mescolato insieme sarà capace di rivoluzionare i vecchi pregiudizi di Cacciatori e Nascosti.
Dal prologo:
Non seppe di preciso cosa andò storto, ma doveva aver sbagliato qualcosa durante la preparazione, o non si spiegava il motivo per cui pochi secondi dopo si ritrovò piegato sul lavandino a rimettere tutto il contenuto del suo stomaco, sentendo dei tremendi conati che gli fecero girare la testa per svariati minuti.
Cosa diavolo gli stava succedendo?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clary Fairchild, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Depressione



Alec piegò la testa di lato, come per scrutarsi meglio allo specchio.

Così facendo i suoi capelli, decisamente più lunghi di quanto gli piacesse, arrivarono a sfiorargli le spalle, la cui ampiezza si era parzialmente ridotta di settimana in settimana.

Passò le dita sul collo e sulla mandibola, sentendosi strano nel non percepire alcuna traccia di peli da radere come accadeva ogni mattina da qualche anno a quella parte. Non che si stesse esattamente lamentando, farsi la barba ogni mattina era uno spreco di tempo, ma era troppo fastidiosa da tenere incolta perciò si era rassegnato e sprecava quindici preziosi minuti ogni mattina che avrebbe potuto dedicare ad altro. Ma ora non più.

Abbassò ancora di più la mano, tastando con una cautela venata da un brivido di orrore la morbidezza insolita del suo petto. Izzy quella mattina l'aveva scrutato, durante una delle sue solite visite a domicilio, ed era scoppiata a ridere all'improvviso, assolutamente deliziata di ciò che aveva davanti agli occhi.

-Sei la sorella più carina che potessi sognare, Alec!-

Ovviamente lui a quel punto l'aveva fulminata con una delle sue occhiate più velenose, lanciandole per buona misura anche un cuscino in faccia con la sua solita mira infallibile.

Lei però aveva continuato a ridacchiare gironzolandogli intorno, toccandogli i capelli che crescevano più di quanto li tagliasse e coccolando il suo nipotino parlandogli come se potesse sentirla.

Ma Alec a quello non aveva protestato. Anche lui parlava sempre con suo figlio e quando era Magnus a farlo il suo cuore scoppiava di gioia.

Nonostante tutto, vedere il suo corpo così trasformato lo faceva sentire fuori posto come non era più successo da quando la sua sessualità era venuta allo scoperto. Il suo corpo si stava lentamente trasformando in quello di una donna, giorno dopo giorno, e arrivato al sesto mese di gravidanza si era ormai rassegnato a restare chiuso in casa.

Sua madre si era fermamente imposta come capo dell'Istituto fino al suo ritorno, adducendo come motivazione una trattativa con il popolo fatato per fermare il traffico di droghe messo in moto da alcune di loro. E lo sanno tutti che il tempo, nel regno delle fate, passava in modo diverso: chi poteva sapere quando avrebbe fatto ritorno?

Non poteva uscire di casa da sette lunghissimi giorni, ma visto la forma che il suo corpo stava assumendo non ne sentiva nemmeno la voglia. Izzy era occupatissima a fare ricerche per aiutarlo dal punto di vista medico in collaborazione con Catarina, perciò le sue visite erano rare, mentre Jace si era fatto vedere poche volte da quando lo aveva indotto a quel giuramento crudele.

Se poteva, Alec evitava di pensarci: era stata una decisione difficile, per quanto giusta e non se ne pentiva, ma ogni volta che ragionava sui motivi che lo avevano indotto a richiederlo pensava alla vita che avrebbe vissuto il suo bambino, a come sarebbe cresciuto, alle difficoltà che avrebbe affrontato.

E al fatto che lui, probabilmente, non ci sarebbe stato per supportarlo.

Si sarebbe sentito abbandonato? Avrebbe capito che tutto quello che stava facendo e che avrebbe fatto fino alla morte sarebbe stato per lui?

E Magnus... per l'Angelo, come avrebbe reagito? Aveva passato tutta la vita a perdere le persone che amava, e ora lo avrebbe abbandonato anche lui con un figlio da crescere nell'incognita di come farlo.

Gli vennero le lacrime agli occhi quando pensò al futuro.

Riuscì a vedere il suo ragazzo, sempre uguale nel tempo anche tra molti anni, mentre faceva apparire la cena per lui e il loro figlioletto. Era cresciuto, ora era un adolescente dai capelli neri scompigliati e... gli occhi da gatto di Magnus? Li avrebbe ereditati? Sperava davvero di sì. 

Una serata normale, poteva vedere l'amore della sua vita che accarezzava i capelli ribelli di loro figlio, il sorriso sui volti di entrambi. Sembravano felici insieme, anche da soli e questo lo sollevava un po'.

Riaprì gli occhi che non si era accorto di aver chiuso, ritrovandosi affannato e con le guance bagnate di lacrime.

Ma in fondo il suo corpo non gli apparteneva più, le sue emozioni erano in preda a processi ormonali che non conosceva e non capiva, la sua stessa vita ora dipendeva da suo figlio.

Scoppiare in un pianto liberatorio, dopotutto, non gli sembrava una così cattiva idea.



Magnus era preoccupato a morte.

Il termine della gravidanza si avvicinava e non aveva nulla di concreto in mano che gli assicurasse la sopravvivenza dei suoi tesori più preziosi. Le ore di studio, ricerche ed esperimenti non avevano portato a nulla fino a quel momento, ma non poteva perdere le speranze.

Non anche lui.

Alexander pensava che non se ne fosse accorto, ma lui non era cieco. Vedeva i segni delle lacrime nei suoi occhi lucidi, della tristezza nelle rughe sulla sua fronte... della depressione nelle spalle pericolosamente cadenti in avanti.

Era un uomo forte il suo shadowhunter, lo era sempre stato. Un uomo con le spalle larghe e il piglio da leader, pronto a sostenere il peso del mondo intero e guidarlo per il meglio.

Per i primi mesi nonostante l'insofferenza, le preoccupazioni e i dubbi lui aveva resistito, si era aggrappato all'amore per il loro bambino per contrastare tutte le parti negative di quell'evento miracoloso, ma da qualche settimana si era come... spento.

Come se avesse finito la forza, o i motivi per trovarla. 

Era preoccupante vederlo così rassegnato, così passivo.

Magnus aveva aspettato per un po', sperando che venisse a confidarsi con lui: il suo orgoglio a volte era difficile da trattare, quindi spesso Magnus gli lasciava tempo e spazio per combatterlo da solo.

Sembrava che in questo caso avesse commesso un errore di valutazione.

Aprì la porta di casa, pregando qualcosa in cui neppure sprecava energia a credere, affinchè il suo compagno stesse un po' meglio del solito quella sera.

Non fu fortunato, e si ricordò del perchè non pregava. Perchè non funzionava mai.

Alexander era in cucina, piluccando del gelato direttamente dalla scatola quando lo sentì entrare in casa e allora gli sorrise. Gli occhi blu però rimasero tristi e lucidi e la sua posa ingobbita, quasi sconfitta.

Fece male al cuore di Magnus vedere il suo fiorellino ridotto in quel modo, e lui non ce la fece più.

-Alexander... parla con me.-

-In che senso?-

-Non stai bene. Io lo so, me ne accorgo. Permettimi di aiutarti.-

-Magnus, non c'è bisogno, davvero.-

Allora lo stregone lo baciò. Voleva dare conforto al suo ragazzo, almeno un po', e da come gli si aggrappò all'improvviso era proprio ciò di cui aveva bisogno.

Lo sollevò come se non pesasse nulla nonostante la sua pancia ormai ben visibile, portandolo nella loro camera da letto.

-Magnus...-

-Shh. Devi riposare, questi ultimi due mesi saranno molto stancanti per te.-

-Non sono stanco. Voglio sentirti vicino. Ti prego, ne ho bisogno.-

Allora Magnus intrecciò le loro lingue, sdraiandosi accanto al suo ragazzo cercando di portargli conforto e fargli percepire tutto il suo amore e il suo calore a circondarlo in un intimo abbraccio che li tenne uniti per le successive ore di splendido oblio.



Fu solo molto più tardi, quando il corpo finalmente rilassato di Alexander aveva perso la sua rigida tristezza accasciandosi sul compagno, che Magnus si decise a riaprire la conversazione.

-Alexander, amore... devi parlare con me.- Appoggiò la mano sul ventre del compagno, contenendo a malapena uno squittio felice al calcetto di suo figlio. Non era decisamente il momento adatto per fare le moine al figlio mentre il padre era in quello stato di desolante tristezza.

Lui rispose con un verso scontento. Erano finalmente stati di nuovo in intimità dopo mesi di toccatine fugaci per la sua sicurezza, si sentiva bene dopo settimane in cui la sua testa era stata piena di orribili pensieri, non aveva proprio voglia di ritirarli fuori adesso che era riuscito a rinchiuderli in un cassetto.

-Non puoi continuare a tenerti tutto dentro. Parla con me tesoro... mi si spezza il cuore a vederti così.-

Alzò di colpo la testa, una chiara espressione di colpa stampata in volto.

-Non era mia intenzione... mi dispiace, Magnus.-

-Ti prego, non dispiacerti. Voglio solo aiutarti. So che i cambiamenti del tuo corpo ti stanno destabilizzando, ma se ne parlassi con me potrei aiutarti.-

Esitò solo un secondo, prima di cominciare a parlare.

-Non ti fa schifo vedermi così... a metà? Sono un uomo, ma inizio a somigliare molto anche a una donna. Non so come sentirmi, dovrei essere diverso? Lo sono, ma dentro mi sento ancora io... almeno finchè non arriva una stupida scarica di ormoni a farmi reagire come un bambino. Non lo sopporto. Non ho il minimo controllo su me stesso e per me è... difficile, da sopportare.-

-Mi pare di averti appena finito di dimostrare che ti trovo bellissimo e desiderabile come sempre. Non potresti mai farmi schifo, mai! Sei una meraviglia, Alexander, una meraviglia che sta portando in grembo nostro figlio grazie a un'incredibile e strana serie di eventi. Tutti questi cambiamenti avrebbero spezzato una persona meno forte di te, ma tu sei stato stoico tutto questo tempo. Sei incredibile, amore.-

Alec era arrossito, nascondendo il volto nel collo del compagno. Parte dei suoi timori stavano facendo un timido passo indietro, lasciandolo almeno un po' più leggero.

-Che fai, ora arrossisci? Abbiamo appena fatto l'amore e ti imbarazzi quando ti dico che sei bellissimo?-

-Non ridere!-

-Scusa, scusa. Allora, non mi dirai cosa ti ha davvero turbato tanto?-

Alexander lo guardò sorpreso per un momento, prima di chiudere di nuovo la sua espressione. Se quello non era un "no" a caratteri cubitali...

Nonostante quella sua intuizione, fu proprio il più giovane a parlare per primo.

-Ho paura di cosa accadrà dopo il parto. Temo per nostro figlio, per come lo presenteremo al mondo, per come il mondo lo tratterà, per come io e te affronteremo tutto questo, e se io...-

Si bloccò all'improvviso, ma a Magnus si era gelato il sangue di colpo.

Aveva finalmente capito qual'era il nocciolo del problema.

-Tu credi che non ci sarai per tutto questo? Che non...sopravviverai?-

Alexander chiuse gli occhi, abbandonandosi nell'abbraccio del compagno. Era inutile ormai nascondere quel suo pensiero, tanto valeva confermare per evitare che scoprisse il suo ultimo segreto, quello che avrebbe condiviso solo con Jace. No, quello non avrebbe dovuto mai saperlo... non fino a quando aveva facoltà per decidere il contrario.

-Guardiamo in faccia i fatti. Non ci sono molte possibilità per me di conoscere nostro figlio. Non ci sono ancora risultati nonostante tutte le vostre ricerche, non sappiamo cosa possiamo fare per salvaguardare sia me che lui. Farò di tutto per farlo nascere e restare al vostro fianco per la tempesta che si scatenerà dopo... ma se devo essere sincero, non posso decidere se restare o andarmene. Capiterà. E se succederà, voglio essere pronto.-

Agghiacciato da capo a piedi dalla prospettiva di rimanere senza il suo compagno, lo stregone iniziò a scuotere violentemente la testa.

-Sciocco cacciatore, credi che ti lascerò morire così? Senza neppure provare a salvarti? Tutta qui la fiducia che hai in me Alexander? Non puoi esserti già rassegnato, abbiamo un bambino da crescere e una famiglia che conta su di te, non è da te deluderli e so che non lo farai neppure stavolta.-

-Potrei non avere scelta!-

-Si ha sempre una scelta!-

-Sì, e la mia l'ho già presa!-

Si guardarono negli occhi, l'azzurro nel verde, per cercare di capirsi a vicenda, calmando i loro respiri affannati.

-...che cosa vuoi dire?-

-Niente. Non volevo dire niente.-

-Alexan-

-Niente, Magnus. Ho solo deciso che voglio vivere al massimo questi due mesi che ci sono rimasti prima del suo arrivo, perchè poi dubito avremo tempo per noi.- cercò di buttarla sul ridere per troncare quella conversazione, e Magnus parve abboccare per il momento, anche se non era del tutto convinto si decise a rimandare la conversazione all'indomani, dopo del buon sonno ristoratore. Ne avevano un gran bisogno entrambi.

Raziel, ti prego: dammi ancora un po' di tempo con Magnus per fargli capire quanto lo amo, e con mio figlio per poterlo vedere e amare anche solo per un po', prima di reclamarmi per la Città di Ossa...






  
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