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Autore: Inquisitor95    23/02/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Valerio

Capitolo Diciassette

martedì 2 luglio

 

 

Da lontano mi limito ad osservare gli spostamenti di Rob all'interno del nuovo negozio di videogiochi che ha aperto nel centro commerciale: ha l'aria di un bambino che visita un lunapark e dove tutti gli sembra troppo grande e pieno di colori che lo attirano a voler fare tutti i giochi. La maggior parte si trovano ordinati sugli scaffali ai lati del negozio, poi ci sono delle postazioni più piccole che servono a suddividere il negozio creando una specie di strada.

È l'angolo delle occasioni che Rob sta guardando per ultimo, visto che ha già trovato ben due giochi che sono usciti da poco e mancavano alla sua collazione.

Nel frattempo, resto qui seduto a godermi l'aria condizionata la cui grata è posizionata proprio sopra di me, essendo però il tetto molto alto non la sento troppo forte e quindi non mi dà alcun fastidio.

Dei bambini passano correndo mentre i genitori, poco dietro di loro, gli urlano che devono stargli vicino o domani non li porteranno al mare. Mi viene da pensare che io non ho mai disubbidito ai miei genitori.

Né io né Riccardo gli abbiamo mai dato motivo di minacciarci di non portarci al mare. Specialmente per un bambino, andare al mare è una bellissima esperienza.

“Certe volte mi viene da pensare a quanto era bello. Essere bambini, andare a scuola. Avere l'unico pensiero di dover fare i compiti e di dover studiare. Ora invece è tutto diverso.” penso tra me e me mentre guardo con un sorriso quei due bambini che si sono bloccati come statue.

I loro occhi tremano per il dispiacere e per la paura che i genitori possano davvero non portarli al mare. La giovane coppia raggiunge i propri figli e passano davanti al negozio di videogiochi, nessuno dei due piccoli fa un commento.

«Che stai guardando?» chiede improvvisamente Rob uscendo dal negozio che la famiglia ha appena superato. Mi richiama all'attenzione e sposto lo sguardo su di lui.

«Niente, c'erano due bambini che facevano i capricci e i genitori li hanno minacciati di non portarli al mare.» dico facendo una breve pausa e alzandomi dalla panca. «A te è mai capitato?» chiedo al mio miglior amico.

Lui ci pensa su e annuisce con forza dopo pochissimi istanti. «A differenza tua ero un bambino molto esuberante. Avevo sempre voglia di correre e giocare. Direi che sono cambiato molto...» ammette con un filo di amarezza.

«Non si può certo dire che tu non stia facendo nulla. Un giorno sarai talmente tanto famoso e strapagato che non saprai proprio cosa fartene di tutti quei soldi.» dico incoraggiandolo e il ragazzo scoppia a ridere mentre camminiamo verso la gelateria lì vicino.

«Vuoi un gelato? Con questo caldo ne ho proprio bisogno!» dice Rob facendosi aria col pacchetto di giochi appena acquistato.

Ci spostiamo insieme verso la gelateria che fa ad angolo nell'area ristoro del centro commerciale, ci sono poche persone essendo un martedì pomeriggio, ma probabilmente è normale visto che molti saranno al mare e gli altri saranno nel parco acquatico fuori città.

«Devo dire che preferisco la città d'estate. Si svuota ed è più tranquilla.» dico quando ci soffermiamo a fare la breve fila, poche persone ci separano dalla cassa.

Rob guarda l'orologio e vede che sono le cinque del pomeriggio ormai passate. «Devi tornare alle sette a lavoro, giusto?» annuisco senza entrare troppo nel dettaglio, tutta la giornata da solo visto che Mirco ha il suo giorno libero. «Uno di questi giorni dobbiamo organizzarci per andare a mare tutti insieme.» dice il ragazzo, l'idea mi piacerebbe.

Afferriamo i nostri coni gelati, io come al solito ho scelto la coppia di cioccolato bianco e quello classico mentre Rob cerca sempre di optare per i gusti più strani, stavolta il suo è ricaduto su pistacchio e nocciola, molto semplice.

«Sai, era da sabato scorso che volevo parlarti un po' in tranquillità, ma tra una cosa e l'altro non abbiamo proprio avuto modo di vederci.» dice Rob tranquillamente, capisco subito che non parla di due giorni fa bensì di quando ho detto loro di essere gay.

«Non so se la cosa mi tranquillizza. Ma se hai aspettato non dev'essere nulla di grave.» cerco di minimizzare la cosa giocando in difesa e Rob sembra essere messo in imbarazzo, capisco subito che non è qualcosa di importante e soprattutto che ha paura di offendermi in qualche modo.

«Non è nulla. Solo che... quando hai capito di provare attrazione per i ragazzi? Voglio dire... al liceo non me ne hai mai parlato. Capisco che sia una cosa... strana, da dire.» dice lui cercando di utilizzare le parole che ritiene più opportune.

Ci sto pochi istanti per riflettere, parlare di questo mi fa sentire piuttosto in ansia ma man mano che dico le parole sento questa sensazione svanire lentamente. «Credo da sempre. Alle medie ero stracotto di un mio compagno di classe, ma lui era tipo un bulletto quindi mi è passata in fretta. Quando sono arrivato al liceo superiore e mi sono seduto con te, mi trovavo talmente tanto bene da non voler rovinare tutto.» rispondo alla sua domanda mentre i suoi passi seguono i miei lentamente. «Certe cose non devono essere dette. E io e te abbiamo sempre parlato tranquillamente del più e del meno. E poi ti ricordi i nostri compagni di classe? Pensa se lo avessero saputo!»

«Non avrei mai detto loro qualcosa che ti riguardasse. Specialmente una cosa così personale e importante!» dice Rob, dal tono distaccato che usa capisco che ha interpretato la cosa in maniera negativa.

Mi affretto a specificare. «Non dico che tu lo avresti detto; intendo dire che magari ne avremmo parlato nei corridoi e qualcuno avrebbe potuto sentire. Soprattutto, volevo proteggere te più di me.»

Il suo sguardo confuso cerca il mio insieme alle spiegazioni e mi trovo costretto ad approfondire. «Ho sempre avuto paura che vedendoti insieme a me, gli altri ragazzi avrebbero potuto pensare che anche tu eri gay. Io posso sopportare le prese in giro, sono sempre riuscito a farlo. Ma se l'avessero fatto a te me la sarei presa a male.» dico infine. Arrivo a dare un morso alla cialda e del gelato mi finisce tra i denti provocandomi una sensazione non gradita.

«Capisco. Immagino che tu abbia ragione anche se li avrei presi tutti a cazzotti! E non perché io abbia qualcosa contro eh! Voglio dire, tu sei un bel ragazzo ma... aspetta non bello in quel senso cioè...» le parole che seguono dalla bocca di Rob sono una più inconcludente di quella precedente e finisco per scoppiare a ridere mentre lui continua in qualche modo a giustificarsi.

«Tranquillo, Rob. Ho capito quello che intendi.» dico infine cercando di chiudere il discorso che non è riuscito a portare a termine. Il ragazzo sospira e fa un mezzo sorriso mentre anche lui arriva a mordere la cialda del cono.

«Tra te e Michele... ho sempre saputo che c'era più dell'amicizia.» dice Rob mettendo su un'espressione seria, lo vedo improvvisamente incupito. «Mi è capitato spesso di pensare che il vostro rapporto fosse più intenso di quello che tu avevi con me e spesso ho pensato che lui potesse essere “più amico” di me. Non ti nascondo che l'ho odiato per un certo periodo visto che temevo che mi portasse via il mio migliore amico.» si confida il ragazzo.

La sola idea mi fa quasi venire da ridere se non fosse che vedo negli occhi di Rob troppa serietà e quindi capisco che non è uno scherzo. «Nessuno ti porterà via il tuo migliore amico e tu resterai per sempre il mio.» gli dico rassicurandolo, mentre lo dico però riesco quasi a vedere la situazione con i suoi occhi.

Io e Michele sempre insieme, con un'intesa che supera i limiti dell'amicizia. Probabilmente anch'io mi sarei fatto strane idee se fosse capitato al contrario.

«Conoscendolo meglio ho capito che era un bravo ragazzo e che tu non avresti mai avvicinato un idiota. Sei una persona che sceglie con attenzioni chi far entrare nel proprio cuore, lo sei sempre stato.» dice Rob continuando a fissare il vuoto davanti a sé e a stare serio.

«E poi?» chiedo.

«Ho deciso di dargli una possibilità. E dentro di me sapevo che c'era comunque qualcosa che mancava nel rapporto che avevi con me e che con lui, conosciuto da poco tempo, invece avevi ritrovato.» dice Rob spiegandosi meglio, annuisco mentre parla e lo lascio continuare. «Non davo per scontato che ci fosse qualcosa di sentimentale, ho sempre saputo che avevi gusti diversi dai miei, probabilmente. Ma come dici tu, non c'era bisogno di ammetterlo davvero; non potevo immaginare foste fidanzati.»

Il modo in cui lo dice, il fatto che sia proprio lui a dirlo in qualche modo rievoca in me quei ricordi che avevo soppresso, momenti passati insieme, serate interminabili con Michele: abbracci e baci di ogni tipo.

«Be' forse è meglio che io e te non abbiamo mai avuto quel tipo di intesa. Non ci tengo proprio a baciarti! Nè tanto meno a far qualunque altra cosa con te.» dico cercando di sdrammatizzare la situazione, Rob si volta di scatto verso di me scoppiando a ridere e dandomi una spinta all'altezza della spalla, rido insieme a lui finché non sento il suono del cellulare che indica un messaggio arrivato.

«Chi diavolo è a quest'ora?» chiedo a me stesso mentre mi fermo per prendere l'oggetto dalla tasca.

«Magari sarà Alice. Le avevo detto che eravamo fuori. O forse i ragazzi sul gruppo...» prova ad indovinare Rob, ma quando tiro fuori il cellulare e muovo la barra delle notifiche verso il basso leggo che non si tratta di nessuno dei miei amici, bensì le notifiche vengono da Mirco.

La prima cosa che vedo quando apro la chat è una foto, si tratta di una spiaggia grandissima, il mare fa da sfondo sull'orizzonte del cielo azzurro estivo; l'ombra di chi ha scattato la foto sembra imponente e capisco che il sole è ancora alto nel cielo, probabilmente una foto in diretta.

 

°Mirco:

Non so perché, ma riflettevo su quello

di cui parlavamo qualche giorno fa.

Cosa faresti se fossi ricco o meno e conformo

di aver cambiato idea... forse parlavo senza capire...

Pagherei oro per restare qui con questa brezza

e sentire il suono dell'oceano.

°Valerio:

Lo so, è uno spettacolo che non mi perderei.

Ci sono cose più importanti nella vita che barche

piene di ragazze e del sesso stesso.

Una spiaggia con tramonto, per esempio.

°Mirco:

Scusami, avevo davvero bisogno di scriverlo,

volevo condividere questa cosa con qualcuno.

°Valerio:

Sono felice che tu abbia voluto condividere

questo tuo pensiero con me.

°Mirco:

Sapevo che avresti capito, semplicemente.

 

La conversazione giunge al termine nel momento in cui mando delle faccine sorridenti come risposta, mi sembra che il mondo si sia come fermato e abbia smesso di girare mentre leggevo e rispondevo ai messaggi di Mirco.

Improvvisamente mi gira la testa, le sue parole sono profonde e il fatto che abbia voluto condividerle con me mi fa sentire strano; neanche ci pensavo più al discorso di cui avevamo parlato. Ma qualcosa lo ha rievocato in lui.

“E pensare che mentre gli parlavo del mio progetto di villa con giardino mi sentivo ridicolo. Anche da come mi guardava, come se fossi un alieno!” mi ritrovo a pensare.

Ho avuto in qualche modo avuto la conferma che quello che voglio io è condivisibile da altre persone, e Mirco fa tanto il duro ma a quanto sembra anche lui in qualche modo ha voluto aprirsi in questo suo profondo pensiero.

«Si può sapere che succede? Mi sembra che ti sia completamente estraniato dal mondo!» mi dice Rob dandomi qualche scossone per riportarmi alla realtà. Improvvisamente la chat e le sue parole scompaiono dalla mia mente nonostante è visibile che sia ancora scosso.

«Ecco... nulla di che, mi ha scritto Mirco. Il mio collega di lavoro, il Secondo Assistente.» cerco di dire, sento che il tono delle mie parole esce distorto, quasi come se stessi parlando di un sogno e mi sento davvero strano.

Rob capisce subito che c'è qualcosa di strano allora allunga la mano verso il cellulare. «Posso leggere o pensi che sia un segreto di stato?» dice scherzando, in realtà una parte di me non vorrebbe fargli leggere quei pochi messaggi che ci siamo scambiati.

Esito qualche istante, poi mi rendo conto che non avrebbe senso visto che non c'è nulla di male in quello che Mirco mi ha scritto. Rob guarda velocemente i messaggi e la sua espressione poi si trasforma, come se fosse in qualche modo incuriosito da questa persona.

«Be' è un bel pensiero. Sembra un ragazzo molto sensibile. Non capisco cosa ti abbia sconvolto così tanto però.» dice lui passandomi il cellulare tra le mani, ancora una volto lo infilo nella tasca.

Scrollo le spalle mentre rispondo. «Non lo so, è strano ecco. Non credo di aver mai sentito qualcuno dire una cosa del genere; e se tu vedessi Mirco capiresti che non è esattamente quel genere di persona tranquilla.» rispondo, tutta questa situazione mi sembra molto strana e non capisco neanche io il perché.

«Questo non è quel genere di pensieri che racconti in giro facilmente. Non ti ha solo dato ragione, ti ha aperto un pezzo del suo cuore e ha dimostrato una sensibilità che noi ragazzi non abbiamo quasi mai.» dice Rob cercando di venire a capo dell'origine dei miei dubbi. «Non è che ti piace?» chiede poi.

La sua domanda improvvisa mi imbarazza e scatto quasi sull'attenti. «Ma che dici! Non è brutto ma non penso neanche a lui in quel modo. E poi è un mio collega di lavoro!» dico rispondendogli, riprendiamo a camminare mentre Rob ridacchia tra sé e sé.

«Potrebbe essere un buon amico, forse. Magari ha capito di potersi fidare di te, ha capito che in qualche modo sei un ragazzo sensibile e come dice lui, sapeva che avresti capito quel suo sfogo. Forse è lui ad aver trovato un amico in te.» continua il ragazzo guardando in avanti, i suoi passi sono più lunghi dei miei e veloci.

Finisco per restare di qualche passo indietro mentre resto assorto nei miei pensieri: sono convinto che l'unica cosa che a un tipo come Mirco non manchi siano proprio gli amici. Ma di amici non se ne hanno mai abbastanza, immagino.

“Basta guardare il mio gruppo: Max lo conosco da poco ma posso dire di averlo sempre trovato d'accordo con me; poi ovviamente non manca Emilia, lei è una grande persona nonostante faccia di tutto per non dimostrarlo; Rob e Alice sono su un altro gradino, molto più in cima. Eppure tutti loro mi sono stati vicino, chi da più tempo chi da meno.”

Realizzo che mi piace l'idea di avere Mirco come amico, abbiamo molti interessi in comune e condividiamo anche diverse passioni. È strana l'idea di avere un amico conosciuto a lavoro, per quanto riguarda la mia esperienza ho sempre avuto a che fare con gente troppo adulta o troppo piccola.

«Potrebbe essere un'occasione.» dico quasi con un sussurro, Rob infatti è costretto a girarsi e a chiedermi cosa io abbia detto. Scuoto però il viso e non lo ripeto, semplicemente penso a godermi il resto del pomeriggio con il mio amico finché non si fa tardi.

Sfreccio tra le strade della città mentre il cielo si dipinge di arancione, delle strane nuvole grigiastre si stanno avvicinando trasportate da una leggera brezza, quasi neanche sembra che quel pomeriggio avesse fatto una giornata di pieno sole. Tuttavia non credo che pioverà.

Parcheggio il pick up in un punto non troppo distante vicino all'entrata del palazzo e mi incammino con la mia ventiquattro ore fino all'ascensore. Quando percorro il corridoio noto che c'è un'aria di festa molto piacevole e mi ricordo che è il compleanno di Davide. Gli altri colleghi gli sono vicini e gli fanno dei sorrisi, mi viene quasi da pensare che probabilmente molti di loro, come me, non si ricordavano neanche che fosse il suo compleanno.

Gli faccio un cenno distante in modo da fargli capire che lo raggiungerò dopo, vado quindi nella mia postazione trovando sia la mia scrivania che quella di Mirco vuote. “Naturalmente, visto che oggi è di riposo.”

Butto la valigetta in un angolo vicino al muro e accendo il computer, mentre aspetto che si avvii ho il tempo necessario per andare a trovare Davide nel reparto che si occupa dell'impaginazione e mi faccio largo tra i colleghi.

«Non mi ricordavo che oggi fosse il tuo compleanno. Scusami tanto.» dico stringendogli la mano dopo aver detto “buon compleanno” mentre intorno a lui risuona la tipica canzoncina di auguri che lo mette in imbarazzo.

«Non ti preoccupare, neanche io mi sono ricordato del tuo quest'anno.» mi risponde Davide, lentamente gli altri colleghi gli avvicinano un piattino sul quale si trova quello che sembra un muffin gigante con una candela sopra.

«Grazie a tutti, davvero non era necessario.» continua il ragazzo e le storie vanno avanti ancora per una mezz'ora circa quando arriva il Signor Cattaneo in ufficio e tutti noi ritorniamo alle nostre postazioni per svolgere i lavori.

Più tardi, ancora una volta mi trovo a rileggere i messaggi di quella conversazione con Mirco; è come se in qualche modo volessi cercare di assimilare significati che i miei occhi non riescono a vedere, ma non c'è nient'altro in quelle sue parole. A tratti vedo comparire la scritta “Online” per indicare che sta leggendo dei messaggi.

«Sono dieci minuti abbondanti che sei bloccato davanti al cellulare con quell'espressione strana. Che hai?» chiede Davide improvvisamente, alzo gli occhi bloccando lo schermo del cellulare così da non far vedere il contenuto ad altri e scuoto il viso allo stesso tempo.

«Niente, leggevo dei messaggi. Come procedono gli auguri di compleanno?» chiedo cercando di spostare l'attenzione su qualcos'altro. Il ragazzo ridacchia.

«Bene direi.» risponde semplicemente, tuttavia dal suo tono capisco che c'è qualcos'altro di cui vorrebbe parlarmi. «Quest'anno parteciperai al progetto o lascerai a qualcun altro?» chiede lui proseguendo.

“Tanto bravo e tanto religioso, alla fine però mi sta avvicinando solo per assicurarsi che non partecipi.” penso tra me e me pensando a quanto Davide in realtà si nasconda dietro il suo rosario e la sua fede.

«E lasciare il lavoro come Primo Assistente a qualcun altro? No, non parteciperò Davide. Mi sta bene passare i miei giorni qui a rispondere al telefono e assicurarmi che tutti voi facciate bene il vostro lavoro.» dico in risposta canzonandolo un po', cerco di fare buon viso a cattivo gioco e Davide mi risponde con la stessa risata.

«E Mirco? Sai se parteciperà?» chiede, quasi mi raggelo quando mi chiede dall'altro assistente ma cerco di trattenere la mia reazione. «Ho visto che siete molto legati, eh? State facendo amicizia?» ma qualcosa nel suo tono non mi piace.

«Parliamo per ingannare i momenti morti. Comunque sì, probabilmente parteciperà e quindi mi sa che avrai un potenziale rivelare quest'anno.» dico quasi in tono di sfida, il ragazzo però non se la prende a male, anzi, mi risponde ridendo ancora mostrando un'espressione inebetita.

«Forse dovrei conoscerlo meglio anch'io. Se è un rivale tanto promettente come dici tu allora sarà meglio imparare a conoscerlo.» dice lui in risposta, Davide mi fa l'occhiolino e con quell'ultimo cenno gira sui tacchi e se ne va.

Ogni anno, Davide cerca di partecipare al concorso, solitamente però c'è sempre stato il Secondo Assistente a partecipare ed essendo che lavorava con noi già da prima del mio arrivo, il Signor Cattaneo ha sempre preferito affidarsi a lui alla fine. Quest'anno c'è Mirco e non so se il direttore potrebbe preferirlo a Davide...

“Poco importa. Meglio non pensarci e finire quest'articolo o resterò qui fino a domani!” mi dico infine ritornando al mio pc e stando lontano da altre distrazioni.

  
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