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Autore: AngelCruelty    24/02/2020    2 recensioni
I significati di alcune specie di rosa e una raccolta per personificarli.
1 Il mio nome è Myrcella Baratheon e convivo con un segreto che non è il mio. Felicità perfetta: "Storia partecipante al contest "Un fiore per tante eroine" indetto da NevilleLuna sul forum di EFP"
2 Il mio nome è Daenerys Targaryen, Nata dalla tempesta, [...] Distruttrice di catene.
3 Il mio nome è Cercei Lannister-Baratheon e sto per diventare la regina di Westeros.
4 Il mio nome è Arya Stark e ricordo ancora bene i bei tempi in cui associavo il massimo piacere ad una corsa senza limiti nei prati, alle scarpe inzozzate di fango e ai capelli scompigliati.
5 Il mio nome è Sansa Stark e tutto quello che ho sempre desiderato è potermi immergere nella dolce quiete del silenzio.
6 Il mio nome è Brienne De Tarth e ho giurato massima fedeltà al mio solo e unico Re Renly Baratheon.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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NA: Il contest indetto da NevilleLuna sul forum di EFP proponeva di scrivere una storia su un personaggio femminile con un prompt suggerito dalla giudice da scegliere da una lista. Questi prompt altro non erano che i significati di vari fiori e piante. Sono rimasta colpita da diversi di essi, e mi sono ritrovata a non saper scegliere. Dunque ho deciso di selezionare tutti i significati delle rose proposte e scrivere una OS (o forse anche flash fic, vedremo), su ognuno di loro con protagoniste le donne del Trono di spade. Potrei finire qui con le storie accennate in anteprima o ampliare mano a mano, lo dirà l'ispirazione del momento. Ovviamente, solo la prima parteciperà al contest. I titoli delle OS sono i prompt proposti da NevilleLuna, il fiore lo troverete in alto a destra.


 

Felicità perfetta

Il mio nome è Myrcella Baratheon e convivo con un segreto che non è il mio.
È uno di quei segreti per cui potresti finire ucciso, un giorno. Conosco questa verità ormai da tempo, ma non riesco nemmeno a completare il pensiero quando la mia mente si avvicina al semplice e oscuro concetto. È come se, anche solo pensandoci, si potesse scatenare l’inferno attorno a me… Mi sento come se qualcuno potesse leggermi la mente e scoprirlo a sua volta, sbandierandolo ai quattro venti. Per cui non ci penso, faccio finta che non esista e che non mi abbia mai sfiorato un’eventualità simile.
L’unica cosa che non posso ignorare è che questo alone di mistero riguarda i miei genitori: gli stessi genitori che non mi hanno mai amata, mai coccolata come se fossi la loro principessa. Eppure lo sono, una principessa!
Tutti mi trattano regalmente, proprio tutti… tranne loro.
Quando mio padre Robert è morto, sono rimasta addolorata. I miei sudditi mi hanno vista piangere e disperare, ma la verità è che infondo non piangevo per lui, ma per me. Ho sempre sperato che, all’improvviso, il suo atteggiamento di indifferenza nei miei confronti potesse mutare. Ho sempre visto un po’ di speranza nei suoi occhi ridenti. E invece, con la sua morte, ho dovuto ammettere a me stessa che non avrei mai avuto il padre che mi meritavo.
Per quanto riguarda mia madre, invece… Cercei Lannister è una donna fredda, non c’è dubbio. Io la amo oltre ogni immaginazione, ma lei non mi ha mai insegnato come danzare, come trattare un uomo, né come ricamare. Mia madre mi ha sempre guardato da lontano, come se fossi solo una delle sue bambole da collezione. Probabilmente anche lei mi ama, perché l’ho vista piangere prima della mia partenza per Dorne. Tuttavia non ha fatto nulla per cambiare le cose, per farmi rimanere con lei a Città del Re. Si è limitata a guardarmi andare via con un velo di lacrime sugli occhi… e adesso io mi trovo su una nave, il volto verso un ignoto futuro e la mano promessa ad un ragazzo che non conosco.
Sospiro osservando le placide onde che si estendono davanti a me.
Almeno la mia vita sarà servita ad evitare una guerra. Infondo questo è il massimo che si possa sperare per una donna di Westeros. È l’unica cosa che possiamo fare: scatenare o placare battaglie donando il nostro cuore ad uno o ad un altro partito.
**
Dorne non è male come pensavo.
Fa caldo: forse un po’ troppo caldo. Tuttavia trovo poetico il modo in cui il sole scalda la sabbia, come le lucertole si nascondono sotto i suoi granelli per ottenere tepore, e persino le bandiere dorniane hanno un qualcosa di romantico nella loro stasi. I giardini dell’acqua sono il mio posto preferito in assoluto, perché mi ricordano casa: l’ho capito con un solo giro del castello con il principe Trystane. Lui? Lui… ha l’aspetto di un bravo ragazzo e il modo di fare di un gentiluomo, ma sono in pensiero. Finora è stato buono e delicato, ma cosa succederà questa sera? Cerco di allontanare il pensiero ma è più forte di me. Faccio i miei inchini, ringrazio chi devo ringraziare, ma non faccio che pensare alla mia prima notte di nozze… e non sono entusiasta.
Quando arriva la sera ringrazio il cielo di non dover essere trascinata in una di quelle strane e perverse usanze dei locali: tutti sanno che Ellaria Sand e le sue figlie non sono esattamente tipi riservati. Io invece gradisco mantenere la mia vita privata nascosta da occhi indiscreti. Trystane mi prende per mano e mi accompagna nell’unica stanza, a parte quella di suo padre, che non mi aveva ancora mostrato. Si trattava della nostra camera matrimoniale, quella in cui avremmo dovuto svolgere i nostri doveri coniugali. Agitata, continuo a fingere un sorriso e mi faccio accompagnare fino al letto. Impacciata, mi siedo sul bordo, come se mi trovassi in una situazione in cui presto avrei avuto il via libera di scappare. Incerta, rimango immobile e attendo che sia lui a fare la prima mossa, o meglio ancora che sia lui a farle tutte. Abbasso lo sguardo nell’attesa. Sento la sua mano sfiorare il mio viso, facendolo alzare leggermente in modo da poterlo guardare negli occhi. Sorrido ancora, ma debolmente, forzatamente.
Lo vede? Mi si legge in faccia?
Mi scruta in silenzio: “Sei bellissima” mi dice.
Questa è la solita frase che ogni donna appena maritata si sente dire. Eppure ogni donna si chiede se sia dettata dal semplice senso del dovere per via dell’imminente consumazione, o se sia davvero sentita.
“Hai paura?” chiede.
A queste parole il mio sorriso si spegne. Non riesco più a fingere, ma non parlo.
Lui sembra percepire ogni mio disagio, continua a fissarmi con quegli intensi occhi nocciola e a verbalizzare ogni mia sensazione e timore: “Non dobbiamo farlo subito, se non vuoi. Se qualcuno mi farà domande dirò che è tutto in regola e che probabilmente sei già incinta.”
È lui a sorridere, adesso.
Mi sento come se dovesse esserci una trappola, in quelle parole.
Eppure non ve ne sono. Si siede accanto a me e mi abbraccia: “Hai appena cambiato casa e regno, hai lasciato la tua famiglia. Non deve essere facile. Io mi sento onorato ad aver sposato una bella ragazza come te, ma sai, anche io sono stato costretto. Quindi ti capisco. Aspetteremo…” spiegò.
Detto ciò si avvicina a me, come per rimangiarsi le parole appena dette e passare all’atto carnale. Si fa sempre più vicino con il viso, fino a che le sue labbra non si poggiano sulle mie in un soffice e casto bacio. Non si fa strada nella mia bocca, non sporge le mani verso il mio corpo, non prova a coinvolgermi. Si stacca da me delicatamente e mi accarezza il volto, poi si sdraia nella sua parte di letto e mi invita a mettermi accanto a lui. Confusa e con il cuore che batte a mille, mi stendo al suo fianco. Il mio petto si alza e si abbassa visibilmente per l’emozione. Fisso il soffitto, impacciata e senza parole. Questa notte non è come me la immaginavo… e sono sollevata.
**
Trystane si solleva dal mio corpo e si sdraia accanto a me. Stavolta i petti di entrambi si alzano e si abbassano per l’emozione ma anche per la fatica. Perché questa volta, fissiamo il soffitto imbarazzati solo prima di trovare il coraggio di incrociare gli sguardi e tornare ad avvicinare i nostri corpi, intrecciarli fino ad annullare le distanze e darci altro bacio. Già, questa volta siamo andati fino infondo. Sono passati mesi da quella prima serata a Dorne. Sembra incredibile come il mio peggior incubo si sia trasformato in un perfetto sogno. Dopo qualche minuto passato a coccolarci, azzardo una domanda: “Ma come fai?” dico sorridendo.
“A far cosa?” chiede allora il mio amato marito.
Il mio dito scorre sul suo petto nudo, lento e delicato: “Ad essere così… il mondo là fuori è atroce, anche se io ne ho avuto a malapena un assaggio. Tu invece sei stato così buono con me, hai atteso anche se ero tua di diritto.”
“Nessuno può appartenere a qualcun altro. Io posso pretendere la tua mano per placare la guerra, ma non posso pretendere il tuo cuore, o il tuo corpo.” rispose lui, come se stesse leggendo una poesia che ogni donna vorrebbe sentir recitare.
Sorrido timida, ma sostengo il suo sguardo: “Ma come fai a sapere queste cose? Tutti gli uomini che ho incontrato prima di te sembravano non saperle, o non volerle sapere. Come se non importasse loro delle persone, e soprattutto delle donne, che vivevano al loro fianco. Non se i loro istinti potevano venir placati e i loro interessi tutelati.”
Lui guardò verso l’alto, come se potesse trovare la risposta sul soffitto: “Probabilmente è stata l’influenza dei miei genitori, e di mio zio Oberyn.” Trystane fece una pausa e si schiarì la voce. Capii che il ricordo del defunto Martell gli provocava ancora dolore, quindi gli strinsi una mano per esprimergli la mia vicinanza. Lui sorrise, comprendendo le mie intenzioni: “Mi hanno insegnato ad amare il piacere, ma anche a rispettarlo. Deve essere perseguito in due, altrimenti non è mai completo.”
Mi stringe e io mi lascio accarezzare, ma mi perdo un attimo a riflettere. Trystane mi rispetta e mi ama perché ha conosciuto l’amore grazie ai suoi genitori e suo zio. E io invece? Cosa ho imparato dalla fredda Cercei Lannister, dall’ubriaco Robert Baratheron e dallo sfuggente Jamie L’ammazza re? Bugie, sotterfugi, liti… nonostante le braccia di Trystane riescono a tenermi al sicuro, niente può allontanare la mia mente dai ricordi bui che mi assillano. I dubbi si insinuano nel mio cuore: e se io, non avendo conosciuto l’amore dei miei genitori, non fossi capace di amare Trystane come lui ama me? Non ho mai visto mia madre e mio padre inseguirsi nei giardini del castello come facciamo noi due, non li ho mai visti baciarsi. Forse sto solo giocando ‘a far finta di’, ma non conosco davvero il significato della parola amore… non ancora. Dopotutto questo sogno non è poi così perfetto.
***
Sono sotto coperta, di nuovo in viaggio. Questa volta però sono diretta verso Città del Re, e non ho paura. Sono seduta su un letto e sorrido. Sorrido perché mia madre ha inviato Jamie Lannister e Lord Bronn per salvarmi. Ovviamente, ora che io Trystane siamo davvero una coppia di innamorati, non ho più bisogno di essere messa in salvo. Eppure questo gesto vale più di mille parole. Forse mia madre è sempre apparsa gelida, ma se ha rischiato di scatenare una guerra pur di riavermi indietro vuol dire che mi ama profondamente. Non di quel finto amore che ha dimostrato di provare prima della mia partenza, un amore pacato che la faceva soffrire senza portarla ad ostacolare la mia dipartita. No. stavolta ha agito. Forse l’ha fatto senza pensare troppo, impulsivamente. Forse invece l’ha fatto rimuginandoci sopra per giorni e giorni, finché non ha architettato un piano perfetto per strapparmi dalle grinfie dei Martell. Non mi importa davvero: ciò che risulta fondamentale è che l’ha fatto nonostante tutto e tutti. Non posso lasciare che rimanga in pensiero per me, quindi sto tornando indietro. Stavolta mio marito è al mio fianco, così potremo dimostrarle insieme quanto ci amiamo prima di tornare a Dorne. Sento dei passi che si avvicinano, inizialmente penso a Trystane, ormai abituata a vederlo raggiungere le mie camere. E invece si tratta di Jamie. Sono felice di vederlo, e non solo perché è stato mandato da mia madre. Infondo lui è quello che ha rischiato la vita per me, insieme a Bronn. Mi alzo e lo guardo mentre inizia a parlare con tono gentile. Ad un certo punto il suo sguardo diviene preoccupato, come dal nulla: “Myrcella, devo confessarti una cosa.” Dice.
Per un attimo lo guardo perplessa, confusa. Ma quegli occhi tribolati rendono inequivocabile ciò che sta per accadere: “Zio, non preoccuparti. Io lo so.” Cerco di calmarlo, con una strana sensazione che si fa strada dalla bocca del mio stomaco.
“No, non credo tu possa sapere quello che voglio dirti…” continua lui, senza tuttavia trovare le parole giuste.
Ma quella sensazione sale e sale fino a traboccare dal mio cuore gonfio, come fosse un vaso riempito troppo: è pura gioia.
“No, io lo so.” Ripeto. Quel segreto… quello che mi ha sempre tormentato, che mi ha insinuato dubbi sulla veridicità del mio amore per Trystane e verso chiunque altro… finalmente non posso solo pensarlo: posso dirlo ad alta voce: “Sei mio padre. Lo so, e credo di averlo sempre saputo.” Lui mi guarda sorpreso mentre parlo, con gli occhi che perdono l’espressione tormentata e acquistano un velo di lacrime.
“Sei mio padre e io ne sono felice” ammetto.
Perché ora che l’ho detto, l’ho reso reale. E se è reale si spiega il perché Robert Baratheon non ha mai accarezzato le guance di mia madre. Ora capisco perché lei lo guardava sempre con ribrezzo. E anche perché non è sempre riuscita a dare a noi figli, soprattutto a me, la cura che meritavamo. Siamo frutto di adulterio. Frutto di incesto. Ma se questo significa che mio padre non è morto durante una battuta di caccia ma è qui, davanti a me, allora ne sono felice. Lui mi ama e ha rischiato di venire ammazzato pur di venire fino a Dorne. E mi rendo conto che lui ama anche mia madre. E lei ama lui. È questo l’amore. Non ci sono limiti a quanto può fare questo sentimento, non ci sono ostacoli che non può saltare. Ci abbracciamo, stringendoci forte in maniera incredula. Quando ci separiamo, siamo entrambi sorridenti. Lui mi guarda con orgoglio, un caldo augurio a vivere una lunga vita felice: Robert non mi ha mai guardata così. Ma poi l’espressione preoccupata ricompare lesta sul suo volto e non capisco: perché hai paura, papà? Ma poi lo sento… qualcosa cola sul mio viso. Mi porto una mano sulla pelle, la sfioro: è sangue. Ci metto poco a collegare quello che sta succedendo al mio corpo al bacio che Ellaria Sand mi ha dato prima di partire… ma è troppo tardi per piangere e disperare, almeno per me. Mi accascio a terra, tra le braccia del padre che avrei voluto avere sin da bambina.
Il mio nome è Myrcella Lannister; e avrei voluto godermi per un po’ più di tempo quella perfetta felicità portata dalla semplice e pura verità.
  
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