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Autore: Myra11    24/02/2020    1 recensioni
Due combattenti, un mondo in gara per il comando.
E in un pomeriggio, il nodo del destino si stringe.
[Originale, estratto da una long-fic incompleta]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Si erano dichiarati guerra
mentre con gli occhi facevano l'amore"


La prima volta che si erano visti si erano sfidati con tutte le loro forze.
Lei si era fatta avanti nella Sala degli Specchi, sicura e sorridente.
«Scommetto che riesco a batterti anche se sei Puro.»
Lui aveva sorriso, abbastanza perché tutti vedessero i canini appuntiti sfiorargli le labbra. «Sei coraggiosa, ragazzina. Qual è il tuo nome?»
«Mariana.»
«Un nome piuttosto comune. Io sono…»
«Lo so chi sei. Dakar, il Puro.» L’aveva interrotto lei, senza mostrare il rispetto che gli altri gli attribuivano.
Dakar aveva socchiuso gli occhi dorati, fulminandola con lo sguardo, ma non aveva smesso di sorridere. «Sei convinta di potermi battere, allora scegli la tua arma.»
Mariana aveva fatto il giro della stanza, osservando gli spalti gremiti di gente con un sorriso.
C’erano tutti, i diciotto futuri partecipanti alla Gara, e lei conosceva tutti i loro nomi.
Ne salutò un paio con un cenno della mano, poi notò l’ultimo arrivato, Zaron, e gli sorrise divertita.
«Allora?» L’aveva incitata Dakar, fermo al centro della pista con la katana in mano.
La ragazza lo osservò attentamente. Era la prima volta che s’incontravano ma a lei sembrava di conoscerlo già: tutti parlavano di lui, con il suo fisico sottile, i capelli bianchi come neve e gli occhi dalla pupilla verticale come quella di un gatto, di un intenso color oro. E tutti sapevano quanto fosse imprevedibile; aveva un secolo, dimostrava circa vent’anni e poteva passare dalla conversazione all’attacco in pochissimi istanti.
«Non avere fretta, Dakar.» Mormorò lei mentre sfiorava la lunga asta di una lancia.
Mentre lui si voltava la ragazza afferrò l’arma e lo attaccò all’improvviso. Ma Dakar era praticamente una macchina da guerra naturale e la respinse, la lama della spada che cercava di scalfire l’asta d’acciaio della lancia.
Rimasero così per qualche istante, bloccandosi a vicenda e guardandosi negli occhi.
Lo sguardo di Mariana era color borgogna, e sembrava che dentro vi bruciasse una fiamma sopita.
«Non male. Ma è solo l’inizio.» Lo sfidò lei, e in quel momento iniziò la loro danza di attacchi e parate. Era un combattimento del quale non avevano stabilito le regole, ma non si fermarono quando la prima, sottile ferita comparve sulla guancia della ragazza.
Si separarono con un clangore di armi, gli occhi sempre legati a quelli dell’avversario.
Mariana si ripulì dal sangue e sorrise lievemente, anche se ciò che le bruciava di più era il fatto che Dakar l’aveva ferita per primo.
«E questo come ti è sembrato?» Le chiese, alzando la lama della spada davanti al viso.
Sembrava affascinato dalla lievissima traccia di sangue che vi era sopra.
Mariana si strinse nelle spalle con noncuranza, ma sentiva le braccia che tremavano per la fatica. «Pura fortuna.»
Dakar sorrise. Una parte di lui non sopportava il fatto che quella ragazza dai capelli color oro si comportasse in modo così sfrontato con lui, un’altra l’ammirava proprio per quello. «Forza, fammi vedere cosa sai fare.»
E ricominciarono, finché la lancia scivolò sul collo del ragazzo e la spada si appoggiò sulla gola della giovane. Erano in stallo.
Le luci della palestra attirarono l’attenzione di Mariana sul rivolo di sangue che scendeva sulla pelle chiara di Dakar; era dorato, come se nelle sue vene scorresse oro fuso.
«I miei complimenti.» Sussurrò il giovane, lasciandosi andare ad un sorriso che la sua avversaria ricambiò.
Mariana inspirò profondamente, sentendo il sangue pulsarle nelle vene come mai prima d’ora.
Fino a quel momento si era sentita quasi apatica, ignorando chi la circondava senza legarsi davvero a nessuno, ma in quel momento comprese che Dakar era diverso.
Dakar la faceva sentire viva.
«Grazie.» Si sorrisero ancora una volta prima di abbassare le armi.
Quando la Gara iniziò, un mese dopo, Mariana venne a salutarlo.
Gli sorrise, gli prese una mano e poi ruppe la dolcezza del gesto con un commento tipico di lei.
«Non credo che ti rivedrò…» Aveva detto, ben sapendo che lui sarebbe tornato. «…Ma ti aspetterò nella Sala degli Specchi.»
La Gara era finita quasi un anno dopo, e Mariana aveva atteso.
Dakar era tornato, e ancora prima di presentarsi al ricevimento per la vittoria era andato nella palestra dove si erano incontrati per la prima volta.
Lei lo stava aspettando, e quando lo vide, ancora sporco del sangue dell’ultimo dei suoi nemici, tutto quello che fece fu lanciargli una spada, che lui afferrò al volo.
«Forza.» Lo provocò lei. «Fammi vedere cosa sai fare.»
E avevano ricominciato a danzare.
  
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