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Autore: fantaysytrash    25/02/2020    3 recensioni
[Steve/Bucky | Angst/Introspettivo/Fluff | Song-fic | What If…? | Post-Avengers: Endgame] [Questa storia partecipa alla challenge “Day by day – Challenge a sorpresa” indetta da AleDic sul forum di EFP]
Steve può aver anche portato con sé tutta la stupidità, ma nemmeno nei suoi sogni più reconditi penserebbe mai di non tornare da Bucky.
Dal testo:
“Avrebbe potuto chiedergli di restare – anche se dubitava l’efficacia che avrebbero avuto le sue parole – ma, dopo tutto quello che aveva dovuto subire, aveva imparato l’importanza di compiere le proprie scelte. Bucky era orgoglioso delle proprie, e sperava che fosse lo stesso anche per Steve.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’Autrice

Questa è davvero una semplicissima oneshot senza troppe pretese, per cui mi è venuta l’ispirazione all’improvviso grazie ai prompt ricevuti per la challenge, e che ho scritto di getto, giusto per togliermi questo sfizio.

Niente di serio, dunque, solo un piccolo momento what if…? in cui tale prompt è essenzialmente “E se i produttori avessero avuto il minimo rispetto nei confronti del personaggio di Steve e non fossero evidentemente e indissolubilmente omofobi?”

Nel caso non si fosse capito, a quasi un anno di distanza, non ho ancora superato – né accettato – il finale di Endgame. And what about it?

I veri prompt assegnatomi sono la canzone “Certain Things” di James Arthur e lo scambio di battute: “Credevo lo avessi tu.” / “Io credevo lo avessi tu.” / “E allora chi ce l’ha?”

Ci tengo inoltre a precisare che ho visto il film in lingua inglese e non sono riuscita a trovare la scena in questione in italiano da nessuna parte, quindi lo scambio di battute qui presente potrebbe non coincidere perfettamente con la traduzione ufficiale, sorry.

Buona lettura!

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Stan Lee e alla Marvel. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 

 

 

ALL THE STUPID 

 

La luce dorata del pomeriggio pareva un affronto alla scena che si stava svolgendo di fronte agli occhi di Bucky.

Steve, nella sua tenuta bianca che lo rendeva un po’ troppo mozzafiato di quanto fosse consono per la circostanza, stava discutendo gli ultimi dettagli con Bruce per la missione che lo attendeva.

Bucky se ne stava in disparte, silenzioso e meditabondo. Era consapevole dello sguardo curioso di Sam, che probabilmente lo stava fissando per cercare di carpire qualche informazione sul suo muso lungo, ma lo ignorò – non diversamente da quanto aveva fatto in tutto il tempo che lo aveva conosciuto.

La verità era che, in cuor suo, Bucky sapeva cosa sarebbe successo. E l’aveva accettato, davvero. Steve si meritava una vita tranquilla e felice, circondato dalle persone che più amava.

Era solo che, dopo tutto quello che avevano passato, era piuttosto sicuro di rientrare in quella stretta cerchia di persone care.

Ma forse avrebbe dovuto prevedere anche quella decisione; dopotutto, il se stesso del passato – quello integro, non danneggiato – era ancora vivo, da qualche parte, e aveva tutto il senso del mondo che Steve volesse recuperarlo e vivere la vita che avrebbe dovuto avere fin dall’inizio.

Nonostante l’imminente addio, Bucky non era pentito di una singola scelta presa in tutto il tempo che aveva conosciuto il più giovane. Stare al fianco di Steve nonostante tutto era una decisione che aveva preso svariati decenni prima, e rinnegare quello che c’era stato tra di loro sarebbe stato un insulto a tutto ciò che quel rapporto aveva costituito per lui.

Avrebbe potuto chiedergli di restare – anche se dubitava l’efficacia che avrebbero avuto le sue parole – ma, dopo tutto quello che aveva dovuto subire, aveva imparato l’importanza di compiere le proprie scelte. Bucky era orgoglioso delle proprie, e sperava che fosse lo stesso anche per Steve. E se lui non provava gli stessi sentimenti, Bucky sarebbe sopravvissuto ugualmente, come sempre.

Venne destato dalle sue considerazioni proprio dall’avvicinarsi del biondo, un’espressione ansiosa dipinta sul suo volto.

“Non fare niente di stupido finché non torno,” scherzò debolmente, la voce troppo tesa per una semplice battuta.

Bucky forzò un piccolo sorriso tirato. “E come potrei? Stai portando tutta la stupidità con te.”

Steve fece un passo avanti, avviluppando l’altro in un forte abbraccio.

“Mi mancherai,” osò sussurrare il moro.

“Andrà tutto bene, Buck.”

Un passo lungo sulla piattaforma rialzata, un ronzio sordo, e Steve sparì. L’aria tutt’intorno si fece pesante, come se l’universo stesso comprendesse la natura di una tale azione.

Bucky si voltò, incurante delle voci di Bruce e Sam, già pronto a tornare alla baita e iniziare a escogitare un piano d’azione.

Mentre si accigliava a riprendere il percorso che l’aveva condotto nella radura, sentì una voce alle sue spalle, seguita da un paio di sospiri sollevati.

“Sto bene, sto bene. Solo un piccolo incidente di percorso, nulla di cui preoccuparsi.”

Steve era lì. Scapigliato, con la tuta strappata e sporca, ma vivo, giovane e .

Quando notò lo sguardo di Bucky, gli rivolse il solito sorriso sincero, come se nulla fosse cambiato, come se tutto fosse andato secondo i suoi piani.

Bucky, invece, si sentiva scombussolato. “Credevo…”

“Cosa?”

“Che saresti rimasto. Con Peggy, con gli Howlies, con la versione di me a cui sei così chiaramente affezionato.”

L’espressione di Steve si fece confusa solo per un momento, prima che un’ondata di malinconia prendesse il sopravvento.

“Oh, Bucky,” sussurrò piano. “Tutti hanno superato la mia assenza, si sono rifatti una vita. E in quanto a te… non essere riuscito a salvarti mi perseguiterà per sempre, ma tu sei qui. Ora. E nemmeno il miglior ricordo potrà mai competere con quello che sei, con il coraggio e la forza che hai ottenuto lottando contro tutto quello che ti è capitato.”

Steve si avvicinò ulteriormente, finché i loro volti furono a soli pochi centimetri di distanza. “Ci sono molte cose che ancora non ho accettato, o che non comprendo… ma, Bucky, sono assolutamente certo di essere tuo.”

Bucky sorrise di sbieco, gli occhi umidi a causa di lacrime non ancora versate.

“E io che credevo avessi preso tutta la stupidità con te.”

“Io credevo l’avessi tu,” rispose prontamente l’altro.

“E allora chi ce l’ha?”

“Entrambi,” si intromise una voce a qualche passo di distanza e, quando si voltarono, Sam gli stava rivolgendo un gran sorriso. “Siete entrambi degli idioti.”

E, va bene, non faceva una piega.

   
 
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