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Autore: PrincessintheNorth    25/02/2020    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SELENA
 
Quando entrai nella camera di Kate e Murtagh, trovai lui profondamente addormentato e lei seduta lì accanto: aveva la testa appoggiata in grembo e gli teneva una mano. Negli occhi, un misto di amore e paura.
Fece un sorriso quando mi vide, che aveva anche un piccolo sentore di scuse. «Non vorrei svegliarlo» sussurrò. «Non ha avuto un bel periodo per quanto riguarda il sonno».
«Non preoccuparti» la rassicurai andando a sedermi accanto a lei. «Meglio che dorma».
«Era fuori di sé» confessò. «Dopo che mi ha detto di Belle ha iniziato a sproloquiare … ha detto che continuava ad avere degli incubi riguardo alla piccola e che aveva distrutto il rapporto con Morzan, che lui non gli avrebbe mai più voluto bene … c’è voluto un po’ perché si calmasse. Immagino che siano questi gli effetti di due settimane senza sonno» sospirò. «Cos’è successo con Morzan?»
«Incomprensioni. Morzan si è comportato come un bambino e Murtagh se l’è presa. Quando Eragon ci ha chiesto di venire qua per aiutarlo a risolvere le cose tra voi due ho colto la palla al balzo e l’ho convinto a venire qua per risolvere con lui: da quanto ho capito, prima che Morzan, con grande maturità, si allontanasse da qui, Murtagh ha fatto il bambino e se l’è presa» riassunsi. «Non preoccuparti, gli ho già fatto una bella lavata di capo. Quando Murtagh si sveglierà, darò una bella strigliata anche a lui e farò sì che si parlino, una volta per tutte».
Katherine annuì lentamente, accarezzandosi piano la pancia, che iniziava a fare capolino.
Fece una strana espressione nel toccarsi il ventre: quasi di rassegnazione.
«Come va con la gravidanza?» le chiesi.
Lei si strinse nelle spalle. «Meglio» mormorò. «Ma … è strano. Quando aspettavo Belle e Killian mi sentivo felice, non vedevo l’ora che nascessero, ma ora … non riesco a smettere di pensare “perché proprio adesso?”» sospirò. «Non è che non lo voglia, assolutamente. Lo … lo volevamo, un altro bambino. Magari non così presto, e non in questa situazione. Sembra assurdo … ogni volta che sono rimasta incinta, c’era sempre un nemico in agguato. Con Belle c’era Grasvard, con Killian e questo bimbo Galbatorix … sembra che gli dei mi diano dei figli solo quando hanno la sicurezza di nascere in situazioni pericolose» le tremò la voce. «E quando non mi sento pronta ad averne».
«Vedila così» cercai di consolarla. «In tempi bui, gli dei ti regalano qualcosa che ti porta tanta gioia».
Katie tentò un mezzo sorriso, che però si spense subito. «Mi porta più paura che gioia» disse, tristemente. «Metterli al mondo in tempi cupi … in tempi che potrebbero portarmeli via».
«Ehi» la rassicurai. «Sono ben protetti. Se fossi in Galbatorix ci penserei due volte prima di sfidare tuo padre, Morzan, Murtagh ed Eragon insieme».
«Sì, ma ora c’è solo mio padre al Tridente».
«Ed è uno dei più potenti maghi di Alagaesia» insistetti. «Inoltre, se proprio vogliamo guardare le cose dal lato brutto, Galbatorix non farebbe mai del male ai tuoi bambini. Sa che sono un ottimo modo per manipolare te, Murtagh e tutti noi».
«Questo non aiuta» brontolò Kate.
Cambiare argomento aiuterà, magari.
«Non pensiamoci ora» dissi rapidamente. «Dopotutto Galbatorix non ha ancora svelato i propri piani e domattina ci toccherà partire. Conoscendo Morzan, vorrà andarsene alle prime luci dell’alba … dunque penso che potremo portarci avanti, almeno per quanto riguarda l’acconciatura da viaggio».
Katherine sospirò. «Ci penso dopo …»
«Lascia che ci pensi io» proposi.
Dopo qualche istante, annuì con un sorriso. «Nulla di esagerato» si raccomandò poi.
Così, nell’attesa che Murtagh si svegliasse e Morzan si decidesse a tornare, Katie ed io ci dilettammo in acconciature e chiacchiere. Per distrarla dalle cose brutte, notai, era sufficiente farla parlare dei bambini: non appena le chiesi di loro qualcosa in lei si sbloccò e tornò, almeno in parte, la Kate allegra e solare che avevo sempre visto. Le si venava la voce d’orgoglio e affetto nel parlare dei progressi dei piccoli: Killian aveva ereditato la sua passione per il mare e a soli due anni si muoveva agilmente in acqua; Evan, nonostante non disdegnasse le navi, preferiva di gran lunga combattere con una spada in mano e già poteva vedere in lui l’abilità di Murtagh; Belle invece stava già imparando a leggere e scrivere.
«Prima che ce ne andassimo sapeva leggere tutti i nomi delle sue bambole» fece mentre finivo di puntarle la treccia, che le cingeva la fronte e teneva i capelli a bada, sotto la nuca. «Anche se aveva ancora qualche difficoltà a leggere Freydis».
«Fenris».
A quello sbuffo, entrambe ci voltammo. Murtagh si era appena svegliato, e guardava Kate con l’aria di chi ne sa di più.
«Scusa?» obiettò lei.
«La bambola si chiama Fenris, non Freydis» precisò lui.
Katie gli scoccò un’occhiataccia. «Posso assicurarti che si chiama Freydis. È quella con le trecce bionde».
«Ed io ti giuro che si chiama Fenris» insistette Murtagh.
«Murtagh, quel nome non esiste» gli dissi, per evitargli altre figuracce aggravate dall’aria da sapientino. «L’unico che gli si avvicina è Fenrir, ed è un nome maschile».
«Ecco» Kate puntualizzò con un sorriso vittorioso. «Avevo ragione io».
«Donne» sbuffò lui. «Incomprensibili».
«Da una donna sei nato ed è una donna che partorisce i tuoi figli» lo rimbeccai, usando le stesse parole con cui mia madre sgridava Garrow. «Porta più rispetto».
Murtagh alzò gli occhi al cielo. «Madre mia, moglie adorata, in qualche modo la luce del tramonto compie l’impossibile: vi rende ancora più insopportabili».
Kate gli diede uno schiaffetto scherzoso sulla gamba, corredato da uno “stronzo” sbuffato a mezza voce. «Vado a prendere il trattato» disse poi, alzandosi e uscendo dalla porta, per lasciarci soli.
Non mi era difficile capire perché Murtagh si fosse innamorato proprio di lei: oltre ad avere tanto in comune, sia per quanto riguardava i gusti che per il carattere, lei emanava calore, affetto e la sicurezza di una casa praticamente in ogni suo aspetto: tutto ciò che a Murtagh, sfortunatamente, era mancato. Era in grado di addolcire i suoi lati più spigolosi e di calmare quelli più violenti.
«Che ci fate qui?» domandò Murtagh inarcando un sopracciglio. «Perché ti sei messa in testa di volare fin qua, nel tuo stato?»
«Perché hai un fratello che si preoccupa per te» sospirai. «Mi ha detto che non stai dormendo molto e che, quando lo fai, ti svegli a causa degli incubi e vomiti. Inoltre non è ancora bravo come te a tenere segreti» Murtagh alzò gli occhi al cielo. «E ha ritenuto opportuno dirmi che ti piace origliare le conversazioni tra me e tuo padre».
Lui si accigliò. «A volte è utile».
«No, invece. Tutti i genitori a volte dicono delle stupidaggini riguardo ai propri figli, e sono sicura che tu e Katherine non ne siete esenti. Tuo padre non intendeva dire ciò che ha detto …»
«Lo so!» sbottò. «Prima ho detto un’idiozia. Mi è scappato. Stavamo comunicando con la mente e a volte è difficile tenere i pensieri a bada, d’accordo? Io ci ho provato a scusarmi, davvero» disse, guardandomi dritta negli occhi. «è lui che ha deciso di non ascoltarmi e di andarsene».
«Se stai cercando di addossargli tutta la colpa, non sarà con me che riuscirai nel tuo intento» dissi. «Ora che hai dei bambini, sono certa che capirai che non sempre i genitori prendono le giuste decisioni … decisioni che, a volte, portano a terribili risultati» Murtagh aggrottò le sopracciglia, capendo a cosa mi riferivo, ma non smise di ascoltare. «Se siamo giunti alla decisione di modificare i tuoi ricordi è perché, semplicemente, non volevamo che tu soffrissi. Inoltre, credendo che non ti avessimo mai voluto bene, ti saresti ambientato molto meglio nella società: avresti avuto la stessa opinione di tutti e non saresti stato il paladino che combatte per ripulire il nome di due mostri. Inoltre speravamo che il disgusto e il rifiuto nei nostri confronti ti avrebbe tenuto il più alla larga possibile da Galbatorix … immaginavamo, ovviamente, che quando fossi stato grande abbastanza ti avrebbe proposto di diventare il suo braccio destro, per cui abbiamo pensato che, se avessi odiato le figure mia e di tuo padre, saresti stato meno propenso a seguire le nostre orme. Avevamo le migliori intenzioni, tesoro. Volevamo solo regalarti una vita più felice, ma purtroppo abbiamo fallito. Sarò sincera: sentirti dire quelle cose che gli hai detto sulla spiaggia non ha fatto piacere a papà. Si è reso conto dell’errore che abbiamo fatto e degli effetti collaterali che ha avuto … ma si è sentito come se l’amore che prova per te e l’aver trascorso vent’anni in prigione per aver cercato di salvarti, per te non contassero nulla. Se ha iniziato ad ignorarti è stato solamente perché riteneva che tu non volessi avere niente a che fare con lui … e per risparmiarsi altro dolore. Ne ha vissuto abbastanza per tre vite» sospirai infine.
«Lo so» Murtagh mormorò con un filo di voce, lo sguardo basso.
«Eppure l’essere ignorato ti ha fatto male» indovinai: lui annuì leggermente. «Avresti voluto che continuasse a cercarti. Lo so che ci sei rimasto molto, molto male, ma ti chiedo di non biasimarlo: per quanto sono certa che tu abbia sofferto tantissimo, e credimi, è una consapevolezza che mi spezza il cuore, posso garantirti che tuo padre ha vissuto un inferno per cent’anni. Almeno noi che gli vogliamo bene, cerchiamo di non farlo soffrire di più. Con ciò non voglio dire che il suo non sia stato un atteggiamento da bambino viziato» precisai. «Proprio come te, si è preso la sua sgridata. Quindi ora mi piacerebbe davvero che voi due parlaste come si deve, una volta per tutte, e tornaste a tormentarmi. Magari … magari non scappando e andando a caccia, o facendo il cavallino volante per tutto il castello» ridacchiai, strappandogli un sorriso.
«Va bene» sorrise, la stessa espressione del suo papà: un po’ esasperata, un po’ accondiscendente, e molto affettuosa. «Ma se non volesse …»
«Sei un papà, Murtagh, un ottimo papà. Se tuo padre si comporta come un bambino confido che saprai cosa fare» ridacchiai.
Lui mi rivolse uno sguardo scettico. «Un conto sono mocciosi di tre anni, mamma, un conto è un uomo adulto di centododici».
«Poca differenza» feci spallucce. «Così inizi a fare allenamento per quando tornerai a casa a gestire i tuoi … sai, come nonna mi sono data parecchio da fare per viziarli da morire».
Murtagh sospirò rumorosamente, lasciandosi cadere fra i cuscini. «Fantastico».
«Lord Murtagh, Lady Selena?» sulla soglia della porta, rimasta aperta, fece la sua comparsa un elfo. «La regina Arya e il lord vostro padre hanno concordato la vostra partenza per dopodomani all’alba. Domani sera ci sarà un banchetto per accomiatarci».
«Grazie, Vanir-elda» Murtagh sorrise freddamente. I rapporti con quel Vanir non dovevano essere particolarmente distesi, intuii. «Sapete per caso dirmi dov’è Sua Altezza Reale?»
Fu quello a confermarmi l’astio che correva tra i due: raramente Murtagh si riferiva a Katherine con il suo titolo reale, e quando lo usava lo faceva per sottolinearne la rilevanza. Probabilmente Vanir doveva averle dato fastidio, e questo a mio figlio non doveva essere andato giù.
L’elfo rispose con un sorriso altrettanto granitico. «Se ben ricordo, Argetlam, siete voi suo marito e siete voi ad avere il compito di controllarla».
Ti sta provocando, ignoralo, intervenni prontamente. Sapevo che genere di temperamento avesse Murtagh: meglio evitare problemi diplomatici quando eravamo così vicini dal concludere la missione.
Lui ha appena …
Lo so. Ignoralo. Sei più intelligente di lui, tesoro, non cedere a questi mezzucci.
«Dite pure alla vostra regina che saremo felicissimi di partecipare al banchetto» dissi prima che la lingua tradisse Murtagh. «E se per caso vi capitasse di vedere la duchessa di Lionsgate, mia nuora, vi prego di informarci. Non vorremmo mai che qualcosa le capitasse, specie nel suo stato».
«Il banchetto sarà stasera» Katherine rientrò nella stanza proprio in quel momento: sulle labbra aveva un sorriso che ad una prima occhiata poteva sembrare dolce, gentile perfino, ma non ci voleva molto per capire che in realtà era puramente diabolico. «Ho appena parlato con Arya ed è stata più che disponibile ad assecondare la mia richiesta. Di’ pure al mio caro papà che non riuscirà a tenermi lontana dai miei figli a lungo».
«Scusatemi, Lady Katherine?»
«Come mio marito ti ha ricordato, beneficio del titolo di Altezza reale» lo gelò lei. «Mia madre mi ha appena rivelato tutto. Va pure a dire a mio padre che ho scoperto il suo piccolo sporco gioco, e anche di togliere il sedere dal mio trono, su cui, finchè non tornerò, siederà mio nonno. Togli pure il disturbo, ora».
Per un secondo, l’ira deformò i tratti perfetti dell’elfo: l’attimo dopo, le rivolse un sorriso di circostanza e chinò la testa.
«Secondo il volere di Sua Altezza» disse, e se ne andò.
«Ecco, bravo» Kate sbuffò chiudendo la porta. «Vattene e non farti rivedere, come il caro papino».
Non aveva particolarmente apprezzato i tentativi di Derek di proteggerla, intuii: d’altra parte, se mio padre mi avesse tenuto nascoste le condizioni di salute di mia figlia per evitare che tradissi il regno secondo quanto visto da qualcuno in sogno, non l’avrei presa bene nemmeno io.
«Non volergliene troppo» cercai di tranquillizzarla. «Voleva solo fare il tuo bene».
Non è il caso di affrontare ora l’argomento, fece Murtagh preoccupato. A quanto vedo non la sta prendendo affatto bene.
Purtroppo, aveva ragione: Katherine si voltò verso di me con gli occhi fiammeggianti e aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse, atteggiandola in un sogghigno perfido, ma che celava anche tanta tristezza.
«Ne ho abbastanza» fece infine. «Di tutti voi».
E uscì dalla stanza, sbattendosi violentemente la porta alle spalle.
«Fantastico» Murtagh sbuffò, alzandosi dal letto per inseguirla. «Una giornata rilassante, senza alcun dubbio».
Katherine non si era messa a correre, quindi lui ebbe gioco facile a raggiungerla: non appena le sfiorò il braccio, però, lei se lo scrollò di dosso malamente.
«Che ti prende adesso?» sibilò a denti stretti. «Ti eri calmata, prima. Che hai?»
«Che c’è, speravi che una scenata su quanto ti senti triste e solo mi facesse dimenticare come mi hai trattata in questo periodo?» ringhiò lei. «Tu almeno sapevi se Belle era viva o no, potevi vedere i bambini e mio padre era lì a consolarti per il tuo stupido sogno ogni volta che avevi un crollo. Io non avrò fatto sogni strani, ma non è bello non poter vedere i bambini e vivere con il dubbio e la preoccupazione per la salute di una di loro … senza aver nessuno con cui davvero poter parlare. Il povero piccolo Murtagh non dorme perché fa i sogni brutti? Prova con una camomilla, la prossima volta. Ti garantisco che nemmeno il sonnifero più potente della terra ti fa dormire, se hai la costante paura di non ritrovare a casa uno dei tuoi figli quando tornerai».
«Katie …»
«No, no» lei rise amaramente. «Per favore, non perdere tempo con me, dopotutto sono una pazza traditrice, avrai di sicuro affari più importanti di cui occuparti. Non metterti fretta. Io adesso torno a casa, e tu … tu sta pure qua a trastullarti con gli elfi e a cospirare con tutti alle mie spalle. Sono contenta che ti sia trovato un nuovo passatempo».
«Torna in camera, adesso, stai sragionando» le intimò. «E poi non potresti comunque andartene a casa da sola, sei incinta».
«Non sarebbe la prima gravidanza che mi faccio da sola» lei lanciò il colpo basso.
Murtagh trasalì. «Così ansiosa di ripetere l’esperienza di Lionsgate, tesoro?» la schernì, ma se ne pentì immediatamente. «Katie, io … scusa, non …»
Lei rimase in silenzio qualche momento, l’espressione indecifrabile, mentre Murtagh cercava in tutti i modi di scusarsi con lei.
«Tu devi pregare» sussurrò poi. «Che io trovi Belle viva. Perché se non sarà così, saprò benissimo su chi rifarmi».
«Katherine, non è stata solo colpa sua» intervenni. «Anche tuo padre non …»
«Lui, mio padre, mia madre, te, Morzan … la lista è ancora lunga» sorrise glaciale.
«Te l’ho detto, non è in pericolo di vita!» insistette Murtagh.
«Così come mi hai detto che stava bene» replicò lei. «Eppure non sta bene. Te lo ripeto, così magari lo capisci, anzi, lo capite tutti: se dovrò andare a Vroengard a scavare un’altra tomba, pregherete perché Galbatorix vi scovi prima di me. Quantomeno, vi riserverebbe una morte meno cruenta».
L’attimo dopo, se n’era andata.
«Cazzo!»



 
   
 
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