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Autore: Storytime_Love    26/02/2020    0 recensioni
In teroria doveva essere un one-shot ma poi si sa... Seguendo la trama del telefilm, cosa succederebbe se Jace e Izzy fossero fratelli di sangue mentre lo Shadowhunter adottato è... Magnus Bane Lightwood? Come si comporterebbe verso il Sommo Stregone di Brooklyn, Alexander Ruin?
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Magnus guardò Jace e sospirò: “Che occhi, muschio e nocciola, e la mascella... Amorino, mi sa che ho trovato qualcuno di più affascinante di te”.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Magic and Runes - 1

 

“Amorino andiamo, Izzy ci spetta nella sala schermi”.
“Mag, devi proprio? Ogni volta?”

“Certo, amorino. Sai che fa parte del mio compito istituzionale dare fastidio al mio parabatai”.
Jace rise e tirò un pugno alla spalla del fratello adottivo. Il ragazzo asiatico era lo Shadowhunter più atipico mai esistito. Teneva i capelli con la cresta curatissima e i lati rasati, si truccava con eyeliner e ombretto glitterato, indossava jeans strappati ad arte e magliette aderenti con profondi scolli a V, ed era uno dei guerrieri più letali dell'istituto. Quando combatteva sembrava ballare e le sue lame affilate erano talmente veloci da risultare quasi invisibili.
“Muoviamoci, su”.
Magnus gli fece un occhiolino lascivo e lo prese sottobraccio: “Sai che è assolutamente normale per un ragazzino prendersi una cotta per il fratello adottivo, vero”.
“Sarà, a me risulta che sia capitato solo a te”.
Magnus gli fece una linguaccia: “Comunque sei stato tu a chiedermi di essere il tuo parabatai...”
“Eravamo bambini Mag, non sapevo che mi avresti rovinato l'esistenza per sempre”.
“Ti odio, amorino”.
Ancora ridendo i due fratelli raggiunsero le ragazze.

“Eccovi qui, finalmente,” li accolse Isabelle.
Hodge li guardò uno per uno poi accese lo schermo dove apparvero decine di foto di un giovane alto con i capelli neri. Sempre vestito in maniera impeccabilmente formale, seguiva la moda dei secoli. “Alec Ruin, il Sommo Stregone di Brooklyn, ha più di trecento anni e come vedete non si priva dei lussi di ogni secolo, ha gusti ricercati e alquanto aristocratici”.
“Carino lo snob dei nascosti” disse Magnus.
“Cos'è, vuoi conoscerlo da vicino?” lo prese in giro Isabelle.
“Sai che ci sto sempre...”
“Voi due, concentratevi,” li riprese Hodge. “Ruin è uno degli stregoni più potenti che conosca e non si fida degli Shadowhunters”.
“Allora perché avrebbe aiutato mia madre a rubarmi i ricordi? Anche lei è una Shadowhunter” chiese Clary.
“Pur essendo uno stregone, Alec ha un insolito senso del dovere, della giustizia. Probabilmente tua madre è riuscita a convincerlo che fosse l'unico modo per proteggerti,” rispose l'istruttore.
“Negli ultimi cento anni si è fatto vedere poco in giro, e ora che Valentine ha cominciato a dare la caccia agli stregoni sarà ancora più difficile farlo uscire allo scoperto” spiegò Hodge.
“Quindi come lo troviamo?” chiese Clary.
“Non lo troviamo, sarà lui a trovare noi,” spiegò Jace.
“Abbiamo qualcosa che Alec vuole disperatamente. Gli proporremo uno scambio” chiarì Isabelle.
“Stai parlando di me?” si pavoneggiò Magnus.
“Zitto Mag, per favore! E' una cosa seria. Fisseremo un appuntamento in un luogo protetto, uscirà dal suo nascondiglio”.
“E io so già di che luogo si tratta” disse Isabelle mostrando l'invito al Rave del mondo dei nascosti.
“Si terrà al Pandemonium, ci andiamo abbastanza spesso perché nessuno faccia caso a noi”.
“Ecco una missione fatta apposta per me,” dichiarò Magnus, “Finalmente avrò l'occasione di sfoggiare la camicia di seta viola”.
Jace alzò gli occhi al cielo: “Sei disgustosamente edonista, lo sai vero?”
“Per piacerti, amorino”.
“Se avete finito, vi faccio vedere cos'ho in mente” disse Hodge con tono severo. Estrasse una scatoletta dalla tasca: “Da anni Alec cerca di rientrare in possesso di questi gemelli da camicia”.
Gli oggetti in questione erano splendidi, due rubini squadrati circondati da preziosa filigrana di adamantis. Magnus sbarrò gli occhi.
“Sono perfetti, bellissimi, mi starebbero d'incanto”.

“Questi gemelli hanno un significato speciale per Alexander, sono un regalo che fece al suo amante dell'epoca, Carl Belcourt. Sono incantati in modo da rivelare la presenza di demoni. Alec farebbe qualsiasi cosa per riaverli. Usateli come esca”.

Il giorno del rave erano tutti pronti. Le ragazze, elegantissime e appariscenti, indossavano abiti luccicanti e tacchi a spillo. Jace, affascinante di natura, si era messo una camicia nera con un paio di bottoni slacciati sul collo che faceva risaltare il biondo dei suoi capelli. Poi era arrivato Magnus: giacca damascata, camicia di seta aperta sul petto su cui poggiavano cinque o sei collane di lunghezze diverse, pantaloni di pelle aderentissimi. Si era messo due orecchini, un sacco di anelli e aveva dipinto le unghie con smalto nero iridescente.
“Allora, che ne pensate? Gli piacerò?” scherzò il ragazzo.

“Sei un figurino. Ma le armi? Non capisco dove tu possa averle nascoste con quella roba attillata addosso”.
Magnus aprì la giacca rivelando le due spade. “Ho pugnali sia nelle maniche della camicia che negli stivali, non ti preoccupare, la missione prima di tutto, lo so”.
“So che lo sai,” sorrise il suo parabatai.

Al Pandemonium fu semplice trovare lo stregone: era l'unico in smoking.
Jace e Clary si avvicinarono in fretta: “Il Sommo Stregone di Brooklyn”.

L'uomo si alzò in piedi: “Clary Fairchild, sei diventata una vera signorina”.
“Alec Ruin, colui che mi ha rubato i ricordi...”
“E' stata tua madre a chiedermelo. Per proteggerti”. Poi si rivolse a Jace: “Vorrei controllare i gioielli per favore, Shadowhunter”.
“Tieni, guarda pure ma poi ridammeli. Quando avrai restituito a Clary i suoi ricordi i gemelli saranno tuoi” rispose il ragazzo.
“Un patto è un patto. Vorrei davvero recuperare i ricordi di Clary, ma purtroppo non li ho più. Li ho consegnati a un demone della memoria per proteggere sia la ragazza che la coppa. Se Valentine mi avesse catturato mi avrebbe torturato per ottenerli e non posso garantire che sarei riuscito a resistere”.
“Aiutami, ti prego. Devo sapere...” supplicò Clary.
Alec aprì un portale lucente: “Vieni con me allora, andiamo al mio rifugio, lì saremo al sicuro”.
In quel momento Isabelle lanciò un avvertimento: “Attenti!”
Un pugnale fendette l'aria passando fra Clary e Alec e colpendo al petto l'uomo armato di spada che si stava avvicinando a loro.
Alec vide il giovane Shadowhunter con la cresta sorridergli, scendere le scale e passargli accanto per recuperare il proprio pugnale. Guardandolo dritto negli occhi Magnus fece volteggiare l'arma per poi avvicinarsi allo stregone.
“Alexander Ruin. Sei ancora più bello che in fotografia,” riuscì a dire prima che lo stregone scomparisse attraverso il portale. Il ragazzo fece per fermarlo ma gli rimase in mano solo un bottone della giacca.
Magnus guardò Jace e sospirò: “Che occhi, muschio e nocciola, e la mascella... Amorino, mi sa che ho trovato qualcuno di più affascinante di te”.
“Sai che non è possibile...”.
“Fidati, se si tratta di giudicare bei ragazzi non ho rivali. L'oro dei tuoi bei boccoli è decisamente surclassato dall'argento di quel corpo da favola”.
“Mag, oggi sei più insopportabile del solito”.
Magnus gli mandò un bacio. Il loro scambio di punzecchiature fu interrotto dall'arrivo di Isabelle.
“La zona è tranquilla, era l'unico assassino”.
“Fantastico, ma ci siamo persi l'ultima fiamma di Magnus: non solo Ruin è sparito senza ridare a Clary i suoi ricordi ma si è anche portato via i gemelli,” rispose Jace.
“Dobbiamo raggiungerlo, parlargli. Se è così ligio alle regole dovrà onorare gli accordi”.
“Nessun problema, vado io,” si offrì Magnus.
“Scommetto che ti peserebbe davvero...” lo schernì Jace.
“Tantissimo, ma sai che per Clary farei di tutto,” rispose il fratello con un sorrisetto. Quello stregone era dannatamente affascinante. Il look alla James Bond, il fisico alto e asciutto, i grandi occhi splendenti, tutto di lui lo aveva attirato fin dal primo sguardo. Sì, ci teneva parecchio a rivederlo.
“Non ci pensare neppure, andremo tutti” disse Izzy stroncando le sue fantasticherie.
“Come lo troviamo?”
“Ho questo,” disse Magnus lanciando in aria il bottone, “Possiamo usare il legame parabatai per rintracciarlo”.
Jace e Magnus unirono le mani, il bottone stretto fra loro.
“Guardami negli occhi, amorino”.
Una luce si sprigionò dalle loro mani giunte e lo sguardo si fece più profondo.
“Questo legame mi sembra un po' troppo intimo,” sussurrò Clary a Izzy.
“Oh, lo è. E adesso è niente, dovevi vederli quando Magnus aveva davvero una cotta per Jace... Erano hot da morire, peccato siano i miei fratelli”.

“Trovato!” gridò Magnus sciogliendo la presa.

Arrivarono a quello che sembrava l'ingresso di un magazzino abbandonato.
“Cosa ci facciamo qui?” chiese Clary.

“Non farti ingannare, è l'appartamento di Alec camuffato con un glamour” spiegò Jace.
“Una trappola” gridò Isabelle mentre due uomini di Valentine sbucarono dal nulla.

Nella biblioteca Alec era impegnato in un combattimento contro un uomo armato di spada angelica. I suoi occhi brillavano verdi nella semi-oscurità.
Lo stregone lanciò una sfera di energia che l'uomo evitò per un soffio. I due si giravano intorno cercando un'apertura nella difesa dell'avversario.

“Sei finito. I tuoi occhi da gatto arricchiranno la mia collezione,” lo minacciò l'uomo.
Alec non distoglieva lo sguardo, dischi di magia protettiva seguivano ogni mossa della spada dell'aggressore.
Passando sotto la guardia con una capriola, Magnus apparve dal nulla e colpì la gamba dell'uomo di Valentine con la sua lama. Alec approfittò del momento per finirlo con una sfera di energia.
“Siamo una bella coppia” sorrise Alec.
“Non ancora, ma ci spero” rispose lo Shadowhunter avvicinandosi a lui. “Io sono Magnus Bane Lightwood, non credo ci abbiano presentati”.
“Alec Ruin” disse lo stregone stringendogli la mano. “Ora è il caso che tu venga insieme a me”.
“Ovunque tu voglia, meraviglia”.
Lo stregone si girò a guardarlo, scosse la testa e si diresse verso la porta.
Clary, Jace e Isabelle li stavano aspettando. Il cadavere di una ragazza era accasciato sulla spalliera del divano di design.
La rossa si avvicinò allo stregone: “Alexander, ti prego. Valentine ti ha trovato una volta, riuscirà a trovarti ancora. Dobbiamo lottare insieme, non solo per mia risvegliare mia madre ma per salvare tutti i nascosti”.
Alec guardò la ragazza, si tolse un ciuffo di capelli dagli occhi e annuì: “Non posso fare altro. Invocherò il demone. Prima però è il caso di traslocare”.
Pochi secondi dopo l'appartamento di Alec si trovava all'ultimo piano di un palazzo d'epoca nel quartiere di Greenside.
“Fantastico, decisamente fantastico,” disse Magnus fissando negli occhi lo stregone.
Alec lo guardò con sospetto: “Beh, grazie. In effetti è comodo muoversi così”.
“Oh giusto, sì, non è male neanche il trasloco”.
“Volgiamo invocare il demone della memoria?” chiese Clary spazientita.
Alec la guardò preoccupato: “Sei convinta? Valak è un demone molto potente, può essere letale”.
“Certo, farei di tutto per salvare mia madre”.
“Forza bel ragazzo, al lavoro” disse Magnus estraendo entrambe le spade.
Jace fece un passo avanti per unirsi al suo parabatai.
“Amorino, non dicevo a te, dicevo a lui,” lo fermò Magnus puntando un'unghia perfetta verso lo stregone.
L'uomo alzò gli occhi al cielo e li guidò verso una stanza vuota appositamente predisposta per le evocazioni.
I cinque giovani, in piedi davanti alle cinque punte del pentacolo, si presero per mano creando un cerchio.
“Ora ascoltatemi, è importante” disse Alec serio. “Non dovete rompere il legame, per nessun motivo o il demone potrà liberarsi. E non sarebbe piacevole. Chiederà un pagamento per il suo servigio”.
“Che genere di pagamento?” chiese Jace.
“Non so ancora, dovremo aspettare”.
Quando Alec ebbe finito di formulare l'invocazione nel centro del pentacolo apparve un vortice di nebbia nera.
“Un ricordo. Il demone chiede un ricordo della persona che amate di più”.

L'invocazione non era andata come sperato, davanti al ricordo di sua madre Clary aveva perso la testa e lasciato la mano di Jace. Valak si era liberato e, mentre Alec cercava di arginarlo con tutta la magia che aveva, il demone era riuscito ad afferrare il ragazzo biondo per trascinarlo negli abissi. Isabelle e Clary avevano preso lo Shadowhunter per le braccia tentando di liberarlo dalla presa del mostro e Alec aveva visto Magnus estrarre entrambe le spade e lanciarsi senza esitare nel turbine infernale. Le lame lucenti avevano descritto traiettorie vorticanti intorno al corpo di Jace. Pochi secondi dopo Valak era stato bandito e Jace giaceva boccheggiante sul pavimento di pietra.
“Grazie Mag,” ansimò Jace.

“Quando vuoi. Sono sempre pronto a tirarti fuori dai guai, dovresti saperlo”.

Erano passati alcuni giorni, Alec non riusciva a togliersi dalla testa il giovane Shadowhunter dalla pelle ambrata. Non era il suo tipo, per niente. Troppo appariscente, sfrontato, eccessivo in tutto. Eppure così altruista, coraggioso e... bello.
No, Alexander aveva chiuso il suo cuore quasi un secolo prima. Carl Belcourt gli aveva fatto a pezzi l'anima. Quando vampiro con cui aveva diviso decenni si era rivelato per quello che era, un essere infido, egoista e falso, Alec non aveva retto. Per mesi i suoi migliori amici avevano cercato in ogni modo di farlo uscire dalla depressione in cui era precipitato. Per farcela, per mettersi alle spalle il tradimento di Carl, Alec aveva dovuto costruire un'armatura intorno al suo cuore. Nessuno poteva penetrarla, per più di cento anni lo stregone si era impedito di provare sentimenti per chiunque. E ora questo ragazzo, questo nephilim, si era insinuato nei suoi pensieri. I suoi occhi profondi e allungati, il sorriso ironico, la voce suadente, si ricordava ogni particolare, la grazia in battaglia, i movimenti quasi felini. E poi quel modo di scherzare col suo parabatai che nascondeva, e neanche tanto bene, un affetto profondo e incondizionato. Era raro trovare Shadowhunter di cui potersi fidare ma l'istinto gli gridava che Magnus era uno di questi.

Quando squillò il telefono non era pronto: “Sì, chi parla?”
“Alexander? Ciao, sono Magnus, ci siamo incontrati l'altro giorno, sai col demone”.
“Sì, sì certo”.
“E' stato un piacere conoscerti, mi sei sembrato... interessante. Ti andrebbe di uscire a bere qualcosa una volta?”

Lo Shadowhunter lo stava invitando fuori? “Sì, sarebbe bello, quando?” Quattrocento anni e ancora si lasciava prendere di sorpresa.
“Che ne dici di subito?”
Troppo veloce. “No, adesso ho un cliente, mi spiace. Anzi, devo proprio andare,” disse mettendo giù il telefono.
Magnus guardò il cellulare con un sorrisetto: “Fai il difficile? Mi piacciono le sfide...”
Jace, appoggiato al muro, lo guardava ironico: “Chi osa dare buca al grande Magnus Lightwood?”
“Non mi ha propriamente dato buca, diciamo che il mio zuccherino ha bisogno di tempo”.
“Capito, una volta si chiamava due di picche...”

   
 
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