Giugno 1943
Erano sedute
l’una di fronte l’altra
illuminate solo da qualche candela e dal caminetto acceso, che emetteva
qualche
pop ogni tanto, rompendo quel
silenzio.
Hermione non si sentiva esattamente a suo agio, guardandosi intorno era
evidente che le condizioni in cui versava quella donna erano ai limiti
dell’umano. Tutto all’interno di quella casa
sembrava logoro e vecchio, alle
pareti non vi erano foto né quadri, c’era solo
della carta da parati rotta qua
e là. Si sentivano le gocce di pioggia che continuavano a
infiltrarsi dalla
finestra e il plop che facevano
cadendo nel secchio che era stato risistemato. C’era
umidità negli angoli più
alti e la casa era stranamente fredda, nonostante fuori fosse piena
estate. Non
era questo che Hermione aveva immaginato, non era questa la condizione
che
pensava di trovarsi davanti.
«Mi stai compatendo» disse Emily rompendo il
silenzio.
«Non mi permetterei mai» dichiarò pronta
Hermione.
«Non era una domanda» riprese la donna
picchiettando le dita contro il
bicchiere mezzo pieno di vino rosso «Lo avrei fatto anche io,
suppongo. Se mi
fossi trovata di fronte a tutto questo» continuò
indicando delle chiazze di
muffa «mi sarei chiesta come si può finire in tali
condizioni. Ma si ci arriva
e, te lo assicuro, che non ti accorgi nemmeno di essere su quella
strada»
concluse poi alzandosi.
Hermione notò il gesto che accompagnò il
sollevarsi della donna dal sofà: una
mano appoggiata sulla schiena per darsi forza o, forse, per trattenere
qualche
dolore articolare.
Emily si defilò al piano di sopra. Sapeva che quello era il
momento esatto in
cui avrebbe potuto tentare la fuga e stava quasi per smaterializzarsi
quando,
girandosi per afferrare una borsa che teneva pronta in caso di
emergenza, vide
il suo riflesso in uno specchio posizionato sopra il comò
della camera da
letto. Si vide vecchia e stanca. Si passò una mano sulle
rughe del viso,
chiedendosi quando fosse stato il momento in cui la bellezza aveva
deciso di
abbandonarla. Guardò la sua immagine riflessa, si
guardò negli occhi e capì che
non voleva più scappare, non voleva più
sopportare stenti e stanchezza.
Inspirò profondamente l’aria fredda di casa sua.
Girò la bacchetta e da un armadio fece fuoriuscire un grande
vassoio argentato,
che portò al piano inferiore con l’utilizzo della
magia. Si risedette sul sofà
e fece sospende l’oggetto tra lei ed Hermione.
«Un pensatoio» constatò Hermione.
«Trovo che certe cose siano troppe complesse da raccontare e
io non ho la forza
per farlo, forse vederle ti renderebbe il compito più
facile»
Bevve il vino che restava nel bicchiere, che fu subito riempito
nuovamente mediante
un incantesimo lanciato prima dalla donna più anziana, il
quale teneva la
bottiglia sempre pronta a riempire i bicchieri vuoti.
«Sono pronta, chiedimi ciò che vuoi»
Hermione ci pensò un attimo alla prima domanda da voler
porre, erano tante ma
pensava che la prima fosse fondamentale.
«Qual è la prima cosa che si ricorda di
lui?»
«Lui…» sorrise la vecchia, appoggiando
la schiena stanca sul sofà e
stringendosi ancora nella vestaglia «ha un nome, lui»
«Voldermort» disse solenne Hermione.
Rise di gusto Emily, mentre si faceva scivolare ancora un sorso di vino
giù per
la gola.
«Lord Voldemort» continuò ridendo
«l’ho sempre trovato pomposo e ridicolo quel
nome» poggiò di nuovo il bicchiere sul tavolino
accanto a lei «No ragazza, io
non ti parlerò di Voldermort, non per ora almeno…
La persona di cui tu mi stai
chiedendo informazioni si chiama… chiamava, Tom Marvolo
Riddle» rispose Emily
portandosi la bacchetta alle tempie e lasciandone fuoriuscire un
piccolo
puntino luminescente che si muoveva con la bacchetta.
Fece segno alla ragazza di avvicinarsi al pensatoio.
«La tua domanda mi sembra un po’ vaga,
ragazza» cominciò la donna «tutti
già al
tempo conoscevano Tom Riddle ad Hogwarts… di nome quanto
meno. Ogni tanto si
parlava di lui tra ragazze, molte lo trovavano affascinante, avevano la
curiosità di conoscerlo meglio»
«Anche lei era di quel parare?» chiese curiosa
Hermione.
Emily rise «No, no di certo. Aveva qualcosa di inquieto nello
sguardo che non
ti faceva mai sentire a tuo agio con lui» risposte perdendosi
un attimo tra i
suoi pensieri «Comunque sia» continuò
riprendendo il filo del discorso «Nessuno
sapeva dirti qualcosa di specifico su di lui. Io stessa che appartenevo
non
solo alla sua casata, ma frequentavamo il medesimo anno di corso, credo
che
fino ad allora potessi contare sulle punte delle dita di una mano le
volte che
ci rivolgemmo la parola… almeno, appunto, fino al mio quinto
anno di scuola. Fu
un anno molto inquieto quello: una ragazza, non ricordo il nome, venne
trovata
morta nel bagno. Mi ricordo che si aveva l’impressione che la
stessa Hogwarts
fosse diventata un fantasma: molti studenti tornarono a casa da
genitori
spaventati ma per quelli di noi che rimasero, beh sembravamo fagocitati
dalla
paura che potesse capitare anche noi, da un momento
all’altro… proprio come era
successo a quella povera ragazza»
«Mirtilla Elizabeth Warren»
la fermò per
un secondo Hermione «era questo il suo nome»
«Si, beh, non penso che abbia più molta importanza
il suo nome» riprese Emily «Era
morta e la scuola si diceva che avrebbe chiuso i battenti per
sempre.»
«Ma non fu così»
«No, certo che no. Venne accusato un ragazzino, un mezzo
gigante, di aver in
qualche modo inconsapevolmente contribuito alla morte di Mirtilla. In
molti non
credettero che potesse essere stato lui ma, dopo che se ne
andò, tutta Hogwarts
sembrò pian piano tornare alla normalità e
nessuno si curò più di lui. Fu durante
quel periodo di stasi che ebbi, per la prima volta, a che fare con
Tom»
Emily girò il polso e il puntino luminescente
abbandonò il moto della bacchetta
per ricadere nel pensatoio.
«Guarda con i tuoi stessi occhi»
Hermione si avvicinò ancora un po’, fino a quando
la realtà intorno a sé si
dissolse in una nube scura che riprese poi la forma di
un’aula di Hogwarts.
°°°
All’interno
non stentò a riconoscere
un Silente nettamente più giovane e agile nei movimenti di
quanto ella stessa
si ricordasse. Accanto a lui un’alunna con la divisa di
Serpeverde: una ragazza
alta, dai lunghi capelli scuri.
«Vedi Emily» le stava spiegando Albus
«per migliorare la tua trasfigurazione,
devi concentrarti su un movimento più sinuoso del polso,
così» e tramutò un
rospo in un gatto.
«Movimento del polso » ripeté lei
annotandosi i particolari.
«Il tuo pesce a due teste non era male come inizio, ma
beh… sarebbe meglio che
ne avesse solo una» concluse Albus sorridendo e dando una
pacca gentile sulla
spalla della ragazza «Ora vai pure, si sta facendo buio. Stai
all’erta Emily,
non abbassare mai la guardia» le disse il professore con aria
apprensiva.
La ragazza salutò il proprio docente, raccogliendo
la borsa piena di libri che
giaceva ancora sul banco.
Hermione guardò il viso di Emily, era diverso e non sono per
l’età e per l’assenza
di rughe, non sapeva cosa fosse maggiormente differente rispetto la
donna
anziana che si era trovata di fronte pochi attimi prima, se
l’espressione non
più sorridente e serena o quegli occhi scuri che
paradossalmente sembravano
così limpidi.
Anticipò Emily nel fuoriuscire dalla classe, i corridoi
erano affollati per il
cambio d’ora.
Appena fuori dalla porta sostava un ragazzo: alto, anche lui con la
divisa dai
ricami verdi e argento, aveva i capelli mori e li portava corti, ma
ciò che più
di tutto spiccava erano i due occhi così scuri da non poter
distinguere l’iride
dalla pupilla.
Hermione era intenta a squadrare il ragazzo e non si rese conto come
Emily,
uscendo dall’aula, lo avesse urtato.
Le era caduto un libro e si chinò a prenderlo. Si
rialzò velocemente e si
sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio,
guardò distrattamente il
ragazzo.
«Scusa Riddle» le sentì dire prima di
allontanarsi tra la folla di studenti di
rientro nelle proprie sale comuni.
Hermione vide lo sguardo del ragazzo spostarsi nuovamente su Silente,
prima che
il fumo nero l’avvolgesse di nuovo Hermione
°°°
«Il
professor Lumacorno…» mormorò Hermione
riconoscendo il docente in una
versione migliore di quanto si ricordasse, ma ovviamente nessuno poteva
sentirla.
Si guardò intorno, poteva essere certa che oltre al luogo
era cambiato anche il
giorno, dato che ora alcuni studenti avevano disegni in viso
inneggianti le
proprie case per una partita di Quidditch che sembrava essere imminente.
«Mi raccomando signor Cygnus Black, quel boccino non si
prenderà da solo»
affermò Horace Lumacorno sorridendo a un ragazzone alto e
dai lineamenti
pesanti.
La classe cominciava a svuotarsi quando Hermione sentì un
nome familiare.
«Signorina Fawley, aspetti un attimo la prego»
disse il professore trattenendo
la giovane Emily «vorrei chiederle un favore»
Il fare dell’uomo era sempre stato lo stesso: vi avvicinava
ai ragazzi con aria
bonaria per poi estorcere, prima o dopo, un favore.
«Vede queste zampe di topo?» disse prendendone una
e posizionandola sulla
cattedra «in realtà»
continuò, facendo girare la bacchetta «sono
lumache
cornute. Sembra che qualcuno si sia divertito a confondermi gli
ingredienti.»
Il professore posò una mano sulle spalle di Emily,
spingendola leggermente
verso la dispensa di pozioni. «Il professor Silente decanta
sempre moltissimo
le sue doti in trasfigurazione e Serpeverde sta per giocarsi la finale
tra
pochi minuti, non vorrei perdermi la partita… Mi sarebbe
veramente d’aiuto se
potesse pensarci lei e, ma che rimanga tra noi, il prossimo anno ci
saranno
parecchi posti disponibili all’interno del Lumaclub.. mi
ricorderò il suo nome
al momento degli inviti» proferì l’uomo
che continuava a muoversi con
quell’aria un po’ goffa verso la porta, per poi
abbandonare l’aula.
«Il Lumaclub… che squallore» disse poi a
voce alta la ragazza cominciando ad
aprire ogni singolo barattolo della dispensa.
Il tempo intorno ad Hermione cominciò a scorrere
velocemente, gli oggetti e la
stessa Emily si muovevano ad una velocità inconsueta, la
luce si era
affievolita e le candele si accesero a causa dell’ora tarda.
Poi d’improvviso ci fu un rumore molto forte, come se tutte
le porte dei
sotterranei fossero state sbattute all’unisono.
Il tempo riprese il suo corso normalmente.
Hermione stessa, pur sapendo che non le potesse succedere nulla, ebbe
un
fremito.
Vide Emily stringere la bacchetta e guardarsi intorno: l’aula
era vuota a parte
lei. Si diresse verso la porta per capire cosa avesse causato tutto
quel
frastuono. Si sporse leggermente e guardò a destra e a
manca: non c’era niente.
Esitò un secondo, poi si arrotolò le maniche
della camicia e riprese il lavoro
molto più velocemente di prima. Era spaventata e si intuiva
a colpo d’occhio.
Passarono diversi minuti e sembrò che tutto andasse bene.
Emily aveva appena finito di trasfigurare gli ingredienti del penultimo
barattolo, chiuse il recipiente di vetro e si girò per
collocarlo in dispensa.
Ma quando si rigirò il suo cuore perse più di
qualche battito.
«Riddle» sibilò sentendosi il cuore in
gola: Tom RIddle si trovava al centro
dell’aula e stava avanzando verso di lei. Schiena dritta,
passo lento. Emily,
dal canto suo, si chiedeva da dove fosse saltato fuori ed era evidente
dal suo volto
corrucciato. Hermione notò come la ragazza non
riuscì a sostenere lo sguardo.
«Il professor Lumacorno non è ancora
tornato» disse Emily mentre con la
bacchetta aprì l’ultimo barattolo per completare
il suo incarico «Se vuoi gli
dirò che lo hai cercato»
Forse, pensò Hermione, Emily si aspettava di poterselo
liquidare in poco tempo.
Tom sorrise. Ormai era proprio dall’altra parte della
cattedra e poggiò
entrambe le mani sul legno.
«Non è lui che stavo cercando… in
realtà, vedi, mi interessava trovare proprio
te» disse Tom.
La sua voce era straordinariamente avvolgente.
Emily alzò leggermente lo sguardo a quelle parole, ma non lo
guardò in viso.
Continuò a trasfigurare gli occhi di coleottero nero per
farli tornare dei
semplici bezoar.
«Beh, mi hai trovata» disse Emily «Dimmi
pure»
«Ho notato» cominciò lui con voce calma
e melliflua «che il professor Silente
ha un certo occhio di riguardo nei tuoi confronti. Anche durante una
cena
privata, sai quelle di Lumacorno, ha speso grandi lodi a tuo riguardo.
A quanto
pare, almeno per lui, sei un asso in trasfigurazione» disse
poi guardando la
dispensa delle pozioni alle spalle di Emily «Certo, devono
essersi divertiti
con tutti questi ingredienti».
Emily si fermò cogliendo l’allusione. Finalmente
alzò lo sguardo «Per quale
motivo mi stavi cercando?» sibilò la ragazza
innervosita dalle ore stressanti
che aveva passato in quell’aula del sotterraneo evidentemente
per colpa sua.
«Vedi, Emily Fawley, dovresti svolgere un piccolo compito per
me. Silente è un
po’, come dire, guardingo nei miei riguardi e non mi
lascerebbe mai avvicinare a
ciò che mi serve.» la voce di Tom sembrava
modularsi e diventare via via sempre
più severa «Cerco un libro dal titolo
‘Segreti dell’arte più
oscura’»
«E io dovrei prenderlo per te» tagliò
corto la ragazza.
Tom sorrise.
Emily rispose al sorriso «Non vedo il motivo per cui dovrei
farti un favore,
Tom Riddle» rispose secca.
«Io non ti sto chiedendo un favore» rispose con
voce sottile «Io ti sto solo
dicendo ciò che devi fare»
A quell’ordine, Hermione vide Emily puntargli contro la
bacchetta.
«Io non farò proprio niente»
asserì con voce rabbiosa la ragazza «e ora vattene
immediatamente»
Lei era rabbiosa e pronta a lanciargli contro un incantesimo.
Tom alzò le mani in segno di resa e fece qualche passo
indietro, tornando verso
la porta.
«Si mormora che sia pericoloso rimanere soli, di questi
tempi» esordì lui,
mentre indietreggiava lento, con una voce vellutata «Dopo
quello che è successo
a quella ragazza poi…»
Emily lo vide ridere dopo quelle parole e un brivido di terrore le
percorse la
schiena. Continuò a puntargli la bacchetta fin quando non lo
vide oltrepassare
la porta d’accesso all’aula.
«Ti darò un po’ di tempo per pensarci,
Fawley»
Hermione vide Tom prendere la bacchetta e con un cenno lieve fece
sbattere la
porta così forte da farla sobbalzare.
«Colloportus» urlò Emily, lanciando
l’incanto che serrò la porta.
Emily rimase con la bacchetta in guardia ancora per qualche minuto
prima di
trasfigurare gli ultimi ingredienti.
Li aveva appena chiusi nell’apposito barattolo, quando
d’un tratto un vento
gelido fece spegnere tutte le candele.
Si sentì un urlo, ma Hermione non riusciva a vedere in
maniera nitidita, poteva
solo distinguere due sagome: una più alta sovrastava
l’altra tappandole la
bocca.
«Tempo scaduto. Ora ti spiego come funziona Fawley»
si sentì sibilare «Se io ti
chiedo una cosa, tu la fai senza fiatare. Sono stato chiaro?»
Hermione sentì un altro urlo, questa volta soffocato dalla
mano di Tom.
«Tu mi porterai quello che voglio o finirai sotto terra come
la Warren. E se
dirai qualcosa su di me, ti giuro che la morte ti sembrerà
una pena magnanima e
mi supplicherai di farlo»
Ancora urla soffocate e dei colpi di colluttazione sulla cattedra.
D’improvviso si udirono delle voci: era Lumacorno di ritorno
con un allievo del
primo anno.
«Hai tempo una settimana» bisbigliò Tom
all’orecchio di Emily.
Velocemente si discostò da lei e tutte le luci furono
riaccese.
Hermione si ritrovò di fronte Emily con il viso rosso,
bagnato dalle lacrime
che l’avevano sporcata di trucco, che ora colava sulle sue
guancie. Con la mano
destra si teneva la sinistra che era stata trafitta da cocci di vetro.
«Per Merlino, signorina Fawley, cosa le è
accaduto?» domandò Lumacorno non
appena entrò in aula.
Emily restò in silenzio, sguardo basso, piangeva.
«L’aiutavo a mettere a posto gli ultimi ingredienti
quando, sbadatamente, si è
ferita» esordì Tom, aveva di nuovo una voce calma.
Il professor Lumacorno spostò lo sguardo da lui a lei
velocemente, diverse
volte, poi annuì «Deve essere andata per forza
così, non ci sono altre
spiegazioni»
«Mi offro io di terminare qui» riprese Tom
«così Emily può andare in
infermeria»
«Grazie Tom» disse il professore con un viso ancora
incredulo «Vada Fawley,
vada in infermeria»
Emily tremava, impiegò un paio di minuti prima di riuscire a
fare qualche
passo. Piano si stava dirigendo verso la porta quando il professore la
riprese.
«Potrebbe almeno ringraziare il signor Riddle che si sta
prestando tanto
gentilmente a terminare il suo lavoro»
Emily si voltò e quando alzò lo sguardo vide Tom
Riddle che sorrideva
soddisfatto.
«Grazie Tom»
E le nubi scure investirono nuovamente Hermione.
°°°
«Quel
libro… è stato quel libro che
gli ha permesso di creare gli horcrux» asserì
Hermione rinvenendo dal ricordo «lei
lo ha rubato per lui»
«Non per lui di certo» ribatté Emily
«avevo paura e di certo non sapevo a cosa
gli servisse quel libro. Mi trovai sola e spalle al muro, non avevo
altra
scelta»
«C’è sempre una scelta e lei ha scelto
di aiutarlo» la voce di Hermione divenne
più autorevole e incisiva.
«Io ho scelto di salvarmi» disse quasi urlando
l’anziana.
«Silente si fidava di lei!»
I toni delle due donne divennero sempre più accessi.
«Silente… cosa ne sai tu di Silente?! Ti
dirò io qualcosa su di lui: Albus era
un manipolatore, uno stratega e posso scommettere sulla barba di
Merlino che si
divertiva maledettamente a giocare con la vita delle persone»
continuò Emily
urlando «vuoi vedere il vero Albus Silente?»
Nuovamente l’anziana strega fece fuoriuscire un ricordo dalle
tempie.
«Ti accontento subito»
°°°
Di nuovo Hermione fu catapultata indietro nel tempo, questa volta si trovava di nello studio del professore di trasfigurazione.
«Volevo ringraziarla professore» disse la giovane Emily «è sempre stato molto disponibile con me quest’anno e credo di aver fatto notevoli progressi, non sarebbe successo senza di lei.»
Sorrise Albus sentendo quelle parole.
«Eri una scommessa vinta in partenza, Emily. Entrambi i tuoi genitori furono straordinari, ognuno nel proprio campo… era solo questione di tempo affinché tu trovassi il tuo. Impegnandoti vedrai che anche tu farai grande cose»
«Grandi cose?» domandò la ragazza «Lei lo sa cosa mi aspetta e sono abbastanza grande da capirlo anche io, purtroppo» il tono di voce di Emily si fece sempre più amareggiato.
«Anche per tua madre fu difficile, ma ce la fece. Non devi arrenderti mai Emily»
Emily voltò lo sguardo verso la finestra che dava sul campo di Quidditch.
«Ma ora non pensiamoci, tra pochi giorni saremo finalmente a casa. È stato un anno difficile per tutti noi»
«Quella ragazza» disse Emily «Mirtilla Warren intendo… secondo lei è stato davvero quel ragazzo a causare la sua morte?»
«Rubeus Hagrid? No, credo sia solo rimasto vittima degli eventi» rispose Albus scuotendo lentamente la testa.
«Questo significa che l’assassino di Mirtilla è ancora in giro, ancora dentro la scuola. E voi non fate nulla a riguardo?» chiese Emily indignata.
«Mi trovo con le mani legate Emily, non ci sono indizi, non ci sono sospetti e io…»
«Tom Riddle, signore» lo interruppe secca la ragazza «Lui ha qualcosa che non va.» si fermò un attimo, incerta se raccontare o meno cosa le fosse successo nei sotterranei.
«È stato lui a dirti di aver commesso tale crimine?» chiese Silente avvicinandosi alla ragazza e afferrandola per le spalle. La guardò negli occhi, come se volesse estorcerle la verità «Ti ha esplicitamente detto di averlo fatto?»
«Lui…» si fermò a riflettere «no, lui ha solo alluso alla faccenda»
Silente annuì e liberò la ragazza dalla stretta.
«Vedi Emily, l’allusione non è considerata una prova dal Ministero della Magia. E in quanto a Tom, ha un trascorso difficile da portarsi dietro, per quanto lui possa non darlo a vedere. Cosa conosci di lui?»
«Nulla» ammise lei.
«Ti dirò io qualcosa sul suo conto. Fui io stesso ad informarlo di far parte di un mondo diverso da quello che conosceva. Al tempo era un bambino molto solo e spesso le istitutrici ebbero qualche grattacapo per colpa sua»
«Istitutrici?»
«Si, Tom fino a quel momento aveva sempre vissuto in un orfanotrofio. Certo, pensai, doveva essere difficile sentirti così diverso in un mondo che non gli apparteneva e ancora di più senza nessuno che gli spiegasse cosa fossero quelle cose che involontariamente riusciva a fare. Come ti dicevo, io fui il primo mago che lui conobbe, che gli spiegò cosa lui stesso fosse e cosa poteva diventare. Da quando frequenta Hogwarts ha sempre ottenuto grandi risultati ma, non so se ci hai fatto caso, è sempre rimasto da solo, per quanta gente gli graviti intorno lui non ha amici»
«Forse perché pensa che tutti siano ai suoi comodi» sbottò la ragazza.
«E lo pensa perché è conscio di possedere eccellenti abilità e furbizia»
Silente si riavvicinò ad Emily. «A tutti serve un amico in questo mondo, Emily, altrimenti rischiamo di perderci in noi stessi» le disse guardandola profondamente negli occhi.
«Non può chiedermi una cosa del genere» disse piano la ragazza mentre stringeva il pugno sinistro che nascondeva delle profonde cicatrici.
«Io ti chiedo solo di provarci»
Hermione si avvicinò ai due, era certa che tra pochi attimi Emily avrebbe raccontato di quanto fosse accaduto la scorsa sera.
E forse Emily lo avrebbe anche fatto: aveva infatti aperto la bocca per parlare, quando il professore la interruppe.
«Ora devo andare» disse Silente «o tarderò alla prossima lezione»
Emily lo guardò sistemarsi la blusa e avviarsi verso la porta, facendole segno di seguirlo.
«Ancora un’ultima cosa professore. Vorrei chiederle se potesse prestarmi qualche buona lettura di trasfigurazione avanzata, così da portarmi avanti durante le vacanze estive.»
Hermione vide il professore annuire e dirle di cercare ciò che più le interessava nella sua libreria.
Di nuovo il tempo prese un’andatura insolita e la giovane Grifondoro si ritrovò ben presto a seguire Emily giù fino ai sotterranei, per poi finire nella sala comune dei Serpeverde.
Emily si fermò un attimo per guardarsi intorno, fermò una ragazza di qualche anno più piccola di lei.
«Ehi Druella, hai visto Riddle da queste parti?» le chiese.
La ragazza bionda e minuta scosse la testa per poi dirigersi verso il dormitorio.
Emily inspirò profondamente, si legò i capelli e poi improvvisò: prese dei libri tra le mani cominciò a camminare a passo spedito tra i vari corridoi della scuola.
Come cercare un ago in un pagliaio, pensò Hermione seguendola.
Infatti c’era parecchia confusione: gli studenti andavano e venivano dai dormitori perché intenti a preparare le valigie e fare ritorno a casa.
Forse per fortuna o forse perché volle farsi trovare, Emily vide Tom uscire dalla biblioteca.
Si fermò un secondo, poi riprese il suo passo di carica.
Schiena dritta, passava veloce tra gli studenti che ridevano felici della fine dell’anno, e poi il tonfo: sbatté contro il suo bersaglio facendo cadere i libri che teneva in mano.
Alcuni studenti si girarono a causa del rumore, ma distolsero ben presto l’attenzione da Emily.
Tom assottigliò lo sguardo squadrandola, ma lei non si girò, poi si guardò intorno e decise di riprendere il suo percorso.
«Riddle» disse Emily facendolo voltare nuovamente «Deve esserti caduto questo»
Hermione vide Tom avvicinarci alla ragazza e prendere un libro dalla copertina di pelle nera, poi di nuovo fu investita dalle nubi scure del pensatoio.
Comincio col ringraziare chiunque sia arrivato fino in fondo a questo capitolo.
La mia idea, per questa storia, è quella di creare dei lunghi capitoli inerenti ognuno a qualcosa di
significativo per l'evolversi della storia stessa.
Comunque vi chiedo di darmi il vostro parere per quanto riguarda la lunghezza,
se magari preferite capitoli più brevi o vanno bene così o qualsiasi altra impressione abbiate sulla storia.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto,
Letterenascoste.