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Autore: Matagot    26/02/2020    2 recensioni
Lily Luna Potter era da sempre una piccola peste, [...] assomigliava violentemente alla madre [...] ed era, ad onor del vero, una bella ragazza di quindici anni, il cui aspetto angelico celava l’animo più pestifero che Hogwarts avesse avuto l’onore di ospitare dai tempi dei Malandrini.
[...]
Così crebbe Lily Potter: in mezzo ad una famiglia numerosa, per cui aveva imparato ad essere discreta;
attorniata da cugini e fratelli più grandi con caratteri decisamente forti, che le avevano insegnato a non tirarsi mai indietro e a non aver paura;
cresciuta da un Potter e una Weasley, cosa che le aveva permesso di sviluppare una grandissima curiosità per cose bizzarre o pericolose, un talento particolare nel cacciarsi nei guai e un’insaziabile e onnipresente voglia di torta di mele di nonna Molly.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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 CAPITOLO 2



Lily Potter, Grifondoro, V anno
 
 
“LILY LUNA POTTER!”

Quel tono e l’uso del suo nome completo non lasciava mai presagire nulla di buono. Si girò quasi a rallentatore, con gli occhi che cercavano il soffitto e l’espressione imbronciata. Si sarebbe potuta dichiarare innocente finché non l’avessero beccata e quell’avvertimento segnava decisamente che qualcuno l’aveva invero sbugiardata, il suo ingresso a stretto giro nell’ufficio del Professor Paciock o peggio, della McGranitt, non parevano così improbabili.

Albus si stava avvicinando a lei con gli occhi che lampeggiavano severi. Il suo distintivo da Caposcuola brillava come di luce propria, illuminato dai raggi solari che entravano dalle vetrate del corridoio del secondo piano, rischiarando quella mattina di inizio ottobre.

“Ciao Al, mi sembri di buon umore stamattina.”

Lily non cercò di apparire innocente, o almeno, così pareva dall’espressione sul suo viso, perché aveva praticamente stampato in fronte la parola colpevole. Si sarebbe beccata la solita ramanzina e una delle punizioni più fantasiose che il fratello potesse inventare sul momento o magari se la sarebbe cavata solo con qualche punto sottratto.

“Sii sincera, Lily. Hai fatto recapitare alla Zabini della Puzzalinfa nella posta di stamattina, firmandoti Qualcuno che è decisamente più profumato di te?”

Lily scoppiò a ridere di gusto e quella risata riempì presto il corridoio semideserto, non tentò nemmeno di negare. La scena avvenuta poco prima le tornò in mente: era stata talmente plateale che tutta la Sala Grande era esplosa in fragorose grida e risa di scherno che Persephone, cercando di mantenere un contegno che la stava decisamente abbandonando, scappò dalla colazione con lacrime di rabbia che minacciavano di sgorgarle dagli occhi. La Serpeverde era totalmente ricoperta da quella sostanza color verde marcio, innocua, ma decisamente odorosa e difficile da lavar via.

Il padre di Lily, durante un Natale passato alla Tana, le aveva raccontato un aneddoto in cui sull’Espresso per Hogwarts, un anno, il professor Paciock aveva inavvertitamente azionato il meccanismo di difesa della sua nuova Mimbulus Mimbletonia e che ci avevano messo settimane a far sparire totalmente l’odore. Lily, allora undicenne, si era ripromessa di sfruttare questa nuova informazione almeno una volta nella sua vita e la Zabini le aveva dato modo di esaudire questa sua preghiera.

“Ci è rimasta male, vero? Così impara a fare la bulla con Hugo. Hai idea di cosa gli ha detto la scorsa settimana?”

Albus fece cenno di diniego, aveva lo sguardo decisamente curioso e, silenziosamente, invitò sua sorella a proseguire.
Lei non si fece attendere scimmiottò la voce della Zabini, con il mento sporto in fuori.

“Oh, che orrore! Non sentite anche voi il tanfo da mezzosangue che emana il piccolo Lenticchia? Vi immaginate che puzza che ci deve essere a casa loro?”

L’espressione di Lily era disgustata dalle parole che stava citando e non appena finì, inspirò profondamente, come se dovesse lenire il bruciore di quelle calunnie con l’aria fresca del mattino. Poi la sua espressione mutò e le apparve un ghigno malefico alla zio George (e probabilmente anche alla zio Fred, ma non potevano saperlo con certezza). Diede una scrollata di spalle e soggiunse: “Io ho fatto bene. Davvero, Al, non so come mai lei ce l’abbia così tanto con noi e non so come tu riesca a non lanciarle una fattura Gambemolli ad ogni ora del giorno, è odiosa!”
Albus annuì comprensivo e lanciò a sua sorella uno sguardo lievemente supplichevole.

“Lily, è una mia compagna di Casa e non è sempre una megera, anzi, lo diventa sempre quando sbuchi fuori tu. Non la sto giustificando.” Disse poi perentorio, alzando pacatamente una mano per cercare di tacitare la sorella quando questa fece per ribattere.

“Ma devi capire che io sono un Caposcuola e non posso far finta di niente. Per favore, cerca di limitare le rappresaglie contro Seph, non voglio essere costretto a punirti. O forse un po’ sì, non mi dispiacerebbe farti pulire i bagni dei prefetti con uno spazzolino, ovviamente il tuo.” Un sorrisetto scappò fuori dalle labbra del Serpeverde, scivolò fuori con naturalezza, come quando erano bambini. Lily aveva lo strano potere di strappargli sempre una risata. “Tra un anno sarà comunque fuori da qui. Tieni duro, birba.”

Usò il soprannome che lui le aveva dato quando erano ancora due monelli che scorrazzavano per il giardino di casa Potter e le scompigliò affettuosamente i capelli. Lei scrollò le spalle, vinta dalla dolcezza del fratello. Non avrebbe dato fastidio a Persephone Zabini. A meno che lei non se lo meritasse e, questa volta, Lily si sarebbe premurata di non essere scoperta.

“Albus, hey Al! Muoviti, o arriveremo in ritardo ad Aritmanzia. La Vector oggi spiega l’oscillazione e interazione tra la stringa temporale runica e la carica magica nelle maledizioni auto-attivanti!”

Scorpius Malfoy si avvicinò velocemente al compagno e gli fece cenno di muoversi, interrompendo il momento. I suoi occhi danzarono un attimo sulla figura di Lily e sul sorrisetto colpevole che le si stava dipingendo in volto mentre la mente si arrovellava sui nuovi metodi per farla franca e, non seppe neppure lui perché, ma sentì gli angoli della sua bocca sollevarsi. Che strana cosa, la sorellina del suo migliore amico doveva aver acquistato qualcosa di strano dal negozio dello zio, un Profumo Perfetta Pulzella o un Anello Animo Avvenente, qualcosa che rendesse inevitabile sorridere alla persona che indossava una di quelle diavolerie, quelle sciocchezze che le ragazze dal quarto anno in su usavano per attirare le attenzioni dell’altro sesso. Sicuramente sarà stato un profumo, Lily in effetti aveva un vago sentore di vaniglia e mela, gradevole e rilassante, chissà come faceva a profumare così di buono e di famiglia. Strano invero, perché da un filtro d’amore lui si sarebbe aspettato qualcosa di diverso, per esempio finta fragola estremamente dolce come quella roba in cui la Zabini o la Rosier si facevano il bagno prima di uscire dai loro dormitori, appestando l’aria intorno a loro. Si riscosse quando Albus iniziò ad avviarsi e, con noncuranza, salutarono entrambi Lily.

Una Lily che, rimasta ora sola nel corridoio, non si fece problemi ad esibire un’espressione stupita. Due volte? Quel biondino snob amico di suo fratello, dopo anni e anni di visite a casa Potter durante le vacanze in cui le rivolgeva sì e no la parola per non perdere il prezioso tempo che poteva trascorrere con Albus, ora aveva deciso di sorriderle (in verità in modo un po’ grottesco, come se lui non fosse del tutto conscio della sua espressione) ben due volte?
Scrollò le spalle e si mise a correre verso le serre. Sarebbe arrivata in ritardo a lezione e sentiva già il suono della voce del professor Paciock dire: “Potter, sei in ritardo, cinque punti in meno a Grifondoro.”
 
**

 
Jasper Nott era intento a copiare da Esther Selwyn il lunghissimo tema di Erbologia su ‘Warlingtonia, come estrarne il succo scottante e i suoi sette usi’, quando sentì un vago odorino di pan au chocolat riempirgli le narici e solleticargli l’appetito. Si girò, cercando con lo sguardo cosa potesse avere quel delizioso odore all’interno della Sala Comune di Serpeverde e subito i suoi occhi golosamente porcini trovarono la fonte.
Albus Potter si era appena seduto su una poltrona vicino al fuoco, proprio di fianco a Malfoy, porgendogli poi un vassoio pieno di leccornie che sicuramente veniva dalle cucine di Hogwarts.

“Un dolcetto per i tuoi pensieri.” Disse lui, strappando un sorriso all’amico.
Sin dal primo viaggio sull’Espresso per Hogwarts, i due ragazzi, un po’ intimoriti da tutto il baccano proveniente dai vari vagoni, avevano stretto un saldo rapporto di amicizia. Entrambi sentivano il peso di un cognome che inevitabilmente avrebbe influenzato tutta la loro vita, a prescindere dal loro valore come persone ed entrambi cercavano quindi rifugio lontano dalla confusione e dai riflettori. Scorpius stava vagando sul treno, non aveva perso l’Espresso per un soffio e quindi i vagoni in cui avevano trovato posto Jasper, suo cugino, e Esther, amica di famiglia, erano già pieni. Avevano provato a far posto per lui e il suo baule, ma se anche Scorpius, mingherlino e basso per la sua età, poteva sedersi comodamente, il baule non ci sarebbe stato e al giovane Malfoy non andava di abbandonare in un altro scomparto le sue cose e la gabbia di Ragù, il suo gatto rosso. Nonostante gli sguardi tristi degli amici, si era messo a vagabondare per il corridoio fino a trovare un vagone semi-pieno e, dopo aver inspirato per prendere coraggio, aprì lo scomparto e mise dentro la testa.

“Ciao, il treno è quasi pieno, posso sedermi qui?”

Nessuno sentì la richiesta fatta timidamente, perché all’interno del vagone, due persone stavano bisticciando animatamente.

“James, smettila di prendere in giro tuo fratello, sei palloso!”

Una ragazza dalla pelle color cappuccino e dai riccissimi capelli neri, aveva il dito indice puntato contro il cugino, alto e sghignazzante, con l’aria di essere uno popolare.
Quando si accorsero della nuova figura all’interno del vagone, tutti si zittirono in un nanosecondo e Roxanne Weasley colse l’attimo di distrazione di James Potter per mollargli un sonoro scappellotto.

“Ahia, Roxy! Smettila!”

James si abbassò istintivamente, ridacchiando al caratterino di fuoco della cugina e facendole la linguaccia.
Scorpius non si era azzardato ad entrare fino a che un altro bambino, dai capelli scuri, gli fece cenno di sedersi di fianco a lui ad un tavolo se no vuoto. Malfoy si avvicinò e si sedette, mentre i due ragazzi più grandi si acquietarono e tornarono ai loro sedili, vicino ad una bambina dai capelli rossi e ad un ragazzo che era davvero molto simile a quella Roxanne. Scorpius scoprì da lì a breve che Fred e Roxanne erano effettivamente gemelli.

“Scusali, loro si fanno sempre riconoscere.” Disse con semplicità il bambino smilzo di fronte a Scorpius, mentre gli allungava la mano.
“Io mi chiamo Albus e sono del primo anno.”

Scorpius strinse quella mano e non gli dispiacque il fatto che si fosse presentato a lui in modo così formale. La formalità era qualcosa che era abituato a gestire bene, d’altronde sia Astoria che Draco gli avevano impartito un’educazione del genere, nonostante il padre gli rimarcasse che fosse nettamente meno rigida rispetto a quella a lui impartita.

“Io invece mi chiamo Scorpius.”

James si voltò sardonico nell’udire quel nome. Gli occhi lampeggiarono divertiti e Scorpius seppe che quello era il trattamento che gli sarebbe stato riservato da ogni studente di Hogwarts.

“Ma sei il figlio di Draco Malfoy?”

Il tono era eccitato, come se avesse appena ricevuto un nuovo giocattolino da tormentare con le sue prese in giro e Malfoy decise di lasciar perdere e di non farsi provocare, annuendo distrattamente. James stiracchiò un sorriso e fece per parlare, ma venne prontamente interrotto.

“James, devi calmarti o dirò alla mamma che fine hanno fatto tutti i maglioni che nonna Molly ti ha regalato…”

Quando Albus parlò, il suo viso rimase calmo e pacifico, anche se il suo tono aveva un lieve sentore di minaccia e James sbuffò contrariato, per poi abbandonarsi ad una partita a Sparaschiocco con sua cugina Rose.
Scorpius guardò Albus con riconoscenza e i due seppero che quel piccolo gesto era bastato ad entrambi per trovare un amico. Parlarono molto durante tutto il viaggio e Scorpius scoprì che Albus era il secondogenito del leggendario Harry Potter e che, come lui, avvertiva un senso di inadeguatezza quando la gente realizzava quale cognome portasse. Scoprirono di avere parecchi interessi comuni, dai magi-manga all’odio per gli Zuccotti di Zucca (“sanno decisamente troppo di zucca, vero?) e soprattutto entrambi giocavano a Quidditch e non vedevano l’ora di poter essere abbastanza bravi da poter fare i provini per la squadra della loro Casa.

“E tu sai già in che Casa vuoi essere smistato?”

La fatidica domanda fu posta da Scorpius, lievemente preoccupato. Chissà se lui e il suo amico sarebbero stati nella stessa Casa.

“Papà dice che io sarò sicuramente in Serpeverde, come tutti nella nostra famiglia e che non devo curarmi di ciò che la gente dice sul conto dei Serpeverde. Non esistono Case oscure o buone, esistono solo le qualità che ogni Casa predilige e sono, per l’appunto, qualità.”

Malfoy recitò quasi parola per parola il discorso che Draco gli aveva fatto in un momento di insicurezza prima della partenza. Albus annuì, rinfrancato dal fatto che il ragionamento di suo padre, fatto anch’esso prima della partenza, fosse condiviso anche da altre persone.

E meno male che entrambi furono smistati a Serpeverde, perché la loro amicizia aveva basi talmente forti che non sarebbero riusciti a non vedersi ogni giorno da lì fino al settimo anno.
 
**


Scorpius Malfoy, Serpeverde, VII anno
 
 
“Un dolcetto per i tuoi pensieri.” Ripeté ancora Albus all’amico, che afferrò un croissant ancora caldo e lo addentò vorace. Era indescrivibile l’aumento di appetito che aveva subito negli ultimi anni, da quando il suo corpo aveva deciso di crescere.
Jasper si avvicinò e fu lesto nell’accaparrarsi un paio di bomboloni con cannella e zucca, poi si accomodò di fianco agli amici.

“Anche per i tuoi Jasper, se vuoi.” Ghignò pronto Potter.
“Ragazzi, che faticaccia stare dietro a tutte le lezioni. Cosa pensano i professori, che viviamo con il solo scopo di copiare dei compiti tutto il giorno? Ho ben altro da fare…” e soffocò il lamento con un generoso morso.
“Sai che se non passassi tutte le lezioni a pavoneggiarti con Persephone, non dovresti faticare così tanto nello studio e avresti molto più tempo libero?”
“Sì, probabilmente dovrei lasciar perdere, lei ha solo occhi per quel bel biondino tenebroso seduto di fianco a me.” sospirò Jasper.

Scorpius roteò gli occhi al cielo e soppresse un’imprecazione a Morgana. Persephone Zabini non lo lasciava mai stare, ormai era diventata una piaga che lui aveva deciso di fronteggiare. Inizialmente aveva badato bene a non incoraggiare la sua compagna di Casa e spesso la ignorava nella speranza di far scemare questo interessamento nei suoi confronti, ma ciò sembrava semplicemente attizzare le fantasie della ragazza.

“Davvero Jasper, non so cosa ci trovi, è diventata davvero snervante quella donna, si comporta come se fosse al centro dell’universo di ogni singola persona vivente.” Scorpius sputò la sentenza con un po’ di fastidio. Era sempre stato in buoni rapporti con la ragazza, finché la pubertà aveva trasformato quella bambina simpatica in un’insopportabile gallinella, futura regina dei salotti di un qualche enorme maniero.

“Non so che dirti Scorp, io mi sveglio e penso a lei e vado a dormire pensando a lei e se mi guarda, io sono semplicemente felice. Ma non preoccuparti, prima o poi mi noterà e avremo un sacco di bambini belli come lei e divertenti come me!” concluse gioioso.

I due amici scossero la testa e si unirono alle risate di Jasper. Il loro compagno era cotto da sempre della Zabini e purtroppo era un caso irrecuperabile, l’avevano già appurato l’anno precedente, quando avevano combinato per lui innumerevoli appuntamenti al buio nel tentativo di scacciare quel maledetto chiodo dagli occhi azzurri e i capelli lucidi e fluenti.

“E tu perché sei così pensieroso Malfoy?” interruppe Jasper.
“Esatto, io ero venuto qui per questo, è un po’ di tempo che sei assorto.” Rincarò la dose Albus.

Scorpius tastò il terreno con lo sguardo e vide che nessuno dei due avrebbe mollato l’osso. Entrambi avevano capito che qualcosa gli solleticava la mente ed era quindi inutile negare, li avrebbe semplicemente accaniti. Sospirò e decise che una mezza verità non avrebbe ferito nessuno, nemmeno lui.

“Mettiamo caso che conosci una persona da molto, no?” esordì lui, puntando gli occhi sul croissant con nonchalance, così da poter evitare il famigerato sguardo indagatore del migliore amico.
“E diciamo che un giorno la rivedi e boh, sembra meno anonima, diciamo quasi più carina…” ponderava le parole, come per valutare quanto sbottonarsi. “Forse tuo zio ha trovato un modo di ricreare un’Amortentia decisamente più blanda e condensarla in un profumo o cose del genere, Albus?” chiese poi speranzoso, rivolto al suo migliore amico.
Jasper e Albus scoppiarono fragorosamente a ridere e Scorpius si sentì subito preso in giro.

“Ma perché ridete? Ragazzi, la cosa è seria, la distribuzione dell’Amortentia è illegale, Albus, sei un Caposcuola!”

I due sghignazzarono ancora di più, ormai prossimi alle lacrime. Scorpius arrossì lievemente e li guardò infastidito. “Sembrate due Grifonscemi, piantatela!”
Albus, ancora con voce rotta dai singhiozzi e gli occhi che brillavano di curiosità, gli rispose.

“Amico, ti posso assicurare che mio zio non venderebbe mai roba del genere, soprattutto con delle figlie e delle nipoti che frequentano regolarmente il suo negozio.”
“Sì, forse la testolina razionale di Scorpius ha un piccolo problema nella comprensione della macro situazione…” aggiunse Jasper, ancora ridacchiante.
“Scorp, sputa il rospo, chi ti piace?”
“Sì dai, sputalo, tanto voi due lo sapete chi piace a me!” sghignazzò Nott.
I due continuarono a fare domande a Scorpius che, scrollò le spalle e liquidò la questione con un “vabbeh, chiamatemi quando ritornate a far funzionare i neuroni.”

Prese un libro al volo e si mise a leggerlo, giusto per chiudere la discussione. I due presto si calmarono, perché ormai conoscevano Malfoy e non sarebbero riusciti a cavare un ragno dal buco se lui non aveva voglia di parlare. Nott tornò al suo tema da copiare, non prima di aver dato una pacca sulla spalla al suo amico e sussurrato un “L’importante è che non sia Seph, mi dispiacerebbe dover duellare con te.”

Albus rimase sulla sua poltrona, davanti ad uno schema di Quidditch che cercava di perfezionare in vista del Campionato. Ogni tanto lanciava sguardi di sottecchi al migliore amico, con il lievissimo sorriso di chi la sa lunga ad increspargli le labbra.
Stettero sulle poltroncine un’oretta abbondante, prima di scendere per cena. Albus trattenne una risata quando si rese conto che l’amico, durante tutto quel tempo passato a leggere, non si era nemmeno premurato di girare pagina.

Scorpius si avviò con i suoi amici verso la Sala Grande, augurandosi che per dessert, quella sera, ci fosse la torta di mele.

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Angolo Autrice

Ciao a tutti! Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno seguito la mia storia o l'hanno messa tra i preferiti, ho fatto anni a leggere fanfiction ed effettivamente non mi ero mai resa conto di quanto questo potesse stimolare e appaggare l'autore.
So di aver delineato abbastanza bene il personaggio di Lily e poco quello del piccolo Malfoy, ma ho sempre pensato a Scorpius come una persona più difficile da inquadrare, ma a breve si sbottonerà un po' di più, volente o nolente.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Baci
Matagot



 
   
 
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