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Autore: Alice_Carter    26/02/2020    0 recensioni
Nahlock è la capitale della provincia di Ghern nel regno di Ithra, che negli ultimi vent'anni ha affrontato due guerre, tre cambi ai vertici e una teocrazia durata solo una primavera. Finalmente la città ha ripreso a vivere, tornando a essere il centro di un'intensa rete commerciale grazie al suo porto sull'estuario del fiume Ahm, al quale approdano genti da tutte le nazioni e di tutte le razze.
In quale altro luogo una landruncola mezzelfa con un esercito di piccoli straccioni al suo comando e il Gran Consigliere del Governatore, unico mago della città, avrebbero potuto stringere un'improbabile amicizia, tenendo sotto controllo le cose che arrivano dall'entroterra e dal mare insieme ai mercanti, mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini?
[Un nuovo capitolo ogni venerdì]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucius osservò con attenzione la sua immagine riflessa nello specchio e gli occhi scuri di un uomo sulla cinquantina gli restituirono lo sguardo.

Si passò le dita sulle guance appena rasate e fra i capelli brizzolati, studiando con cura la sua immagine: aveva scelto quell'età perché era un buon compromesso tra la saggezza che ispirava un uomo maturo e un certo fascino che appagava la sua vanità.

Forse, se si fosse ancora trovato nella confederazione di Yutrell, si sarebbe tolto qualche altro anno di dosso, ma a Ithra era meglio non sbilanciarsi.

Si aggiustò sulle spalle la tunica viola di rappresentanza, bordata da un ricamo floreale in filo d'oro, che sulla schiena delineava lo stemma della provincia di Nalhock. Una doppia spilla composta da due idre, simbolo della città, tenute assieme da una breve catenella, chiudeva sul petto la cappa leggera, che scendeva quasi fino in fondo ai piedi e rimaneva aperto lateralmente  in modo da agevolare i movimenti.

Quei paramenti da mago gli erano piaciuti fin da quando era bambino, con le loro maniche ampie e il loro aspetto autorevole, ma, quando era finalmente giunto il momento di indossarli, aveva dovuto trovare un buon sarto che fosse in grado di non farlo sparire tra le pieghe del tessuto, dal momento che era sempre stato molto magro.

Si allontanò dallo specchio, per tornare a sedersi allo scrittoio, e aprì il libro alla pagina a cui aveva posto il segno: aveva intenzione di finire quella lettura prima che riaprisse la biblioteca di Biorj e potesse nuovamente accedere ai suoi preziosi volumi, ma il pensiero del bibliotecario continuava a distrarlo.

Non lo preoccupava tanto il fatto che non fosse umano, nella Confederazione era normale che individui di razza diverse convivessero fianco a fianco e, anche se nel Regno di Ithra non era un fatto comune, non vedeva perché tale soluzione non potesse funzionare anche per Nalhock. Piuttosto si domandava quale motivo potesse avere una creatura non umana per farsi insignire del titolo più alto dell'Ordine di Biorj; sia l'Ordine che il culto di Abjan erano religioni strettamente umane, circoscritte tra l’altro al solo Regno, per cui non poteva non sospettare che Aros di Trand avesse un secondo fine che non aveva nulla a che fare con la fede.

Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a figurarsi quale ragione potesse giustificare un tale dispendio di tempo ed energie e questo lo preoccupava. D'altro canto Lucius era per sempre un mago e, come tutti i maghi, era sospettoso verso ciò che non comprendeva.

-Pensi di rimanere ancora a lungo fuori dalla porta?- domandò ad alta voce, richiudendo sconfitto il volume.

Leax aprì timidamente la porta ed entrò nella stanza del padre.

-È arrivata Rowan.- annunciò impacciato, giocando con l'orlo della sua tonaca d'apprendista, simile a quella del mago, ma più corta e con maniche a tre quarti.

-Lo vedo dal rossore sul tuo viso.- lo prese in giro l'uomo, con un sorriso -L'hai lasciata con Lynn?-

Il ragazzo annuì imbarazzato.

-Però non capisco: perché lei può venire al ricevimento e io no?- si lamentò debolmente, alzando appena gli occhi da terra.

Lucius sospirò.

-Perché tu non puoi andare a letto con l'ambasciatore dei Saicri per ottenere informazioni sulle loro disposizioni.- spiegò con cruda franchezza.

Sapeva che quel genere di discorsi metteva Leax a disagio, soprattutto quando si parlava di Rowan, ma era ora che il giovane apprendista si facesse una ragione della vera natura della mezzelfa e smettesse di idealizzarla. E, a essere del tutto onesto, il consigliere preferiva di gran lunga il vero volto della regina dei ladruncoli a qualsiasi versione edulcorata che lei si divertisse a mostrare in pubblico.

-Beh... però ecco... non è proprio...- borbottò il giovane sempre più  imbarazzato.

-Rowan usa i talenti che la natura le ha dato per portare a termine il suo lavoro e come lo fa è una sua scelta; né tu né io abbiamo il diritto di giudicare.- lo ammonì il mago -È pagata per questo.-

Non era certo che fosse corretto definire le abilità seduttive della ragazza “talenti” ed era certo che non fosse stata la natura a dargliele, ma quella era una parte della storia che era meglio che suo figlio non conoscesse e che di certo lui non avrebbe menzionato senza il consenso della diretta interessata.

-Ma voi siete amici.- commentò l'altro in un bisbiglio -Voglio dire... non puoi...-

-Siamo amici e in virtù della nostra amicizia so di potermi fidare ciecamente di lei.- replicò suo padre -Ma gli affari sono affari e, a prescindere da questo, Rowan ha il diritto di andare a letto con chi vuole a prescindere da quale sia lo scopo. Tra l’altro può essere una strategia molto divertente per ottenere ciò che si desidera.-

Leax fece per replicare, ma poi si fermò e si limitò a fissarsi i piedi a disagio.

Lucius si alzò in piedi e gli posò una mano sulla spalla.

-Capirai col tempo, Leax, sei ancora giovane e alla tua età si tende a vedere il mondo attraverso il filtro delle fiabe e dei racconti d'amore.- cercò di rincuorarlo -Ne parleremo ancora, ma ora devo andare a impedire al governatore di causare un incidente diplomatico. Sarò di ritorno entro la seconda ora della sera.-

L'apprendista annuì e salutò il suo maestro con un cenno della mano, osservandolo lasciare la stanza alla volta della residenza del governatore.

***

-Il motivo per cui ci tocca sopportare le loro angherie è che voi non siete stati capaci di sferrare un attacco incisivo quando ce n'è stata l'occasione!-

Le parole, pronunciate in tono gelido e aggressivo dell'ambasciatrice drow, Dervla Urchardan, erano indirizzate all'ambasciatore degli elfi del mare, Eoghan Mhurascaill che si limitò a stringere le labbra e fissarla con freddezza.

-Nulla di ciò che poteva essere tentato è rimasto intentato.- si limitò a dire con voce pacata -Ma non era la nostra guerra.-

-Bella scusa.- ribatté la drow, sedendosi e accavallando le gambe -Se aveste fatto uno sforzo in più ora non ci troveremmo in questa situazione.-

Lucius si schiarì la voce.

Avrebbe preferito scoprire prima dell'incontro che c'era dell'astio tra gli elfi oscuri e quelli del mare, ma a quel punto aveva poca importanza.

Se la delegazione di Eoghan fosse giunta da sola da Vör, gli avrebbe parlato in privato prima della seduta; erano amici da prima che il mago lasciasse Yutrell per trasferirsi a Nalhock, ma con quattro diplomatici coinvolti, un gesto del genere avrebbe potuto offendere gli altri e di certo era l'ultima cosa di cui avevano bisogno.

Nella stanza l'aria era stata tesa fin dal principio e quando si erano seduti in cerchio per iniziare le trattative, Lucius era stato contento che le armi fossero stata lasciate fuori dalla porta. Certo era abbastanza sicuro che gli accompagnatori degli ambasciatori, accomodati alle loro spalle, fossero perfettamente in grado di uccidere senza alcun bisogno di una lama e che gli ambasciatori stessi fossero tutti maghi sufficientemente abili da essere in gradi di far saltare l’intera sala in caso l’avessero voluto, ma doveva accontentarsi.

-Ciò che è avvenuto nella battaglia di Anassa, è stato più di un anno fa.- intervenne in tono conciliante -E, a prescindere dalla diversa percezione del tempo che possono avere i nostri popoli, credo converremo tutti che ciò che è stato non possa essere cambiato. Siamo qui per trovare insieme una soluzione, non per fare recriminazioni.-

Gli occhi violetti di Dervla Urchardan scrutarono con attenzione il gran consigliere.

-E naturalmente la vostra soluzione sarebbe il compromesso, dico bene, umano?- scandì glaciale, tenendo le braccia incrociate sul petto.

Lucius sapeva che quella era un'offesa: per le antiche leggi, sottolineare la razza di una persona anziché il suo titolo era considerato un affronto, ancor di più se si era ospiti presso il soggetto in questione. Tuttavia decise di attenersi al suo ruolo e replicare diplomaticamente.

-La mia soluzione è un accordo che riduca al minimo i danni per tutte le parti.- rispose secco -E sono certo che un'ambasciatrice dalla vasta esperienza, come voi siete, converrà con me che sia la scelta migliore.-

L'ambasciatrice dovette cogliere la velata allusione alla sua età, perché gli scoccò un'occhiata dardeggiante e non replicò.

Anche indagare l'età di un drow con il senso magico, anziché chiedergliela, andava contro le antiche leggi, ma il mago aveva fatto attenzione a lasciarlo sottinteso e non oltrepassare il segno.

-E se poi non capiranno l'antifona, il regno di Ithra è pronto ad appoggiare la vostra causa.- dichiarò il governatore con fare tronfio -Le navi dei Saicri non...-

-Ovviamente avrete il pieno appoggio del Regno, se si arrivasse allo scontro diretto.- si intromise il mago -Ma il nostro obiettivo primario è evitare il conflitto.-

Non aveva idea di cosa intendesse dire Eluard, ma sapeva che vantarsi di essere l'ago della bilancia in quella delicata trattativa avrebbe solo fatto irritare l'ambasciatrice drow, già infastidita dal fatto che l'uomo avesse allontanato la moglie per "non infastidirla con quei problemi da uomini".  E se anche avesse solo voluto sottolineare la loro disponibilità a uno scontro diretto, non gli pareva opportuno mostrare tanta disponibilità fin dal primo momento, era molto meglio giocare quella partita a carte coperte. Non comprendeva perché non se ne potesse stare zitto e buono in un angolo e lasciarlo lavorare.

-È nostra precisa intenzione collaborare al meglio per la pace.- asserì Harne Aoife, l'ambasciatrice degli elfi dei fiumi -Ma l'atteggiamento dei Saicri desta non poche preoccupazioni nel nostro popolo. Già due delle nostre navi sono state assaltate da corsari al loro soldo e temiamo che, se questo incontro non andasse nel modo sperato, i nostri fratelli potrebbero rimetterci la vita.-

-L'imperatore Blagoj è avventato, ma non si metterà contro il regno di Ithra a meno che non venga messo alle strette.- sentenziò il gran consigliere -E Nalhock intende mantenere la pace, se le condizioni dei Saicri saranno ragionevoli. Quello che è certo è che esigeremo di mettere fine a questa barbarica rappresaglia.-

Dervla Urchardan fece una smorfia crudele.

-Dovremmo spiegarglielo usando le teste dei loro figli come messaggio.- sibilò.

Il drow, seduto dietro di lei con la testa china, sorrise a quelle parole.

-E per farlo quanti dei nostri siamo disposti a sacrificare?- intervenne Eoghan con saggia amarezza.

L'ambasciatrice non rispose, ma Lucius sapeva bene che quella spacconeria era solo una farsa. Certo gli elfi oscuri erano per natura aggressivi e vendicativi, ma al momento i drow di Braggh non se la passavano bene ed era anche per quel motivo che si trovavano intorno a un tavolo diplomatico anziché sui loro snelli vascelli, imbracciando le armi dei loro avi.

-Ora la domanda è: cosa siete disposti a concedere ai Saicri per avere libero il passaggio?- domandò il mago, approfittando del momento di quiete.

-Il pagamento di una tassa sarebbe accettabile.- suggerì Urien Kjartan, ambasciatore degli elfi dei boschi, che fino ad allora era stato il più silenzioso tra i diplomatici.

-Facile per voi.- ribatté la drow, piegandosi in avanti con fare aggressivo -Ma le paludi di Braggh non sono ricche d'oro come l'arcipelago di Vör.-

-Per questo siamo disposti a pagarne una parte maggiore.- si offrì Eoghan -È nostra intenzione proporre di concordare in tributo annuale, del quale i nostri sette popoli pagheranno i sette ottavi, mentre a voi starà l'ultimo ottavo.-

Lei lo scrutò con attenzione con i suoi occhi violetti incastonati in un volto grigio-azzurro, tipico degli elfi delle paludi di Braggh.

Era chiaro che le tre delegazioni di Vör avevano già discusso una soluzione fra loro, cosa che tra l'altro non destava alcuna sorpresa: nonostante fossero sette popoli diversi, l'arcipelago era sotto un unico governo congiunto.

-Si può fare.- gli concesse infine Dervla Urchardan.

-Direi che siamo arrivati a un compromesso.- fece il punto Lucius, sperando che nessuno si fosse accorto che il governatore si stava addormentando -In questo caso direi che non ci resta che pattuire una cifra minima e massima su cui contrattare.-

Nonostante quella piccola vittoria, sapeva che l'incontro si sarebbe protratto ancora a lungo e che avrebbe dovuto fare attenzione a evitare altri incidenti, ma era lieto di constatare che almeno tutte le delegazioni stavano collaborando per una soluzione pacifica.

Mentre la discussione riprendeva, lanciò uno sguardo fuori dalla finestra della sala del consiglio e osservò il sole sparire nel mare all'orizzonte; la sua vista non era abbastanza buona per riconoscere i vessilli delle navi che stanno attraccando in porto, ma sospettava che tra esse vi fosse anche quella che trasportava la delegazione dei Saicri. E sapeva bene che la trattativa si sarebbe fatta molto più complicata quando loro si fossero uniti al tavolo.

***

Rowan uscì con cautela dalla vasca di rame e si avvolse nell'asciugamano di morbido cotone che Lynn aveva lasciato sulla sedia per lei.

Era passato un po' dall'ultima volta che era riuscita a farsi un bagno decente: al contrario di Lucius lei non abitava in una lussuosa residenza con tanto di servitù a disposizione e doveva accontentarsi di un tuffo nell'acqua fredda del fiume quando ce n'era l'occasione.

La camera si Lynn era la stanza tipica di un'adolescente di ceto elevato: era dotata di un letto a baldacchino con un soffice materasso di piume e lenzuola di stoffa pregiata, di un ampio camino che teneva caldo l'ambiente e di bei mobili intagliati in modo da ricavare fiori nel legno all'altezza degli angoli e dei pannelli delle ante. Il pavimento di pietra era ricoperto da morbidi tappeti e le doppie tende ricamate tenevano fuori sguardi indesiderati e, all'occorrenza, la luce del sole.

Quando Rowan doveva prepararsi per un evento importante, era lì che lo faceva, non certo nella sua stanzetta fredda e spoglia alla Tana. Al contrario di Lucius e dei suoi figliastri, la mezzelfa non aveva mai avuto molto nella vita e quel genere di comodità le erano sempre state precluse, ma si era adattata e ora probabilmente si sarebbe rifiutata di fare a cambio. Anche se il camino in camera non le sarebbe dispiaciuto.

Si sedette davanti allo specchio del tavolo da toletta di Lynn, decorato da fiori secchi e dipinti, e si lasciò cadere i capelli ancora umidi sulle spalle; con un gesto deciso vi passò in mezzo le dita, ravvivandoli, e un vento caldo e innaturale li gonfiò per un secondo asciugandoli all'istante. La magia era ancora un mondo ampiamente inesplorato per lei, ma il buon vecchio mago le aveva insegnato qualche trucco utile e anche qualcosa che era un po' più di un trucco.

Guardò con attenzione il suo riflesso, incrociando le sue iridi grigie: aveva ormai quasi trentadue anni, ma il suo sangue elfico faceva sì che non ne dimostrasse più di una ventina e le conferiva un aspetto da bambolina fragile e minuta che le era tornata spesso utile per ingannare il prossimo.

Aprì un vasetto di terracotta poggiato sul tavolinetto e raccolse con la punta delle dita un poco di unguento profumato e cominciò a spalmarlo sul corpo.

Non era avvezza a curare tanto il suo aspetto, quei rituali da signora le erano del tutto indifferenti, ma se qualche attenzione in più poteva darle anche un piccolo vantaggio nel suo lavoro di certo non vi si sarebbe sottratta. Era pagata per quello e lei teneva molto a mantenere impeccabile la sua reputazione. Senza contare che stava aiutando un buon amico.

Rimise il tappo al contenitore di coccio e stava cominciando a spazzolarsi i morbidi capelli ramati in modo da poterli acconciare più agevolmente, quando Lynn entrò tenendo un vestito di un curioso color menta chiaro fra le braccia, come fosse un bambino. Lo adagiò sul letto sul letto con un sorriso raggiante e guardò Rowan con entusiasmo.

-Non è bellissimo?- domandò con una luce entusiastica negli occhi.

Era evidente che fosse molto più eccitata di lei per quell'evento.

La mezzelfa si girò verso di lei per poterlo osservare meglio: non era il tipo che si sciogliesse per un vestito da sera, se avesse potuto si sarebbe presentata in pantaloni e farsetto di cuoio, ma la ragazza era sempre così elettrizzata che non se la sentiva proprio di dirle cosa pensasse realmente.

-Sì, lo è.- si limitò a rispondere con un sorriso.

A essere del tutto onesta lo trovava piuttosto uno spreco di stoffa, ma non c'era alcun motivo di demolire lo spirito appassionato di Lynn, ci avrebbe pensato il mondo col tempo.

-Ti aiuto ad acconciarti i capelli?- si propose la giovinetta speranzosa.

-Certo.- acconsentì lei, che in effetti aveva bisogno di una mano.

Non aveva alcuna familiarità con le acconciature e le mode del momento: di solito si limitava a fermare i capelli sopra l'orecchio destro con tre piccole trecce attaccate alla nuca e al massimo raccoglierli poi in una coda alta, uno stile decisamente poco adatto all'evento.

Le dita agili e sottili della ragazzina passarono delicata in quei fili di rame, dividendoli in ciocche e intrecciandole con maestria: fece due trecce che partivano dai lati del collo e le portò sopra la testa come una sorta di cerchietto, prestando attenzione a nascondere le piccole orecchie a punta della mezzelfa, dopo di che adornò l'acconciatura con delle forcine alla cui sommità erano applicate delle perle di fiume.

Nel frattempo Rowan si occupò del trucco: non era qualcosa che facesse regolarmente, ma vi aveva preso una discreta dimestichezza collaborando con Lucius.

Saltò la parte della biacca, dal momento che la sua pelle era già sufficientemente candida di suo, merito dei geni elfici, e si limitò a ravvivare le guance con una polvere a base di zafferano, per poi passare sulle labbra una tinta prodotta con oricello e altri pigmenti rossi. Aiutandosi con un pennellino a setole rigide e un solvente, inumidì la polvere di carbone per tracciare una riga sottile che seguisse la linea della palpebra superiore, poi con uno più morbido dipinse con una leggera sfumatura di verde all'angolo esterno degli occhi con un ombretto prodotto con la malachite.

Lynn terminò di acconciare i suoi capelli in un mezzo raccolto che le ricadeva morbidamente sulla spalla sinistra.

-Sei bellissima.- decretò la ragazza con entusiasmo, osservando la sua immagine riflessa nello specchio.

Rowan stirò le labbra in un sorriso forzato.

-Grazie.- rispose.

Non ne era così convinta: non che non si rendesse conto di possedere un notevole fascino, negli anni ne aveva fatto un'arma, ma tutti quegli sforzi per imbellettarsi e agghindarsi le parevano un discreto spreco di tempo ed energie. Non riusciva a comprendere come le donne potessero torturarsi in quel modo tutti i giorni.

Prese la boccetta del profumo e se ne mise due gocce sul collo e sui polsi.

-Mi aiuti a indossare il vestito?- chiese, voltandosi verso Lynn.

-Certo!- esclamò lei eccitata.

Sembrava quasi che non aspettasse altro e questo strappò un sorriso a Rowan, che invece non riusciva proprio a entusiasmarsi per quel genere di cose.

Lasciò cadere a terra l'asciugamano e indossò la biancheria di pizzo che il gran consigliere aveva comprato per lei, facendo arrossire la fanciulla, poi la raggiunse accanto al letto e con cautela si infilò nel vestito dai piedi. Lynn l'aiutò a sistemarlo e strinse con decisione i lacci del corsetto; in realtà Rowan era così esile che quella trappola per nobildonne riuscì appena ad aderirle un poco in vita, infastidendola più per la rigidità delle stecche che per la costrizione vera e propria.

-Oh, ti sta benissimo! Sei splendida.- commentò la giovinetta, rimirandola con ammirazione.

La mezzelfa passò le dita sui ricami in filo d'argento e perle che impreziosivano il corpetto, osservando la sua figura riflessa nel grande specchio accanto all'armadio.

L'abito di seta con le maniche lunghe le scivolava morbido sui fianchi, allargandosi in una gonna non troppo ampia, e il corsetto rigido le abbracciava i piccoli seni con un modesto scollo a cuore.

L'unica cosa che riusciva a pensare era a quanto sarebbe stato scomodo muoversi, soprattutto nel caso in cui le cose durante il ricevimento si fossero fatte movimentate. E nel momento stesso in cui realizzò quel pensiero si rese conto che probabilmente sarebbe stata l'unica a porsi il problema.

-Decisamente incantevole.-

La voce di Lucius colse di sorpresa entrambe le donne, facendole voltare verso la porta.

Lui rivolse loro un sorriso affettuoso, rimanendo sulla soglia con aria compiaciuta.

-Da quanto sei lì?- si informò Rowan, più per fare conversazione che perché se fosse realmente preoccupata.

-Appena arrivato.- dichiarò lui con un sospiro -È stato un incontro lungo e faticoso.-

-E come procede?- si informò lei, ancora in apprensione per la minaccia della guerra.

-Gli elfi collaborano.- riassunse lui -Ma i Saicri... loro sono la grande incognita.-

La mezzelfa annuì, mentre Lynn le prendeva un paio di scarpe adatte all'abito che indossava. Di certo non poteva mettere i suoi stivali di cuoio.

-Vuoi farti una risata?- domandò poi il mago con un mezzo sorriso storto sulle labbra.

-Naturalmente.- asserì lei curiosa.

-Il gran sacerdote Faramond ha organizzato una cena in onore del nuovo Bibliotecario per dopodomani.- raccontò sull’orlo della risata -E quando ha invitato il governatore, questi ha esteso l’invito anche a me senza neanche chiedergli il permesso.

Lei scoppiò a ridere.

-Tu e il gran sacerdote allo stesso tavolo?- esclamò -Finirai per accoltellarlo prima della fine della cena.-

-O avvelenarlo.- intervenne Lynn, aiutando la mezzelfa a indossare le scarpe.

-Ne sono molto preoccupato in effetti.- ammise lui ironico, portandosi una mano al petto.

Rowan si sistemò una ciocca di capelli che le era ricaduta sulla fronte.

-Certo non mi sembra un ottimo momento per un banchetto in onore del Bibliotecario.- osservò pensierosa.

Lucius sospirò.

-Ho provato a farlo notare a Eluard, ma il nostro illuminato governatore non sa dire di no a una tavola imbandita.- commentò rassegnato.

-Non credevo l'avrei mai detto, ma mi manca Godwy de Lacy. Era un bastardo, ma almeno non era un coglione.- sbuffò Rowan, scuotendo la testa.

-Se Dinadan non fosse morto in mare...- sussurrò Lynn.

Rowan si sistemò fra i capelli il fermaglio d'argento a forma di piuma, incastonato di piccole perline.

Non era solo un oggetto di squisita fattura, ma anche un potente artefatto magico, che lo scaltro consigliere le aveva donato anni addietro; faceva sì che i lineamenti di chi lo portasse, rimanessero sfumati e confusi nella mente di chi lo osservava, nascondendone non solo l’identità, ma anche la razza, un piccolo stratagemma che le aveva consentito di accompagnare il mago a una moltitudine di eventi sociali che il suo curriculum da tagliaborse le avrebbe altrimenti precluso. Certo il mentalista avrebbe potuto ottenere lo stesso effetto anche senza il fermaglio incantato, ma così era decisamente più pratico per entrambi, sia perché rendeva meno pericoloso separarsi, sia per tutta una serie di leggi magiche che il mago le aveva spiegato e che lei non aveva capito.

-Il destino è imprevedibile.- commentò Lucius all'osservazione della figlia, per poi cambiare repentinamente discorso, rivolgendosi alla mezzelfa -Sei pronta?-

-Direi di sì.- rispose quella, facendo una giravolta su se stesso -Possiamo andare.-

Lui le porse il braccio con un sorriso affascinante stampato in volto.

-Allora andiamo.-

   
 
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