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Autore: Maqry    27/02/2020    5 recensioni
Harry è morto, la Battaglia di Hogwarts è stata persa e Voldemort ha vinto.
Ma, nonostante sembri tutto perduto, qualcuno non vuole arrendersi.
L'Ordine c'è ancora, decimato ma determinato a combattere perché il mondo torni libero.
“Ci saranno anche dei cambiamenti nei vari gruppi,” proruppe alfine Bill, facendo risvegliare completamente tutti i presenti, compresi Anthony Goldstein e Romilda Vane che avevano avuto il turno a Hogwarts fino a un’ora prima e stavano caracollando sui propri piatti – nessuno voleva rinunciare ad andare a dormire con la pancia piena, una volta che si poteva.
Hermione bloccò la tazza a mezz’aria e la posò nuovamente sul tavolo, voltandosi guardinga in direzione del capogruppo e scrutandolo impaziente: se aveva aspettato che fossero tutti ben sazi, qualcosa le assicurava che i cambiamenti non sarebbero piaciuti a nessuno di loro.

{La storia fa parte della serie "Cosa tiene accese le stelle"}
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Esercito di Silente, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Cosa tiene accese le stelle'
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Questa storia rappresenta la terza parte della serie Cosa tiene accese le stelle. Si tratta di una What if? in cui Harry è stato ucciso da Bellatrix. Sappiamo che, quando la Mangiamorte sta combattendo contro Ginny, Harry è nei paraggi e cerca di dare una mano alla ragazza, fino a quando non interviene Molly e uccide la Mangiamorte. Beh, e se invece fosse intervenuto lui? Bellatrix non aveva la bacchetta di Sambuco e non poteva essere salvato come accade invece nel vero scontro con Voldemort. Morto Potter, avendo vinto il Signore Oscuro, i membri dell’Ordine sopravvissuti sono dovuti scappare e sono finiti nuovamente in clandestinità. Hanno organizzato un tentativo di resistenza, più che altro sporadici attacchi qua e là per uccidere Mangiamorte o sventare i loro piani, e hanno nascosto i Nati Babbani in vari luoghi sotto il Fidelius, soprattutto i bambini. A questo punto devo segnalare che ho ucciso molta gente che la Rowling aveva risparmiato, e fatto resuscitare altri. Giusto perché alcune morti non mi sono mai andate giù (leggasi Tonks, Remus e Fred).
 
 
 
 
 
 
Di vecchie dissonanze e nuovi duetti
 
 
 
 
 
 
 
23 novembre 1998
 
 
Quando Bill aveva fatto il suo ingresso nel cucinino affollato di Shell Cottage, dopo aver accompagnato alla porta gli altri capigruppo al termine della riunione protrattasi per tutta la notte, Hermione si stava accomodando al tavolo della colazione tra Ron e Terry Boot, le occhiaie peste sotto gli occhi e uno sbadiglio trattenuto a stento tra i denti. Alla vista del maggiore dei fratelli Weasley, che si era fermato alle spalle della moglie e schiarito la voce impastata, Hermione aveva abbandonato ogni proposito di servirsi le uova strapazzate, e aveva tirato una gomitata nelle costole a Ron perché seguisse il suo esempio e a propria volta trascurasse la colazione a favore di Bill.
La riunione appena conclusa era la prima tenutasi dall’ultima missione finita male dell’Ordine – probabilmente un tempo l’avrebbero definita una carneficina, ma quello era stato prima della Battaglia di Hogwarts e la vittoria di Voldemort – e, date le ingenti perdite del gruppo irlandese di base a Galway, sicuramente dovevano esservi state prese importanti decisioni per il loro futuro.
Erano passate ormai due settimane da quell’infausta notte, ma a ripensarci un brivido correva ancora lungo la schiena di Hermione: quando Rionach O’Neal era rimasta ferita in un attacco di Ghermidori, Ron era stato tra i volontari offertisi di prenderne il posto nella grande missione per eliminare Grayback e parte del suo branco. Alla fine era stato sorteggiato un certo Hugh McCarthy, di cui Hermione non sapeva molto oltre al nome, ed era stato lui a morire quella notte insieme al resto del gruppo partito dalla baia di Galway. Una parte di lei si sentiva in colpa per pensare sempre con una punta di sollievo alla missione e soprattutto allo sconosciuto signor McCarthy – di cui ricordava chiaramente, però, moglie e figli chini sulla tomba ai funerali –, l’altra le ricordava pratica che avrebbe potuto essere Ron e… beh, a conti fatti era meglio un nome privo di volto, ricordi e passato, piuttosto che Ron. Mille volte meglio.
In ogni caso si aspettava comunicazioni importanti da parte di Bill o Neville, a sua volta a capo del loro gruppo della Cornovaglia, ma il secondo si era diretto alla credenza per prendere due tazze, mentre il primo aveva semplicemente iniziato a riportare loro i resoconti degli ultimi turni di guardia. Hermione si era così concessa la sua misera dose di uova, che apparivano proprio deliziose dopo più di un mese di colazioni a base di the slavato e gallette – erano particolarmente irritanti le Eccezioni alle Leggi di Gamp, quando procurarsi i viveri era tanto difficile –, mentre Bill continuava a riferire le consuete notizie di banchi sempre più densi di Dissennatori sparsi per il Regno Unito e nuovi arruolamenti nelle fila dei Mangiamorte – niente che già non sapessero, insomma. Negli ultimi sei mesi aveva imparato come l’uomo fosse solito dare per prime le novità spinose, se mai ce ne fossero state, e almeno per il tempo di una colazione una volta tanto decente aveva voluto crogiolarsi nel piacevole pensiero che non ve ne fossero proprio di novità.
Ma, ovviamente, non potevano accumularsi tutte quella mattina le rare fortune che la guerra riservava loro.
“Ci saranno anche dei cambiamenti nei vari gruppi,” proruppe infatti alfine Bill, facendo risvegliare completamente tutti i presenti, compresi Anthony Goldstein e Romilda Vane che avevano avuto il turno a Hogwarts fino a un’ora prima e stavano caracollando sui propri piatti – nessuno voleva rinunciare ad andare a dormire con la pancia piena, una volta che si poteva.
Hermione bloccò la tazza a mezz’aria e la posò nuovamente sul tavolo, voltandosi guardinga in direzione del capogruppo e scrutandolo impaziente: se aveva aspettato che fossero tutti ben sazi, qualcosa le assicurava che i cambiamenti non sarebbero piaciuti a nessuno di loro.
“Hannah,” continuò Bill rivolto verso la giovane Abbot, “la vedova O’Byrne ritiene tu sia sufficientemente formata come Guaritrice. Intende quindi mandarti a Port, per occuparti del ricovero dei feriti e convalescenti che sono ospitati nel villaggio. Il tuo posto in infermeria verrà preso da Annabeth Bradley, perché possa imparare a sua volta.”
Hermione non aveva ancora capito perché tutti si ostinassero a chiamare Melissa Doherty con il cognome, ben più famoso, del defunto marito – l’Irlanda, diversamente dal Regno Unito, aveva il pregio di permettere di tenere quello da nubili1 –, e aveva il sospetto che nel caso in cui la diretta interessata fosse venuta a saperlo non ne sarebbe stata particolarmente contenta; di certo sapeva che, per quanto il villaggio di Port fosse attualmente una delle zone più protette e sicure esistenti, non avrebbe particolarmente gradito il trasferimento nel caso fosse capitato a lei.
 
 
 
Prima di prendere l’Espresso a King’s Cross, Hermione si è scrupolosamente documentata sul Mondo Magico tramite tutti i libri che è riuscita a trovare al Ghirigoro, motivo per cui almeno sul piano teorico le è familiare il nome, a suo giudizio affatto magico, di Port. Situato in un punto non meglio definito lungo la costa del Donegal, Port è il corrispettivo irlandese di Hogsmeade: un piccolo villaggio interamente popolato da maghi risalente al XV secolo e gelosamente custodito dai propri abitanti, che non ne hanno mai voluto rivelare l’esatta ubicazione, proteggendolo con ogni sorta di incantesimo conosciuto. Nato da un pungo di casette di maghi più dediti alla pesca che agli incanti, si è allargato in seguito all’approvazione dello Statuto Internazionale di Segretezza, e ad oggi pare contare una ventina di famiglie o poco più. I suoi volumi di Storia del Mondo Magico inglese e irlandese non riferiscono molto altro, a parte un elenco dei più eminenti abitanti nel corso dei secoli, ed è assai curiosa di scoprirne di più una volta a scuola: un paese tutto magico deve essere un sogno ad occhi aperti, ne è certa.
Che cosa sia realmente Port nella pratica ha occasione di scoprirlo ben presto una volta a Hogwarts, a partire dalla stessa cerimonia di Smistamento, quando al nome Sean McKinley si eleva un’allegra canzoncina di incitamento da tutte quattro le tavolate, così come un’infinita serie di applausi e fischi quando il Cappello Parlante lo Smista a Corvonero. Le pare anche di intravedere, tra i Grifondoro più grandi seduti poco distanti da lei, una ragazzina dai penetranti occhi blu che consegna scocciata un sacchetto di Cioccorane al proprio vicino, borbottando qualcosa riguardo una scommessa persa e i McKinley che “sono sempre stati Serpeverde”.
Ben presto le risulta immediato riconoscere i ragazzi di Port – non che i diretti interessati mettano particolare impegno nel celare la propria provenienza.
Non è raro vederli girare a gruppetti compatti per i corridoi dell’antico castello, ben attenti a passare velocemente al gaelico non appena qualcuno di inopportuno si avvicini troppo, bofonchiando a mezza voce con quel loro incomprensibile accento del nord, tanto stretto che anche Seamus, il quale qualcosa di gaelico mastica, giura di non afferrarne mezza parola. Nei finesettimana si ritrovano spesso nel parco o sotto qualche porticato a sfidarsi a scacchi e Spara Schiocco, talvolta a cantare e improvvisare balletti sulle note del violino di Fabian Gallagher, o molto più semplicemente a chiacchierare per ore. Ogni diciassette marzo sfilano tutti agghindati di verde e l’intera scolaresca è al corrente, almeno per fama, della festa clandestina che organizzano – Hermione non sa dove e come –, rinomata per essere una delle più divertenti e alcoliche a cui partecipare a Hogwarts, per quanto gli invitati esterni alla cerchia ristretta dei “Ragazzi di Port” siano ben pochi e per lo più tutti irlandesi.
Separarli pare assai difficile, cresciuti da sempre insieme, correndo, giocando e litigando per le stesse stradine, e a loro volta tendono a mettere da parte qualsiasi rivalità quando si trovano a fronteggiare forestieri – meglio allearsi con un avversario conosciuto, sembrano ritenere.
Quando per giunta hanno la stessa età, talvolta sono più affiatati che fratelli, avendo passato l’intera esistenza a condividere ogni singolo istante, e a quel punto insinuarsi in amicizie tanto assodate è davvero impossibile.
Per Hermione sono un mondo inaccessibile, un muro invalicabile che pare sforzarsi in ogni modo di esserlo.
 
 
 
Hannah annuì poco convinta, per quanto Hermione non sapesse dire se la causa fosse la destinazione, l’essere separata da Neville, o piuttosto il timore di non essere all’altezza come Guaritrice. Bill non le diede comunque modo di approfondire ulteriormente la questione, proseguendo con l’elenco di novità – o disgrazie, Hermione in seguito le avrebbe definite esattamente così.
“Date le ultime perdite del gruppo di Galway, Ryan Sheridan è divenuto il nuovo capogruppo, prendendo il posto di Duff O’Byrne, e servirà anche mandare nuovi membri.”
Hermione non osò nemmeno immaginare come dovesse sentirsi il giovane, non solo divenuto responsabile di un’intera cellula dell’Ordine e Custode del Fidelius che proteggeva la loro base, ma ritrovatosi a ricoprire quel ruolo in seguito alla morte dello zio. Secondo la ragazza, il primo fardello era sufficiente senza che vi si aggiungesse il peso della luttuosa circostanza. Lei era stata ben felice che quelle responsabilità non fossero gravate sulle sue spalle, al momento di riorganizzare l’intera resistenza: all’epoca, con il viso esangue di Harry fin troppo vivido davanti agli occhi, sarebbero state semplicemente la goccia di troppo che avrebbe fatto traboccare un vaso ormai pericolosamente colmo fino all’orlo.
“Abbiamo poi ritenuto opportuno rimescolare tutte le coppie, sperando di farle il più equilibrate possibile, per cui molti di voi ci lasceranno a partire da domani. So che sarete un aiuto essenziale come lo siete stati qui.”
Hermione accennò un lieve sorriso al tentativo un po’ maldestro e sbrigativo di discorso motivazionale improvvisato da Bill.
“Dennis, tu sei stato assegnato alla Scozia, da Finnigan e Thomas, e la tua nuova compagna di missioni sarà Katie Bell.”
Il piccolo Creevey, che stava meccanicamente rimescolando il caffè – acqua sporca, lo definiva più correttamente Ron – dall’inizio del discorso, diede segno di maggiore entusiasmo rispetto a Hannah, e Hermione non poté evitare di augurarsi che non capitombolasse nel Loch Ness vicino a cui si trovava il rifugio dell’Ordine: questa volta non ci sarebbe stato Hagrid a salvarlo dal mostro che viveva tra i flutti.
“Romilda invece andrà a Londra, con Angelina Johnson; Anthony e Terry a Galway, in coppia con Aidan Kelley e Rionach O’Neal, e al loro posto si trasferiranno qui la Sheridan e...”
“Quale delle tante?” domandò assonnato Anthony, reggendosi il capo con una mano per non sprofondare tra i fagioli e il pane tostato.
 
 
 
Le ragazze Sheridan Hermione ha modo di conoscerle tutte e sei durante gli anni a Hogwarts, e di condividere per giunta la Casa con tutte quante. Di suo sa ben poco a riguardo – i libri non parlano del loro clan –, se non che Grifondoro ha avuto anni prima un Prefetto che portava lo stesso cognome, e che nello sgabuzzino di Gazza ci sono un’infinità di moduli per punizioni compilati per un certo Finn Sheridan, o così almeno assicurano i gemelli Weasley, probabilmente intenzionati a emularne le gesta e superarlo in popolarità tra gli scaffali polverosi del custode.
Ma, di nuovo, non ci mette molto per imparare a individuarle e distinguerle tra loro, aiutata anche dai dettagliati resoconti di George che, almeno a parere di Ron, è il massimo esperto in materia.
La prima cosa da sapere a riguardo, apprende, è che si dividono in due categorie: le “Sheridan-solo-Sheridan” e le “Sheridan-mezze-O’Byrne”.
Della prima fanno parte Maeve, Orla, Eithne ed Eilís, sorelle del fantomatico Finn, facilissime da riconoscere perché una la copia sputata dell’altra, con gli enormi occhi blu e i lunghissimi capelli neri, distinguibili tra loro per le diverse altezze a seconda dell’età – delle matrioske, ecco cosa sembrano.
Per parte di padre sono prime cugine delle restanti due Sheridan, le sorelle del Prefetto, che però possono vantare uno zio e una discendenza ben più illustri da parte di madre: chi sia l’ex Capo del Dipartimento Auror Duff O’Byrne2 è ben chiaro a Hermione senza bisogno di suggerimenti esterni. Le due ragazze però, a differenza delle cugine, non potrebbero essere più diverse: una chiara ed eterea, l’altra sgraziata e scura.
Aisling Sheridan è al suo sesto anno all’arrivo di Hermione, ed è nota a scuola per riscuotere un discreto successo sia a lezione di Incantesimi – qualche lingua maligna insinua venga allenata dallo zio – sia tra i ragazzi, con i suoi vaporosi boccoli dorati e le lunghe gambe aggraziate. Sempre solare e cortese, è al centro della vita mondana di Hogwarts, ed è frequente vederla da Madama Piediburro di volta in volta con un diverso spasimante – “Un appuntamento si concede a tutti”, pare sostenere.
Di ben diverso avviso è la sorella minore Charlotte, che pare ben decisa a stare in disparte in ogni situazione, nascosta dietro un libro, e a frequentare il minor numero possibile di persone. Probabilmente riuscirebbe anche a passare del tutto inosservata – non attira mai su di sé l’attenzione, nemmeno per rispondere a lezione –, se non fosse per la parentela e l’essere nominata ogni anno migliore studentessa della propria classe, con voti che non sono mai scesi sotto la O, e di conseguenza Prefetto e Caposcuola. Ad ogni modo, quando solleva infastidita gli occhi affilati dalle pagine ingiallite dell’ennesimo tomo, ci pensano la sua freddezza e il sarcasmo pungente a far desistere ben presto chiunque dall’avvicinarsi troppo, tranne George Weasley che si diverte a stuzzicarla e corteggiarla platealmente dal primo anno con scarsi risultati – per il semplice gusto di irritarla, reputa Hermione.
Le uniche persone con cui Charlotte abbandona ogni ritrosia e l’espressione seccata – quasi altezzosa e sprezzante, sempre secondo l’opinione di Hermione – sono in parte i ragazzi di Port e soprattutto Fabian Gallagher e Nathaniel Ghisler, i due migliori amici da cui non si separa quasi mai. È assai strano vederla ridere e scherzare in loro compagnia, nonché parlare fino allo sfinimento senza mai una pausa per riprendere aria: si tratta di un’immagine decisamente distante dalla Caposcuola con cui Hermione ha a che fare in qualità di Prefetto al proprio quinto anno. La giovane Grifondoro si scontra spesso con il carattere spigoloso dell’altra, e ringrazia ancor più spesso Merlino che la loro collaborazione duri solo un breve anno.
 
 
 
Hermione si ritrovò a sperare che non venisse pronunciato proprio quel nome, al suo posto le sarebbe andata bene anche la piccola Eilís non ancora sufficientemente edotta in Difesa Contro Le Arti Oscure. Ma, giustamente, Bill era di tutt’altro avviso: “Charlotte, e con lei anche Nathaniel Ghisler: faranno coppia con Hermione e Neville.”
“Io sono con Ghisler, vero?” si ritrovò a chiedere Hermione prima ancora di rendersene conto, sperando vivamente che non fosse come temeva e aggrappandosi alla tenue speranza del mancato “rispettivamente”.
“No,” fu invece la risposta di Neville, “pensiamo tu possa essere la più adatta per fare coppia con Charlotte. Secondo Ryan potreste andare molto d’accordo.”
Ron per poco non si strozzò a quelle parole, mentre Hermione provò a ribattere: “Allora non conosce bene o me o la sorella.”
“Ma se avete anche già lavorato assieme, quando eravamo Prefetti,” si accodò Anthony, a cui Hermione rivolse un’eloquente occhiataccia desiderando vivamente che si fosse addormentato con il viso riverso nel piatto.
“Appunto, non è stata una cooperazione particolarmente proficua, e poi dicono che…” ma la ragazza tacque sulle ultime parole, restia ad ammettere la scomoda realtà. Dicevano che la Sheridan avesse seguito la squadra che si sarebbe dovuta occupare dei mannari di Grayback, per quanto esclusa dalla missione, ma fosse giunta in ritardo, giusto in tempo per portare in salvo solo Malfoy e vedere il resto del gruppo massacrato. C’erano lo zio e soprattutto Fabian Gallagher, tra di essi, e si vociferava che la ragazza avesse perso la testa e provato a tornare indietro per affrontare l’intero branco da sola – che da quel momento fosse come rotta dentro. Quantomeno, aveva riflettuto cinicamente Terry Boot a quella notizia, aveva avuto la creanza di mettere a repentaglio solo la propria vita con quella sconsideratezza.
“Quello che dicono non ha importanza,” liquidò sbrigativo Bill, “Charlotte è una buona combattente e noi siamo a corto di uomini. Ad ogni modo ti sei dimostrata una delle streghe più brillanti e lucide dell’Ordine, Hermione, sapresti sicuramente tenerle testa. E per quanto riguarda l’ultima missione… tu poi capirla.”
Le mani di Hermione, poggiate in grembo, tremarono a quelle parole e Ron allungò le sue sotto il tavolo per stringere quelle della fidanzata – Tu puoi capirla…
“Siamo consapevoli di chiederti molto,” proseguì Neville, così serio e autoritario da sembrare quasi un altro. “Se non te la senti, provvederemo a risolvere in altro modo la questione. Ma servirebbe saperlo subito per poter sistemare nuovamente tutte le coppie, altrimenti…”
“D’accordo,” annuì secca la ragazza, “la mia era solo una perplessità riguardo l’affermazione di Ryan Sheridan.”
“Perfetto,” concluse rapido Bill. “Per quanto riguarda il resto del gruppo, invece, Ron farà coppia con me e Fleur con…”
Hermione nascose l’espressione ancora un po’ stizzita dietro alla tazza di the che si portò alle labbra, consapevole non si potesse sovvertire l’equilibrio interno della resistenza per mero capriccio personale, e più che intenzionata che questo non avvenisse mai per colpa propria.
“Alla fine si tratta di condividere i turni di guardia,” le sussurrò Ron per provare a risollevarla, per quanto piuttosto goffamente, “non dovete diventare amiche. Per il resto del tempo puoi tranquillamente ignorarla e fingere che non esista, sono sicuro che gradirà.”
“Grazie tante,” bofonchiò la ragazza in risposta, iniziando a contare le ore che la separavano dall’arrivo dell’irlandese e che aveva ancora a disposizione per abituarsi al loro improponibile sodalizio – a lei che le faceva da balia, puntualizzò tra sé.
 
 
 
“La situazione piace meno a me che a te, credimi, Granger,” furono le lapidarie parole di saluto che Charlotte le rivolse il giorno seguente, facendo il proprio ingresso a Shell Cottage.
“Buongiorno anche a te, Sheridan,” le rispose Hermione ispirando a fondo nel tentativo di mostrarsi più conciliante possibile. “Puoi lasciare le tue cose nella stanzetta qui al piano terra appena svoltato l’angolo, il tuo letto è il più vicino all’armadio. Spero ti troverai bene con noi, io volevo…”
“Una sola parola su quanto mi capisci, per la storia del migliore amico morto, e giuro che ti Schianto. Mio fratello mi ha riempito a sufficienza la testa di tali scemenze,” la interruppe l’altra, subito sulla difensiva, morsicandosi nervosa l’interno della guancia.
“Non ne avevo la minima intenzione,” fu la risposta piccata di Hermione, che si impose la calma o la prima a Schiantare avrebbe potuto anche essere lei: la clandestinità era sufficiente fonte di ansie e tensioni per abbassare a chiunque la soglia della sopportazione, Charlotte poteva solo esasperare la situazione.
L’altra non la degnò di ulteriori attenzioni, sfregandosi rapidamente gli occhi con la manica e superandola mentre masticava tra i denti parole sconnesse in gaelico che Hermione non riuscì a comprendere.
Si preannunciava decisamente un’ottima collaborazione, senza alcun dubbio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NdA
 
Non mi sembra nemmeno vero di essere finalmente riuscita a tornare a scrivere per questa serie, non dopo essermi bloccata due anni fa su un tentativo di mini-long e aver smesso poi di scrivere, complice anche lo studio. Da qualche mese ho ripreso in mano foglio e matita per tutt’altro fandom, e poi ho tirato fuori dal cassetto quella mini-long in sospeso, che ora è un po’ meno mini e finalmente conclusa almeno nella prima stesura.
Chi avesse mai letto altre storie della serie avrà riconosciuto alcuni degli OC presenti, che ai tempi avevo però tratteggiato molto sommariamente (e maldestramente temo, soprattutto Charlotte e il suo rapporto con Hermione che lì si vede già assodato da tempo) e relegati in ruoli marginali. Tuttavia nella long (che si collocherà cronologicamente tra “Veglia” e “Dove sono la gloria e il sogno?”, giusto per avvisare gli eventuali nuovi lettori che vogliano evitare possibili spoiler) hanno preso il sopravvento, rivendicando molto più spazio del solito, e mi pareva doverosa una velocissima introduzione, per quanto filtrata dal punto di vista di Hermione.
Mi rendo conto che questa OS sia molto di passaggio e senza una vera trama, ma inserirla come primo capitolo della long andava a sbilanciarne la struttura e così introduce anche alle prime apparizioni della maggior parte dei personaggi in "Veglia". Questi sono, come immagino si sarà capito, gli abitanti di Port, in particolare Charlotte Sheridan, la sua famiglia (Ryan e Aisling, la nonna materna e Medimaga dell’Ordine Melissa Doherty, zio Duff e la frotta di cugini vari) e gli amici (Nathaniel e Fabian su tutti, che qui sono relegati a un velocissimo accenno).  
So che l’ordine cronologico all’interno di questa serie e la sua struttura sono un po’ quel che sono (prometto che d’ora in poi mi imporrò un minimo di rigore in più – o almeno ci proverò), così come le inevitabili discrepanze di stile tra le varie parti, avendole scritte ad anni di distanza, spero non risulti tutto troppo confusionario. E perdonate il titolo non particolarmente brillante, un giorno imparerò a trovarne di decenti.
In ogni caso ringrazio chiunque sia giunto fin qui e abbia speso tempo per questa serie, che mi auguro sia stata di vostro gradimento. 
 
Sperando di revisionare e sistemare al più presto il primo capitolo della mini-long, alla prossima e grazie di cuore ancora,
Maqry
 
 
 


[1] O questo almeno è quanto sono riuscita a trovare, nel caso prendetela come una particolarità del Mondo Magico irlandese.
[2] Sono sempre stata convinta che Malocchio fosse stato Capo Auror, a quanto pare non è così e Scrimgeour è l’ultimo a ritroso nel tempo di cui si abbia notizia (Theseus Scamander a parte). Dalle poche notizie a riguardo pare che Scrimgeour lo sia diventato tra la fine della Prima Guerra Magica e gli inizi degli anni ’90, per cui ho reso suo predecessore negli anni di guerra proprio zio Duff (che immagino abbia comunque continuato a collaborare ancora come Auror, dopo il suo ritiro come Capo del Dipartimento, diversamente dagli altri Capi conosciuti che lo hanno fatto per avanzamento di carriera).
   
 
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