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Autore: _Cthylla_    27/02/2020    4 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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(La coerenza latita, l’ottimismo tace)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Non so perché tu mi abbia seguito, Wheeljack, ma se è per cercare di rubarmi la Forgia e darla al tuo amico-»
 
«Non è mio amico. Posso definirlo in tanti modi, ma non è un mio amico».
 
A distanza di sicurezza da Darkmount, Smokescreen stava avendo un confronto che se fosse stato per lui avrebbe evitato volentieri.
Non poteva dire di conoscere bene Wheeljack. Sapeva che era un demolitore, sapeva che ci sapeva fare con le due spade che si portava appresso, sapeva che era stato amico di Bulkhead ma la cosa finiva lì. Non aveva avuto modo di stringere granché con lui perché, quando era arrivato sulla Terra, Wheeljack aveva già iniziato a fare comunella con quel bel tomo di Spectrus.
Ricordare il modo in cui era finita la serata che aveva passato insieme a loro due -lui e il resto del gruppo avevano avuto una discussione e, arrabbiato, se n’era andato con Wheeljack e Spectrus… finendo prima ubriaco marcio a urlare che “voleva la femmina”, per quel poco che ricordava, poi nelle mani di Starscream. La sola cosa decente in quell’occasione era stata Spectra- inoltre non aiutava.
 
«Ah davvero? Eppure mi pare di ricordare che te ne sia andato con lui tempo fa e che fossi con lui oggi» ribatté duramente l’Autobot «Quindi di che stiamo parlando?! Lasciami in pace, non ho tempo da perdere!»
 
«Sono stato prigioniero dei Decepticon dalla distruzione della base fino a oggi, sono rimasto coinvolto nell’esplosione perché… ero tornato per cercare di avvisarvi» disse il demolitore, con parecchio imbarazzo nel rendersi conto di come dovesse suonare la cosa «Sono arrivato troppo tardi, Spectrus aveva già fatto il lavoro. Fino a poco fa pensavo anche che fosse morto».
 
La prima parte di quel che Wheeljack aveva detto combaciava con i pensieri che Smokescreen aveva avuto vedendolo e  nella seconda parte, fino a quel giorno, avevano creduto tutti quanti incluso se stesso; nulla di tutto ciò però non significava che potesse fidarsi.
 
«I terrestri dicono che l’erba cattiva non muore mai, forse hanno ragione, e ora-»
 
«Degli altri sai qualcosa?»
 
«Potevi pensarci prima invece di fare domande ora. Se anche sapessi qualcosa non te lo direi» concluse Smokescreen, con una durezza del tutto comprensibile. Sembrava che l’esperienza vissuta negli ultimi tempi lo stesse facendo “crescere” un po’ in certi aspetti.
 
«Capisco. Immagino che al posto tuo farei lo stesso» concesse Wheeljack.
 
“A questo punto se voglio concludere qualcosa non mi resta che applicare il protocollo dei demolitori e cercare di vedere se Bulkhead ha raggiunto il punto di raccolta”.
 
Non intendeva provare a riavvicinarsi al suo ex compagno di squadra e amico, gli sarebbe bastato controllare che stesse bene -ignorando la voce nel suo processore che stava gridando “Ipocrita! Ipocrita! Vergogna!”- e fatto ciò sarebbe andato per la propria strada come aveva già deciso.
 
 
“Anche oggi, un minimo di coerenza la cercherai sotto la cuccetta domani”.
 
 
 
“Già” pensò.
 
Capendo di non aver modo di ottenere altro da Smokescreen, decise di trasformarsi e andarsene via spingendo l’accelerazione al massimo. In un altro frangente avrebbe lasciato dietro di sé un gran polverone ma in quella le sue ruote sollevarono soltanto spruzzi di fango.
Lo stesso nel quale sentiva di essere caduto, più o meno.
 
Guardò per l’ultima volta Smokescreen dallo specchietto retrovisore e fu solo per quel motivo che vide Spectrus arrivare alle spalle del giovane mech e coinvolgerlo in una brevissima colluttazione dopo avergli strappato dal braccio il Phase Shifter. Vide anche la Forgia di Solus Prime cadere a terra.
 
Mentre faceva un testacoda da manuale riuscì a vedere Smokescreen riuscire almeno a far saltare via la reliquia dalle mani di Specter con uno sparo, scagliandola a qualche metro di distanza, ma quello fu il solo successo che il ragazzo riuscì a ottenere prima di essere colpito tra capo e collo da un avversario decisamente più grosso e più forte di lui.
 
“Dovrei cercare di fare qualcosa” si disse, salvo avere una breve esitazione sul tornare indietro o meno. Anche in quel caso non c’entrava la paura di qualche ripercussione ma solo il ricordarsi di aver lasciato più volte nelle peste qualcuno che fino a poco tempo prima aveva chiamato amico stretto.
 
Dilaniato dalla sua stessa incoerenza, la breve esitazione si allungò quel tanto che bastava a decretare la sconfitta di Smokescreen.
 
Anche a quella distanza riuscì a distinguere il movimento delle palpebre metalliche di Smokescreen, in procinto di perdere i sensi, e delle sue labbra. Per un attimo ebbe l’impressione che stesse guardando proprio lui, rafforzata dal fievole segnale della presenza di un messaggio nel suo comm-link chiuso; dopo ciò Smokescreen iniziò a cadere in avanti, ma venne portato via prima ancora di cadere a terra.
 
La pioggia aumentò, al punto che le sagome di rapito e rapitore divennero presto confuse nonostante Wheeljack si fosse riscosso dai propri dubbi e si fosse deciso a tornare indietro, troppo tardi, esattamente come l’altra volta. Nel suo processore si affacciò il pensiero che un giorno avrebbero potuto scriverlo sulla sua tomba, “Sempre troppo tardi”.
 
Si trasformò, raccolse prima la Forgia e poi il Phase Shifter -entrambe gocciolanti di fango, entrambe ripulite dall’acqua pochi istanti dopo- e, guardando entrambe le reliquie con aria assente, aprì il comm-link per ascoltare il messaggio.
 
“Sono coordinate” comprese subito “E il messaggio è proprio di Smokescreen”.
 
Doveva trattarsi di qualcosa di vitale importanza per averlo prima spinto a Darkmount e poco dopo ad affidare le sue ultime speranze a un traditore.
Resosi conto che le coordinate erano familiari, Wheeljack notò che erano quasi le stesse dell’Avamposto Omega. La differenza maggiore derivava dal fatto che indicassero un punto più in profondità nel suolo terrestre.
 
“Perché voleva portare la Forgia lì sotto?” si chiese.
 
Dopo un’altra manciata di secondi decise che, prima di seguire il protocollo dei demolitori e prima di andarsene, poteva cercare di scoprirlo.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«Le immagini che abbiamo trovato in rete non mentono, Bee, Ratchet dev’essere qui per forza» disse Rafael, con una decisione tutta dettata dalla speranza, chiudendo il portatile mentre oltrepassavano l’ingresso di quel cimitero per automobili e automezzi dismessi.
 
Anche lui, proprio come Jack e Miko, era stato fatto evacuare dalla base e aveva fatto perdere le proprie tracce per ragioni di sicurezza. Il suo guardiano era ovviamente il suo “partner”, Bumblebee, che in per l’occasione aveva invertito i colori della propria carrozzeria. Era stata un’idea semplice ma geniale considerando che più volte dei vehicons aerei erano passati sopra di loro senza riconoscerli.
 
«--Non dubito delle tue capacità--» disse Bumblbee, per quel poco che la sua scatola vocale gli consentiva di fare. Era una fortuna che ormai lo capissero tutti quanti «--Dubito più del fatto che Ratchet voglia darci una mano!--»
 
«Perché? Dobbiamo riunirci, è il solo modo per poter affrontare i nostri nemici!... interni ed esterni» aggiunse poi malvolentieri, pensando a Spectrus.
 
Quel transformer non gli era mai piaciuto, al di là del fatto che non avessero mai avuto grandi rapporti. Si erano rivolti la parola in un’occasione o due e Raf aveva sempre avuto l’impressione di essere trattato con un po’di sufficienza -quello però era successo anche con gli altri, inizialmente, dunque a quel fatto non aveva dato troppo peso- con Jack era successo lo stesso e, se Miko aveva interagito un po’di più con lui, era stato soltanto grazie alla sua mania di fare fotografie. Gli sembrava di ricordare un’occasione in cui, mentre Optimus Prime passava, Spectrus aveva messo un braccio attorno alle spalle di Arcee -anch’ella presente- esortando Miko a scattare una “rara foto di affiatata coppia cybertroniana”.
 
«--Tu hai ragione, però ormai dovresti avere imparato a conoscerlo un po’. Ratchet tende a essere pessimista--» disse Bumblebee «--Si butta giù per molto meno. Capisco che tu voglia tentare lo stesso e voglio farlo anche io, quel che intendo è che non devi prendertela nel caso il “sì” non sia immediato--».
 
«Me ne ricorderò».
 
Non faticarono troppo a trovare Ratchet: era l’unica ambulanza, nonché uno dei veicoli messi meglio.
 
«Eccolo!» esclamò il ragazzino, aprendo lo sportello incurante della pioggia appena Bumblebee si fermò «Ratchet?»
 
Non giunse risposta.
 
«Eeehm… Ratchet?»
 
“Resta in silenzio, forse ti scambieranno per un’ambulanza e ti lasceranno in pace. Resta in silenzio…” si ripeté mentalmente il medico, nonché tecnico, Autobot.
 
Non era nello stato d’animo giusto per interagire con chicchessia. Il fallimento e la sconfitta subiti lo schiacciavano e se pensava al futuro non riusciva a vedere nulla davanti a sé, anche perché sentiva di aver perso un punto di riferimento che era rimasto pressoché fondamentale.
Sebbene nell’ultimo periodo Ratchet avesse più volte trovato discutibili svariate decisioni prese da Optimus e svariati comportamenti di quest’ultimo -primo tra tutti cedere ai sentimenti verso Arcee E tentare un approccio quando lei era ancora impegnata. Con un mostro che ai tempi non avevano ancora capito fosse tale, ma sempre impegnata- si sentiva completamente perso e impotente adesso che non c’era più.
Si sentiva perfino in colpa per non essere riuscito, e non riuscire tuttora, a comprendere il proprio leader in certe cose. D’altra parte come avrebbe potuto farlo? Gli mancava modo: prima della guerra era stato una di quelle persone impegnate a studiare e basta e, in seguito, le priorità erano state altre rispetto a cercare una relazione vera e propria con qualche femme.
 
«Ratchet! Sappiamo che sei tu…»
 
«--Dicci qualcosa, amico! Stai bene?--»
 
Niente da fare, sembrava proprio che Rafael e Bumblebee non intendessero demordere, ragion per cui si fece forza e si decise a rispondere. «Andatevene. Sono contento di vedere che state bene ma voglio che ve ne andiate».
 
«Ratchet, no» disse Rafael, trattenendo un sospiro nel vedere avverarsi le previsioni di Bumblebee «Non possiamo. Dobbiamo cercare di riunirci tutti».
 
«--Solo in questo modo potremo fermare i Decepticon--» aggiunse lo scout, dopo essersi trasformato.
 
«Fermare i Decepticon? Come? Con quale base operativa? Con quale Ponte Terrestre?! Con quale leader a guidarci, soprattutto?!» sbottò il medico, trasformandosi a propria volta «Quel pazzo di Megatron ha una fortezza e noi abbiamo perso tutto quanto, non sappiamo quanti di noi siano ancora vivi e, in ogni caso, il Team Prime era stato mutilato già prima del disastro! Non possiamo fare alcunché contro i Decepticon. La guerra è finita, noi abbiamo perso e la cosa migliore che possiamo fare è tenere la testa bassa e tirare avanti sperando che nessuno dei nostri nemici ci trovi. Questo è quanto, chi la pensa diversamente è solo un illuso».
 
«Per quanto riguarda la base operativa potremmo usare l’Harbinger. È tecnologia cybertroniana vecchia ma funzionante, Ponti inclusi» propose Rafael «È sempre qualcosa da cui partire!»
 
«Qualcosa da cui partire, ma senza di me» replicò Ratchet «Non otterrete nulla in ogni caso, quindi… lasciatemi arrugginire in pace».
 
Concluse così, riacquisendo la propria forma veicolare e dando loro le spalle. Non aveva proprio voglia di ascoltare oltre, non aveva proprio voglia di fare alcunché.
Rimase immobile anche quando li sentì andarsene, accogliendo il rumore dello sportello che si chiudeva quasi con sollievo. Non era piacevole sentirsi ricordare le proprie responsabilità e, di conseguenza, la propria incapacità di portarle a compimento.
 
“So che ci proverete e vi auguro buona fortuna, davvero, però al momento non chiedetemi niente. Lasciatemi in pace. Lasciatemi stare” pensò, tentando di scivolare di nuovo nella ricarica da cui quei suoi compagni di squadra ottimisti, troppo ottimisti, l’avevano distolto.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
La prima cosa cui Smokescreen fece caso quando iniziò a riprendere i sensi fu il forte dolore tra testa e collo.
 
“Dove sono? Cosa mi è successo?” si chiese “Perché non ci vedo?!”
 
Dopo un breve attimo di panico in cui temette che gli fossero state asportate le ottiche si rese conto di riuscire a intravedere qualcosa con estrema difficoltà attraverso la patina bianca che lo rendeva quasi cieco. Concluse che qualcuno, senza neanche disturbarsi a cercare una benda di stoffa, avesse spiaccicato della vernice sui suoi sensori ottici. L’ipotesi venne confermata quando iniziò a far caso all’odore, che per l’appunto era proprio di vernice passata di fresco.
Provò a muoversi, scoprendo di essere legato, e poi provò a parlare. Dalla sua bocca uscì solo un debole suono inconsulto, segno che qualcuno aveva lavorato sulla sua scatola vocale -sperava in modo non troppo dannoso. Curioso però che quel danno stesse causano solo un lieve indolenzimento, al contrario del colpo in testa che gli aveva dato… già: chi glielo aveva dato? Com’era finito lì? Dov’era “lì”?!
 
«… sono andato in giro con schifomadò disegnato sugli sportelli, ti rendi conto? Ma poi, si può sapere quando cazzo l’hai fatto?!»
 
Sentire quella voce maschile alquanto seccata causò un flashback nel suo processore, grazie al quale poté rispondere alle prime due domande: aveva ricevuto il colpo in testa da Spectrus Specter e, ovunque si trovasse in quel momento, era stato lui a portarcelo. Ricordò anche di aver perso entrambe le reliquie e che, prima di perdere i sensi, aveva mandato a Wheeljack delle coordinate.
 
“Primus, fa’ che abbia potuto prendere le reliquie e che usi tutto come deve, altrimenti Optimus!…” pensò, cercando di divincolarsi e liberarsi.
 
Abbandonò l’idea nel momento in cui notò quanto i propri movimenti fossero rallentati e quanto fosse sul punto di andare in ricarica. Aveva ripreso conoscenza ma il suo corpo, come accadeva di natura, cercava di smaltire dolore e stress imponendogliene una, dunque la sola cosa che potesse fare era ascoltare quel che stava accadendo altrove. Non gli sembrava che si trattasse della stanza accanto, la voce di Spectrus era più lontana e… aveva sentito dire “schifomadò”?
Il meme dell’umana bionda che urlava contro il gatto bianco confuso, che lui conosceva benissimo grazie alla -forse eccessiva- frequentazione di Jackson Darby?
 
«Mentre eri in ricarica. Avevo deciso di toglierti un paio di graffi e volevo provare la vernice bianca nuova, quella americana si asciuga molto più in fretta rispetto a quella che fanno in Messico! Ma poi che problema c’è? Anche a te piace schifomadò».
 
«Punto primo: niente modifiche mentre sono in ricarica, Bustin, e te l’avevo già spiegato. Punto secondo: il fatto che mi piaccia qualcosa non significa che voglia o debba farmela dipingere sugli sportelli! Altrimenti, contrariamente a quel che faccio, andrei in giro con… cosa ne so…»
 
«Una valvola disegnata sul cofano?»
 
«Ecco! Esatto!»
 
“Non credo che questa conversazione stia avvenendo davvero, sono ancora incosciente, è sicuramente così” fu il pensiero confuso di Smokescreen appena prima di andare in ricarica.
 
Scivolando di lato finì a battere leggermente la testa contro una parete metallica, ma nessuno sentì quel leggero suono sordo; nemmeno il suo rapitore e relativo coinquilino, attuali occupanti della nave “Jackhammer”, decollata ormai quaranta minuti prima.
 
Spectrus si era sdraiato pigramente su una lunga panca di metallo, col capo reclinato all’indietro, le ottiche chiuse e un braccio piegato dietro la testa. Evidentemente, pur essendo seccato per la modifica non richiesta, non lo era in modo eccessivo. «A proposito: se come penso ti è venuta l’idea di tentare sul serio di disegnare una valvola sul mio cofano scordatelo pure».
 
«Altrimenti?»
 
«I tuoi Funko Pop di Dragon Ball potrebbero venire decapitati tutti quanti dal primo all’ultimo».
 
Quando il mech riaprì i sensori ottici, la prima cosa che vide fu uno spaventoso sorriso di pixel bianchi su uno schermo visivo nero.
 
«Divorerò la tua anima» affermò Bustin.
 
«Il peggio sarebbe per te, credo che sia abbastanza indigesta» replicò Spectrus, senza scomporsi minimamente.
 
L’espressione sullo schermo visivo cambiò, diventando pensierosa. «Sì, in effetti potrei finire a riunirmi ai miei compatrioti un po’prima del dovuto».
 
L’ormai ex Autobot non si scompose neppure quando Bustin smise di svolazzare come aveva fatto fino a quel momento -l’alt mode da shuttle gli consentiva di volare anche in forma base- e atterrò in piedi sul suo petto.
 
«Nella mia vita ho fatto parecchi incontri strani» disse Spectrus «Però tutto avrei pensato meno che di trovare un prioniano in Messico».
 
Ebbene sì: Bustin, quello che lui aveva definito “assistente stronzo”, non era altri che un minicon della colonia di Prion, distrutta tempo addietro da una loggia organica animata da sentimenti anti-mecha denominata “Black Block Consortia”. Un massacro assolutamente immeritato dato che quella dei minicon era sempre stata una colonia pacifica della quale Bustin pensava di essere l’unico sopravvissuto, perché il giorno dell’attacco era in corso una grande festa, fatta in nome del fondatore della colonia, per la quale di solito tutti i minicon sparsi nel cosmo tornavano a casa. Bustin stesso l’aveva fatto, a suo dire, salvo andarsene qualche ora prima dell’attacco.
 
Il loro era stato un incontro bizzarro sotto tanti punti di vista, già solo per il fatto che Spectrus cercava ancora una spiegazione del tutto logica su come lui stesso avesse fatto, di preciso, ad arrivare in Messico. Era stato prima ferito da Spectra, che secondo lui ci era riuscita solo perché l’aveva colto di sorpresa, e poi scagliato da Soundwave contro una montagna colpita da un cannone a fusione, e il tutto era successo in Nevada; ritrovarsi sano e in Messico era stato molto più che strano. La spiegazione più razionale era che Spectra non avesse colpito bene come avrebbe dovuto -oltre che ingrata e invalida era anche incapace di andare fino in fondo, a quanto pareva- e che lui si avesse viaggiato dal Nevada al Messico in uno stato che, se fosse stato umano, si sarebbe potuto chiamare “febbrile”, cercando di ripararsi da solo con successo nonostante il delirio allucinogeno in cui si era ritrovato…
 
«Io invece non sono stupito di averti beccato lì» replicò Bustin «Il Messico è la patria dei padri non padri!»
 
Ecco, appunto.
Bustin si riferiva al numero indefinito di figli e figlie che Spectrus aveva in giro, dei quali lui perlopiù non conosceva faccia né nome, però a Spectrus tornò in mente proprio il delirio di cui era stato vittima, tanto assurdo quanto impresso nelle sue memorie come se fossero stati fatti reali.
Come se una femseeker di cui gli importava -una carogna assoluta com’era lui stesso- e la figlia che avevano generato insieme avessero potuto essere reali.
Una follia pura, tant’era che di solito rifiutava di rimuginarci su.
 
«E anche tu ci sei finito apposta» ribatté Spectrus «Anzi, hai anticipato i tempi: sei andato in Messico prima ancora di rendere carrier* la tua fidanzata».
 
Quella era anche la ragione per cui Bustin era sopravvissuto allo sterminio, avendo deciso di andarsene proprio quel giorno. Un colpo di fortuna in un certo senso, dato che la cosa gli aveva permesso di sopravvivere.
Come avesse preso la tragedia nei tempi iniziali, invece, era qualcosa che Spectrus non sapeva, non avendoglielo chiesto.
 
«Meglio prevenire che cullare» asserì il minicon, sollevando l’indice di una manina metallica «Lei dopo pochi mesi di relazione parlava già di mettere su famiglia in futuro. Ho provato per tanto tempo a farle capire che non era cosa ma purtroppo era una tipina testardissima e non c’è stato verso» fece spallucce «Per cui…»
 
Spectrus sbuffò. «Colpa tua che, vista l’aria che tirava, non l’hai lasciata prima!»
 
«Sì, probabile. Tornando a noi: hai già dei piani precisi su cosa fare con il tizio di là? Smokescreen» domandò Bustin a Spectrus, con un cenno del capo in direzione della stanza in cui lo stavano tenendo prigioniero.
 
«No. Però avere un ostaggio potrebbe essere utile in futuro nel caso i miei ex compagni e il mio ex comandante, che non ho mai reputato tale, dovessero diventare una rottura di scatole».
 
Sullo schermo di Bustin comparvero delle sopracciglia e un’espressione perplessa. «Quando ho preso il controllo del sistema ho copiato tutti i dati che erano in possesso dei Decepticon, specie quelli dal loro arrivo su questo pianeta in poi. Lì Optimus Prime risulta disperso, anzi, lo credono morto».
 
«Sì, me l’hai mostrato. L’Omega Lock distrutto, lui dato per morto… ma Smokescreen di fatto era andato a prendere specificamente la Forgia. Dico “specificamente” perché c’era anche la Apex Armor, ma quella reliquia non è stata presa in considerazione» disse Spectrus «Ora: tu questo non lo sai, ma la Forgia ha bisogno di essere impugnata dalla mano di un Prime per funzionare».
 
«Quindi cosa se ne sarebbe fatto, se il Prime in questione non ci fosse?» comprese Bustin, annuendo solennemente con la sua testolina bianca e turchese «Significa che Optimus Prime è ancora vivo da qualche parte».
 
«Esatto. Poi sì, volendo per farla funzionare sarebbe anche possibile utilizzare un braccio del suo cadavere, però Smokescreen e compagnia solo pensando una cosa simile inorridirebbero come le nobili signorine dei tempi che furono, quindi lo escludo. “È ancora in circolazione…”»
 
«“Troppo stanco per andare avanti”» completò Bustin, incrociando le braccia davanti al petto bianco.
 
Spectrus si mise a sedere. «Per colpa tua comincio a conoscere un po’troppa roba terrestre. Harry Potter, gatto schifomadò…»
 
«Grazie al quale abbiamo soprannominato tuo cognato “Soundwave Schifomadò”».
 
«Ora è “Cornutomadò”» lo corresse il mech.
 
«O “Crepatomadò”».
 
«Ma magari!» esclamò Specter «Io di sicuro ci ho provato e, se non ce l’avessi fatta, vorrà dire che ci riproverò ancora».
 
I radar della Jackhammer interruppero la chiacchierata, segnalando un’astronave in avvicinamento.
 
«Potremmo avere compagnia» disse Bustin, raggiungendo immediatamente i comandi.
 
«Decepticon?»
 
Il minicon attivò le telecamere esterne, che avevano un ottimo zoom. «Non noto simboli Decepticon. Tentiamo una manovra di evasione o un attacco? Questa nave è decisamente più piccola, dovremmo essere anche più veloci, se colpissimo i motori potremmo buttarla giù».
 
Spectrus, in procinto di rispondere, si interruppe quando sentì il segnale di una comunicazione in entrata.
 
«Chiunque sia in quell’astronave ha voglia di chiacchierare» osservò Bustin.
 
«E noi ascolteremo cos’ha da dire. Non è uno di quei casi in cui una comunicazione radio può diventare letale» disse Spectrus «Sentiamo un po’».
 
 
Qui è Ultra Magnus, secondo in comando di Optimus Prime e comandante della Iron Will. Ho identificato un segnale Autobot all’interno della vostra astronave. Attendo conferme. Passo.
 
 
«“Un” segnale» ripeté Bustin, bene attento a non sfiorare il pulsante che avrebbe consentito loro di rispondere.
 
«Smokescreen di base era una guardia d’élite. Probabilmente Prime l’ha accolto nel team ma nessuno l’ha inserito nei registri, è l’unica spiegazione che mi venga in mente al momento» ipotizzò Spectrus.
 
«Qui come rispondiamo? È uno degli ex “tuoi”, quindi per te è un nemico» disse Bustin.
 
Spectrus sollevò lentamente un sopracciglio metallico.
 
«Lo è» confermò «Ma non è detto che lui lo sappia già o che debba venire a saperlo subito, e ha una buona astronave. Hai detto di aver copiato tutto quello che hai trovato nel computer di Cornutomadò, giusto? Incluso Optimus Prime che distrugge l’Omega Lock e… io sono arrivato in seguito, ma Arcee una volta mi ha parlato di un periodo in cui lui non ricordava nulla dalla sua nomina a Prime in poi. Se è vero dovrebbe esserci anche questo. Mentre io rispondo a Ultra Magnus prova a cercare “Optimus Prime/Nemesis” oppure “Orion Pax”, era il suo vecchio nome».
 
«Ho già capito, lascia fare me».
 
Era anche e soprattutto per quello che Spectrus aveva permesso alla loro associazione criminale di formarsi: sembrava che quel nano malefico -definizione usata anche ad alta voce, alla quale Bustin aveva risposto “sì!”- riuscisse davvero a intuire le sue idee, mentre Bustin aveva concluso che un “protettore” con una certa potenza di fuoco potesse tornargli utile, soprattutto quando la città terrestre nella quale aveva abitato fino a poco tempo prima aveva iniziato a scottargli sotto i piedi. Sembrava che fosse stato coinvolto in un… come aveva detto? “Neo culto di Xibalba elohim sotto copertura” dedito anche ai sacrifici umani, i cui adepti si erano convinti che fosse l’emissario di suddetto dio. Sempre a detta sua, gli umani in questione facevano sacrifici già prima del suo arrivo.
Aveva concluso affermando che in quel periodo gli era sembrato di rivivere i tempi in cui aveva messo su una setta non meglio specificata in quel di Prion - in teoria senza sacrifici di mezzo, per fortuna.
 
Spectrus non poteva sapere se lì avesse parlato per scherzo oppure no, e comunque  in quel momento aveva altro cui pensare, alias rispondere a Ultra Magnus.
 
«Comandante in seconda Ultra Magnus, qui parla Spectrus Specter, Autobot, divisione spie. Sono a disposizione per qualsiasi aggiornamento riguardo la missione su questo pianeta. Passo... e ora vediamo come risponde» aggiunse poi, rivolto a Bustin.
 
«Quanta formalità…» commentò il minicon «A lui piace così?»
 
«Questo dicevano».
 
 
Confermo il mio interesse riguardo il ricevere un aggiornamento. Diamo inizio alla procedura d’aggancio tra le nostre astronavi. Passo e chiudo.
 
 
Spectrus alzò gli occhi al soffitto. «Già non lo sopporto, ma può tornare utile».
 
 
 
 
 
 
 
 
Avrei voluto farlo più lungo ma avevo la sensazione di dover tagliare qui, e così ho fatto xD

* rendere carrier = mettere incinta, credo che fosse intuibile ma vabbè, a specificare qui sotto non si fatica.

L’unica altra cosa che ho da dire in queste NdA riguarda la faccenda degli elohim, vagamente ispirata al culto raeliano e mescolata a Xibalba perché… beh, perché no?
Qui sotto, il meme di gatto schifomadò (se siete stati su internet nel 2019 dovete conoscerlo, dai. DAI.)
Alla prossima,
 
_Cthylla_
 


 
   
 
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