“Elsa,
ma
cosa…?” – Anna non trova le parole
giuste ma sono tanti gli interrogativi che
le vengono alla mente e che vorrebbe esporre alla sorella. Eppure non
ha la
forza per farlo. Sente che qualsiasi cosa potrebbe essere inadatta o
indelicata.
La sua
espressione scioccata e la mancanza di risposte da parte di una persona
di
natura logorroica, danno ad Elsa la consapevolezza di aver sbagliato a
confessarle il fatto.
Perciò
si
pente immediatamente – “Non dovevo dirtelo,
cazzo” – si alza dal letto,
aumentando la distanza da sua sorella.
Anna
però
non si pronuncia ancora. Dentro di sé viaggiano pensieri
contrastanti e lo
shock per quanto appena udito sembra prevalere sull’amore che
nutre per Elsa.
“Ti
faccio
schifo, dai dillo pure” – aggiunge la maggiore, con
le mani tra i capelli,
muovendosi in maniera confusionaria nella stanza.
L’atteggiamento
impassibile della ventiduenne è snervante e così
la più grande le tuona contro
– “Vattene via! Lasciami da sola. Avrei preferito
un rimprovero e delle sberle
a questo tuo silenzio che mi sta uccidendo…”
– le indica la porta, cercando di
trattenere il pianto che da lì a poco
sarebbe potuto esplodere.
Ma la
secondogenita
dei Froze, nel mentre, mette assieme vari tasselli che la conducono
alla verità
appena svelata.
“Ecco
perché
quando Hans ti ha provocata sulla questione amorosa, tu hai reagito
infuriandoti” – finalmente si esprime e lo fa
rievocando un episodio di giorni
addietro.
“Cosa
c’entra questo adesso? Ti ho appena detto che potrebbe
piacermi una ragazza e
tu parli di Hans?” – la guarda esterrefatta.
“Tante
cose sembrano quadrare, ora”
“Ci
tengo
a precisare che se una persona non si fidanza, non significa
automaticamente
che…”
“Ovviamente. Non volevo dire questo. E’ tutto
l’insieme… tu hai sempre schivato
l’argomento sentimenti. Quando mamma e papà
divorziarono, mi ripetevi che non
era una famiglia vera quella. Non necessariamente un marito e una
moglie, un
uomo e una donna, assieme, ne creano una reale e sincera. A cosa
alludevi?”
Elsa fissa
la sorella e ascolta sconcertata le sue paranoie.
“Stai
vaneggiando. Addirittura pensi che nei miei discorsi si nascondeva la
mia vera
natura? Sei folle a crederlo”
“Ricordo
che quando ti scambiasti quel famoso primo bacio con Samuel della terza
C, ne
rimanesti schifata e ripetesti per giorni “Mai
più”, “Mai
più”…”
“D’accordo,
non sopporto più questi discorsi. Lasciami sola,
vattene” – ripete, fuori di
sé, arrabbiata con il mondo, con la sorella, ma soprattutto
con se stessa.
“Elsa,
scusami, non volevo ferirti. Hai ragione tu, voglio esserti
vicina” – intuisce
di aver detto solo stupidaggini e le va incontro, aprendole le braccia,
pronta
a stringerla a sé.
Però
la
maggiore non è dell’umore adatto e si volta
dall’altro lato, dandole
volutamente le spalle.
“Pensavo
che confidarmi con te mi avrebbe aiutata a spiegare la cazzata che ho
fatto!”
“Ti
sembrerò indiscreta, ma… cosa è
accaduto effettivamente con questa persona?”
“Ci
siamo
baciate” – confessa, imbarazzata.
L’immagine
di Elsa avvinghiata ad un’altra ragazza destabilizza Anna per
alcuni istanti,
la quale però cerca di metabolizzare rapidamente e di
mostrarsi quanto più
sensibile all’argomento.
In fondo
quella che ha davanti è sua sorella, nulla è
cambiato in lei.
Non è
la
sessualità a renderci persone migliori di altre.
“Ehm…okay.
Adesso ti penti per paura del giudizio altrui o perché
effettivamente non è
l’amore ad averti indotta a farlo, ma solo una debolezza
casuale?” – la domanda
della ventiduenne spiazza la bionda che, confusa, risponde –
“Non lo so neanche
io”
“Allora
andrò diretta al dunque, senza girare troppo intorno alla
questione” – aggiunge
Anna e seria in volto le chiede – “Ti manca
Honeymaren? Senti di poter vivere
anche senza di lei?”
“Annie, non riesci a capire? Non so rendermi conto di cosa
provo”
“Allora
è
bene affrontare la situazione di petto” – le prende
la mano e la trascina fino
all’uscita.
“Che
vuoi
fare?”
“Dimmi dove abita questa ragazza. La questione bisogna
sistemarla, prima di
confessare ai nostri genitori la verità”
“Confessare? Non ci penso proprio. Loro sono tradizionalisti,
lo sai bene”
“Non ci metterei la mano sul fuoco” –
puntualizza la minore – “Hanno avuto
rapporti prima del matrimonio, mamma rimase addirittura incinta; poi
hanno
divorziato e ricominciato nuove vite… hanno accettato che
anche avessi un
figlio senza essermi sposata, hanno aperto la mente rispetto ad anni
fa”
“Sei
convinta che dirgli “Hey, come va? Sapete che penso di amare
una donna”,sia la
cosa migliore? Perché solo all’idea mi tremano le
gambe” – sostiene Elsa,
terrorizzata al solo pensiero.
“Ci
sono
io con te, sorellina. Non ti lascerò mai”
– le si avvicina e la avvolge tra le
sue braccia sottili.
Restano in
quella posizione a lungo, fino a quando non è Anna a
riprendere il discorso.
“Qual
è
l’indirizzo di casa di Honeymaren?” –
domanda, intenzionata a recarsi sul
posto.
“Che?
Vuoi
andare lì? Non se ne parla. Io non vado da nessuna
parte” – decisa a non
cedere, si siede di peso sul divano e incrocia le braccia a petto in
segno di
disappunto.
“Vado
da
sola se non ti va. MI basta sapere la strada e…”
“Annie, no!!” – ripete Elsa.
“Rifletti,
è la cosa più giusta per te. O vuoi continuare a
dilaniarti senza sapere cosa
desideri davvero?”
La primogenita
dei Froze resta in silenzio.
“Affronta
il problema una volta per tutte” – la invoglia a
dare una scossa alla sua vita.
E dopo
esitazioni, Elsa posa lo sguardo su Anna. La ventiduenne è
talmente seria da
non sembrare lei ed è determinata ad andare avanti, con o
senza il consenso
della parente.
“Facciamola
finita” – finalmente la grande prende la sua
decisione.
Raggiungono
l’automobile, ignorando che fosse tramontato il sole.
Idunn
dalla finestra della sua stanza nota le figlie salire sul mezzo.
“Dove
vanno quelle due?” – si chiede, stupita.
“Lasciale
in
pace. Magari hanno bisogno di stare insieme o chissà
andranno da Kristoff”
“A
quest’ora?
E senza dire nulla? No, tesoro. Qui gatta ci cova”
– riflette la donna,
tornando poi alle sue faccende domestiche.
Durante
tutto il tragitto, Anna sprona Elsa ad agire e a comprendersi,
prendendo di
petto la situazione difficile.
E teneramente
le pone anche domande su Honeymaren.
“Lei
come
è?”
“In che
senso?”
“E’
bella?”
– quella richiesta che Anna maschera come una sua
curiosità personale, è un
trabocchetto che utilizza per comprendere quanto coinvolgimento emotivo
ci sia
in sua sorella al solo parlare della Frost.
“Bellissima”
– si lascia scappare Elsa, arrossendo subito dopo.
Giungono
alla meta proprio allora.
La
maggiore ha il cuore in gola quando parcheggia il mezzo, tremante di
paura.
“Siamo
arrivate. La casa è quella” – indica il
portone scuro, distante pochi metri.
“Forza,
andiamo” – Anna è inarrestabile e tiene
stretta la mano gelida della sorella.
L’ansia
dipinta sul viso dell’aspirante avvocatessa, irrigidisce
anche Anna stessa, che
nonostante ciò cerca di darle forza con la sua sola presenza.
Sono di
fronte all’ingresso e ad una serie lunga di citofoni con
cognomi di gente
sconosciuta.
“Dimmi
il
suo cognome” – dice la ventiduenne, scrutando la
lista con attenzione.
“Frost”-
risponde l’altra, con naturalezza.
Ma è
allora che Anna inizia a pensare – “Non mi
è nuovo”
“Forse
perché ricorda un po' il nostro?”
“Mmm”
–
riflette, mentre sua sorella maggiore schiaccia con forza il pulsante
corrispondente proprio alla famiglia di Honeymaren.
Una voce
risponde – “Chi è?”
“Ehm…cerco
Honey! E’ in casa?” – domanda Elsa.
“E’
uscita.
Puoi dire a me, sono sua sorella Sarah”
In quel
preciso istante Anna impallidisce e un flashback le chiarisce tutto.
“Finalmente
ci
conosciamo come si deve. Piacere sono Sarah, Sarah Frost. Ci siamo
viste
all’ospedale giorni fa, ricordi? Eri dal mio
fidanzato… ops…volevo dire dal tuo
grande amore”
“Non
è tuo, inutile
che speri che sia così”
“A
quanto ne
so io, non mi ha né mollata, né mi ha chiesto una
pausa di riflessione. Ai
fatti, è con me che sta”
La voce di quella
ragazza rimbomba pesantemente nella testa di Anna che non
si accorge che Elsa è pronta per tornare in auto.
“Annie,
tutto bene?” – le chiede la maggiore.
Ma la ventiduenne
continua a ricordare e ad essere totalmente schiavizzata
da tale rievocazione.
“Ti
consiglio di tornare con Hans, cara mia”
“Mai”
“Se
preferisci
condividere un uomo con la sottoscritta, fa pure”
“Io non
condivido un bel nulla. Kristoff mi ama e mi
sposerà”
“Quando gli dirò che avremo un bambino, dubito che
sposi te”
Il
bambino…già! Quel bambino…quella
faccenda non ancora affrontata tra Anna
e Kristoff
“Cosa?
Sei incinta?”
“Si, darò a Kristoff un figlio e vivremo per
sempre felici e contenti”
Momenti come
quelli sono difficili da rimuovere.
Invece la gioia
ritrovata dal risveglio di Bjorgman, portò la ragazza a
mettere da parte un argomento fondamentale nella loro relazione.
“Hey,
Annie. Ci sei? Va tutto bene?” – Elsa insiste,
notando le stranezze
della parente.
“Eh?
Scusami ero sovrappensiero”
“Mi
sono accorta…comunque andiamo via, lei non è a
casa” – commenta la
maggiore, facendole poi segno di salire in auto.
“Sorellina,
ho appena scoperto come mai il cognome Frost mi era tanto
familiare”
“Perché?”
“Sarah…
la ex di Kristoff, la ricordi?”
“Certo,
la tipa dai capelli ramati che ti assomigliava!” –
aggiunge la
prima.
“Esatto…
è la sorella di Honeymaren”
“CHE?”
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Kristoff
lentamente si è rimesso in forze, felice di essere tornato
alla
vita grazie all’immagine di sua figlia, protagonista assieme
ad Anna dei suoi
lunghi sogni.
Ed è
proprio la bambina che attende di riabbracciare dopo tantissimi mesi di
distanza.
Erika gli
mostrò varie fotografie e la Froze alcuni video realizzati
con il
cellulare in tutti i mesi addietro.
Però
lui desidera stringerla a sé e riempirla di baci, darle
l’amore che
non ha potuto donarle.
Resta questo il
sogno che primeggia in Bjorgman, un giovane padre che vuole
trascorrere del tempo con la sua adorata figlia.
O meglio, questo
era il suo sogno prima di venire a conoscenza del
colpevole del suo incidente.
“Maledetto”
– esclama, quando i genitori gli raccontano il fatto.
“Calmati,
tesoro”
“No, mamma. Quel mostro stava per uccidermi”
“Adesso
è in galera ed è ciò che
conta”
“Spero
per lui con tutto il cuore che rimanga lì dentro fino al
resto dei
suoi giorni”
Westergard,
infatti, dopo aver confessato i suoi misfatti è stato
arrestato, diventando la vergogna di casa Weselton e del dottore che,
dalla
vergogna, chiede la pensione anticipata e si trasferisce in una nuova
città.
Un duro colpo per
John Peterson sentitosi tradito dall’amico che non solo
non gli chiese perdono, ma si scoprì essere al corrente
delle cattiverie del
nipote e di avergli retto il gioco, falsificando i documenti di Anna
circa una
finta gravidanza.
Chi gli rivela
tutto?
Una persona
inaspettata.
“Sophie?
Come mai qui?” – domanda lui, vedendo la
prorompente Westergard
sull’uscio della villa.
“Voglio
liberarmi di un peso”
Così
decide di tirare fuori le colpe del fratello e quelle dello zio.
“Perché
dovrei crederti? Sbaglio o tu in primis favorivi Hans?”
“Sono
stanca. Ho un caratteraccio, lo so. Ho detestato Anna dal primo
giorno perché era il mio opposto. Ero gelosa che fosse tanto
amata, mentre di
me si parlava poco e niente in casa. Adesso che Hans è in
galera, sento di
dovere proprio ad Anna un favore”
Peterson le
sorride e la ringrazia.
Ma tali
rivelazioni, turbano il ginecologo che, una volta congedata la sua
ospite, chiama la compagna in salotto e le racconta il fatto.
“Come
possiamo fidarci di Sophie? Se fosse l’ennesimo
trucco?”
“No,
era fin troppo sincera. Mi ha addirittura consegnato le vere analisi
di Anna. Eccole” – le mostra dei fogli che Idunn
guarda, confusa.
“Cosa
sono queste?” – la ex signora Froze non era al
corrente della storia
della gravidanza della secondogenita ed è Peterson ad
aggiornarla.
“Non ci
credo che mia figlia non mi abbia raccontato questa cosa”
“Dai,
tesoro. Non prendertela, forse non voleva preoccuparti più
del dovuto”
“Mentono,
si accordano tra loro in gran segreto, lasciano la villa senza
avvisare…cosa nascondono!?”
E a proposito di
figlie, ecco entrare dalla porta d’ingresso le due sorelle.
La ramanzina
parte in automatico e Idunn si sente per l’ennesima volta
messa da parte dalle sue ragazze.
“Mamma,
non puoi pretendere che ti diciamo ogni cosa! Siamo adulte”
–
interviene Elsa, in difesa della sorella minore.
“Una ipotetica gravidanza non è un argomento da
trattare con vostra madre?”
“Scusami,
avrei dovuto dirtelo!” – aggiunge Anna, facendo
segno alla
maggiore di calmarsi e di chiudere la faccenda il prima possibile.
Altre parole
avrebbero incrementato la rabbia e le tensioni di casa.Meglio evitare.
Questo,
però, Elsa non lo accetta. Scuotendo il capo, infastidita,
si
allontana.
“Cosa
ha ultimamente? E’ sempre nervosa. Non è
lei!” – commenta Idunn,
esterrefatta.
“Le
passerà. È un momento complicato”
– aggiunge Anna.
“Le hai
poi parlato? Che ti ha detto?”
“Questioni
tra sorelle” – chiude la conversazione, ribadendo
di nuovo le
sue scuse e dirigendosi spedita verso la stanza dove la piccola Mia
dorme
beata.
“Le mie
figlie mi nascondono qualcosa, ne sono sempre più
certa!” – dice Idunn
al compagno, quando, una volta a letto, coricandosi al suo fianco, gli
manifesta le sue perplessità.
“Possibile
che non riesci mai ad essere serena?” – aggiunge
John,
sfogliando la pagina di una rivista medica.
“Sono
una madre! Le madri sono eternamente in ansia” –
conclude prima di
chiudere gli occhi e dedicarsi al lungo sonno ristoratore.
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È
mezzanotte quando Elsa, ancora sveglia in attesa di un messaggio di
Honeymaren, ripensa ala sua intera vita.
Ha vissuto chiusa
in se stessa, avversa contro il mondo esterno. Per anni non
ha assaporato un amore vero, non ha sentito quelle famose farfalle
nello
stomaco, non ha baciato con passione, non ha vissuto notti di fuoco. E
adesso
che potrebbe sentirsi così come si sente Anna stando con
Kristoff, ha paura. Paura
di soffrire e paura di far soffrire gli altri.
Non riuscendo a
dormire, si alza dal suo letto e lascia la stanza. Cammina lentamente
nei corridoi, mentre la mente e il cuore lottano l’uno contro
l’altro e la
indeboliscono ancor di più.
Avverte dentro di
sé il conflitto tra la ragione che le ribadisce di essere
anormale e i sentimenti che le rammentano quanto sia bello amare ed
essere
amati.
Senza volerlo
è a due passi dalla stanza di Mia e la sente piangere.
Possibile
che Anna non si sia svegliata, si domanda tra sé e
sé. Così interviene. Entra nella
camera e prende sua nipote in braccio.
La osserva,
sedendosi sulla seggiola, e ne ammira la bellezza estasiante.
“Piccina
mia, ti auguro ogni gioia dalla vita. Che tutto ti sia semplice e
immdiato. Nessuna sofferenza e solo immenso amore” - le bacia la fronte e, per
calmarla, inizia a
cantare.
Mentre canta alla
piccola di un fiume portatore di verità sul passato, oltre
il quale non bisogna spingersi, Elsa legge la sua intera vita
rappresentata da quella
ninnananna antica.
Il fiume
rappresenta ciò che lei è davvero; un fiume che
sa dire tanto sul
suo passato e che non va oltrepassato, per evitare il peggio. La Froze
a quel
punto giunge a una conclusione – “Non posso
raccontare di me altrimenti… “in
quel fiume affogherà, chiunque vada troppo in
là” – ricanticchia, convincendosi
dell’interpretazione giusta.
Semmai fosse
andata troppo in là, semmai avesse mostrato la sua vera
indole, semmai una parte di sé fosse emerso, avrebbe
rischiato troppo.
Certa di essere
giunta a capirsi fino in fondo, mette a letto la bambina. Si
chiude di nuovo in camera e coricandosi, si lascia avvolgere dalle
braccia di
Morfeo.
Se vuole vivere
senza drammi, è bene che Honeymaren resti un segreto
eterno.
Non le interessa
neanche più capire i suoi reali sentimenti.
Tra sei giorni
avrebbe festeggiato la sua laurea e da lì a poco sarebbe
andata
via da Arendelle per sempre, alla ricerca di lavoro altrove.
Lontano dagli
occhi, lontano dal cuore!