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Autore: sl6991sl    27/02/2020    1 recensioni
[KageHina]
Tratto dal testo:
Sapeva di essere un codardo, di star fuggendo di fronte ad una verità che prima o poi avrebbe dovuto ammettere a se stesso, ma non era quello il momento giusto. Non con Hinata a qualche passo da lui, che lo fissava in quel modo così intenso, che aveva pronunciato il suo nome in quel modo così dolce.
No. Kageyama semplicemente non poteva.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Under the Net - KageHina'
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Awareness
 

Kageyama sentiva particolarmente caldo in quel momento. Una leggera patina di sudore si era formata sopra la sua pelle e tutto quel calore lo soffocava, eppure non accennava ad aprire gli occhi.

Si sentiva così al sicuro sotto il piumone, mentre gli ultimi rimasugli di sonno abbandonavano lentamente le sue membra.

Qualcosa pizzicava la sua mente, invitandolo ad afferrarla con la punta delle dita e tenerne memoria una volta completamente sveglio. Sembrava importante, ma più prendeva coscienza di sé, più gli sembrava impossibile distinguerne i contorni.

Un sorriso. No, forse non era un sorriso. Dita lunghe e sottili. Probabilmente non erano candide quanto i canoni di bellezza orientali, ma a lui sembravano così invitati. Capelli mossi e di un castano strano, quasi ramato. Erano davvero di quel colore?

Tutti quei dettagli gli suggerivano un nome, un carattere ben preciso e un volto a lui conosciuto. Una presenza costante nella sua vita negli ultimi anni, quasi insostituibile che si era fatta spazio rumorosamente e senza dargli possibilità di scelta.

La sensazione di calore si fece più intensa, il desiderio di dare sollievo a tutto quel caldo lo portò a muoversi inconsciamente, strisciando fuori dall'ammasso di coperte in cui era sepolto e strusciandosi inevitabilmente contro il materasso bollente.

Un mezzo gemito fuoriuscì dalle sue labbra, il nome che sentiva incastrato in gola fino a quel momento sembrò liberarsi e a quella consapevolezza sbarrò gli occhi.

Kageyama era improvvisamente vigile, consapevole di ogni parte del suo corpo e di cosa lo avesse portato quel risveglio così brusco. Il caldo non era affatto scomparso, ora percepiva distintamente la maglietta che era solito usare per dormire aderirgli come una seconda pelle e i boxer scuri leggermente stretti, probabilmente anche umidi a causa di quel sogno che sembrava essersi conficcato a forza nella sua mente.

Pensava di essersi lasciato ormai alle spalle quel periodo spinoso, invece si sentiva improvvisamente tornato ai suoi quindici anni, quando non riusciva a gestire in modo adeguato le reazioni spontanee del suo corpo e gli ormoni prendevano il sopravvento giorno e notte.

Il ragazzo imprecò coloratamente, mentre serrava gli occhi per cercare di allontanare quella sensazione di pura eccitazione dal suo corpo.

Non si sarebbe toccato. Non con ancora quel viso di fronte agli occhi, si rifiutava di compiere un tale gesto assecondando una fantasia così sporca: non sarebbe più riuscito a guardarlo negli occhi, maledizione.

Doveva pensare ad altro, distrarre la sua mente da quel sogno e trovare il coraggio di affrontare quella giornata senza porsi domande scomode, a cui non voleva dare una risposta.

Rimase a letto il tempo di capire che non sarebbe riuscito a risolvere il suo problema in quel modo, così optò di buttarsi sotto il getto ghiacciato del soffione della doccia e di concentrarsi su ciò che doveva fare quel giorno.

Oltre agli allenamenti dopo le lezioni, Kageyama si ricordò di dover studiare per l'imminente test di algebra che avrebbe dovuto affrontare la settimana prossima. Sua madre non gli avrebbe concesso di cavarsela nuovamente se avesse preso un'altra insufficienza.

Il suo ultimo anno da liceale era appena iniziato e lui era già riuscito a prendere una serie infinita di brutti voti, che avevano comportato una ramanzina con i fiocchi da parte della coordinatrice della sua classe. All'inizio non aveva veramente dato ascolto al suo parlottare, ma quando l'aveva minacciato di sospenderlo dalle attività del club di pallavolo, aveva avuto tutta la sua attenzione.

Da quel giorno Kageyama dedicava almeno un'ora o due del suo tempo ai compiti e allo studio, stupendo familiari, amici e conoscenti.

Non avrebbe permesso a nessuno di frapporsi tra lui e la pallavolo e, anche se tutto ciò lo portava ad innervosirsi almeno una ventina di volte al girono, tollerava le prese per il culo di Tsukishima. Quel cretino si divertita a sfotterlo, ricordandogli che persino quell'idiota di Hinata avesse una media più alta.

Kageyama, a quel pensiero, diede una testata alle mattonelle della doccia, maledicendosi per essere tornato a pensare all'ultima persona che avrebbe dovuto occupare i suoi pensieri.

Chiuse velocemente l'acqua, prima che frammenti di quel sogno lo facessero ripiombare nello stesso stato di poco prima.

Maledizione a me e a quell'idiota.

°°°

Kageyama aveva avuto un'espressione distratta tutto il giorno. I suoi compagni di classe non aveva osato dire nulla, preoccupati di ricevere una qualche risposta poco educata, limitandosi a fissarlo da lontano.

Durante le lezioni mattutine era stato ripreso più volte dagli insegnanti, aveva risposto nel modo errato per bene sette volte alle domande della professoressa di inglese e, tanto per non farsi mancare nulla, era riuscito a ribaltare l'intero contenuto del suo astuccio sul pavimento.

Tobio aveva cercato di calmarsi, di frenare quei pensieri che tanto aveva cercato di cacciare dalla sua mente fin dal primo mattino, ma aver intravisto l'oggetto dei suoi drammi prima di entrare in aula lo aveva scombussolato più del solito.

Se si fosse deciso a venire a patti con se stesso, avrebbe ammesso che questa situazione non era qualcosa di nuovo.

Okay, sicuramente era la prima volta che si ritrovava a fare un sogno bagnato su quello che considerava a tutti gli effetti il più grande idiota di sempre, ma questo non voleva dire che Tobio non avesse notato dei cambiamenti da quando era iniziato il loro terzo anno.

La pausa primaverile, quella che divideva la fine dell'anno scolastico con l'inizio di quello nuovo era durata solamente dieci giorni. Durava sempre dieci giorni, per essere precisi, e Kageyama non riusciva a capire come poteva essere successo tutto ciò in quel arco di tempo così breve.

Rispetto alle loro solite vacanze, Kageyama non aveva potuto passare quei giorni di pausa ad allenarsi con Hinata, poiché i suoi genitori avevano deciso di andare a Osaka a trovare dei vecchi amici, trascinandoselo dietro senza voler sentire ragioni.

«Sono solo dieci giorni, Tobio. Inoltre, anche Misaki-chan gioca a pallavolo, vedrai che non ti annoierai.»

Queste erano stato le parole di sua madre per convincerlo, senza esplicitare che Misaki-chan era solo una mocciosetta di nove anni e mezzo, che aveva passato l'intera vacanza ad implorarlo di insegnarli ad alzare come faceva lui.

Era stata decisamente una perdita di tempo, Tobio non provava neanche a negarlo.

Una volta tornati a casa, dopo una serie di note vocali indirizzate ad Hinata, aveva deciso di buttarsi a letto e di non pensare più a quella disastrosa vacanza fino al giorno seguente, quando avrebbe potuto sfogarsi meglio con l'amico.

Peccato che, il mattino dopo, quando si erano visti di fronte alla palestra per poter fare qualche palleggio prima dell'inizio delle lezioni, Kageyama fosse stato distratto dall'aspetto del ragazzo di fronte a lui.

Hinata non era particolarmente cambiato. Aveva sempre la stessa massa di capelli completamente spettinata, gli stessi occhi luminosi e pieni di vita, ma in qualche modo era diverso.

Il ragazzo che aveva davanti sembrava più adulto, i lineamenti del viso non erano più quelli infantili che lo avevano sempre delineato, il suo sorriso aveva una leggera nota maliziosa e, incredibilmente, era più alto. Kageyama non sapeva quanto si fosse alzato. Aveva sicuramente abbandonato il suo metro e sessantatré centimetri, ma Tobio poteva giurare che non arrivasse al metro e settanta. Eppure quel cambiamento era comunque visibile. Così come il suo fisico fattosi più ... consistente.

Per Kageyama era stato difficile scostare lo sguardo dalle sue spalle, perfettamente fasciate dalla t-shirt bianca, durante tutta la durata degli allenamenti.

Ecco, il vero problema erano i cambiamenti di Hinata. Se lui fosse rimasto lo stesso ragazzino odioso di sempre, Kageyama non avrebbe iniziato a fare certi pensieri.

Quell'illuminazione, che lo colse mentre la campanella suonava annunciando l'ora di pranzo, lo fece sentire meglio e allo stesso tempo innervosire come non mai.

Finiva sempre per essere colpa di quell'idiota.

«Kageyama!».

La voce squillante di Hinata lo fece sussultare e stringere i pugni talmente forte da sentire le unghie conficcarsi nei palmi.

Il resto dei suoi compagni di classe non si stupì di quella apparizione. Da ormai tre anni erano abituati a quelle sue comparse, consapevoli che se Kageyama passasse con qualcuno il momento del pranzo, quello fosse sicuramente Hinata.

Nessuno capiva come potessero essere così affiatati, soprattutto perché passavano la maggior parte del tempo a punzecchiarsi e a bisticciare come due ragazzini.

«Kageyama muoviti! Ho una fame da lupi!» sbottò il ragazzino dalla chioma ramata, mentre stringeva fra le mani il suo bento.

«Arrivo, quanto sei impaziente! Baka!».

La sua risposta arrivò quasi subito, mentre si alzava dalla sedia e recuperava il suo pranzo. Sarebbe stata una pausa pranzo lunga ed estenuante, ma non avrebbe mai potuto rifiutarsi di trascorrerla con lui. Hinata non era stupido e si sarebbe accorto subito che qualcosa non andava.

Già se lo immaginava implorarlo di confessargli cosa lo tormentava e Kageyama proprio non voleva ritrovarsi nella situazione di balbettare qualche scusa patetica per non dirgli la verità.

«Sei sempre così antipatico.» fu la risposta piccata del più basso, mentre camminavano fianco a fianco verso il cortile esterno della scuola.

Quella mattina il sole splendeva caldo, annunciando l'avvicinarsi della bella stagione ed entrambi erano felici di poter tornare a godersi quell'ora di pausa all'aperto.

«Avevo chiesto anche a Yamaguchi e Tsukishima, ma hanno detto che dovevano ripassare per una verifica ... sono sempre così diligenti.» sbuffò ancora Hinata, tanto per non lasciar che il silenzio gli avvolgesse.

Kageyama inarcò un sopracciglio, osservando dall'alto.

«Diligenti? Sai almeno cosa vuol dire?».

Come immaginava Hinata iniziò a sbraitare, insultando come al suo solito. Naturalmente ciò portò all'ennesima discussione senza senso tra i due e Kageyama, davanti a quella scena, si sentì meglio. Finalmente riuscì a scorgere un primo sprazzo di normalità dopo quella mattinata così surreale.

Era un sollievo pensare che fosse tutto nella sua testa, ora doveva solo trovare un modo per farsi passare qualsiasi cosa gli stesse succedendo.

Hinata era il solito idiota che gli faceva saltare i nervi. Niente più niente meno.

°°°

Kageyama sentì la stessa sensazione di caldo soffocante quella sera, quando anche Tsukishima e Yamaguchi lasciarono gli spogliatoi, salutando gli ultimi due rimasti con un movimento della mano.

In quel momento tutto il suo corpo sembrò percepire la presenza di Hinata in quella piccola stanza e una serie di brividi gli percorsero la spina dorsale.

L'alzatore cercò di distrarsi in ogni modo possibile e immaginabile. Pensò agli allenamenti appena conclusi, a come Yamaguchi avesse l'autorità necessaria per essere il capitano della Karasuno e fosse già amato e rispettato anche dai ragazzini del primo anno. Pensò a come avrebbero potuto migliora la loro folle veloce, stupendo per il terzo anno di fila i loro rivali.

Eppure sembrava non bastare. Sentiva la persona di Hinata a pochi passi da lui e le mani gli tremavano, senza riuscire a comprendere perché improvvisamente la sua vicinanza lo scombussolasse così tanto.

Spostò i suoi pensieri sui compiti di algebra, la traduzione di inglese che doveva preparare per venerdì e alla cena che lo attendeva a casa.

Tutti pensieri inutili, che invece di distrarlo lo portavano a cercare di scrutare il compagno di squadra a qualche passo da lui.

Hinata era tranquillo, si stava cambiando senza parlare a raffica come suo solito, ma sembrava tutto sommato rilassato. E come poteva non esserlo?

Gli allenamenti erano andati splendidamente, le sue schiacciate erano state perfette ed era notevolmente migliorato nella ricezione, così come nelle battute. Pian piano che il tempo passava, Hinata si stava plasmando per il grande atleta che sarebbe diventato un giorno.

«Kageyama?».

Giusto, prima o poi il liceo sarebbe finito e le loro strade si sarebbero inesorabilmente divise.

«Kageyama-san?».

Probabilmente si sarebbero incontrati di nuovo, ma stavolta ci sarebbe stata una rete a dividerli e per la prima volta dopo tre anni avrebbero desiderato annientare l'altro.

«Kageyama-kun?».

Avrebbe potuto riconsiderarlo suo nemico? La sola idea lo nauseava, Hinata era diventato ... un suo allato, un compagno di squadra e a tratti persino un amico. Non era sicuro che sarebbe riuscito a dare il cento per cento per batterlo, non voleva nemmeno immaginare il suo sguardo al di là della rete.

«Tobio.»

Al suono del suo nome tornò improvvisamente al presente e incrociò lo sguardo di Hinata, che lo fissava leggermente allarmato.

«Va tutto bene? Continuavo a chiamarti, ma sembravi non sentirmi.»

Kageyama cercò qualcosa da dire, ma la voce rimase incastrata in gola, soffocandolo. Il suo nome pronunciato dalla voce di Hinata sembrava marchiato a fuoco nella sua mente: non sapeva se era più forte il calore che sentiva nel petto o la stretta che avvertiva allo stomaco.

Cosa gli stava succedendo? Perché si sentiva così strano? Perché si sentiva nudo di fronte allo sguardo indagatore di Hinata, che non sembrava voler accennare a spostare gli occhi da suo viso?

«Kageyama mi stai preoccupando.» ammise alla fine Hinata, facendo un passo verso di lui.

Tra loro c'erano all'incirca venti centimetri e quella vicinanza gli provocò un capogiro, automaticamente fece due passi indietro, andando a sbattere contro il proprio armadietto.

Sapeva che quella reazione era stupida e che avrebbe incrementato le domande silenziose di Hinata, ma cos'altro avrebbe potuto fare?

«Io ... devo andare.» riuscì ad articolare alla fine, dandogli le spalle per poter buttare i vestiti all'interno della sacca e uscire velocemente da quella stanza.

Sentì Hinata chiamarlo, dirgli qualcosa che non comprese, ma tutto ciò che Kageyama desiderava era allontanarsi da lì il più velocemente possibile.

Sapeva di essere un codardo, di star fuggendo di fronte ad una verità che prima o poi avrebbe dovuto ammettere a se stesso, ma non era quello il momento giusto. Non con Hinata a qualche passo da lui, che lo fissava in quel modo così intenso, che aveva pronunciato il suo nome in quel modo così dolce.

No. Kageyama semplicemente non poteva.

°°°

Erano passate ben due settimane e apparentemente sembrava essere tornato tutto alla normalità: i voti di Kageyama subivano alti e bassi come se fossero sulle montagne russe, durante la pausa pranzo lui e Hinata mangiavano velocemente per poi poter fare qualche palleggio, gli allenamenti dopo scuola erano sempre più produttivi e l'intesa sul campo non aveva subito alcun intocco.

Era tutto perfettamente normale, o almeno era quello che si continuava a ripetere Kageyama.

Da quel giorno non c'era stata notte in cui Hinata non lo fosse venuto a visitare in sogno e dopo otto lunghi giorni, l'alzatore aveva ceduto a quel desiderio così sbagliato.

Si era ritrovato a darsi piacere nella penombra della sua camera, prima che la sveglia suonasse, cercando di tenere a mente il volto contratto dal piacere che aveva visto nei suoi sogni, la sensazione della sua pelle morbida e bollente, i suoi occhi annebbiati dalla passione.

Si era sentito in colpa una volta concluso l'atto e aver appagato le sua fame, ma non per questo aveva smesso nei giorni successivi.

Inspiegabilmente non si sentiva imbarazzato ad osservare Hinata, al contrario aveva iniziato a chiedersi se la sua pelle forse morbida così come immaginava, se le sue labbra fossero dolci come le percepiva nelle sue fantasie e, senza capire come, i suoi sogni erano diventati sempre più dettagliati, colmi di quei piccoli particolari che aveva appreso durante le giornate passate a fissarlo.

Non capiva come mai provasse tutta quell'attrazione per quell'idiota, almeno finché quel pomeriggio non gli apparve la risposta di fronte agli occhi.

Era seduto vicino al cesto dei palloni, la testa poggiata contro la parete alle sue spalle e riprendeva fiato dopo aver corso lungo il perimetro del campo per quasi mezz'ora.

Accanto a lui Tsukishima sembrava altrettanto senza fiato. Kageyama non poteva non trovare divertente come Yamaguchi, nonostante fosse l'ormai fidanzato ufficiale del quattrocchi alto quanto una montagna, non avesse esitato a punire anche lui con tutti quei giri di campo. Tutto perché avevano iniziato a bisticciare su chi avrebbe dovuto pulire la palestra quella sera.

Yamaguchi si meritava davvero la fascia da capitano.

«Quando torniamo a casa gliela faccio pagare.» sbuffò Tsukishima, sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso e prendendo un profondo respiro.

Kageyama arrossì a quelle parole, cogliendo appieno la nota maliziosa dietro quelle parole e desiderando di essere inghiottito da una voragine. Non era affatto interessato alla loro vita sessuale, né a qualsiasi altra cosa riguardasse quei due.

Eppure, mentre fingeva di non aver sentito quelle parole e teneva lo sguardo fisso sul piccolo gigante della Karasuno, sentì un'idea malsana passargli per la mente.

Contò fino a dieci, assicurandosi di star facendo la scelta giusta, ma alla fine cedette.

«Tsukishima ... posso farti una domanda?».

La voce di Kageyama era poco più di un sussurro, in cuor suo sperava che il ragazzo non lo avesse sentito, ma quando sentì il suo sguardo su di sé, capì che le sue speranze fossero vane.

«Sua Maestà ha deciso di chiedere un parere ad umile uomo della plebe, sicuro di sentirti bene?» lo derise come suo solito e l'alzatore pensò di mandarlo al diavolo e rimangiarsi tutto, ma non sapeva a chi altro chiedere.

«Come hai capito che ti piaceva Yamaguchi?» domandò, lo sguardo sempre fisso sul resto della palestra. Era sicuro che Tsukishima gli avrebbe risposto che non fossero affari suoi e che non era nemmeno opportuno che facesse quelle dannate domande, ma con sua sorpresa non accadde nulla del genere.

«Probabilmente mi è sempre piaciuto, ma l'ho capito solo quando Tadashi mi ha messo con le spalle al muro e mi ha costretto a fare i conti con i miei sentimenti. A ripensarci c'erano stati così tanti segnali ... avrei dovuto capirlo da solo di essere cotto di lui.»

Kageyama annuì fra sé, anche se non sapeva come tutto ciò potesse aiutarlo nella sua situazione né perché Tsukishima avesse deciso di essere così sincero con lui.

«Ti consiglio di non pensarci troppo, più ti arrovelli il cervello con domande inutili, più rischi di non capirci nulla. Non so a che punto tu sia arrivato, se stai solo cercando una conferma ai tuoi sentimenti o se stai cercando il coraggio per dichiararti a quell'idiota ..

Kageyama trasalì a quelle parole e si voltò di scatto verso il compagno di squadra.

«Come hai capito che parlavo di ...?».

Tsukishima gli lanciò un'occhiata che urlava qualcosa come: "Io non sono stupido come te".

«Penso che se ne siano accorti tutti, tranne il diretto interessato, naturalmente. Quell'idiota è perso in un mondo tutto suo.»

«Che vuoi dire con tutti!?».

«Intendo tutti, secondo te cosa voglio dire!? Non sei molto bravo a nascondere quello che provi, è palese a chiunque che tu abbia una cotta per lui.»

Quelle parole lo colpirono così forte che gli sembrò di aver appena ricevuto in pieno stomaco una delle schiacciate di Ushijima. Era davvero così palese ciò che provasse? E com'era possibile che tutti avessero capito qualcosa che era ancora un mistero per lui?

Davvero aveva una cotta per Hinata?

No. La sua mente si rifiutava di pensare di essere capitolato per un'idiota come lui.

«Senti, nessuno ti mette fretta, ma prima sarai sincero con te stesso, prima ti sentirai meglio. Fidati.»

Kageyama fissò il quattrocchi alzarsi e raggiungere il proprio ragazzo in mezzo al campo, lo vide dirgli qualcosa a bassa voce e poi entrambi si voltarono verso di lui. L'alzatore sentì le guance scottare, ma non fece in tempo a scostare lo sguardo, che una figura si parò di fronte a lui.

«Kageyama-kun! Vieni ad alzare per me! Forza! E smettila di litigare con Tsukishima o non riusciremo mai a prepararci come si deve per la prima partita del campionato!».

Tobio cercò di mantenere la calma, ma di venire sgridato da Hinata proprio non lo accettava. Quell'idiota era mille volte più sbadato e stupido di lui, come anche solo osava pensare di dirgli una cosa del genere?

Si mise in piedi mantenendo lo sguardo basso, concentrato sulla punta delle scarpe, mentre frenava la voglia di strangolarlo. Era sicuro che Yamaguchi l'avrebbe costretto ad un'altra serie di punizioni sempre più spiacevoli e lui desiderava ardentemente poter alzare qualche palla a qualche idiota della sua squadra.

«Sei il solito idiota, Hinata.» rispose freddamente, prima di alzare lo sguardo e incrociarlo finalmente con quello luminoso e pieno di vita del ragazzo di fronte a lui.

Era incredibile come fosse sempre così perennemente entusiasta e, alla vista di quel sorriso così brillante, sentì nuovamente quel calore familiare invadere tutte le sue membra.
Non avrebbe potuto stare senza osservare quel sorriso per più di qualche giorno, né avrebbe mai potuto rassegnarsi all'idea di non poter più giocare con lui nella stessa squadra.
Sarebbe stato un vero dramma, quando la primavera dell'anno dopo avrebbero conseguito il diploma. 
Tobio promise a se stesso che, prima di quel giorno, avrebbe trovato il coraggio di parlare a cuore aperto a Hinata.

D'altronde a lui piaceva davvero quel cretino.

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Questa è la prima fanfiction che scrivo su Haikyuu. Ho preso questa decisione dopo un rewatch dell'intera serie, pronta per immergermi nella quarta stagione!
Un granzie in anticipo a tutti coloro che lasceranno una piccola recensione!
Spero a presto,
SL

 

   
 
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