Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: TinyGothChip13    27/02/2020    1 recensioni
[Caejose] [Spoiler del finale di Battle Tendency]
In cui Caesar non riesce a trovare la sua bandana, finchè non scopre che ad averla presa è proprio il suo compagno di allenamenti, ma per un motivo che mai si sarebbe aspettato.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Caesar Anthonio Zeppeli, Joseph Joestar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ma porca miseria, dov'è finita?-

Caesar era sveglio da poco più di mezz'ora, ma si stava già pentendo di aver aperto gli occhi, quella mattina. Dopo essersi fatto una doccia e vestito in modo adeguato per gli allenamenti, era andato alla scrivania per recuperare la sua bandana, ma non l'aveva trovata; non era neppure sul comodino, nel bagno o nell'armadio. Arrivò a mettere a soqquadro ogni cassetto e mobile, ma non riuscì comunque a rinvenirla, perciò dovette rassegnarsi: era già in ritardo per la colazione e Lisa Lisa non doveva esserne contenta, quindi era meglio raggiungerla prima che fosse ora degli esercizi quotidiani.

Arrivato nel salone, trovò soltanto lei e Suzie Q; Messina e Loggins dovevano avere già terminato ed essere andati a preparare il loro allenamento, mentre JoJo, conoscendolo, doveva essere ancora addormentato a letto.

Prese posto davanti alle due donne, che salutò cordialmente, e si versò una generosa tazza di caffè, senza riuscire a smettere di passarsi le mani tra i capelli per sistemarli: quelli sulla fronte continuavano a finirgli davanti agli occhi dandogli parecchio fastidio, mentre altri ciuffi gli scivolavano da dietro le orecchie limitando il suo campo visivo.

-Caesar, oggi non ti sei messo la bandana?- chiese Lisa Lisa, dopo aver osservato per un po' la tremenda battaglia che il ragazzo stava combattendo contro i suoi capelli.

-Non sono riuscito a trovarla, maestro, e preferivo non fare tardi agli allenamenti.-

La donna annuì, soddisfatta dalla risposta, e finì il suo bicchiere di vino mattutino prima di parlare ancora.

-A differenza tua, Joseph sembra non avere ancora molto chiaro cosa sia davvero importante… Vai a svegliarlo, e magari passa dalla tua stanza a metterti qualche molletta per tenere fermi quei ciuffi. Non puoi farti distrarre durante gli esercizi di hamon.-

Il ragazzo annuì e come finì il suo caffè risalì le scale per andare a svegliare il suo compagno di allenamenti, Joseph Joestar. Quel maledetto inglese aveva la brutta abitudine di essere un ritardatario cronico, e doveva essere già la quarta volta che Caesar andava a ricordargli che la sveglia era suonata da un pezzo direttamente nella sua camera. Sospirando, bussò alla porta, ma come sempre non udì risposta, ed entrò: solitamente trovava le luci spente e si ritrovava costretto a spalancare le finestre, urlando contro il ragazzo perché si alzasse, ma questa volta lo scenario fu diverso. Joseph era sveglio, seduto sul proprio letto ma al buio, con solamente una bava di luce proveniente dalle persiane leggermente alzate a illuminarlo, e teneva tra le mani, stretta al petto, la bandana di Caesar. E stava piangendo.

-Cosa stai facendo?- chiese, scioccato, non sapendo cos'altro dire.

Joseph alzò lo sguardo, rivolgendo verso di lui gli occhi pieni di lacrime, e sembrò solo allora realizzare la situazione imbarazzante in cui si era trovato; si asciugò il viso velocemente con i palmi della mani, senza mai mollare la bandana ma cercando di darsi un tono.

-Dove l'hai presa?- gli chiese ancora. Non era propriamente arrabbiato, ma non capiva il perché fosse JoJo ad averla, e perché sembrasse nel ben mezzo di una crisi isterica. Sapevano così poco l'uno dell'altro che Caesar non riusciva a capire cosa avesse portato l'altro a essere in quello stato, ma azzardò l'ipotesi che lui dovesse essere almeno parte della causa, vista la situazione.

-Scusami…- disse Joseph, con la voce ancora incrinata dalle lacrime -Ho… Ho avuto un incubo.-

Era chiaro che se ne vergognasse terribilmente e il biondo non lo giudicò per questo; le domande che avevano fatto servivano solo a fare un po' di luce sull'accaduto più che a farlo sentire in colpa, ma forse Joestar non l'aveva capito. La risposta che gli aveva dato, se Caesar fosse davvero stato arrabbiato, non l'avrebbe assolutamente accettata, ma ciò che provava in quel momento era diverso.

Senza dire nulla, chiuse la porta alle proprie spalle, poi si avvicino alle finestre e sollevò le persiane facendo entrare la calda luce mattutina nella stanza; infine, si sedette accanto a Joseph sul letto, scrutando nei suoi occhi alla ricerca di cos'era scaturito dal suo subconscio per scioccarlo in quel modo e portarlo a prendere la bandana dalla sua stanza, dov'era sicuro di averla lasciata la sera prima.

-Vuoi parlarne? Deve essere stato traumatizzante, a vedere in che stato sei… Cos'è, hai sognato che ti battessi con le mie fantastiche bolle e per ripicca mi hai rubato quella?

-Io ti ho visto morire, Caesar. Wamuu ti ha battuto e io non ho potuto far nulla per salvarti. Sembrava così reale che mi sono svegliato con la sicurezza di non poterti mai più vedere, perciò sono venuto in camera tua per avere la conferma che tutto non fosse successo davvero…-

Mentre le lacrime ritornavano a bagnare le guance di Joseph, Caesar rimase ancora una volta sorpreso e si pentì per aver tentato di sdrammatizzare una situazione che non conosceva.

Gli ci volle però qualche secondo per capire cosa significasse il comportamento di Joseph in relazione al suo sogno: teneva così tanto a lui da essere così sconvolto da un semplice incubo troppo realistico? Sembrava essere questa la verità e comprenderlo fece sentire Caesar ancora più in colpa per il modo in cui lo trattava da sempre, come se fosse scocciato dall'averlo lì con lui, nonostante avessero legato moltissimo durante la settimana precedente. Gli si strinse il cuore a vederlo piangere così e si rese conto che aveva sbagliato tutto sin dall'inizio con Joseph.

-E ho preso la bandana perché non volevo disturbarti svegliandoti in piena notte. Speravo mi aiutasse a calmarmi…- disse ancora cercando di nascondere il groppo che aveva in gola, ma Caesar non lo fece finire di parlare, perché lo abbracciò improvvisamente, lasciando che si abbandonasse tra le sue braccia.

Non disse nulla, poiché non trovava le parole adatte, e si concentrò soltanto su JoJo, che ora aveva  appoggiato la testa sulla sua spalla e lo stringeva a sé come se ne andasse della sua vita, mentre continuava a piangere sommessamente. Gli accarezzò dolcemente la schiena per confortarlo, sistemandosi sul letto in modo che fossero entrambi più comodi e aspettando pazientemente che si riprendesse. In quel momento, calmarlo era l'unica sua preoccupazione.

-Hey, ragazzone, non c'è bisogno di piangere così. Sono qui.- gli disse, quando notò che il suo respiro si stava facendo più regolare. Non voleva rischiare di ferirlo ancora.

JoJo rialzò la testa per poterlo vedere in viso e finì di asciugarsi le lacrime, accennando un sorriso.

-Grazie, Caesar. Scusami, ti ho trascinato nei miei piagnistei da bambinetto…

-Non scusarti, Joseph, capita a tutti. Forza, ora vai a sciacquarti la faccia e vestiti, è già ora degli allenamenti… E direi che adesso puoi ridarmi la bandana, non credi?-

Il ragazzo sorrise ancora, questa volta per l'imbarazzo, poi si allungò verso di Caesar e gliela legò sulla fronte, come era solito portarla. Rimase un momento a fissarlo, come ammaliato, e il biondo arrossì e distolse lo sguardo, imbarazzato.

-Ora cosa c'è?-

Joseph non parlò, ma pose la sua mano sulla guancia dell'altro, costringendolo con dolcezza a tornare a guardarlo negli occhi. Si avvicinò poi ancora di più a lui e Caesar percepì le proprie orecchie diventare bollenti: il ragazzo ora era davvero troppo vicino. Qualcosa dentro la sua mente però scattò, cancellando l'imbarazzo, e gli fece formulare una semplice domanda:

-Vuoi…?-

L'inglese ridacchiò.

-Non riuscirò mai a sorprenderti, vero?

-L'hai già fatto, Joseph Joestar. E ora, per una volta nella tua vita, fa' silenzio e goditi il momento.-

A Caesar bastò chinarsi in avanti per riuscire a far incontrare le loro labbra in un bacio passionale, che entrambi desideravano terribilmente anche se non se ne erano mai resi conto prima di allora.

Fosse stato per loro, sarebbero rimasti lì l'intera giornata, ma furono costretti a interrompere quando Lisa Lisa arrivò e spalancò la porta con un calcio.

-Piantatela di fare Romeo e Giulietta e andate ad allenarvi!- urlò loro e non poterono che obbedire, anche se le occhiate di JoJo gli fecero capire che avrebbero presto continuato, e Caesar non potè che esserne felice.

 

 

Ma alla fine, il suo incubo si era avverato. Caesar Zeppeli era morto, schiacciato dalle macerie del soffitto, dopo aver lottato contro Wamuu fino allo sfinimento. Gli aveva dedicato il suo ultimo hamon e dietro di sé aveva lasciato una grande bolla rossa, al cui interno vi erano l'anello con l'antidoto e la sua bandana. Fu quella a fargli subito capire cosa doveva essere successo, ricordandosi come fosse l'unica cosa che aveva preso con sé dopo quella terribile notte per cercare di calmarsi e scacciare il timore che il tutto si avverasse, come alla fine era purtroppo capitato. Caesar gliel'aveva lasciata per lo stesso motivo, ma questa volta non sarebbe arrivato per consolarlo con un abbraccio, come non sarebbe più tornato la sera in camera sua per condividere la notte e il letto. E Joseph non avrebbe più potuto baciarlo. Non avrebbe mai potuto scusarsi per le dure parole con cui si erano salutati per l'ultima volta. Non avrebbe potuto rivelargli quanto seriamente vedesse la loro relazione. Non avrebbe mai potuto dirgli 'ti amo'.

Come un tempo l'aveva legata sulla fronte di Caesar, indossò la bandana e sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Gli sarebbe mancato terribilmente.

"Non ti dimenticherò. Aspettami, Caesar. Quando giungerà la mia ora, tornerò da te, e nulla importerà più, perché saremo insieme."

 

   
 
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