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Autore: MaryFangirl    28/02/2020    7 recensioni
Il duo City Hunter si trova di fronte a una nuova prova: devono affrontare i loro sentimenti...e se una notte potesse sconvolgere le loro vite...i risvolti sarebbero migliori o peggiori?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Lo sweeper aprì gentilmente la porta. La stanza era immersa nell'oscurità, nulla si muoveva, nulla vibrava. Fece scorrere lo sguardo per la camera...no, non vedeva nulla...era ben nascosto, quel tipo. Quando lo avesse trovato...

Ryo cercava di contenere la rabbia che lentamente invadeva il suo corpo. Con un gesto accese la luce. Niente tradiva la presenza di una persona. Che si fosse sbagliato?

La giovane donna era ancora in ginocchio sul pavimento, gli occhi chiusi. Sentì i passi di Ryo che si spostava verso l'ingresso della sua stanza. Aveva appena varcato la soglia. Con un po' di fortuna, non avrebbe visto nulla.

Lo sweeper non era convinto. Era persuaso che ci fosse qualcuno, ma non voleva mettersi a girare per la stanza. Era arrabbiato, ma non si sarebbe spinto fin lì.

Si voltò per prepararsi a uscire, quando improvvisamente sentì un rumore.

Era certamente molto discreto, ma ben reale, e l'orecchio di Ryo, molto più sviluppato della media, aveva catturato lo strano suono. Si girò di nuovo e osservò la stanza ancora una volta, più attentamente. Era un rumore regolare. La presenza nascosta lasciava Ryo perplesso, non riusciva a dare nome a ciò che percepiva. Tuttavia, fidandosi del suo udito, si diresse verso il letto, prima di aggirarlo e andare verso l'armadio.

Fu allora che lo vide. E rimase paralizzato da ciò che aveva appena scoperto: un neonato.

Un bimbo piccolo dormiva in un lettino, la sua testolina girata a destra, le gambe rannicchiate come quelle di un ranocchio, il piccolo ventre che si alzava e si abbassava rapidamente al ritmo del suo respiro. Ecco da dove veniva il rumore. Era il suo respiro.

Ryo rimase pietrificato, come se all'improvviso gli fosse caduto addosso un peso immenso. Non riusciva più a fare il minimo gesto, i suoi occhi fissarono il piccolo essere sconosciuto.

Tutto si mescolava nella sua testa: un bambino...Kaori! Non voleva nemmeno unire i puntini! Non era possibile! Iniziò a sudare, sentendosi soffocare e improvvisamente si sentì così male che dovette appoggiare la mano al muro per sostenersi.

Non sapendo come reagire, non osò più guardarlo e distolse gli occhi. Quello che aveva appena visto gli sembrava così impossibile da provare un bruciore agli occhi.

E ora sentiva la paura vincerlo...in preda al panico, uscì dalla stanza indietreggiando. Tornando in salotto, si girò e fissò Kaori. Non sapeva se urlare o semplicemente andarsene.

Kaori capì immediatamente. L'aveva visto...era finita!

Con gesti instabili, si alzò come meglio poteva per combattere la sua ultima battaglia. Con voce tremante, gli disse senza guardarlo:

"Ti avevo detto di non entrare in quella stanza, Ryo..."

Ryo, nel frattempo, era in trance. La guardava, ma i suoi occhi erano vuoti. Non era possibile! Mai! Non l'avrebbe mai immaginato! Era sicuro che avrebbe trovato qualcuno, ma l'unica persona che aveva pensato di scoprire era un uomo, non certo un bambino!

C'erano così tante domande che fluivano in lui...cercò di riprendersi un po'. La fissò e provò a parlare:

"È...È..."

No, non ci riusciva! Era decisamente troppo difficile per lui gestire quella situazione!

Una domanda lo tormentava. Conosceva già la risposta, ma aveva bisogno di chiederlo, per farle del male, per potersi vendicare per come se n'era andata senza dire nulla:

"Chi...chi è il fortunato?"

Incredula, Kaori lo guardò. Era serio?

"Scusa?"

Schiarendosi la gola per posare la domanda più nitidamente, ripeté in un tono freddo che avrebbe fatto trasalire chiunque:

"Chi è il fortunato?"

Sempre più confusa, lei sentì le gambe cedere.

"Sei...sei serio, Ryo?"

La risposta di Kaori non gli piacque. La detestava! Non avendo più avuto l'abitudine, negli ultimi mesi, di domare la rabbia, dovette fare uno sforzo sovrumano per non esplodere.

Lei cercò di contenersi. Si avvicinò a Ryo. Lui si mosse e lei indietreggiò. Non voleva le sue spiegazioni. Tutto gli ruotava intorno, aveva bisogno di fermarsi. Sapeva molto bene che il 'fortunato' non era altri che lui, lo sapeva. Nella sua testa, tutti i pezzi del puzzle si rimisero al loro posto. Sì, lo sapeva.

"Ryo...ascoltami" gli disse a bassa voce, per poter gestire la situazione che le era sfuggita.

"Zitta, Kaori...ti prego, stai zitta!" la interruppe Ryo, ancora sconcertato dalla realtà, inimmaginabile per lui. Lo sweeper si lasciò cadere sul divano e si prese la testa tra le mani. Aveva bisogno di riprendere fiato, per ritrovare il controllo del cuore che gli martellava nel petto.

Lei lo guardò, sorpresa dalla reazione, anche se era del tutto normale date le circostanze. Non voleva scuoterlo, quindi tacque. Il suo cuore si serrò, Ryo sembrava completamente perso. Sapeva affrontare i nemici più ignobili del mondo, ma quando si trattava di se stesso, era incapace di gestirsi.

Kaori si sedette su una poltrona di fronte al divano e attese che Ryo volesse parlare. Lui chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi, ma il volto del bambino andò a sfidarlo, impedendogli ogni discernimento. Quindi quella era la fine della faccenda: Kaori se n'era andata perché aspettava un bambino.

Aveva le labbra secche e le sue membra erano paralizzate. Lei gli aveva nascosto quella gravidanza inaspettata. Ciò spiegava la sua debolezza, i suoi comportamenti un po' strani, ora capiva meglio perché aveva accettato di partecipare a quelle dannate sfilate. Aveva preparato la sua fuga per quel bambino. Non riusciva a immaginare nemmeno per un secondo di essere il padre di quel piccolo essere. Era impossibile! Lui era uno sweeper, un uomo che doveva rimanere senza legami. Cercò per un momento di dire a se stesso che forse non era lui il padre del bambino, ma sapeva bene che era proprio così. Nessun uomo aveva toccato il suo angelo a parte lui, lui che si era concesso una volta, una sola volta, di prenderla tra le sue braccia.

Quante conseguenze erano derivate da quel momento di felicità che si erano regalati. Ryo scosse la testa. Era pazzesco. Completamente surreale. Ma allo stesso tempo, non avevano mai pensato al possibile 'risultato'. Tutto era stato così veloce, la missione, il loro riavvicinamento, la loro 'rottura'. Tutta la vita di City Hunter era stata capovolta in un brevissimo lasso di tempo. In quel momento si chiese se ce l'avesse davvero con lei per avergli mentito. Subito dopo la domanda, non esitò un secondo: no! Come biasimarla? Non aveva il diritto di essere arrabbiata? Aveva anche lui la sua parte di responsabilità. E poi la situazione era delicata: non erano 'insieme'. Lei avrebbe dovuto spiegare agli altri che era incinta, ma che loro due non avevano una relazione...aveva dovuto pensare molto a tutto ciò e aveva ben agito nella sua fuga, doveva ammetterlo. Un imbecille, lui era stato un imbecille! Si era spaventato! Ripensò a quella notte che aveva cambiato le loro vite per sempre. Era stato così felice da aver dimenticato il suo istinto. Eppure, non appena il sole si era alzato, il destino aveva bussato alla loro porta. Non era stato più in all'erta e aveva commesso un errore imperdonabile, che avrebbe potuto costare caro a lui ma anche a lei. Non aveva sentito alcun rumore, non aveva rilevato alcuna aura negativa, mentre di solito le sentiva non appena apparivano.

Troppo impegnato a stringersi contro quel corpo tanto desiderato, il grande Saeba era stato assente per un breve momento, che avrebbe potuto essere fatale.

Per quanto tempo si era distratto? Un minuto? Due?

Si rivedeva, sussultando come un bambino mentre il suo sesto senso si era finalmente deciso a funzionare di nuovo correttamente. Che pena!

Qualche secondo dopo, avrebbero potuto rimanere uccisi a distanza ravvicinata da due rabbiosi mercenari. Ecco quale sarebbe stata la fine di City Hunter: uccisi, a casa loro, nella loro stanza, allacciati nel loro letto! Che bella immagine drammatica!

Si erano sentiti scossi, perché si erano ricordati che il loro mondo non permetteva mai il minimo errore, per quanto piccolo.

Forse Mick o Falcon potevano far funzionare tutto, ma non lui. Non Ryo Saeba, troppo odiato da tutti i criminali dell'ambiente che sognavano solo di farsi un nome e che, un giorno o l'altro, l'avrebbero abbattuto. Era solo questione di tempo, non sarebbe stato giovane per sempre. Un giorno, un uomo robusto, più giovane di lui, con riflessi più dinamici, sarebbe stato in grado di ucciderlo. Lo sapeva. Ma allora l'aveva considerata una sconfitta flagrante! Lui, lo sweeper numero uno del Giappone, aveva fallito con il proprio istinto. Il suo orgoglio ne aveva ricavato un colpo infernale.

Si rivedeva mentre trascinava furiosamente i corpi lungo le scale, lasciandosi dietro una scia di sangue lungo il loro appartamento. Rivedeva il suo angelo mentre guardava i corpi senza vita, il sangue che scorreva sul suolo, nel loro universo. Era stato sporcato, come un santuario violato.

Per tutte quelle ragioni, ci aveva rinunciato, prendendo ciò che era successo come un segno, un avvertimento. Quando era rientrato in casa, dopo aver contattato i suoi informatori per far sparire i corpi, aveva aperto la porta del salotto e aveva visto il suo angelo, seduta sulla poltrona, le gambe raggomitolate, lo sguardo fisso sulla pozza di sangue. Lei era immersa nei suoi pensieri, accigliata. I loro occhi si erano incrociati ed era nato un lungo dialogo silenzioso. Le lacrime di Kaori avevano rigato le sue guance: aveva capito. Dal canto suo, lo sweeper non aveva lasciato trasparire nulla. Entrambi avevano annuito, come per concludere un tacito accordo. Lui aveva chiuso la porta e si era diretto al poligono.

Punto.

In quel momento, aveva pensato solo alla loro sopravvivenza. Era stato furioso con se stesso e se l'era presa persino col suo angelo. Lei lo faceva impazzire! L'amava troppo! Era impossibile rimanere vigili, amando così tanto. Aveva deciso di fare tutto il possibile per mettere a tacere quell'amore, fino a diventare sgradevole con lei.

Ryo tornò lentamente alla realtà. Oggi, era di nuovo di fronte a una situazione delicata. Il destino lo aveva raggiunto, inarrestabile. Poteva dire di aver incasinato tutto anche in quel caso. Lasciandosi andare ai suoi sentimenti, non aveva nemmeno pensato al possibile rischio di una gravidanza. Non ci aveva nemmeno riflettuto...lui, il grande Stallone di Shinjuku! Un idiota!

Ripensando al neonato, il suo cuore tornò ad agitarsi. Poi finalmente si rese conto di un fatto, pertanto logico, che gli fece l'effetto di una bomba: lui era il padre! E se Falcon non fosse intervenuto, non avrebbe mai saputo della sua esistenza.

Ruppe il silenzio che regnava nella stanza:

"Tu...contavi di non dirmelo mai?"

Lei, che fino a quel momento era rimasta seduta in attesa della reazione di Ryo, sussultò.

"Io...sì, Ryo...volevo...fare in modo che tu non lo sapessi. Fra un po' di tempo sarei partita per New York...comprendimi, Ryo..." esitò, il viso abbattuto.

Ryo alzò di nuovo la testa:

"Sayuri ne era al corrente?"

Kaori scosse la testa.

"No, Ryo. Nessuno lo sa...tranne Falcon...e ora Doc"

Lo sweeper la interruppe bruscamente:

"Come, il Doc? Lo sapeva anche lui?"

Kaori pensava che Ryo non avrebbe apprezzato quella notizia.

"Non era...non era previsto, Ryo...io...beh, solo Falcon avrebbe dovuto saperlo...abbiamo dovuto chiamare Doc perché...beh...la situazione ci ha costretti a farlo"

"Costretti?"

Lo sweeper rise nervosamente e si accasciò di nuovo sul divano, ripiombando nel silenzio. Dopo alcuni minuti, alzò lo sguardo su Kaori. Era molto pallida. Il suo cuore affondò, malgrado tutto. Ancora una volta si era assunta ogni responsabilità. Aveva vissuto lì da sola, vivendo la gravidanza in solitudine, senza amici. Aveva un'incredibile forza interiore, lo aveva sempre stupito! Quando aveva scoperto che fin da adolescente lei sapeva che Hide non era suo fratello, mantenendo il segreto per se stessa, aveva immediatamente percepito quella forza. La verità doveva averla ferita, ma non aveva mai detto una parola. Dio se era forte, quella donna! E anche adesso, lui constatava la sua forza di carattere. Ripensando al bambino, pensò che doveva aver partorito da poco dato che Falcon era andato a trovarlo:

"Quando hai partorito?"

"Ieri"

"Ieri?" ripeté lui sorpreso, "Ma cosa ci fai qui? Ci sono delle cliniche che si occupano di questo, no? Visto come hai programmato la tua fuga, sicuramente avrai controllato anche questo dettaglio!"

Non poteva fare a meno di essere duro con lei. Sebbene l'amasse, la faceva sempre soffrire.

Kaori non voleva entrare in quel tipo di discussione. Preferì non rispondere. Sentiva che Ryo era frustrato per il fatto che alcune persone lo sapessero e non lui...lo sapeva...le dispiaceva...ma si prendeva la responsabilità di quella scelta.

"Quindi la storia finisce così!" fece lo sweeper. La fissò intensamente. Non riusciva a reagire diversamente. Da un lato, era talmente felice di aver ritrovato il suo angelo, ma da un altro c'era quella rabbia insidiosa che gli ordinava di ferirla senza cercare di capire. Kaori era incinta! Aveva nascosto tutto durante i mesi di gravidanza!

In quel momento, si sentì in colpa. Se aveva agito così, era perché lo conosceva meglio di chiunque altro. Che batosta! Lui che pensava che lei nascondesse un amante nella sua stanza, era stato completamente fuori strada! Non riusciva più a pensare. Aveva le idee confuse.

Vedendo che Kaori non voleva rispondere né esprimersi ulteriormente, Ryo si alzò e andò alla porta. Era turbato e sollevato di aver avuto la sua risposta e si sentiva sempre male.

Sentiva come se un peso si fosse abbattuto sul suo corpo, tutte le sue membra erano immobilizzate. Era pronto ad andarsene immediatamente, ma il suo corpo rimaneva fermo. Non riusciva più a muoversi e aveva ancora quel sudore che lo faceva tremare. Sentì una condizione di debolezza che non aveva mai provato prima e, una cosa era certa, non era in grado di rimettersi al volante. Eppure lo sapeva, malgrado quello che sentiva dentro, non mostrava nulla del suo panico. Si voltò e fissò Kaori. Lei attendeva, seduta e, come una bambina colta in fallo, guardava il suolo. Poi comparvero le lacrime. Pianse silenziosamente. Era ancora sotto shock. Brutalmente strappata dalla bolla che si era creata durante gli ultimi mesi, aveva appena vissuto uno dei momento più difficili di tutti quelli che aveva dovuto affrontare nella sua vita. Ryo era lì, di fronte a lei, a chiedere spiegazioni. Avrebbe potuto reagire aggressivamente ordinandogli di andarsene da casa sua. Ma non ce la faceva. E non lo voleva. Si sentiva in colpa come lui. Gli aveva nascosto l'esistenza di Hideyuki, pur essendo perfettamente autorizzato a sapere. Ma se n'era andata solo per istinto di protezione, per nient'altro. Inoltre, della loro relazione e partnership non rimaneva più nulla! Comprendeva il suo dolore, ma accettava la realtà.

Tuttavia, le faceva male vederlo così, in una condizione che fino ad allora era stata sconosciuta: era perduto.

Lo vedeva tremare, passarsi una mano tra i capelli come per allontanare un eccesso di calore, lo sguardo tuffato nel vuoto. Non osava dire nulla. Avrebbe potuto dirgli che era un maschietto, che era bello e così piccolo, avrebbe potuto dirgli che si chiamava Hideyuki, ma non ne aveva la forza. Aspettò che lui facesse delle domande. Inoltre, si sentiva così debole. Il suo corpo chiedeva riposo. Non era più in grado di affrontare una discussione così delicata, almeno per quella sera.

Riprese la parola:

"Non avevo scelta, Ryo"

Rimasero così, seduti, a fissarsi senza parlare. Entrambi erano sfiniti.

Ryo notò che lei diventava sempre più pallida. A cosa sarebbe servito continuare a parlare? Era molto tardi...e lui non aveva più voglia di discutere per il momento. Cercò di alzarsi, ma senza successo. Le sue gambe non sostenevano più il peso del suo corpo, tanto violento era stato il colpo emotivo.

Constatando il proprio stato di debolezza, ruppe il silenzio. La sua voce era priva di rabbia.

"Se non ti dà fastidio...dormirò solo qualche ora sul divano, prima di rimettermi in strada. Non sono in grado di guidare per il momento. Ci mancherebbe che avessi un incidente..."

Dovette fare una paura per riprendere fiato, il suo cuore era stato messo a dura prova, poi continuò:

"Dovresti andare a letto...non preoccuparti, resterò in salotto. Partirò all'alba"

Lei, estenuata, obbedì, senza discutere ulteriormente. A cosa sarebbe servito?

Si limitò a rispondere:

"Okay, Ryo"

Si diresse lentamente nella sua stanza.

Ryo la seguì con lo sguardo. Sospirò. Sempre più esausto, si sdraiò sul divano, premunendosi di lasciare la sua arma sul petto.

  
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