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Autore: Fuuma    28/02/2020    5 recensioni
[Il Rilegatore]
[SPOILER]
Vacillo travolto da un’emozione che forse è di prima, forse di ora. Non riesco a distinguere il momento esatto in cui sia nata questa felicità che sento gorgogliarmi nel petto come il principio di una risata spensierata; credo sia sempre stata in me, o nascosta sotto le suole delle mie scarpe, calpestata dai miei piedi in attesa che mi accorgessi di lei e la raccogliessi da terra.
{ Lucian x Emmett }
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Pairing: Lucian Darnay x Emmett Farmer

Warning: spoiler, slash, missing moment (credo... tecnicamente)

 

I personaggi appartengono a chi di diritto.

 

     Tomorrow We'll love again      

 

«Andiamo.»

 

Siamo soli quando ci incamminiamo. Non c’è una meta, soltanto passi scricchiolanti e il loro eco che aleggia dietro di me.

Stringo la mano di Emmett, un intreccio di dita sudate, gelide e incrostate di fuliggine. Il suo anello mi preme una falange. Stringo più forte, fino a sentire la fascetta d’argento premuta nell’osso, cercando il dolore, la realtà, la sua vicinanza, la sua pelle e al tempo stesso ricordando di quando l’ho avuta intorno a me, sotto, sopra, accanto, ruvida e calda come la camicia che mi ha prestato quel giorno.

Le fiamme si levano dalla biblioteca di Latworthy e nel fumo si disperdono le voci. Bisbigli di cenere, risate felici, l’abbaiare di un cucciolo in lontananza e il mio nome in bocca a una ragazza.

Mi volto cercando Alta, immaginando di vederla dietro a una delle querce del giardino. Ma lei non c’è e la voce cambia, si trasforma, è quella di un uomo, di un ragazzo, la mia.

C’era una volta un codardo innamorato…

Per poco non inciampo sui miei passi quando Emmett si ferma a guardarmi.

«Cosa c’è?» chiede.

«Niente.»

«Sei sicuro? Vuoi che ti porti in spaletta?»

Per un attimo mi chiedo se sia serio, ma c’è il principio di un sorriso che trema su labbra annerite. Strattono la mano – il suo anello nella mia carne, il lato della pietra tatuato sulla mia falange; lo abbasso al mio livello, alla stessa altezza dei miei occhi, finché la sua bocca non sarà a portata della mia. Lo bacio, lo mordo, lo mangio e lui mi lascia fare. Ho lo stomaco vuoto, ma la mia è la fame dell’anima e ogni mio morso è una spalata di ricordi gettata nelle fosse scavate dalla rilegatura.

«E se ti dicessi di sì?» mi sento chiedere, fermandomi forse per paura dell’indigestione. Ma andrebbe bene lo stesso, no? Se ora mi abbuffassi fino a scoppiare, fino a stramazzare a terra con la bava alla bocca, ma gli occhi finalmente pieni della mia vita. Mia. Sua. Nostra.

Vacillo travolto da un’emozione che forse è di prima, forse di ora. Non riesco a distinguere il momento esatto in cui sia nata questa felicità che sento gorgogliarmi nel petto come il principio di una risata spensierata, credo sia sempre stata in me, o nascosta sotto le suole delle mie scarpe, calpestata dai miei piedi in attesa che mi accorgessi di lei e la raccogliessi da terra.

E invece c’ha dovuto pensare Emmett, che ora mi stringe una spalla e mi sostiene.

Ride. «Forse dovresti.»

Faccio una smorfia, anche se non riesco a farla sembrare davvero infastidita. «Stupido, so camminare.»

«A me non sembra.»

Sono io a guardarlo questa volta. Mai troppo a lungo, ma quanto basta per essere sicuro che nessuno mi porti di nuovo via il suo ricordo, quanto basta per ritrovare il suo profumo appiccicato di sudore al mio, il calore del suo palmo incastrato al mio a grattare gli orli di una ferita che brucia e che lo macchia di rosso, come un patto di sangue, legati inevitabilmente l’uno all’altro.

«Domani mi aspetto che tu me lo ridica» pronuncio, perché non voglio che dimentichi – anche se nessuno dei due lo farà più – e voglio sentire di nuovo quelle parole. Voglio sentirle domani mattina, domani notte, questa notte, quando respirerò il mio nome dalla sua bocca, quando reimparerò a memoria le strade del suo corpo che portano al piacere, quando riesumerò baci che mesi addietro ho seppellito tra le sue costole e ne sotterrerò di nuovi.

Emmett scrolla le spalle, finge di pensarci e si volta, perché io non scopra l’espressione del suo volto. Il mio sguardo si scontra con i suoi capelli scuri. Sollevo la mano libera a toccarli, mi imprimo tra le dita la forma della sua nuca e con le unghie solletico la punta delle sue orecchie. Sono rosse, come lo erano la prima volta in cui l’ho toccato e la prima in cui ha scoperto di volermi.

Lo obbligo a voltarsi, a tornare a guardarmi.

Pioggia sul legno. I suoi occhi nocciola.

Alla fine sono io ad abbassare la testa – la punta delle nostre scarpe sporche di fango e neve e fuliggine si tocca. Ma anche se mi concentro su quello, la sua voce arriva limpida come non è riuscita a fare in tutto questo tempo.

È come se fossi rimasto bloccato sotto una volta buia e temporalesca, ingabbiato da tuoni e lampi neri, sporchi d’inchiostro che ha gocciolato sulle parole di Emmett ogni volta che ha provato a chiamarmi e a tirarmi fuori. Ma adesso il cielo è limpido e quando Emmett parla, la sua voce è serena come una giornata di primavera.

«Domani» promette.

Alzo la testa.

Emmett sorride, solleva la mano intrecciata alla mia, chiude le nostre dita nel pugno e le appoggia alla mia bocca. Le bacio e le sue labbra premono dalla parte opposta. «Domani ti dirò che ti amo; che non ho mai smesso e l’ho fatto anche quando non sapevo.»

Allora sorrido anche io.

«Domani.»

 

[ 835w ]



 

Questo è il terzo libro che arrivo ad amare talmente tanto, da voler non solo scrivere sui suoi personaggi, ma scrivere in prima persona. Per me non è semplice (perché non sono una fan della prima persona) e se l'ho fatto è solo perché il libro è scritto in prima persona e l'idea mi dava un senso di continuità. La flashfic stessa, se vogliamo, si pone esattamente dopo la parola fine del libro, riprendendo al volo quello che è l'ultimo dialogo tra Emmett e Lucian.

Non so se mai scriverò ancora di loro. Forse. Lo spero. Ma per ora mi sono buttata a pesce su questa fic, scrivendo di getto - e a caldo - subito dopo aver richiuso il libro, così da essere sicura che l'insicurezza non mi bloccasse.

E quindi eccoli di nuovo, Lucian ed Emmett... che forse non sono loro, perché io non sono la Collins, ma giuro che il mio amore per questi pg e la loro storia è altrettanto forte.

 

p.s. sappiate che se la LucianEmmett è diventato il mio nuovo credo, la colpa è tutta di Padme83 che mi ha fatto conoscere questo libro.

   
 
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