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Autore: Ily Briarroot    29/02/2020    3 recensioni
[Terza classificata al contest "Disney Song!" di Laila_Dahl nel forum di EFP]
"Osserva la compressa rossa e bianca nel palmo della mano, prima di chiudere gli occhi e ingerirla d'un fiato.
In un caso o nell'altro, non sono riusciti a toglierti il respiro."
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Vodka | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore EFP: wIly
Nome autore Forum: Ile_W
Titolo: Breathe
Fandom: Detective Conan
Pacchetto: La mia voce (Aladdin)

Breathe


La sensazione di non respirare.
Un peso in gola e nel cuore che la strappa via dalla realtà con la forza di un tornado che non lascia nulla dopo il suo passaggio.
Le gambe cedono, il cuore fa male. La testa gira, l'ossigeno si è bloccato da qualche parte nel petto e non arriva al cervello.
Rilegge l'articolo sul quotidiano locale, sperando di sbagliarsi. 
No, è lei.
Non può essere un errore.
Si volta verso uno degli uomini che le ha consegnato il giornale, chiedendo conferma attraverso uno sguardo eloquente.


«Tua sorella è morta, l'abbiamo tolta di mezzo una volta per tutte».
Rimane impietrita a osservare l'uomo al quale ha affidato la sua completa esistenza senza neanche vederlo realmente, perché quel ghigno malizioso e terribile allo stesso tempo è una lama troppo affilata da sopportare.

Non mi stanno prendendo in giro, è così...
La mia unica famiglia. La parte più importante di me.


«Come avete potuto?».
Il tono di voce fermo in realtà si rompe, si scompone a causa della disperazione trattenuta a forza. Abbassa il viso, la maschera crolla.
All'improvviso, il suo intero mondo non fa più parte di lei. I laboratori, gli esperimenti, quel dannato farmaco. Il criminale che regge il suo sguardo senza il minimo cenno di pentimento.
Una vita regalata a chi l'ha pugnalata alle spalle e per la quale ora prova ribrezzo.


«Non sono affari tuoi, Sherry. Torna a lavoro».
La ragazza solleva lo sguardo, trattenendo a stento una rabbia che percepisce estranea mentre il sangue le ribolle nelle vene. Nello stesso momento, sperimenta per la prima volta la voglia – quella vera, autentica – di uccidere qualcuno. E, in particolare, l'uomo che l'ha spogliata di tutto, persino della dignità.


«Ho fatto una domanda. Perché lei?».
Non può osare in quella situazione, lo sa benissimo. Ma ci prova comunque.
Gin accenna una smorfia sprezzante prima di prendere la sigaretta dalle labbra e lanciarla a terra.

«Ti ho detto di andare a lavorare. Sei sorda?».

Sherry lo fissa devastata dalla miriade di sentimenti che fanno breccia dentro al suo petto tutti insieme. Il criminale se ne accorge e il sorriso arcigno si allarga sul suo volto.
«Ho finito il mio lavoro, il farmaco è pronto. Non ho più nulla da fare qui».
«Cosa stai dicendo? Il farmaco non è stato ancora messo a punto, non prendermi in giro, Sherry».

La giovane solleva lo sguardo, respirando a fondo.
Basta, era finita. Non avrebbe continuato a essere usata da loro, non più.
Non dopo aver visto ogni certezza crollata, una per una.


«Ti dico di sì, invece. In ogni caso... » gli risponde, dandogli le spalle, «io non lavorerò più per vo.
Uno strattone improvviso le fa salire il cuore in gola. Gin le ha afferrato il braccio sinistro, facendola finire contro il bancone del laboratorio lugubre.

«Non è chiaro quello che ti ho detto? Tu starai zitta e farai quello che ti dico, se non vuoi raggiungere Akemi immediatamente».

Sherry sente le sue dita stringere, la canna della pistola premuta contro la schiena.
Rimane immobile per un istante, uno solo, prima di divincolarsi.
Solo allora riflette.
Gin non può ucciderla. Non lei, così indispensabile alla creazione del veleno che, senza capacitarsene, le stava rovinando la vita. Troppo intelligente per poterle torcere anche un solo capello.

Il criminale la lascia andare all'improvviso, lo sguardo serio fisso in quello della scienziata, che non può evitare di mostrare una lieve nota di soddisfazione per la scoperta alla quale non aveva mai dato peso.
Non può ucciderla.


«Non farmi arrabbiare, ti avverto, o sarò costretto a rivolgermi ai piani alti».

Lei lo guarda, senza più alcun timore di morire.
Lo sfida attraverso le parole e i gesti, leggendo nei suoi occhi di ghiaccio la rabbia e la vendetta; gli unici sentimenti che Gin conosce davvero.

Una volta sarebbe stata in silenzio a incassare il colpo. Una volta, gli avrebbe permesso di controllarla, di fare di lei ciò che voleva. Di usarla e poi gettarla via accontentandosi del minimo contatto sporco che le donava.
E Sherry lo aveva fatto volentieri, per sentirsi all'altezza in un ambiente dal quale poteva trarre solo soddisfazioni. Un mondo che la voleva, che la reclamava.

Non è più così, lo sa bene.
Non esiste più nulla di ciò che le apparteneva.
Non esiste più Akemi.

«Dimmi perché l'avete uccisa o non lavorerò più per voi» ripete, cercando di calmare l'ira e la disperazione che le farebbero impugnare volentieri un'arma contro di loro, contro gli uomini dai quali sua sorella stava cercando di proteggerla da tempo.
Gin quasi la fa sussultare quando, con uno scatto imprevedibile, le afferra il mento in una morsa dolorosa.

«Qui sono io a dettare le regole, mia cara» mormora, avvicinandosi così tanto al suo viso da poterle quasi sfiorare le labbra con le proprie. «Stai zitta, Sherry. Non puoi dire a me cosa fare, né alla nostra Organizzazione. Puoi essere guardata, non ascoltata».

Un uomo più basso fa capolino nel laboratorio, spostandosi accanto a Gin. Un ghigno di cattiveria pura si delinea anche sul suo volto.
«Allora, Vodka? Spieghiamo a Sherry cosa succede quando si vuole fare di testa propria».
Il biondo allenta appena la presa dalla mandibola, certo che le sue parole abbiano fatto centro.


«Non voglio più stare in silenzio, Gin. Ho deciso di smettere di stare in questo squallore».

Vodka s'immobilizza all'istante, voltandosi nel tentativo di studiare l'espressione del compare. Sa benissimo che quest'ultimo non ha rimorsi, né ripensamenti, ma è anche consapevole del fatto che con Sherry è diverso.
Sherry, il suo unico sfogo in quella vita costituita da eccessi e illegalità pura.
Non può finirla.
Non lei.


«Sentito, Vodka?» risponde stizzito, spingendo appena più indietro la ragazza, «la piccola Sherry vorrebbe lasciarci... eppure la reputavo intelligente. Dimostriamole cosa succede a chi cerca di tradirci».
L'afferra per un braccio, mentre con la mano destra stringe ancora la pistola. Gliela punta addosso, trascinandola verso lo scantinato freddo.

«Aniki, cosa fai? Non avrai intenzione di farla fuori... » si preoccupa l'altro, seguendoli attraverso il corridoio immerso nell'oscurità.
«Non dire idiozie».
Il tono duro di Gin lo zittisce mentre percorre in tutta fretta il pavimento sporco dell'edificio fatiscente. Soltanto quando giungono davanti a una cella dalle sbarre arrugginite Vodka capisce il suo piano.


«Non ho paura di te!» esclama Sherry, quando realizza di trovarsi nella camera a gas dell'Organizzazione. «Puoi farmi quello che vuoi, non sarò mai come voi».
«Non esserne sicura. Vodka, ammanettala alle sbarre in attesa di sapere cosa fare con lei» ordina e il compare procede immediatamente, costringendo la ragazza a terra. «È un vero peccato. Quella Persona non ne sarà per niente contenta».
«Nemmeno tu, a quanto pare» gli risponde a tono, lasciando entrambi gli uomini perplessi a causa della sfida che lei stessa stava lanciando, nonostante la condanna a morte certa. «Non mi avrete più dalla vostra, questo mi basta».

Gin si allontana con un verso sprezzante, seguito a ruota da Vodka.

Non mi avrete più.
Non vi lascerò la soddisfazione di uccidermi.


Sono passati dieci minuti nel silenzio più totale, ma Sherry sa benissimo cosa fare.
Infila la mano nella tasca del camice, tirandone fuori la salvezza, in qualunque modo sarebbe finita.

Finita...


Ha solo una rarissima possibilità di riuscita, ci vuole provare comunque.

Nel caso peggiore non saranno loro a uccidermi.

Osserva la compressa rossa e bianca nel palmo della mano, prima di chiudere gli occhi e ingerirla d'un fiato.
In un caso o nell'altro, non sono riusciti a toglierle il respiro.





Note dell'autrice

Devo dire che questa fanfic è stata scritta abbastanza di getto e – strano ma vero – sono riuscita nel mio intento di tornare a scrivere dopo un periodo di blocco.
L'ho scritta per il contest “Disney song!”di Laila_Dahl, ho continuato ad ascoltare ininterrottamente “La mia voce” (“Speechless”) del live action di Aladdin e mi si è delineata la trama in mente (che è più un Missing Moment, alla fine).
Ringrazio quindi tantissimo il giudice del contest per questa bella opportunità, questo è quello che ne è uscito fuori!

  
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