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Autore: Mysterious_Nightmare    29/02/2020    0 recensioni
[PRIMO LIBRO DELLA SAGA]
Quando Thyus decide di partire da Loder in cerca di una sua vecchia conoscenza, i suoi genitori decidono di cedergli un importante cimelio di famiglia.
Il pugnale che riceve in dono porta con sé una misteriosa incisione elfica che cambierà la sua vita e svelerà segreti tenuti nascosti da più di duecento anni dall'Imperatore degli Elfi.
Che cosa succederà quando la verità verrà a galla?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7 - LA VIA DELLA SPADA

Lunian spinse velocemente Thyus per allontanarlo.

«Eiliat, non è come sembra.» Mise le mani in avanti e iniziò indietreggiare cautamente «Ne possiamo parlare-» Venne interrotto da una fiammata azzurra che gli passò a qualche centimetro dal volto e andò a colpire la parete dietro di lui.

Lunian capì di dover tacere e sbiancò. Non tremava, osservò Thyus, ma la paura che aveva negli occhi era mal celata.

Eiliat avanzò verso l'Elfo, una fiamma azzurra agitata fuoriusciva dal palmo della sua mano sinistra. Lo fissò con rabbia, Lunian non abbassò lo sguardo, poi il fuoco nella mano di Eiliat si spense, così come i suoi occhi, che persero il loro blu luminoso per lasciare il posto a un paio di iridi nere.

«Parla» ringhiò «Ora.»

«Sidhil ha dato al mago una visione incompleta» si affrettò a rispondere Lunian «E senza sapere tutto non può decidere se rimanere con noi o andarsene.»

Eiliat si voltò verso Thyus e lo squadrò da capo a piedi, poi tornò a posare il suo sguardo sull'Elfo.

«Non credo sia un mio problema» rispose calma, quasi come se non le importasse «Se non vuole prendere una decisione, ma al tempo stesso non vuole nemmeno dimenticare, può rimanere qui come nostro prigioniero.» Thyus strabuzzò gli occhi e fece per aprir bocca, ma Lunian gli lanciò un'occhiata fulminante, che lo convinse a tacere.

«Non volevo giocare questa carta, ma non mi lasci altra scelta» sospirò l'Elfo «È un ordine diretto di tua sorella, che ti ricordo essere anche la maggiore.»

Eiliat si voltò di spalle, diretta verso la porta dalla quale era uscita. Si fermò sull'uscio e girò il viso verso Thyus, emettendo uno sbuffo di esasperazione.

«Andiamo» gli fece, sconfitta «prima vedi,prima te ne vai. Spero.»

Lunian accennò un sorriso soddisfatto e diede a Thyus una pacca sulla spalla.

«Andrà tutto bene, vedrai» provò a incoraggiarlo, invitandolo a seguire l'Elfa.

«Tu non vieni?» chiese il mago, non molto convinto di voler rimanere da solo con Eiliat.

«Non voglio rivivere certi brutti ricordi.» Thyus non comprese la sua risposta, ma si affrettò a seguire l'Elfa attraverso la grande porta, che si chiuse non appena la ebbe oltrepassata.

Si ritrovò dentro un'enorme stanza circolare il cui pavimento era ricoperto di terra; dal soffitto pendevano lanterne accese con quel fuoco dal colore inusuale. A costeggiare le pareti, numerose rastrelliere sorreggevano il peso di spade lucide e affilate, alternate a bersagli e manichini di paglia accatastati per terra in modo disordinato; alcuni erano ricoperti di buchi frecce, mentre altri erano stati anneriti dal fuoco.

Era un grande campo di addestramento.

Eiliat lo stava aspettando, ferma al centro della stanza. Gli fece cenno di avvicinarsi e Thyus subito la raggiunse, deciso a non contrariarla.

«Che cosa hai visto finora?» chiese l'Elfa spostandosi un poco e facendo piazzare il mago dove prima si trovava lei.

«So che l'Imperatore doveva sposarsi e che suo fratello, futuro Re degli Elfi Raminghi, gli regalò una Lama degli Spiriti.»

«Nient'altro?» Thyus scosse la testa «Va bene. Ho molto da raccontarti, allora. Non sarà piacevole come la visione di mia sorella, però: i nostri poteri  non sono gli stessi, non posso entrare nella tua mente e farti vedere ciò che voglio. Il mio fuoco, però, saprò mostrartelo.»

Alzò un braccio verso l'alto e richiamò a sé il fuoco azzurro delle lanterne; il buio calò nella stanza, poi, senza preavviso,fiamme cerulee scaturirono dal terreno, accerchiando Thyus e l'Elfa.

Con il movimento fluido di una mano, Eiliat aumentò l'intensità del fuoco e strinse il cerchio fino a che non arrivò a sfiorare il suo corpo.

«Non hai paura di bruciarti?» chiese Thyus, preoccupato e curioso al tempo stesso.

«Non posso bruciarmi» rispose l'Elfa con tono calmo, concentrata nel controllare il suo potere «È uno dei pochi vantaggi dell'essere una portatrice del Fuoco Azzurro, ma non è una questione per te importante. Non al momento, almeno.»

Le fiamme si agitarono e il cerchio di fuoco iniziò a mutare forma, fino a che da esso non comparvero le figure dei due Elfi che Thyus aveva visto grazie alla magia di Sidhil.

In quel momento, Thyus capì cosa intendesse Eiliat quando aveva detto che sarebbe stato il fuoco a mostrargli ciò che doveva sapere.

Si soffermò a osservare Eiliat, che fissava con occhi lucidi la figura di Caledar. L'Elfa si asciugò velocemente una lacrima solitaria e si ricompose, come se nulla fosse accaduto. Thyus preferì non indagare; era certo che, se avesse osato chiederle se tutto fosse a posto, non sarebbe di certo finita bene. Ancora non la conosceva, ma aveva il presentimento che non amasse condividere i propri sentimenti, soprattutto non con qualcuno in cui non riponeva fiducia.

«Quello che ti ha fatto vedere mia sorella, non è altro che l'inizio di tutto quanto» cominciò Eiliat, mantenendo lo sguardo fisso sulle fiamme, persa in chissà quali pensieri «Cosa sai sulle leggi di successione degli Elfi?»

«Secondo la legge degli Elfi, il primogenito, una volta sposato, eredita la corona e quindi il titolo di Imperatore, mentre il secondogenito viene nominato Re degli Elfi Raminghi, ossia della colonia nomade dell'Impero. Il secondogenito non può sposarsi, né avere figli, per evitare disordini nella linea di successione» rispose Thyus, recitando a memoria il passo di un libro di storia elfica che aveva studiato quando era ancora un mago in addestramento «Il Regno delle Acque di Cristallo, invece, non ha colonie, dunque il problema non si pone» concluse brevemente.

«È esatto» fece l'Elfa «Purtroppo le cose non sono andate come dovevano: Caledar, mio padre, si innamorò della Principessa destinata a diventare Imperatrice di Mitfeld, Nirien.» Dalle fiamme comparve la figura di un'Elfa dai dolci lineamenti del viso. Thyus ne rimase ammaliato e fissò quella figura, rapito dalla sua bellezza.

«Scapparono insieme» riprese Eiliat. Il fuoco azzurro si agitò e le figure scomparvero «Mio padre rinnegò la sua famiglia e diede una scelta agli Elfi Raminghi. Decisero di rimanere al suo fianco e lo seguirono senza esitazione; non si erano mai sentiti parte dell'Impero. Heridar perse la ragione e l'Imperatore dichiarò guerra al Regno delle Acque di Cristallo per non aver mantenuto gli accordi presi. Nirien, dopotutto, era scomparsa con Caledar senza lasciare traccia.» Il fuoco si agitò nuovamente e prese le sembianze di un esercito in battaglia; le figure si muovevano e combattevano cercando, spietate, di prevalere sulle forze nemiche. In prima linea, su un imponente cavallo, Thyus riconobbe l'allora Imperatore di Mitfeld, intento ad agitare la sua spada infuocata verso un altro Elfo, che riconobbe essere il Re delle Acque di Cristallo.

«Heridar approfittò della guerra e della confusione per formare un piccolo esercito e iniziò a dare la caccia alla colonia raminga, senza mai riuscire a trovarla, fino a che non nascemmo io e mia sorella. Se lo Spirito del Fuoco Azzurro non avesse deciso di trovare dimora nelle nostre anime, forse gli Elfi Raminghi sarebbero salvi. Forse i miei genitori sarebbero ancora vivi.» Il fuoco si attenuò e tornò nel palmo della mano di Eiliat, che lo distribuì nelle lanterne, facendo tornare la sala illuminata.

«Quindi il bagliore azzurro che Heridar vedeva...» Thyus iniziò a mettere insieme i pezzi.

«Eravamo io e mia sorella» concluse l'Elfa «O meglio, ero io. Quando lo Spirito ha scelto di rifugiarsi nelle nostre anime, in realtà, non aveva idea che fossimo due: uno Spirito senza dimora è uno Spirito debole, non sapeva che mia madre fosse incinta di due gemelle. Si è visto costretto a dividersi pur di sopravvivere, ma la sua scelta lo ha portato a separare anche i poteri che derivano da lui. Solo io posso evocare il suo fuoco, mia sorella ha capacità differenti e più facilmente controllabili. Il fuoco è un dono e una tortura al tempo stesso, non sono stata in grado di controllarlo per molti anni; a dire la verità, non credo di essere ancora arrivata a comprendere del tutto l'estensione dei miei poteri.» Fece apparire una piccola pallina di fuoco azzurro su un dito e la fece volteggiare più volte prima di spegnerla chiudendola nel palmo. Aveva un lieve sorriso sulle labbra, ma ben presto scomparve, lasciando spazio a un'espressione dura, seria e, soprattutto, ostile.

L'Elfa fissò Thyus, i suoi occhi neri scrutarono quelli altrettanto scuri del mago, che capì che fosse arrivato il momento di prendere una decisione.

Non c'era ombra di dubbio che Thyus avrebbe preferito restare, ma doveva trovare delle valide motivazioni; non poteva fidarsi ciecamente. Aveva sempre creduto a tutto ciò che gli era stato raccontato senza porsi delle domande, e in quel momento si trovava davanti a una storia che contraddiceva tutto ciò che sapeva sul Mondo. Come poteva decidere a chi credere?

La storia che le due gemelle gli avevano raccontato era di sicuro intrigante, ma non aveva mai sentito parlare dello Spirito del Fuoco Azzurro. Per lui poteva essere solo un'illusione, Sidhil ed Eiliat potevano essere Maghe Bianche che si divertivano a giocare con la sua mente.

Per quanto potesse essere una plausibile opzione, però, c'erano ancora cose che a Thyus non tornavano, come l'eccessiva reazione delle guardie di Mitfeld per aver consultato un libro proibito in biblioteca o, ancora, il fatto che l'Imperatore in persona lo avesse rintracciato con la sua magia. Era un semplice e anonimo mago, perché spingersi a tanto?

In quel momento, Thyus desiderò che il suo Animale Spirituale fosse lì con lui; gli sarebbe servito qualcuno con cui ragionare.

Qual era la strada giusta da seguire?

Se avesse deciso di non restare, tutti i ricordi legati al Fuoco Azzurro e agli Elfi Raminghi sarebbero scomparsi e sarebbe andato per la sua strada, in cerca di Irien, del suo bastone magico e, successivamente, di Zhenya. Se avesse deciso di rimanere, si chiese quando avrebbe mai ritrovato la ragazza.

Entrambe le opzioni sembravano portare con sé un'esorbitante e ingiusta mole di problemi.

Irien sarebbe stata in grado di ritrovarlo, oppure lo aveva dato per disperso? Come si sarebbe impossessato nuovamente del suo bastone magico? Se non lo avesse ripreso, come avrebbe fatto magie?

C'erano tanti altri quesiti che gli frullavano nella testa, e alla maggior parte non aveva idea di come rispondere. Una cosa, però, era certa: se avesse deciso di andarsene sarebbe rimasto solo, nessuno lo avrebbe accompagnato, e per quanto Irien fosse una buona compagna, non aveva idea di quando l'avrebbe ritrovata e soprattutto sapeva quanto poco potesse aiutarlo durante un attacco. Era solo un corvo, dopotutto.

«Ho deciso» fece serio all'Elfa «Voglio rimanere. Vi aiuterò a vincere contro l'Imperatore» disse con sicurezza, senza menzionare tutte le altre motivazioni per le quali avesse preso quella decisione.

«E sia. Voglio che sia chiaro, non sono per nulla d'accordo e non mi fido ancora di te, ma mia sorella mi ha dato l'ordine di rispettare la tua decisione, quindi non posso fare altrimenti» Eiliat sospirò, senza nascondere il suo disappunto «Ti avviso, però. Se solo avrò il presentimento che tu stia tramando qualcosa contro di noi, puoi stare certo che il mio fuoco diventerà il tuo incubo peggiore.» Thyus deglutì, sbiancando alle minacce dell'Elfa, che non stava di sicuro scherzando.

La grande porta di pietra si aprì inaspettatamente e fece il suo ingresso nella stanza un gruppo di Elfi tra i quali Thyus riconobbe Lunian. Al suo fianco, due Elfi identici dai capelli ramati, molto alti e muscolosi. Non appena il mago sentì le loro voci, capì che con buona probabilità fossero i due spadaccini che, con Lunian, lo avevano salvato dai Goblin la prima notte dalla sua partenza. Le sue supposizioni vennero confermate quando vide i due salutarlo con due larghi sorrisi smaglianti.

«Avete finito?» chiese Lunian a Eiliat, una volta avvicinatosi «Possiamo sempre iniziare più tardi.»

«No, abbiamo finito» tagliò corto l'Elfa.

«Sidhil vi sta aspettando fuori.»

«Va bene. Iniziate a sistemare tutto e a provare qualche formazione.» Eiliat fece cenno a Thyus di seguirla «Tornerò al più presto.»

L'Elfa e il mago uscirono dalla stanza e trovarono Sidhil che, composta, li stava attendendo in corridoio.

«Ha deciso di restare» parlò Eiliat, impassibile.

«Molto bene» sorrise Sidhil rivolta a Thyus «Sono felice che tu abbia scelto di non vivere nell'ignoranza. La tua magia, poi, potrebbe esserci d'aiuto, vero Lili?»

«Ci farebbe comodo un Mago Nero, devo ammetterlo.» Thyus sbiancò: senza il suo bastone non poteva fare magie. Per un momento temette che lo avrebbero cacciato se avessero saputo la verità «Un vero peccato che tu non possa fare incantesimi. Lunian mi ha raccontato della faccenda del bastone magico.» Thyus si rilassò e riprese un po' di colore.

«Non preoccuparti, Thyus, ti aiuteremo a imparare la vera arte magica, quella che non ha bisogno di nessuno strumento» lo tranquillizzò Sidhil, spostandosi una lunga e ribelle ciocca di capelli turchesi che si era piazzata davanti al viso «Per il momento, però, ti farò vedere dove ti trovi esattamente e dove potrai riposare. Ormai fuori è notte fonda, avrai sicuramente bisogno di mangiare e di recuperare le forze.»

Con quella frase, Thyus si accorse che, in effetti, era ormai più di un giorno che non riposava o mangiava un pasto decente; tutte quelle nuove informazioni gli avevano fatto dimenticare completamente dei suoi bisogni.

«Quando ti sarai riposato, torna qui» Eiliat si rivolse a lui «Ora che sei con noi avrai bisogno di imparare a difenderti e a combattere.» L'Elfa si voltò sui tacchi e rientrò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

Rimasti soli, Sidhil fece cenno al mago di seguirlo.

Percorsero a ritroso il corridoio che Thyus aveva attraversato in precedenza e si fermarono all'incirca a metà strada, nell'unico punto in cui non vi erano porte, né passaggi.

«Questa è la tua ultima via d'uscita» lo avvisò Sidhil «Una volta vista Andaras, la nostra città, non potrai più tornare indietro. Sei sicuro della tua scelta?» Thyus annuì, deciso.

L'Elfa si voltò verso la parete spoglia e, con mani delicate, premette una piccola e difficile da notare sporgenza, che aprì un varco davanti a loro.

Sidhil avanzò e si fermò quando raggiunse l'orlo del dirupo di fronte a lei. Guardò in basso e poi si voltò verso la sua destra, dove iniziò a scendere una scalinata scolpita nella pietra della montagna.

«Vieni?» chiamò Thyus, che ancora doveva attraversare il varco.

Finalmente, il mago si decise ad avanzare e, come prima aveva fatto Sidhil, guardò verso il basso.

Un'immensa valle sotterranea si stagliò davanti ai suoi occhi, illuminata dalla luce fioca di innumerevoli fuocherelli azzurri che fluttuavano nell'aria. Sentieri di ciottoli e pietre di fiume univano piccole e umili case di legno, collegandole a una piazza centrale dove una fontana di pietra nera faceva zampillare acqua cristallina. In lontananza, Thyus scorse un lago, attraversato da un ponte di pietra, in fondo al quale si trovava un castello in rovina e poco illuminato. Piante rampicanti si erano impossessate delle sue pareti scure e tristi.

Non c'era nessuno in città. Thyus concluse che probabilmente fossero tutti nelle proprie dimore a riposare.

Seguì l'Elfa giù per le scale e attraversò la città senza fare rumore, fino a che non arrivarono davanti a un'abitazione poco curata e all'apparenza abbandonata.

«Mi dispiace costringerti ad alloggiare in questa casa più separata dalle altre. Non tutti si fidano ancora di te, ma sono sicura che sia solo questione di tempo» si scusò l'Elfa «Dentro troverai tutto quello che potrebbe servirti, compreso del cibo e un cambio di vestiti.» Aprì la porta e invitò Thyus a entrare. L'Elfa accese la piccola lanterna posta sul tavolo al centro della stanza.

«È perfetta, non devi preoccuparti» la rincuorò il mago.

«Mi raccomando, riposati e ricordati di raggiungere Eiliat nella sala di addestramento domani mattina» si congedò, uscendo e salutandolo con la mano.

Finalmente solo, Thyus si rifocillò ed esplorò la piccola dimora, che consisteva in due sole stanze: la prima era arredata con un vecchio tavolo e quattro sedie, un piccolo scrittoio e una credenza impolverata, mentre la stanza adiacente comprendeva un piccolo letto e uno specchio, sotto al quale era stata apposta una piccola bacinella in cui sciacquarsi.

Si abbandonò sul letto senza nemmeno svestirsi e tentò di riflettere su tutto ciò che era successo in quei pochi giorni, ma la stanchezza prevalse sul suo corpo e finalmente si lasciò scivolare in un sonno profondo privo di sogni e di pensieri.

Si abbandonò sul letto senza nemmeno svestirsi e tentò di riflettere su tutto ciò che era successo in quei pochi giorni, ma la stanchezza prevalse sul suo corpo e finalmente si lasciò scivolare in un sonno profondo privo di sogni e di pensieri

Un luminosissimo bagliore azzurro lo risvegliò dal suo sonno.

«Buongiorno!» fece una figura di fuoco azzurro molto simile a Sidhil ai piedi del suo letto «Che il Fuoco Azzurro vi protegga.» con quella frase, il fuoco si spense e scomparve nel nulla, lasciando Thyus nell'oscurità della stanza, perplesso dalla singolare sveglia.

Per un attimo, fu tentato dal tornare a dormire, non sentiva di aver recuperato ancora tutte le forze, ma il pensiero che se non si fosse presentato al campo di addestramento sarebbe molto probabilmente finito in cenere per mano di Eiliat, lo convinse ad alzarsi.

Si diresse, svogliato, verso lo specchio e si sciacquò il viso. Tentò, invano, di sistemarsi i capelli e si rassegnò quando capì che fosse una causa persa.

Ritrovò il cambio di vestiti che Sidhil gli aveva lasciato e lo indossò; la casacca bianca lo fece sembrare ancora più pallido di quanto non fosse. Infilò i pantaloni e gli stivali che gli erano stati consegnati e cercò il suo mantello, che aveva lasciato su una delle sedie attorno al tavolo la sera precedente. Al suo posto, tuttavia, trovò un piccolo pezzo di pergamena.

Il mantello era molto sporco, spero non ti dispiaccia se lo faccio lavare.
Non preoccuparti, tornerà come nuovo.
- Sidhil

Thyus sorrise leggendo la calligrafia ordinata ed elegante della Principessa; lasciò il messaggio sul tavolo e uscì di casa, chiudendo la porta dietro di sé.

Attraversò la città velocemente, cercando di ignorare gli sguardi curiosi degli Elfi che fino a quel momento non avevano avuto ancora modo di incontrarlo.

Salì a due a due i gradini della scalinata di pietra e raggiunse il corridoio, che percorse quasi di corsa per arrivare il prima possibile nella sala di addestramento.

Quando raggiunse la sua meta, notò che la porta era già aperta.

All'interno, appoggiata alla parete con la schiena, Eiliat era seduta con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. I suoi capelli corvini erano raccolti in una treccia stretta e ordinata, non vi era un capello fuori posto.

Quando Thyus entrò nella stanza, l'Elfa aprì gli occhi e si alzò in piedi, spazzando via la terra dai pantaloni scuri.

«Ti stavo aspettando» disse, breve «Ho deciso che ci dedicheremo solo al combattimento per un po', la magia può aspettare.» Si diresse verso le rastrelliere e iniziò a esaminare le armi poste su di esse, voltandosi, di tanto in tanto, a osservare Thyus, squadrandolo da capo a piedi.

«Quando iniziamo?» chiese il mago per spezzare il silenzio e cercare di placare la tensione che lo pervadeva in quel momento.

«A breve» rispose Eiliat, prendendo una spada corta e facendo qualche affondo con essa «Devo solo capire quale sia l'arma più giusta per te, basandomi sulla tua corporatura e sulla tua personalità.»

«La mia personalità?» Thyus non capiva.

«Ogni arma richiede uno stile di combattimento differente» spiegò lei «Se la tua personalità non si addice allo stile di combattimento, l'arma ti sarà inutile.» Ripose la spada corta al suo posto e passò oltre, continuando a osservare le armi.

«Quindi quale sarebbe la migliore per me?»

«Avevo pensato a uno spadone, in realtà, ma non sei abbastanza forte da poterlo sorreggere per molto tempo, inoltre è necessario che tu sia abile per poterlo usare in modo corretto.» Eiliat indicò l'arma a cui si riferiva e Thus non potè che darle ragione.

"È decisamente troppo pesante" pensò il mago, osservando la lama lunga e spessa "Non riuscirei mai a sollevarlo."

«Per il momento imparerai l'arte della spada con questa.» Eiliat gli porse una spada lunga argentata. La scanalatura centrale era decorata con pietre azzurre che gli ricordarono molto quelle del suo pugnale, che, in quel momento, gli tornò in mente.

«Quando potrò riavere il mio pugnale?» azzardò allora.

«Non abbiamo ancora deciso se potrai riaverlo, è una questione complicata» tagliò corto Eiliat, andando a recuperare una spada simile a quella che aveva affidato a Thyus.

«È la tua spada?» chiese curioso il mago, che aveva deciso di non insistere sulla faccenda del pugnale.

«No, non combatto mai con questa, ho uno stile differente.» Le sue risposte erano sempre brevi e vaghe «Ora, cominciamo. La spada lunga si impugna con due mani ed è un ottimo alleato nel combattimento ravvicinato...» Si avvicinò a Thyus per sistemare la sua postura e la posizione delle mani sull'impugnatura. Il mago lasciò che lo correggesse e continuò ad ascoltare con attenzione ogni parola.

Eiliat passò la mattinata a elencare i vari colpi e li dimostrò uno a uno, ripetendoli più volte fino a che Thyus non fu in grado di copiarli in maniera esatta.

«Devo ammetterlo, impari in fretta» disse l'Elfa a un certo punto, soddisfatta «Me sei ancora troppo rigido.»

«Non è facile» le fece notare lui.

«Non saprei, non è mai stato un mio problema» rispose Eiliat con leggerezza «Continua ad allenarti con il bersaglio e vedrai che migliorerai» lo incoraggiò, dandogli una pacca sulla spalla, e se ne andò, lasciandolo solo con una spada in mano e mille colpi da imparare.

 

  
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