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Autore: Pawa    29/02/2020    7 recensioni
La Marina ne ha le palle piene delle feste che i Pirati Heart, loro alleati, organizzano tutte le notti, senza una ragione precisa e chiede che, per una volta, si intrattengano con passatempi tranquilli, come giochi da tavolo.
Mai sottovalutare l'esuberanza e l'allegria dei pirati, però!
E Law?
Ah, beh... lui è la vittima preferita della cara bottiglia.
(Note)
Nuova fiction comica sulla ciurma del bel chirurgo, ovviamente con lui protagonista!
Fa parte di una serie, mi piacerebbe che leggeste anche le altre ♥
Fatemi sapere, attendo commenti ♥
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bepo, Penguin, Pirati Heart, Shachi, Trafalgar Law
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Heart Pirates One Shot'
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Il Gioco Della Bottiglia: disagio a bordo del Polar Tang




Com'era degno di ogni ciurma pirata e in particolare dell'equipaggio di una Supernova, i Pirati Heart non passavano mai una serata tranquilla, almeno non secondo il giudizio dei marines allora loro alleati.

Due navi da guerra e il Polar Tantg erano salpati insieme per una delle prime missioni del pirata Trafalgar Law come membro della Flotta dei Sette e inizialmente i militari si erano illusi che i Pirati del Cuore, a differenza di molti altri loro colleghi, fossero persone con cui si poteva lavorare e navigare pacificamente.
Nulla a che vedere con Gekko Moira, Doflamingo e altri flottari, che oltre a intralciare volontariamente i soldati nelle loro operazioni, compivano atrocità assolutamente non necessarie e sicuramente non tollerate da degli uomini di legge.
Con tali spiacevoli esperienze alle spalle, i marines arruolati per la nuova spedizione con il novizio shichibukai avevano davvero creduto di avere a che fare con tutt'altro genere di corsari.
Nonostante il Chirurgo della Morte incutesse timore già solo con il nome, col suo aspetto austero e le iridi troppo chiare per mettere a proprio agio chiunque, si era rivelato una persona ben diversa dalle crude dicerie sul suo conto: aveva salvato civili senza che nessuno glielo aveva chiesto; aveva fatto tardare di un giorno la missione perché aveva desiderato occuparsi di una serie di malati in una cittadella priva di infrastrutture sanitarie; coccolava ogni santissimo animale che incrociava per strada, ricevendo altrettanto affetto in cambio, e la sua ciurma non era da meno.
I Pirati Heart erano svegli e collaborativi e prendevano iniziative forse un po' invadenti, ma assolutamente ben accette.
D'altronde, nessun soldato si era lamentato dello chef degli Hearts che prendeva il comando delle cucine militari per preparare un pranzo a dir poco squisito per tutta la piccola flotta e tanto meno qualcuno si era opposto a un paio di pirati che avevano deciso di ripulire i cannoni delle due navi da guerra. Certo, l'avevano fatto per poi testarli uno per uno, capire quale sparasse più lontano e infine copiare la struttura dei migliori per replicarli sul sommergibile giallo, ma era qualcosa di cui la Marina non si preoccupava. White Fox e il ragazzo più giovane che l'aveva accompagnato erano i due meccanici di Trafalgar, perciò era quasi normale che si divertissero in quel modo.

Dunque, la ciurma del nuovo flottaro si stava rivelando la migliore e più apprezzata alleata che il Governo Mondiale avesse mai avuto.
Era davvero perfetta.

Se non fosse che non era in grado di starsene buona e di risposare neanche per una dannatissima sera.

La prima notte, avevano supposto i marines, i pirati avevano voluto festeggiare l'inizio della spedizione e con un minimo di imbarazzo e timidezza, i soldati stessi si erano uniti alla festa.
La seconda sera erano sicuramente tutti di buon umore per l'incredibile e impeccabile aiuto che Trafalgar aveva prestato presso quella cittadella sfortunata.
E va bene.
Ma poi, esattamente, che motivo c'era stato per cantare fino a notte fonda finché tutte le botti di rum non erano state completamente vuote?
Così come nessun militare sapeva trovare una ragione dietro la gara di ballo che aveva tenuto le navi da guerra sveglie fino alle quattro del mattino del quinto giorno, e altrimenti non sarebbe potuto essere, perché era troppo difficile ignorare le grida felici, impregnate di alcool, e le parole altisonanti de “L'ultimo goccio di rum”.
Un dì, errore dei marines, quei pazzi bucanieri erano venuti a sapere che era il compleanno di un sottotenente.
E avevano festeggiato.
Neanche conoscevano l'ufficiale in questione, ma pareva che ogni scusa fosse buona per scolarsi qualche bicchiere di troppo e ridere anche quando non ce n'era bisogno.
Trafalgar, pure lui, era partecipe a tutte le serate, con sorrisi meno esagerati rispetto a quelli dei compagni e meno sconsideratezza, ma c'era sempre.
E menomale, perché l'unica volta che si era assentato erano stati uditi rumori dall'indubbia origine provenire da quello che gli Hearts, con evidente disagio, avevano indicato essere l'obitorio di Law.
I marines non avevano voluto sapere esattamente cosa avesse combinato quella notte il più brillante e inquietante medico del mondo, erano stati certi solo di un fatto: meglio non chiudere occhio a causa della musica piuttosto che a causa del rumore di ossa che si frantumavano e di carne che veniva bruscamente strappata.

Tuttavia, questo sinistro evento non aveva fatto demordere i militari dal desiderare un po' di pace.
Così, dopo dieci notti insonni, l'impavido esercito si era nascosto dietro al mantello del viceammiraglio Smoker e aveva spinto quest'ultimo sul ponte principale del Polar Tang per avanzare una richiesta.

Il marine aveva sbuffato interiormente mentre emetteva l'ennesima nuvola di fumo, aspirata dai due sigari che perennemente aveva tra le labbra.
Era avanzato fino alla sdraio su cui giaceva placidamente Trafalgar, che era completamente disinteressato della presenza del soldato e piuttosto era intento a rigirare il vino nel calice che reggeva in una mano, forse studiando i giochi di luce prodotti dal tramonto sul cristallo del bicchiere e attraverso il liquido rosso, forse solo volendo intrattenersi con quel pigro movimento.
Sicuramente lo trovava più intrigante di una conversazione con l'ufficiale.
Dopo decisamente troppi secondi, il ragazzo aveva alzato uno sguardo divertito sull'uomo che troneggiava su di lui e palese era la finta sorpresa che aveva inscenato.

“Oh, Smoker-ya. A cosa devo la piacevole visita?”

Il militare aveva volutamente ignorato il tono vagamente canzonatorio dell'altro ed era andato dritto al punto, con somma gioia dei suoi sottoposti, che spiavano la scena dalle due navi da guerra.
“Law, è possibile avere una serata tranquilla? I miei uomini non chiudono occhio da prima dell'inizio della spedizione.”

A ciò il giovane chirurgo aveva leggermente inclinato il capo, come se non si fosse aspettato quella richiesta o come se si fosse reso conto solo in quel momento che il suo equipaggio e lui avevano fatto baldoria incessantemente dacché erano salpati insieme alla Marina.
Non che solitamente passassero le sere a fissare le onde in rigoroso silenzio, per loro non erano una novità le feste, ma in quelle circostanze era come se avessero degli ospiti, quindi, magari, era giusto un poco di contegno.
Dopo un attimo, Trafalgar aveva scrollato le spalle.
“Certo, avreste potuto dircelo che facevamo troppo rumore.”

Smoker non aveva avuto il tempo di rispondere, perché il pirata si era alzato di scatto, abbandonando il proprio calice di vino tra le mani del marine, per poi raggiungere la balaustra che dava sul secondo ponte, dove erano radunati la maggior parte degli Hearts.

“Ragazzi! Stasera facciamo i bravi: giochi da tavolo o qualcosa di simile, capito? Diamoci una calmata!”

Qualche lamentela si era distinta nel brusio generale, ma infine un “Aye Aye Captain!” si era levato e i soldati avevano potuto sospirare di sollievo.

Law si era voltato verso il marine con un sorriso indecifrabile, raggiungendolo per rimpossessarsi del proprio vino.
Se l'era scolato tutto in un colpo, buttando la testa all'indietro, e infine aveva restituito il bicchiere a Smoker.
“Mi hai rovinato la siesta e pure la serata... dovrai ripagarmi.”

Il soldato aveva fatto un passo indietro senza quasi rendersene conto.
Non gli piaceva la piega che stava prendendo il discorso.
“Cosa vuoi?”

Il ghigno di Law, perché a quel punto del sorriso non c'era più l'ombra, era diventato più sinistro e il ragazzo si era chinato in avanti, per poi catturare lo sguardo dell'altro con il proprio, decisamente troppo malizioso.
“Ho notato che tra i tuoi uomini ci sono un paio di ragazzi con disturbi post traumatici... mi piacerebbe visitarli...”

Smoker aveva deglutito a vuoto.
Doveva immaginare che all'occhio attento del Chirurgo della Morte non sarebbero sfuggiti quei due poveretti che erano stati coinvolti nella Guerra di Marineford solo qualche mese prima.
Ovviamente, il bastardo li voleva come cavie per capire com'era messo il loro sistema nervoso. Forse li avrebbe pure aiutati, nonostante non esistesse soluzione a quel tipo di problema, ma trattandosi proprio di Trafalgar Law, quella poteva essere l'occasione per trovare una cura.
Aveva scrutato sospettosamente il pirata, cogliendo tutta la pazzia per cui era tanto famoso, ma anche un sincero amore per la medicina, insieme a vera curiosità.
“Non farai loro del male, vero? Né li sottoporrai ad esperimenti strambi?”

Law aveva sbuffato sonoramente, roteando gli occhi.
“Mi chiamo Trafalgar, non Vegapunk! Non sarò un santo, ma almeno sono un bravo medico.”

Smoker gli aveva riservato un ultimo sguardo dubbioso, poi aveva lentamente annuito.
In fondo, quei due reduci potevano davvero trarne beneficio e poi pareva essere un equo compromesso per aver tolto ai pirati il loro quotidiano divertimento serale.
Si stavano facendo un favore a vicenda.

Che Trafalgar D Water Law sarebbe stato il principale responsabile dell'ennesima notte insonne, non avrebbe potuto prevederlo.
Ma beh, neanche il chirurgo se lo sarebbe aspettato.

***

Era parso che quella giornata volgesse al fine col migliore dei risultati: i pirati giocavano a carte limitandosi a qualche risata sottovoce e le due nuove cavie di Trafalgar erano tornate dal suo laboratorio senza più tremore negli arti o ambigui rumori nelle orecchie.

Li aveva davvero curati.

Smoker non poteva essere più soddisfatto del proprio patto col giovane chirurgo, ma non erano state neanche le undici di sera quando si era dovuto gradualmente ricredere.

Era tutto partito dal rosso degli Hearts, che aveva perso l'ennesima partita a poker e aveva lanciato le carte per la frustrazione.
“Questo gioco mi ha rotto!”

I compagni avevano riso di gusto e l'unica fanciulla di bordo l'aveva fissato con fin troppa ilarità.
“Immagino sia noioso essere un tale imbranato a poker... a proposito, mi devi duecento milioni di berry.”

Shachi l'avrebbe incenerita con lo sguardo e l'intento era evidente seppur portasse i suoi soliti occhiali da sole, che nascondevano gli occhi.
“Semmai, non so barare bene come te!”

Penguin aveva messo una mano sulla spalla del fratello.
“Che pirati saremmo se giocassimo lealmente? Dai, tira fuori la grana.”

Il pirata del Nord Blue aveva emesso un lamento, scrollandosi la mano di Penguin di dosso.
“E dove li trovo tutti quei soldi? Il tesoro nella stiva è di tutti noi e la mia parte non arriva a tanto.”

“Beh, potresti consegnare la testa del capitano alla Marina. Fai pure in fretta, navighiamo con due navi da guerra.”
L'ironico suggerimento di Clione aveva fatto scoppiare a ridere l'intero equipaggio e perfino qualcuno dei soldati che stavano udendo quella conversazione, perché volente o piuttosto perché costretto, dato il baccano che i pirati si apprestavano nuovamente a fare.

“Oi, oi...” Il basso richiamo del comandante, in qualche modo, era stato sentito nonostante il trambusto. “... ne abbiamo già discusso: la mia testa rimane attaccata al collo, a meno che i soldi servano per aiutare Bepo.”

Versi carichi di falso disaccordo si erano levati e a quel punto ancora più marines si erano interessati alla scena.
“Captain, non è giusto, fai le preferenze?”

“Assolutamente sì.”

Un nuovo coro di proteste aveva attirato l'attenzione di altri militari, mentre Bepo, che in quel frangente fungeva da cuscino a Law, aveva alzato e reclinato il capo per poter leccare affettuosamente la guancia del suo capitano in un garchu evidente, riconoscente e assolutamente sbeffeggiatore nei confronti dei compagni.

Shachi ne aveva approfittato per tentare di salvarsi il culo.
“Allora, facciamo un altro gioco?”

Ovviamente, Ikkaku non si era lasciata fregare.
“Voglio la mia vincita.”

Il rosso aveva preso a sudare freddo e avrebbe chiesto un sorso di birra a Jean Bart per rinfrescarsi le idee se solo il semigigante non avesse sbattuto sul tavolo la bottiglia vuota proprio in quell'istante.
Poi, l'illuminazione.

“Se sei disposta a cambiare gioco e accettare un altro tipo di compenso, potrei offrirti qualcosa di ancor migliore di duecento milioni di berry.”

La fanciulla aveva sollevato un sopracciglio dubbiosa, ma intrigata dalla proposta.
Shachi aveva sorriso.
“Bene, mi serve solo che tutti partecipino al gioco, specialmente tu, fratellino.”

Law aveva alzato le mani in segno di resa, ignaro di cosa frullasse nella zucca dell'amico e molto più concentrato a continuare la lettura del proprio libro.
D'altronde, se aveva appena accettato di giocare a qualunque cosa Shachi stava proponendo, il medico avrebbe dovuto sospendere la lettura di quel romanzo rosa per un po' ed era meglio approfittarne finché poteva.
Doveva solo ricordarsi di nascondere il libro mentre era intento a fare altro, giacché non ci teneva a far scoprire alla propria ciurma che era diventato ufficialmente un fan di una delle più brave scrittrici di storie d'amore di quel secolo, Jane Austin e che stava sbavando per Orgoglio e Pregiudizio.

“Allora, che gioco è? Spero per te che valga davvero più della taglia del capitano.”

Il rosso degli Hearts aveva regalato a Ikkaku un ampio sorriso, che nascondeva a malapena la sua malizia.
Aveva afferrato la bottiglia che l'ultimo membro del loro equipaggio aveva abbandonato per poi metterla in orizzontale al centro del tavolo e rivolgere alla riccia uno sguardo furbo.
“Beh, che dici? Meglio qualche banconota o la possibilità di baciare il capitano?”

Era seguito un lungo silenzio, che neanche i soldati, che in teoria non erano partecipi a quella situazione, avevano osato disturbare.
Poi, la realizzazione, e gli occhi di Ikkaku avevano chiaramente preso a brillare e il rossore sulle sue gote valeva più di qualunque consenso verbale.

“Fantastico!” Shachi si era seduto più comodamente sulla sedia, mentre Penguin e Bepo impedivano a Law di darsela a gambe, come aveva evidentemente intenzione di fare. Ormai aveva accettato di giocare, non poteva tirarsi indietro. Era un capitano, dopotutto.
Si era lasciato tirare sul pavimento ligneo, per poggiare nuovamente contro il visone, che si era accoccolato per rendersi il più comodo possibile.

Uni si era passato una mano tra i corti capelli ricci, sospirando.
“Shachi, siamo quasi tutti uomini. Ti pare il caso?”

Il ragazzo l'aveva guardato trattenendo a stento una risata.
“È quello il bello!”

“Sono d'accordo.” E Clione, l'infame che doveva sempre essere il bastian contrario di Uni, non era nemmeno l'unico che appoggiava l'idea.
In fondo sembrava essere il gioco da tavolo più divertente a cui potevano dedicarsi.

“Aspettate un attimo. Ikkaku, ragiona. Quante probabilità ci sono che bacerai il capitano?”

“Con la sfiga che ho, mi bacerete tutti. Quindi io sto con Uni; facciamo un altro gioco.”
Peccato che la protesta di Law fosse servita solo per fomentare l'entusiasmo del resto della ciurma e attirare l'attenzione di tutti i marines.
Avrebbe decisamente dovuto scegliere meglio le parole.

Shachi aveva colto il ritrovato vigore di ognuno, ignorando volutamente il proprio Captain e Uni, che insieme a Jean Bart erano gli unici contrari, e aveva afferrato con tre dita la bottiglia.

“Allora diamo il via al gioco della bottiglia!”

L'aveva fatta ruotare velocemente e tutti avevano preso a fissarla con fin troppo interesse.
Infine, il collo aveva indicato la prima vittima e un coro di fischi e urla era stato il primo inquinamento acustico di quell'undicesima serata.
L'undicesima fottuta notte che i marines avrebbero passato con gli occhi puntati sul sottomarino giallo.

“Uni, Uni... chissà chi ha scelto il destino per te...”

L'uomo fuori statura si era preso la testa fra le mani.
Ovviamente, doveva essere il primo.

La bottiglia aveva ripreso a girare e quando si era fermata era stata inevitabile l'ondata di risate, tanto che perfino qualche soldato aveva preso a sghignazzare.

“Raccogli quel che semini, bastardo!”

Shachi aveva sorriso lievemente imbarazzato, fissando il collo della bottiglia che lo puntava. Poi aveva scosso il capo.
“Ma dai, che vuoi che sia! Forza Uni, baciami come se non ci fosse un domani!”

Uni, che con tutta la propria forza di volontà si era già chinato verso il rosso, gli era scoppiato a ridere in faccia dopo quella frase.
“Cretino, se dici così rendi tutto più difficile.”

Anche Law stava ridendo, seppur tentasse di mascherarlo e i suoi compagni se n'erano accorti, quindi Shachi non aveva fatto altro che comportarsi sempre più come un idiota. Dopo quella che pareva essere l'inizio di una molestia sessuale, con il rosso che aveva decisamente invaso lo spazio personale di Uni, i due Hearts erano scesi a compromessi, dettati anche da una dose di cazzotti firmati Uni, e si erano dati un castissimo bacio a stampo, talmente breve che qualcuno tra i pirati aveva insinuato che nemmeno si fossero toccati.

Troncate le lamentele e ritrovato un minimo di compostezza, il pirata di Swallow Island aveva dato il via al secondo turno.

Per diverso tempo, forse troppo tempo, la sfiga aveva avuto pietà del suo bersaglio preferito e Trafalgar D Water Law aveva iniziato a temere il peggio.
Fortunatamente i siparietti comici che inscenavano ogni volta i due compagni scelti dalla bottiglia alleviavano leggermente l'umore del chirurgo.

White Fox si era rivelato un uomo passionale, il tutto a spese di Clione.
Ikkaku non aveva avuto idea di come baciare Masked Man, giacché lui portava la maschera e tutto ciò che aveva fatto per facilitarle il compito era stato cambiare la propria maschera in un battito di ciglia, indossandone una con un dolce sorriso e le guance arrossite.
Soltanto i membri più anziani dell'equipaggio avevano avuto un certo contegno, ma vederli baciarsi era stato abbastanza ridicolo da strappare comunque un sorriso.

Ora era Penguin ad attendere di sapere con chi dovesse fare il pirla e Law aveva abbassato lo sguardo su Bepo, l'unico a cui era stato concesso di astenersi dal gioco, che si era mosso dietro la sua schiena, borbottando qualcosa nel sonno.

“Sì! Porca troia, sì!”

L'urlo assordante ed eccitato di Penguin gli aveva fatto riportare l'attenzione sul gioco e aveva notato fin troppi sorrisi e occhi che lo fissavano.
Aveva allungato il collo per scorgere il piano del tavolo, che faticava a vedere essendo seduto per terra, per poter constatare verso dove puntava la bottiglia.

E vaffanculo.

“No.”

Il suo diniego era servito solo a scatenare nuove risate, mentre Penguin gli si avvicinava saltellando.
“Non esiste “no”, capitano! Stai giocando e devi rispettare le regole.”

“Non eri stato tu a dire che, essendo noi pirati, non dovremmo giocare lealmente?”

Il pirata di Swallow Island si era accovacciato di fronte a lui, con un sorriso troppo grande perché fosse rassicurante, almeno secondo Law.
“Ma i pirati ottengono sempre quello che vogliono...”

Al medico era bastata quell'ultima frase per convincersi ad attivare una room e fuggire.

“Roo-...”

“Col cazzo che mi scappi!”
Penguin gli si era buttato addosso, premendogli due dita appena sopra l'anca, dove sapeva che il suo fratellino soffriva terribilmente il solletico.
Law aveva perso immediatamente le energie per sprigionare il proprio potere, lasciandosi sfuggire lo sbuffo di una risata e aveva quindi optato per una ritirata più tradizionale, divincolandosi dalla presa del più grande per poi gattonare via, cercando ripario dietro a Bepo, che nel trambusto si era svegliato.
Penguin si era aspettato tale repentinità da parte del Doc ed era riuscito ad afferrarlo per una caviglia poco prima che il mink lo avvolgesse in un abbraccio.
Se avesse tardato solo di un secondo, Law sarebbe risultato irraggiungibile, giacché niente e nessuno poteva interrompere le coccole del visone.

Nuovamente sopra Law, l'aveva bloccato a terra con le proprie gambe impedendogli di fuggire, ma il bastardo si era coperto la bocca con entrambe le mani.
“Eddai, sono il tuo fratellone!”

Il chirurgo aveva alzato le sopracciglia, sollevando le mani dalle labbra solo per rispondergli.
“Appunto, incesto!”

Il resto della ciurma non era più in grado di respirare da quanto stava ridendo e ormai i marines erano dimentichi del proprio sonno arretrato, perché quei folli pirati sapevano davvero come dare spettacolo.

Il pinguino era ricorso nuovamente all'unico tipo di solletico che faceva effetto sull'amico, premendo con leggera forza in punti specifici dei suoi fianchi e delle sue cosce.
Law non era più stato in grado di resistere e aveva dovuto afferrare le mani del fratello per avere un po' di tregua.

Penguin ne aveva immediatamente approfittato, fiondandosi sulle labbra di Law, tra le urla entusiaste dei loro compagni.

Il capitano, seppur se lo aspettasse, era rimasto interdetto per diversi attimi.
Poi aveva deciso che se doveva subire quell'umiliazione, tanto valeva renderla divertente e il più disagevole possibile anche per Penguin.
Gli aveva cinto il collo con le braccia, attirandolo di più a sé e prendendolo completamente alla sprovvista. Dopodiché aveva abilmente rovesciato le posizioni, mettendosi a cavalcioni sull'amico e facendo sì che il bacio fosse palesemente più profondo.

Fischi e grida da parte dei presenti erano tutto ciò che si poteva udire nel giro di verse leghe marine.

Quando Law si era staccato aveva fissato per qualche istante Penguin e poi erano entrambi scoppiati a ridere, tra gli applausi dell'equipaggio.

“Facevi tanto il difficile, ma ci hai preso gusto, eh?”
Penguin si era rialzato, mentre il fratello gli si sedeva accanto scuotendo la testa, forse per quanto aveva appena ascoltato o forse per quanto aveva fatto.

“Capitano, sei fantastico!”

Law non aveva riconosciuto la voce di chi gli aveva urlato quel complimento. Si era limitato a sorridere rivolto all'intera ciurma.
Tanto, ormai, si era sputtanato troppo per fingersi serio.
“Dai, continuate.”

Shachi aveva ubbidito, asciugandosi le lacrime che avevano minacciato di scendergli per le troppe risate, ma presto si era reso conto che il suo era stato un gesto vano, giacché aveva immediatamente ripreso a sghignazzare come un matto.

La bottiglia, quella cara, adorabile bottiglia di vetro, stava puntando Law.

“Ma che cazzo? Seriamente?”

Ora sì che Trafalgar si riconosceva.
Due turni di fila, se quella non era sfiga.

Law aveva sospirato buttandosi contro il corpo supino del proprio navigatore.
“Visto che ho già dato... non posso ritirarmi?”

I sorrisi sinistri dei compagni erano valsi come risposta.

La bottiglia aveva ripreso a ruotare e Law, per quanto amasse ognuno dei propri compagni, pregava l'unica dea che era certo esistesse, ossia quella della sfortuna, che non venissero indicati alcuni Hearts in particolare.
Adorava la sua recluta, Jean Bart, davvero, ma non ci teneva a baciarlo, neanche un po'.

Infine, la bottiglia si era fermata.

Erano rimasti tutti ammutoliti, sorpresi.
Dopo poco, Ikkaku era riuscita a mormorare qualcosa.
“... Posso...”
Era scattata in piedi, raggiante e aveva urlato talmente forte che l'avevano sicuramente sentita anche i quattro imperatori.
“Posso morire felice!”

Lei.
Era stata scelta lei!
Avrebbe baciato Law. Trafalgar Law. Il suo sexy, intelligente, bello, forte e perfetto capitano.

“Shachi, il tuo debito è molto più che ripagato, anzi, ti devo un favore!”
Il suo cuore batteva davvero troppo velocemente per essere rassicurante e Ikkaku aveva guardato in direzione del medico di bordo, invitandolo silenziosamente ad alzarsi e baciarla prima che davvero morisse di gioia.

Law aveva fissato sospettosamente la bottiglia.
Non era possibile che tra tutti avesse indicato Ikkaku, che era sicuramente la più piacevole con cui giocare a quel maledetto gioco.
La sua sfiga non mancava mai un colpo.
Dunque, quanto era accaduto poteva significare soltanto che Law sarebbe stato nuovamente dal lato sbagliato del collo della bottiglia e sarebbe stato abbinato a qualcuno di non troppo gradito.

Sospirando interiormente per non far credere alla bella riccia che fosse lei il motivo del proprio sconforto, si era messo in piedi e l'aveva raggiunta, mentre lei assumeva la tonalità dei capelli di Eustass Kidd.

“Forza Ikkaku, non svenire! È il tuo sogno che si realizza!”

Law aveva alzato gli occhi al cielo stellato all'incitamento dei compagni, mentre cingeva i fianchi della ragazza e si chinava per coprire la grande differenza di altezza tra loro.
Infine, quando ormai Ikkaku tremava dall'emozione, l'aveva baciata.
Molto più placidamente di come aveva fatto con Penguin e anche più brevemente, ma era bastato perché Ikkaku perdesse i sensi tra le sue braccia.

Law l'aveva sorretta, prendendola in braccio a mo' di sposa e si era voltato ad affrontare gli altri.
“Soddisfatti?”

“Lei sicuramente lo è!”

Il capitano aveva nuovamente sospirato, adagiando la ragazza su una panca e tornando a sedersi contro Bepo.
“Ora posso smettere?”

“No.” Era stato detto all'unisono dai suoi compagni, ma Law poteva giurare di aver udito anche alcuni marines.

Il gioco era proseguito, mietendo nuove vittime, tra le quali anche Jean Bart, il cui provvisorio partner era scappato a bordo di una nave da guerra, facendo ridere a crepapelle i soldati.
Lo sguardo severo di Law era riuscito a raggiungere il povero Hearts nascosto sul ponte della Marina e il messaggio era stato chiaro: “Non ferire Jean e bacialo.”
Così il pirata era tornato sul Polar Tang e aveva eseguito gli ordini, ignaro che il comandante si fosse principalmente vendicato per essere stato coinvolto in quella stronzata piuttosto che si fosse preoccupato dei sentimenti dell'ultimo acquisto della ciurma.

E poi eccola lì.
Era tornata.
La sua celebre sfiga.
“Non ci voglio credere...”

Law aveva trafitto con lo sguardo la bottiglia che lo stava nuovamente indicando e la bottiglia, se avesse potuto, si sarebbe cagata in mano.

Shachi aveva avuto l'accortezza di trattenere le risate, ma, come gli altri, attendeva impaziente di assistere al prossimo bacio.

La bottiglia si era fermata indicando nessuno dei Pirati Heart. Era ferma tra Uni e Masked Man e puntava la nave da guerra che affiancava il Polar Tang.

Law e alcuni dei suoi si erano voltati verso i soldati, realizzando solo in quel momento che tutti i militari si erano affacciati alle balaustre dei loro ponti per osservare le cazzate che accadevano sul sommergibile pirata.
“Voi non giocate!”

Si era premurato di sottolineare il giovane medico, ma aveva ricevuto in risposta, inaspettatamente, un brusio di lamentele.
“Io ti avrei baciato!”

Nessun Hearts aveva saputo individuare l'impavido marine che aveva urlato quelle parole, ma tutti avevano riso di gusto.
Logicamente, Law si era astenuto dal farlo.

Qualcuno aveva suggerito a Shachi di girare ancora la bottiglia e l'attenzione generale era tornata al centro della tavola.

Quando l'infida bottiglia aveva designato il nuovo giocatore, Law si era alzato in piedi, rivolgendosi alla nave da guerra alla sua sinistra.
“Chi era il soldato che voleva baciarmi?”

Ancora una volta aveva scatenato sincere risate, sia da parte dei pirati sia da parte dei marines, ma Law era assolutamente serio.
Con tanta fatica aveva accettato Penguin, non si era fatto troppi problemi con Ikkaku, ma non poteva baciare anche lui.

“Vieni qua, bel maschione!”

Quel pirla di Shachi era balzato nella sua direzione, ma il medico l'aveva schivato, aggrappandosi ad alcune cime, sfruttandole per lanciarsi su una delle reti legate all'albero maestro e arrampicarsi su di essa.

“Vai, Shachi, prendilo!”

Law avrebbe volentieri maledetto Penguin che incitava il rosso, ma era troppo intento a ragionare la prossima mossa.
Giunto sul pennone della nave, aveva corso con un perfetto equilibrio per tutta la lunghezza fino al margine dell'asta di legno.
Shachi non era altrettanto bravo e doveva muoversi molto più lentamente, tenendo larghe le braccia.

Il moro l'aveva aspettato, poi gli era scivolato affianco, abbassandosi e rimettendosi in piedi esattamente dietro di lui, lasciando Shachi a chiedersi come diavolo facesse a non cadere ed essere così preciso in ogni mossa.
Law aveva preso la rincorsa, saltando verso una vela della nave da guerra che era stata precedentemente indicata dalla bottiglia.
Il tessuto l'aveva avvolto, rallentando la sua caduta e facendolo atterrare perfettamente dritto sul ponte degli alleati.
Shachi aveva deciso di essere meno elegante, ma molto più plateale e con una serie di salti mortali era giunto in piedi sulla balaustra dello stesso ponte dove si trovava Law.

“Cap', perché mi rifiuti così? Mi spezzi il cuore.”
Solitamente un bravo attore, in quel momento Shachi aveva palesato tutta la propria finzione.
Era saltato giù dal parapetto, scattando verso il compagno, che subito si era fatto scudo con Smoker, il povero malcapitato più vicino.

“Sai che non sarebbe giusto!”

Il rosso era corso attorno al viceammiraglio e non trovando Law, gli aveva pure alzato il mantello per verificare che il piccolo bastardo non si fosse nascosto lì.
“Cosa vuoi dire?”

“Non vorrei mai...” La voce era giunta da dietro di loro e Shachi si era voltato per vedere Law comodamente appollaiato sulla testa di un marine decisamente fuori taglia, che non sembrava affatto disturbato dal metro e novanta che sosteneva solo col proprio capo. “... che il nostro primo bacio sia deciso da uno stupido gioco.”

Shachi, a differenza dei militari, era riuscito a soffocare le risate e aveva deciso di assecondare il proprio capitano.
“Ti assicuro che non è la bottiglia ad averti scelto per me, è stato il mio cuore!”

Law si era teatralmente portato una mano sul proprio di cuore, a bocca aperta.
“Come farò a dirlo a Penguin?”

Non aveva atteso risposta ed era balzato dalla testa di un marine all'altra, fino a raggiungere il margine del ponte, dal lato che dava sul Polar Tang.
“Non posso tradirlo, mi dispiace.”

Era tornato sul proprio veliero, facendo disperare Shachi, che lo inseguiva, ma non riusciva mai a raggiungerlo.
D'altronde, era sempre stato così e da bambini, durante le corse in bicicletta di ritorno dal lavoro, Law era sempre stato il primo a raggiungere la casa di Wolf. Nessuno l'aveva mai superato, seppure all'epoca fosse il più basso e mingherlino del gruppo.
Ma fortunatamente Shachi aveva sempre potuto contare sul loro fratellone per tentare di avere la meglio.

Anche il rosso era balzato a bordo del sommergibile, ghignando.
“Non hai chiesto il parere di Penguin, però.”

Law si era reso conto dell'errore troppo tardi.
Quello stronzo del pinguino gli aveva bloccato le braccia dietro la schiena.

Shachi era corso verso di loro il più velocemente possibile, ma il chirurgo si era buttato per terra, scivolando all'indietro sotto le gambe divaricate di Penguin, che ancora lo teneva e perciò era caduto.
Impattando col suolo, il ragazzo più grande aveva erroneamente mollato la presa e Law aveva creduto di essere salvo, ma si era dimenticato di un particolare.

Shachi e Penguin non l'avevano mai battuto, almeno finché non avevano unito le forze con l'ultimo dei loro fratelli.

Bepo l'aveva stretto in un abbraccio e i suoi enormi arti gli avevano impedito qualsiasi movimento sufficiente alla fuga.

“Bepo, mi fidavo di te!”

L'orso, come unica risposta, gli aveva leccato la guancia un paio di volte.

Shachi, con molta più calma, si era avvicinato raggiante ai fratelli.
“Finalmente ti posso limonare.”

Law non sapeva se scoppiare a ridere o temere che facesse sul serio ed era molto più propenso per la seconda opzione.
D'altronde, se era scappato dal rosso con tanta determinazione a non farsi prendere era proprio perché conosceva bene il proprio amico e sapeva che lui era abbastanza pirla da fare qualcosa del genere.

Shachi l'aveva costretto a voltare il viso verso di lui e aveva cercato invano di baciarlo mentre serrava le labbra.
Solleticandolo su suggerimento di Penguin, Law si era messo a ridere e il rosso l'aveva avuta vinta.

Nonostante le proteste, Law si era infine arreso e i soldati che assistevano alla scena potevano giurare che l'ultimo “no!” urlato dal Chirurgo della Morte fosse stato soffocato dalla lingua dell'altro che si faceva strada nella sua bocca.

I marines avevano riso di gusto.

Probabilmente nessuno avrebbe chiuso occhio per l'undicesima nottata di fila, ma in fondo, almeno fintato che durava quella notte, a nessuno importava davvero.
Ridere faceva bene alla salute e la Marina si era alleata con il più grande dottore del mondo, che pareva star curando al meglio la flotta di quelle due navi da guerra e il proprio equipaggio.



 
FINE


 
Aw, sono tornata con una nuova fic demenziale. In realtà l'idea è vecchia, ma mi sono decisa a scriverla soltanto l'altro ieri. 

Allora, cosa ne pensate?

Tra l'altro, questa raccolta di One Shot sta raggiungendo livelli di disagio assurdi, ma sappiate che ne vado fiera.
Ci tengo a sottolineare che NON sono presenti coppie all'interno di questa storia. Ci sono vari baci, sia het sia yaoi e voi siete liberissimi di interpretarli sia in senso malizioso sia in senso romantico, ma di fatto non sono gli esordi delle varie "coppie" a cui fanno riferimento.
Ovviamente, se ci sono fan della PenxLaw, della ShachixLaw o della LawxIkkaku... ragazzi miei, FANGIRLATE! 

Tra l'altro mi stava scappando pure un accenno alla SmokerxLaw, e quella parte era davvero yaoi, non era solo una scenetta demenziale, ma poi mi sono ricordata che stavo scrivendo tutt'altro e ho cancellato :'D 
Perdonatemi, la mia fantasia mi porta alla deriva.

Inoltre, la parte dove parlo della gara in bicicletta è tratta dalla Novel su Law, che provvederò a riportare per intero.

Detto ciò, mi piacerebbe ricevere qualche recensione per sapere cosa ne pensate, se vorreste altre storie di questo genere su questi personagtgi... attendo pareri! 

A presto,
baci
Pawa












   
 
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