L’incidente
Kristen
riaprì gli occhi
dopo quella che le sembrò un'eternità. Intorno a
lei c'era buio e freddo. Il
vetro anteriore del pulmino era in frantumi e la ragazza non riusciva a
vedere
l'autista da dove era seduta.
Si mosse
sul sedile, sotto
la protezione della cintura di sicurezza, per controllare il resto
dell'abitacolo. Individuò subito la matita e il block notes
su cui stava
scrivendo quando era avvenuto l'incidente, si sganciò la
cintura e si chinò a
raccoglierli per rimetterli nello zaino ancorato al sedile davanti al
suo.
"Principessa...
Sei
sveglia per fortuna..." Il sussurro del ragazzo che era seduto accanto
a
lei la fece voltare senza neanche arrabbiarsi per il nomignolo che
aveva usato.
"Jake!"
esclamò,
vedendo il coetaneo bloccato nello spazio fra i sedili anteriori e
quelli
occupati da loro. Una delle sacche gli era finita addosso e lui non
riusciva a
toglierla perché si era aperta e le mazze da hockey si erano
incastrate
malamente nei sedili.
"Stai
bene?"
chiese, con un filo di voce, il ragazzo. Kristen annuì e si
inginocchiò per
sfilare le mazze da sotto il sedile e riuscire a liberarlo. Lui si
lamentò
quando dovette premere contro la spalla per liberare un bastone molto
pesante
che si era incastrato malamente.
"Cos'è
successo?"
gli chiese lei, dandogli la mano e aiutandolo a tirarsi su, una volta
libero.
"Penso
che l'autista
abbia avuto un malore. Si è accasciato, siamo finiti fuori
strada e poi abbiamo
sbattuto contro qualcosa" spiegò. Kristen scosse il capo:
lei non si era
accorta di niente. Stava riscrivendo gli appunti presi sul campo
guardando la
partita per poter fare la registrazione per suo padre, il coach.
"Se
alzassi gli occhi
da quel blocco, ogni tanto, te ne saresti accorta. Pensavo avessi avuto
un
infarto anche tu."
Kristen
annuì
distrattamente mentre si guardava intorno. Il pulmino su cui stavano
viaggiando, quello piccolo, era partito da Knox, nell'Indiana, dove
avevano
giocato la partita di campionato studentesco contro la Malcom High
School, e
occupato solo da cinque persone: lei, l'autista designato dalla scuola,
Jake,
Mike e Paul, tutti e tre membri della squadra della scuola.
"Mike e
Paul?"
chiese quindi, guardando il portellone scorrevole aperto.
"Io sono
qui"
rispose la voce di Mike, dall'ultima fila di sedili.
I ragazzi
si sporsero tutti
e due e videro Mike accasciato, anche lui, nello spazio per le gambe
dei
viaggiatori, ma riuscì ad alzarsi da solo. "Paul
è stato sbalzato fuori,
mi sa" disse ancora, indicando il portellone aperto.
Kristen
seguì la sua
indicazione e fece per scavalcare i sedili e andarlo a cercare, quando
Jake la
fermò.
"Mettiti
il giubbotto,
principessa. Fuori c'è freddo" quasi le ordinò,
infilandosi la cuffia e la
sciarpa sopra la sua giacca e uscendo dal veicolo.
La
ragazza, nervosa per
come lui continuasse a chiamarla, ubbidì comunque e si
coprì prima di seguirlo
fuori. "Senti, potresti smetterla di chiamarmi..." iniziò,
raggiungendolo nella parte anteriore del pulmino.
"Stai
indietro"
ordinò di nuovo Jake, voltandosi velocemente e allargando le
braccia per
impedirle di andare oltre la portiera anteriore del mezzo.
"Perché,
che
succede?" chiese, cercando di sbirciare oltre il ragazzo.
La voce
di Mike, che stava
imprecando, arrivò dall'altro lato del veicolo: aveva fatto
il giro da dietro.
Tutti e due si girarono verso di lui.
"È
morto!
Santissimo..." esclamò ancora, portandosi una mano alla
bocca e facendo
dei passi indietro. Kristen lo guardò e cercò di capire cosa intendesse, poi tornò a guardare il pulmino: il corpo immobile dell'uomo che guidava era riverso sul cofano, vicino all'albero su cui si era abbattuto il veicolo.
Girò
intorno a Jake e andò
a vederlo: il sangue gli ricopriva tutto il volto e i suoi occhi erano
spalancati così come la bocca. Non si muoveva, doveva essere
proprio morto.
"Non
guardare"
sussurrò ancora Jake, cercando di farla voltare.
"Siete
sicuri che
sia..."
"Sì.
Non c'è
battito" rispose il ragazzo, riuscendo finalmente a farle togliere lo
sguardo.
Kristen
annuì e si lasciò
guidare fino al portellone del pulmino. "Resta qui, principessa, io
vado a
cercare Paul" le disse ancora Jake e questa volta lei non disse niente.
Dopo
quello che le parvero
dieci minuti, Jake tornò e disse a Mike che aveva trovato
Paul ma non sapeva cosa
fare perché si era fatto male e non poteva camminare. Mike
sbuffò dicendo che
aveva battuto una spalla e non poteva fare molto.
Kristen
guardò Mike un po'
sorpresa: perché non voleva aiutarlo? Era il capitano, il
ruolo che si meritava
chi prestava aiuto agli altri e chi, appunto, si occupava della
squadra. Senza
pensarci più volte, si alzò dal sedile e disse a
Jake che lo avrebbe aiutato
lei. Il ragazzo, poco convinto e con un'occhiataccia al compagno,
annuì e le
fece cenno di seguirlo.
Paul era
caduto poco più
indietro, subito dopo essere finiti fuori strada, probabilmente, e non
era
messo bene. Una delle gambe era piegata in maniera strana e Kristen
vide Jake
coprirla prima che lei potesse scorgere l'osso visibile. Paul
farfugliava cose
un po' incomprensibili, probabilmente per il dolore. Da quel poco che
aveva
visto, era una brutta frattura.
"Cosa
facciamo adesso?
Portiamo Paul al pulmino oppure..." chiese Kristen a Jake, come se
avesse
riconosciuto in lui il capitano di
quella situazione.
"Prima o
poi ci
cercheranno, si accorgeranno che non ci siamo. Verranno a prenderci,
dobbiamo
solo aspettare" rispose invece Mike, che li aveva seguiti ugualmente.
"Vuoi
rimanere
qui?" domandò allora la ragazza, alzando un sopracciglio.
Erano le sette,
c'era buio e parecchio freddo in quella sera di febbraio.
"Non
sappiamo quando
si accorgeranno della nostra assenza. Siamo partiti dopo gli altri, ma
loro non
sanno quanto tempo dopo. Potrebbero passare ore prima che qualcuno
venga a
cercarci. E presto farà freddo."
La voce
di Jake era stata
un po' ostile e rigida, ma Kristen sapeva che diceva una cosa giusta,
così
annuì.
"Allora
dimmi, cosa
proponi little guy? Facciamo una cosa a tre per
scaldarci?" disse ironico Mike, lanciando a Kristen un'occhiata
divertita.
"Potremmo
incamminarci
lungo la statale. Abbiamo passato una stazione di servizio circa un
quarto
d'ora fa. Saranno dieci miglia" propose Jake.
"Io dico
ancora che è
meglio aspettare qui. Magari qualcuno passa e possiamo chiedere aiuto.
Non ho
voglia di camminare dieci miglia con questo freddo" disse ancora Mike,
rabbrividendo.
"Non
abbiamo
incontrato nessuno da quando abbiamo imboccato la statale, dubito ci
sia molto
passaggio, qui" disse a quel punto Kristen. "Potremmo incamminarci,
ma come facciamo con Paul?"
"Io non
lo sposterei
di qua" disse Mike, guardandolo.
"Vorresti
lasciarlo
qui?" chiese Kristen. Il ragazzo invece di risponderle, alzò
le spalle e
si infilò le mani in tasca. La ragazza era sbalordita,
guardò Jake e scosse la
testa. Lui le sorrise e fece un cenno con il capo.
"Dobbiamo
trovare il
modo per portarcelo dietro" propose lei, guardando Paul, che, con una
smorfia di dolore, veniva aiutato dall'amico a infilarsi la giacca. I
ragazzi
parlottavano sottovoce.
"Potremmo
fare una
barella" disse Jake, rialzandosi e incamminandosi verso il pulmino. Gli
altri lo seguirono.
"E come
vuoi farla la
barella?" chiese Mike, stizzito.
"Abbiamo
le mazze e le
divise, immagino che si possa combinare qualcosa."
"Hai
guardato troppe
puntate di Mac Giver" lo prese in giro Mike. Jake lo ignorò
e tornò con le
sacche delle divise e qualche mazza.
"Ne
mettiamo una in
orizzontale così la possiamo spingere in due..."
iniziò a spiegare mentre
cercava di legare maglie e pantaloncini con le stecche delle mazze.
Dopo un po',
anche con l'aiuto di Kristen, riuscì a mostrare quella che
sembrava una barella
d'emergenza.
"Grande!
Mac Giver
davvero!" Kristen batté il cinque contro la sua mano e Jake
sorrise
soddisfatto, mentre Mike sbuffava e girava intorno senza degnare
nessuno.
"Ok,
Paul, guarda,
Jake è riuscito a realizzare una barella. Ora ti spostiamo
su questa cosa e ti
spingiamo fino alla stazione di servizio. Poi..." Kristen si era
chinata a
parlare a Paul che, sofferente, riusciva a malapena a parlare. Poco
dopo
riuscirono a spostarlo sulla barella e Paul gemette più
volte: stava veramente
male.
"Io mi
sono fatto male
a una spalla, non lo spingo da nessuna parte" rimarcò ancora
Mike. Jake
sbuffò e disse che avrebbero fatto a meno di lui.
Kristen
li ignorò entrambi
e tornò verso il pulmino, tornando con lo zaino.
Tirò fuori una coperta e il
termos. Ci coprì il ragazzo e lo fece bere. "Potresti avere
freddo, così,
immobile. Mi è avanzato un po' di tisana. Non è
il massimo ma è tiepida,
dovrebbe riscaldarti un po'..."
Paul la
ringraziò e lei gli
accarezzò una guancia mentre gli allungava il bicchierino.
Poi infilò il suo
zaino fra le sue gambe e fece cenno a Jake che l'avrebbe aiutato lei.
"Principessa,
non sono
sicuro che..." iniziò il ragazzo, ma lei lo interruppe
subito.
"Smettila
di chiamarmi
così!" urlò la ragazza, diventando un po' nervosa.
"Principessa.
Sai
perché ti chiamano così? Perché sembri
proprio una principessina del cazzo, la
tipica figlia di papà: secchiona, perfettina e rompiballe.
Fammi indovinare:
sei pure vergine, vero?"
La voce di Mike si sentì benissimo, in quanto non fece
niente per abbassarla e
Kristen sentì chiaramente le guance prendere fuoco quando
lui rise e si toccò
il cavallo dei pantaloni.
"Mike,
non fare lo
stronzo" disse Paul, infagottato nelle divise e nella coperta di
Kristen.
"Io sarei
uno stronzo?
Perché ho detto quello che pensiamo tutti?" rispose lui con
un po' troppa
enfasi, secondo la ragazza. Mike fece un passo verso il ragazzo, che
ora
guardava Paul con un'occhiata truce e non la stava più
calcolando. Sembrava che
stessero litigando per qualcos'altro.
"Lasciali
stare"
sussurrò Jake prendendola da parte. "Hanno... delle
questioni fra di loro.
Non ce l'ha veramente con te..." Poi alzò la voce e disse:
"Allora
possiamo andare. Kristen mi aiuterà con la barella e tu,
Mike, se vuoi puoi
venire con noi, oppure puoi stare qui con il cadavere. Magari ti
trovano prima
che tu muoia di ipotermia. In bocca al lupo!" E così dicendo
fece un cenno
alla ragazza e sollevò la mazza che reggeva la parte
anteriore della barella,
per poterla spingere. Kristen, con un sorriso, annuì e lo
raggiunse prendendo
posto accanto a lui per aiutarlo e, insieme, si incamminarono verso la
strada.
Quando riuscirono a risalire verso la statale, Kristen notò
che Mike li raggiunse
di corsa e, senza dire niente, si unì in coda e li
seguì.
Dopo
un'ora di cammino
Kristen pensava di stare per morire. Aveva un freddo allucinante che le
congelava le dita delle mani e sentiva il sudore sotto la maglietta
colarle in
tiepide gocce.
"Sto
morendo..."
si lamentò Paul, fra un gemito e l'altro.
"Non
morirai, amico,
non stasera" lo consolò Jake.
"Moriremo
tutti"
disse Mike, strofinando le mani una contro l'altra.
"Sai
perché non
moriremo?" disse Jake, fermandosi e riprendendo fiato.
"Perché ho
intenzione di morire felice. Quindi prima di morire ho intenzione di
fare
indigestione di cioccolata".
"Cioccolata?"
chiese Kristen, stupita.
"La
cioccolata è la
felicità" dichiarò e la ragazza rise. Mentre
riprendevano a spingere, lei
lo guardò di sottecchi: non lo aveva mai notato, ma era
veramente carino. Ed
era l'unico a far qualcosa di concreto in quella situazione drammatica.
Dopo
mezz'ora fecero
un'altra pausa, si fermarono e Kristen controllò Paul che
aveva smesso di
gemere a ogni passo e notò che si era addormentato.
"Perché
prima hai
detto che hanno delle questioni fra di loro?" chiese la ragazza a Jake,
vedendo che Mike non si era fermato ad aspettarli e aveva continuato a
camminare.
"Paul ha
confessato
nello spogliatoio di essere innamorato di Mike, ma lui l'ha presa
malissimo.
Sono volate parole grosse e uno degli scarponi di Mike è
volato contro la
parete. Tuo padre si è arrabbiato e ha obbligato Mike a fare
la doccia per
ultimo. Paul l'ha voluto aspettare per parlargli ma io non mi fidavo e
ho
aspettato con lui. Per quello eravamo noi tre, stavolta, sul pulmino
piccolo.
Di solito ci sono le riserve" spiegò Jake, alzando una
spalla e Kristen
annuì. Solitamente lei era sul pulmino piccolo con le
riserve per non dover
spiegare quello che faceva con il block notes.
"E...
è vero quello
che ha detto su di me? Pensate che io sia..." iniziò a
chiedere, ma non
riuscì a finire la frase e si morse un labbro.
"Principessa...
stai
sempre sulle tue, scrivi tutto il tempo, non ridi mai, critichi come
giochiamo...
sì, diciamo che non sei proprio ben vista. Tuo padre ti
chiama così e noi
abbiamo iniziato a usarlo per prenderti in giro. Forse siamo un po'
stupidi" spiegò, alzando la spalla destra. Kristen
annuì.
"Scrivo
gli appunti di
mio padre. Lui è dislessico e non ci riesce. Quando siamo in
partita scrivo
tutto ciò che mi dice sullo svolgimento del gioco e appunti
su altri giocatori.
Poi lo riscrivo in maniera che sia leggibile e a casa lo registro,
così lui può
ascoltarlo con il walkman. Non riesce a leggere velocemente e si
arrabbia per
questo, così cerco di aiutarlo. Ultimamente ho imparato cosa
guarda e spesso
riesco a farlo da sola. E non è che critico come giocate...
faccio notare i
vostri punti deboli, in maniera che possiate migliorarli. Tu ad
esempio, sul
lato sinistro del campo tiri meglio che dal lato destro. Penso sia un
problema
di vista periferica, non di negligenza."
Il tono
della ragazza era
così deluso che Jake si sentì quasi in colpa.
Avrebbe voluto accarezzarle una
guancia con le dita, ma si trattenne, pensando che lei non avrebbe
gradito.
"Sai
perché mi
chiamano little guy?" le
chiese, invece. Lei scosse la testa. "Perché sono il
più piccolo.
Fisicamente. Mike, Paul, Chris, Jacob, Rick e tutti gli altri... sono
molto più
alti di me e hanno le spalle più larghe. Non sai quante
botte ho preso nello
spogliatoio..."
"Ma
davvero? Ma se sei
più alto di me! E poi, guarda qua!" esclamò la
ragazza, toccandogli il
braccio destro appena sotto la spalla. "Oh, scusa..." Lei
arrossì
quando lui rise e Jake pensò che, alla luce fioca dei pochi
lampioni lungo la
statale, fosse veramente molto carina.
"La
coperta si è bagnata."
"Come?"
chiese
Jake, tornando al presente.
"La
coperta di Paul si
è bagnata" spiegò ancora Kristen, toccando il
petto del ragazzo disteso.
"È il caso di muoversi, altrimenti si ammalerà".
Jake sospirò e
annuì. Ripresero il loro lento cammino.
"Ehi,
guardate
qua!" La voce di Mike, sorprese tutti e due i ragazzi che, stanchi, si
fermarono a prestargli attenzione. "È marijuana!
L'ho trovata poco lontano dalla strada" esclamò ancora,
mostrando un ramo
di una pianta con foglie a cinque punte.
"Quella
non è
marijuana, Mike" disse Jake, riprendendo il passo: non avevano
incontrato
nessuno per tutto il tragitto, se iniziavano a fermarsi anche per delle
lezioni
di botanica non sarebbero mai arrivati.
Il
ragazzo si allontanò
deluso e poco convinto, così Kristen chiese a Jake: "Ma
perché è lui il
capitano? Non sembra tanto sveglio, a volte..."
Lui rise
e sussurrò come un
cospiratore: "Perché è quello più
bello".
Kristen
lo guardò e inclinò
la testa. "Dici?" Jake rise ancora, resistendo al fatto di domandarle
se lei la pensasse diversamente dalle cheerleader che cercavano di
attirare
l'attenzione del capitano.
Come
finì quel pensiero,
una sirena e una luce blu lampeggiante, riempirono il cielo e loro si
guardarono sorridendo: i soccorsi!
Mike
corse in mezzo alla
strada saltando e sventolando le braccia tanto che Kristen ci rimase
malissimo:
ma non gli faceva male la spalla?
I
paramedici portarono via
Paul e Mike spiegò di aver bisogno di cure urgenti
perché stava male, così gli
proposero di salire sulla stessa ambulanza e lui, anche se tentennando
molto,
accettò, sedendosi il più lontano possibile dalla
lettiga.
Kristen
sbuffò quando
l'ambulanza andò via e si incamminò verso Jake
che stava spiegando agli agenti
dove avevano abbandonato il pulmino e l'autista. I paramedici dissero
che
avrebbero portato anche loro in ospedale e i ragazzi salirono sulla
stessa ambulanza.
Quando controllarono le contusioni sul corpo di Jake, Kristen
notò che lui
aveva un grosso ematoma sulla spalla sinistra e rimase a bocca aperta:
aveva
aiutato tutti, aveva costruito una barella di fortuna e spinto l'amico
per
chissà quante miglia senza mai lamentarsi.
Gli
sorrise quando i loro
occhi si incontrarono.
***
"Ciao,
come va?"
Kristen
era entrata nella
camera d'ospedale di Jake, mentre lui era a letto, con un braccio al
collo,
mangiando un budino alla ciliegia.
"Princ...
Kristen!" esclamò lui, vedendola.
"Non mi
chiami più
principessa? Mi stavo abituando..." disse lei, avvicinandosi con un
sorriso. Si guardò intorno e notò che nella
stanza c'erano alcuni fiori e altri
regali. Non tanti quanto nella stanza di Mike, che era stata presa di
mira soprattutto
dalle cheerleader della scuola, ma erano comunque di più di
quelli che aveva
ricevuto lei.
Il
ragazzo alzò un
sopracciglio alle sue parole e, sorridendo, le fece cenno di sedersi
sul letto.
Lei ubbidì.
"Stai
andando a
casa?"
Kristen
annuì. "Sono
andata anche da Mike e Paul. Stanno bene. Mike è
già tornato a casa. Ma Paul ne
avrà per un po', invece..." Quando annuì anche
lui, lei continuò. "Io
non mi sono fatta niente, invece" disse, alzando le spalle.
"È
perché ti sei messa
la cintura" spiegò lui.
"Perché
sono
perfettina, precisina e rompiballe" disse lei, sospirando.
"Sei
stata molto
coraggiosa e in gamba. Non scordarlo."
Kristen
arrossì e abbassò
gli occhi, spostò la giacca che portava sul braccio e
sistemò lo zaino sulla
spalla. "Grazie. Ho una cosa per te" disse.
"Per me?
Cos'è?"
chiese Jake, sorpreso, sorridendo come un bambino davanti all'albero di
Natale.
"Un po'
di felicità"
spiegò, allungandogli una
scatolina. Lui rise quando vide un grosso cioccolatino rotondo.
"Forse ho
cambiato
idea sulla felicità."
"Davvero?
E cosa pensi
che..."
"Questo"
disse
Jake, avvicinandosi a lei e posandole una mano dietro la nuca.
Aspettò che lei
capisse cosa volesse fare e si tirasse indietro in caso non fosse stata
d'accordo. Quando Kristen sorrise, lui si avvicinò e le loro
labbra si unirono.