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Autore: Minako_    29/02/2020    5 recensioni
Sonoko, fra il frastornato e il dubbioso, la guardò mentre lanciava occhiate nervose alla porta, per poi veder far capolino sul suo viso un rossore incontrollabile. La biondina si girò e vide Shinichi sulla porta, entrare a testa bassa e dirigersi senza guardarla al suo posto. Esausta, alzò gli occhi al cielo, prendendo posto anch’essa.

Io non li capirò mai.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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WITHOUT WORDS.
prologo.

Sonoko Suzuki fissò con attenzione i ragazzi agli estremi del tavolo. Inarcò un sopracciglio, cercando di sforzarsi per capire quale fosse il problema.
Ran Mouri, la sua storica migliore amica, stava mangiando il suo pranzo con sguardo basso, fissando un punto imprecisato del tavolo, le gote lievemente arrossate.
Shinichi Kudo, fidanzato della sua amica da almeno otto mesi ma tornato da un momento all’altro da sei, fissava il suo riso saltato come se avesse dovuto trovarci dentro chissà cosa.
Tutto ciò, nel più totale silenzio.
Sonoko buttò giù il boccone di salmone che aveva appena messo in bocca, cercando di capire cosa stesse accadendo, rielaborando velocemente nella sua testa l’ultimo giorno trascorso.
Appena il giorno prima tutto si era svolto come consuetudine; Ran era arrivata a scuola a fianco di Shinichi, che come ogni mattina era passato a prenderla a casa prima di dirigersi verso scuola. Fin qui, tutto normalissimo: lo faceva anche prima di fidanzarsi con lei.
Arrivavano sempre ridendo o chiacchierando, in realtà solo all’occhio attento di Sonoko le cose erano cambiate: sembravano gli stessi amici di sempre. Non erano soliti, seppur dopo la dichiarazione di Shinichi a Londra, il bacio scoccato dalla sua amica in gita e perfino il vero e proprio bacio avvenuto tempo addietro alla festa della fioritura dei ciliegi, fare troppe effusioni in pubblico, causa la loro timidezza cronica. Ma agli occhi di Sonoko non erano passate, negli ultimi quattro mesi, giochi di sguardi con annessi sorrisetti sognanti, o sfiorarsi di mano quando qualcuno non li guardava.
Tutto molto carino, insomma. Fino al giorno prima.
Perché quella mattina, senza un apparente motivo, tutto si era trasformato. Erano arrivati insieme, ma con delle espressioni strane. Lei perennemente rossa in viso, lui con lo sguardo sempre rivolto altrove. Erano arrivati in silenzio, senza guardarsi nemmeno in faccia, e ciò era durato per tutta la mattinata di lezione.
Niente scambio veloci di sguardi, di sorrisi imbarazzati, nessuno gesto affettuoso nascosto.
Niente di niente.

Sonoko mise in bocca un altro boccone, sentendosi decisamente a disagio. Il loro mutismo la stava travolgendo, creandole imbarazzo.
In quel momento, Ran fece per prendere il sale posto dinnanzi a lei sul tavolo, gesto che fece nel medesimo istante Shinichi. Quando senza volere le loro mani si sfiorarono, entrambi sobbalzarono, si fissarono, e diventarono paonazzi.
« S-scusa » balbettò Ran.
« No, no prendilo pure » ribatté Shinichi avvampando. Tornarono entrambi al loro pranzo, distogliendo lo sguardo.
Sonoko non ne potè più.
« Scusa, Ran, mi faresti dare un’occhiata ai tuoi appunti? Ho come l’impressione di aver perso un passaggio della lezione di ieri ».
Evidentemente non ne potevano più nemmeno loro, perché Shinichi tirò un sospiro di sollievo quando la sua ragazza si alzò di scatto, dimenticando perfino il pranzo, per correre dietro alla sua amica fuori dall’aula.
Una volta tornate nella classe vuota, Ran prese respiro, sollevata.
« Ma che problema avete, si può sapere?! Ieri occhi a cuoricino ed oggi?! » esclamò Sonoko, sedendosi sul suo banco. Ran la fissò di sottecchi, porgendole il suo quaderno. L’amica la guardò un attimo disorientata, poi glielo scostò.
« Ma che mi frega degli appunti, volevo solo sapere cosa diavolo sta succedendo. E poi non sopportavo più quel silenzio imbarazzante! » fece spallucce, mentre Ran la guardava con in mano il quaderno penzolante.
« Avete litigato? » incalzò la biondina, incuriosita. Ran deglutì.
« No… ».
« Ti ha detto qualcosa di brutto? »
« Ma no! ».
« Non ti piace più?! »
« No, no assolutamente. Lui è perfetto, davvero » Ran nascose il rossore abbassando ancora di più il viso.

Effettivamente, pensò, era proprio così.
Erano finiti gli anni dei battibecchi di quando erano bambini, le litigate insensate della loro adolescenza, perfino i pianti per la sua lontananza.
Da quando Shinichi Kudo era tornato nella sua vita, tutto era cambiato in un modo che non avrebbe mai neppure lontanamente immaginato.
Fece una smorfia. “Tornato”.

In realtà, non se ne era mai andato. Lo aveva scoperto quel grigio pomeriggio di sei mesi prima, con le mani legate dietro la schiena e un fazzoletto in bocca, mentre un uomo vestito di nero infilava quella strana pastiglia in bocca a Conan. Il suo Conan.
Dovevano appurare si trattasse di lui, di Shinichi. Così, fra l’incredulo e lo spaventata, aveva visto Conan essere colto da spasmi incontrollati, dolori così lancinanti che le erano venute le lacrime agli occhi. Da lì in poi, il vuoto. Tutto ciò che era accaduto dopo, la trasformazione, lo sguardo colpevole in quei occhi blu, l’avvento rumoroso della polizia, era tutto cessato quando aveva sentito urlare il suo nome come una voce così agghiacciata che ancora dopo tutto quel tempo le faceva venire un brivido lungo la schiena.
Shinichi l’aveva urlato, con uno strazio così profondo, che per qualche secondo non aveva nemmeno capito cosa stesse accadendo di così tragico. Si chiese perché avesse strillato così, perché lei non avvertì nulla.
Si rese conto che qualcosa non andava quando, riprendendosi da un momento di totale caos, si era ritrovata Shinichi addosso, a sporcarle le mani e il petto di sangue, il suo.
Gin, in un ultimo, veloce momento prima di essere ucciso anch’esso niente meno che da suo padre, le aveva mirato alla pancia.
Ciò che aveva colpito, era stata la schiena di Shinichi.

Ran cercò di mandare via quel ricordo, così doloroso, così ancora terribilmente vivido. Tornò a fissare una Sonoko terribilmente confusa, cercando di trovare le parole giuste.
« Ecco, diciamo che ieri è successa una cosa » iniziò il discorso battendo le dita sul banco di fianco a lei, in imbarazzo più totale.
« Ok… » disse lentamente la sua amica, fissandola. « …ma non avete litigato? » ripetè alzando un sopracciglio.
« No, per niente! Anzi… » Ran ormai aveva la voce che tremava.
« Dopo scuol- »
La campanella suonò, interrompendola.
« Senti, ne parliamo dopo, ok? » abbassò la voce, mentre ritornavano in classe i loro compagni. Velocemente, tornò al suo posto.
Sonoko, fra il frastornato e il dubbioso, la guardò mentre lanciava occhiate nervose alla porta, per poi veder far capolino sul suo viso un rossore incontrollabile. La biondina si girò e vide Shinichi sulla porta, entrare a testa bassa e dirigersi senza guardarla al suo posto. Esausta, alzò gli occhi al cielo, prendendo posto anch’essa.
Io non li capirò mai.

***
 

Con grande sollievo per la curiosità di Sonoko, l’ultima campana suonò, e in fretta e furia ripose tutto nella sua cartella. Si girò per parlare con Ran, ma quest’ultima era ancora seduta suo banco, Shinichi di fronte a lei che si fissava i piedi.
« Vado con Sonoko a fare merenda » la sentì dire con voce incerta.
« Ah ok, allora ci vediamo domani » rispose lui in fretta.
« S-sì » replicò lei, lanciandogli un’occhiata. Lui anche la guardò finalmente, e per un attimo a Sonoko parve che volesse sporgersi per darle un bacio sulla guancia. Ma quando si sporse verso Ran, notò che lei si era agghiacciata, e al quella reazione lui si ritrasse indietro.
« Beh, allora, ciao… » sussurrò con una nota di tristezza misto imbarazzo, per poi darle le spalle e, con un cenno a Sonoko, uscire dall’aula.
« Ti giuro che questa davvero non la sto capendo » affermò sinceramente colpita Sonoko.
« Non eri così nemmeno quando era lontano » sentenziò, mentre nel totale silenzio Ran sistemava le sue cose nella cartella.
« Ti giuro, ci ho pensato per tutta la mattina, ma se non ci hai litigato, non ha fatto niente di male, tu lo ami ancora come una adolescente alla prima cotta » nel dirlo aveva alzato mano a mano le dita, con fare pensieroso.
« Cioè, cosa può essere successo? Tuo padre lo ha minacciato di morte? » rise. Ran la fulminò con lo sguardo.
« Ah » disse Sonoko. « Centra tuo padre? » riprovò. Ran sospirò.
« Senti, andiamo a mangiare qualcosa. Il pranzo di prima neanche l’ho finito ».
Terribilmente curiosa, Sonoko si morse la lingua per evitare di continuare con i suoi sproloqui.

Il tragitto dal Liceo Teitan al loro bar preferito le parve infinito.

   
 
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