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Autore: AngelCruelty    01/03/2020    2 recensioni
Storia partecipante a "Il contest delle prime volte" indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP.
Un camino acceso,
Un quaderno di schizzi firmati J. Moore,
Due bicchieri di whiskey,
Due prime volte: una per Sara e una per John.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I SEE YOU

Prima dell’inizio delle indagini di Laszlo, John e Sara…

Sarà fissò con risentimento il ritratto riportato sulla rivista di moda.

Aveva letto per ben tre volte la didascalia che John Moore aveva allegato all’immagine, cercando una singola parola che la valorizzasse per come realmente era: non aveva trovato niente. Niente. Nemmeno uno straccio di riga su quanto fosse stata arguta nell’entrare in polizia. Nemmeno un accenno sulla sua forza nell’andare avanti dopo la morte di suo padre, tutta da sola, in un mondo che l’aveva già data per spacciata. Non una parola sulla sua indipendenza, sui suoi progetti, sui discorsi femministi che portava orgogliosamente avanti, sugli atti di carità che era solita avanzare verso chi ne aveva bisogno. Tutto ciò di cui si parlava erano la sua bocca rosea e i suoi occhi scintillanti. Quell’uomo la conosceva da quando era in fasce, era stato più volte gentile con lei, eppure quelle erano le uniche cose che riusciva a vedere quando si trovavano faccia a faccia. Con uno scatto d’ira accartocciò il foglio di giornale che aveva tra le mani e lo gettò nel camino. Il fuoco crepitò, mentre la fiamma divorava il pezzo di carta una volta per tutte. Lei lo guardò diventare nero e afflosciarsi, fino a scomparire e diventare cenere. Ironico. ‘Cenere’ era proprio la parola giusta per indicare quello in cui si sarebbe trasformata la sua bellezza, un giorno. Che sarebbe successo a quel punto? La società avrebbe iniziato a vederla per quel che era davvero, oppure l’avrebbero etichettata come un inutile e insulso pezzetto di carne? La donna rimase immobile davanti al fuocherello acceso, con le fiamme le disegnavano lembi di flebile luce sul viso contratto in un’espressione amareggiata. Se John Moore pensava di ricevere dei ringraziamenti e magari qualche complimento per quella pubblicazione, pensava male.
*
Dopo la morte di Beecham…

Sara fissava le fiamme del camino, incantata. Le guardava danzare, scomparire e ricrearsi dal nulla. C’era un sentimento di soddisfazione che aleggiava nell’aria, che ballava assieme a quel fuocherello silenzioso ma caloroso. John, dietro di lei, stava riempiendo dei bicchieri di whiskey. La donna teneva già la mano in alto, pronta a ricevere il proprio. Lo afferrò in automatico non appena sentì il freddo cristallo di vetro a contatto con la pelle calda, e lo portò alla bocca. Solo qualche sera prima stava correndo e ansimando per cercare di rimanere in vita. C’era una felicità agra e tremenda nell’aria, di quel tipo che lascia l’amaro in bocca. Non potevano considerarsi dei vincitori visto che tante persone avevano perso la vita. Tuttavia si erano meritati un po’ di alcool. Quando John si sedette sulla poltrona accanto alla sua però, notò che aveva in mano qualcosa: era uno di quei blocchi da disegno che aveva utilizzato per produrre gli schizzi sul caso. La ragazza guardò la copertina lisa, curiosa. Lui se ne accorse e la coprì con la sua grande mano, quasi celasse un segreto imbarazzante. E forse era proprio così. L’uomo, infatti, si schiarì la voce, quasi a prepararsi per un discorso che sembrava aver provato più volte davanti a uno specchio.

“Sara…” disse il suo nome con tono incerto, e subito la donna dovette reprimere l’impulso di gettare gli occhi al cielo.

Stava forse per tentare un’altra delle sue dichiarazioni d’amore? Miss Howard non aveva mai capito bene quale fosse il modo di rispondervi. Non voleva ferirlo, non voleva respingerlo… ma non si sentiva nemmeno di assecondarlo. Provava qualcosa per quell’uomo? Non ne era certa. Sicuramente la sua vicinanza le provocava un po’ di rossore al viso (o era forse la vicinanza con il fuoco scoppiettante?), un po’ di formicolio laddove le loro mani si erano sfiorate quando lui le aveva porto il bicchiere… il bacio che si erano scambiati l’aveva lasciata pensierosa per ore. Tuttavia c’era ancora qualcosa a frenarla.

Ma poi lui si fece coraggio e continuò il suo discorso: “Probabilmente lo riterrai stupido, lo è, in verità…” John si concesse una risata nervosa prima di riprendere: “Ricordi quando ho pubblicato quel ritratto di te e ho scritto-“

A questo punto la donna si rilassò, recuperando una punta della sua solita sagacia: “Della mia incredibile bocca rosea e dei miei occhi scintillanti? O erano brillanti? La differenza è davvero notevole, poeticamente parlando.” Ribatté diretta.
Dopo tutto quello che avevano affrontato insieme, ripensare a quella vicenda la faceva sorridere. Tuttavia non gliel’avrebbe mai perdonata, per cui era pronta ad aggiungere qualche battuta impertinente, lui però la fermò per arrivare al punto: “Quando hai smesso di parlarmi ero davvero mortificato. Ho pensato spesso a te e al modo in cui mi hai risposto nella lettera che mi hai inviato. Probabilmente non hai letto nemmeno una delle mie missive di replica, perché non ne hai voluto ugualmente sapere di me, ma non era mai intenzione ‘oggettivarti’. Volevo solo elogiare la tua bellezza, che è di pubblico dominio.” Disse.

Lei cercò di intervenire. Anche se non poteva perdonare l’atteggiamento maschilista del signor Moore, poteva però evitargli di perdere la dignità chiedendo scusa per la millesima volta. Infondo Sara aveva letto ogni singola lettera di John, anche se aveva deciso di non rispondere a nessuna.

“John, ti prego.” Disse scuotendo la testa con un sorriso intenerito.

Lui mosse il capo con più vigore: “No, per favore. Fammi finire. Avrei voluto mostrartelo prima ma non ne avevo il coraggio. Ora che tu conosci i miei sentimenti, posso anche rinunciare a tenere questo scomodo e adolescenziale segreto.” Concluse porgendole il diario.

Come sempre, John Moore non riusciva a trovare le giuste parole. Ma forse le immagini avrebbero fatto il resto.

Sara depositò lo sguardo sul diario prima ancora di prenderlo tra le mani, poi mise giù il bicchiere e accettò l’oggetto. Lo strinse per un attimo appena, quasi indecisa se aprirlo o meno. Alla fine però, lo fece.

Nella prima pagina c’era illustrata una collana. Era un semplice ciondolo senza fronzoli, ma elegante nella sua naturalezza. Una pietra levigata appesa ad una catenina. Sara ne vide il colore bluastro, anche se l’immagine era in bianco e nero. Si portò la mano al petto. Non indossava il ciondolo della sua defunta madre quella sera, ma era sicura che lo schizzo ritraeva proprio quella collana. Alzò lo sguardo per incontrare quello di lui, che la osservava in maniera incoraggiante, quasi a spingerla ad andare oltre. Nella pagina successiva, Sara riconobbe immediatamente il tavolo da thè dove erano soliti riunirsi suo padre e il padre di John durante le loro riunioni pomeridiane riguardanti la politica e più in generale la società. La teiera era proprio la stessa che ancora Sara utilizzava quando, raramente, si preparava da sola una bevanda calda. La donna girò un’altra pagina e vide un asfodelo: il suo fiore preferito. Allora la donna prese a sfogliare più in fretta il libriccino consumato che teneva tra le mani: ritraeva le sue mani, i suoi occhi, dettagli infinitesimali della sua casa e persino della sua personalità. C’erano disegni che la ritraevano da bambina, altri che la mostravano con le lacrime agli occhi, altri ancora con le scarpe infangate per via dei giochi nei campi, risalenti a quando ancora la sua famiglia amava passare qualche giorno lontano dalla caotica New York. In alcuni stava scrivendo, in altri era nel dipartimento di polizia, in uno addirittura indossava l’uniforme. Era come se qualcuno avesse scattato delle istantanee della sua vita, sviscerando il suo carattere e ogni aspetto del suo essere, per poi fissarlo eternamente su carta. La donna finì di girare le pagine, ma era così colpita che ricominciò daccapo.

“La tua bellezza era l’unica cosa che mi potevo permettere di ritrarre davanti al mondo, perché il mondo già la conosceva. Non potevo, o forse egoisticamente non volevo, condividere con gli altri tutto il resto. Il resto doveva essere solo mio.” Spiegò John, non senza una punta di vergogna nella voce.

Sara lo guardò negli occhi e il suo cuore si riempì di gioia e accettazione. Per la prima volta si rese conto che John la vedeva, la vedeva davvero. Guardandola non pensava ad una bella bambola da tenere sul comodino, o peggio, sul suo letto. Vedeva chi era, vedeva la Sara che amava giocare a sporcarsi le mani e quella che leggeva fino a notte tarda nello studio del padre, di nascosto perché la servitù non la costringesse a tornare a letto. Vedeva una donna in carriera e vedeva la sua forza, e persino le sue debolezze. Debolezze che non erano quelle di una ragazza comune, intuibili da un uomo cercando nel cesto delle ‘cose da donne’, ma debolezze oscure, sinistre e inimmaginabili. Ecco cos’era mancato nel loro rapporto fino a quel momento. Il galateo aveva sempre imposto certi comportamenti in John, e quel modo di fare non era adatto a conquistare una donna come Miss Howard. I suoi complimenti sembravano sempre incentrati sul suo aspetto esteriore, o dettati dalla cavalleria o peggio, dalla circostanza. Ma no. Per tutto quel tempo lui l’aveva amata davvero, e lei non se ne era accorta fino a quel momento.

Da quel intenso sguardo in cui si mescolavano riconoscenza, gioia e amore, John Moore si rese conto di aver compiuto la scelta giusta. Per anni aveva fatto leva sul suo successo con le donne per smuovere in Sara qualcosa che non fosse semplice amicizia. Ma lei non era “le donne”, l’aveva sempre saputo ma non l’aveva mai dimostrato. Per la prima volta, però, ci era riuscito. Era riuscito a non rovinare tutto con lei. Avrebbe voluto baciarla. Baciarla di nuovo, come l’ultima volta eppure… baciarla in modo diverso, come fosse la prima. Con più passione, con più amore, con più sincerità. Avrebbe voluto più trasporto da parte sua. Ma non si sporse verso di lei. Finalmente era riuscito a renderla felice, a comunicarle davvero qualcosa che non fosse recepito come parole vuote dalle sue esigenti orecchie da donna indipendente. Non avrebbe rovinato tutto con quello che lui voleva. Quel momento era per lei.

Per la prima volta i due si erano compresi, non c’erano più barriere a dividerli.

John sperò che non fosse anche l’ultima.

E anche Sara.
  
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