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Autore: Lachelle Winchester    01/03/2020    0 recensioni
Una cacciatrice, un’estate caldissima, una playlist, un imminente compleanno che incombe sulla sua serenità, perché diciamoci la verità, 37 anni per un cacciatore vuol dire quasi vecchiaia, un amore che la lacera da anni ma l’oggetto del suo desiderio non l’ha mai saputo perché non potrebbe permettere che un Winchester si distragga dal lavoro, e neanche lei vorrebbe distrarsi.
Prequel della Serie "Esiste il lieto fine per un cacciatore?"
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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First you need , that's what you get for falling in love

Then you bleed, you get a little but it's never enough

And when you're on your knees, that's what you get for falling in love

Now, this boy's addicted 'cause your kiss is the drug, whoa

Your love is like bad medicine, bad medicine is what I need

Bad Medicine, Bon Jovi

Lebanon, Kansas

Lachelle era seduta sul sedile posteriore dell'Impala dietro Sam, col pc appoggiato sulla gamba destra, accavallata sulla sinistra. Note di basso provenivano dalle casse dell'auto, interrotte da qualche ticchettio della tastiera del Winchester minore, immerso in una ricerca su internet. Aliti di vento caldo entravano dalla portiera di Dean, lasciata aperta da lui da oltre dieci minuti, ma nonostante il calore nessuno aveva preso l'iniziativa di chiuderla. Fuori dall'abitacolo si delineava un paesaggio isolato; infinite distese di terra a destra e sinistra, qualche albero, lo scheletro di un edificio non concluso e una pompa di benzina con un piccolo negozio, fuori al quale l'automobile era parcheggiata. 
I cacciatori erano così impegnati nelle loro ricerche che non si accorsero che Dean stava tornando in auto. Si era seduto al proprio posto, aveva sistemato le buste della spesa sul sedile inferiore ed aveva cominciato a distribuire barrette di cioccolato.
<< Allora? Abbiamo un caso? >> chiese ai due con voglia di rimettersi a lavoro.
Sam sospirò, un po' amareggiato. Arricciò il naso come suo solito e scrollò le spalle, più in segno di rassegnazione alla testardaggine del fratello.
<< Credo di si. Un altro ragazzo è scomparso con le stesse modalità di quello che abbiamo letto ieri sera. >> cominciò a parlare Lachelle, un po' titubante. 
I due fratelli erano in disaccordo in questo periodo, avevano avuto una brutta discussione; con l’ennesima apocalisse alle porte, uno voleva dedicarsi esclusivamente a fermarla, l’altro voleva continuare il loro lavoro. Lachelle, dal canto suo, era d’accordo col maggiore nel continuare a fare ciò che facevano in attesa di saperne di più, ma non le piaceva contraddire Sam, da sempre suo migliore amico.
<< Anche lui di 15 anni. Appartengono allo stesso gruppo di scout. >> la donna fece lui un riassunto mentre si massaggiava gli occhi stanchi con la mano sinistra. Faceva quel lavoro da quando aveva 17 anni, ne aveva viste di ogni con i Winchester, ma nonostante l’età e l’abitudine vedere soprattutto giovani perdere la vita ignari a causa dei mostri la affliggeva ogni volta.
Dean programmò di andare a parlare con i familiari dei due scomparsi, per scoprire dove erano diretti e se c’erano altre persone con loro. Il tono era sicuro e deciso, più come quello di un ordine che di un discorso a più interlocutori, d’altronde decideva sempre lui il da farsi. Mise in moto l’Impala, il cui motore ruggiva con potenza tra quelle terre desolate che cingevano l’autostrada e si diressero verso Pittsburg, preparandosi a cinque soffocanti ore di viaggio.

Pittsburg, Kansas

L’Impala fece il suo ingresso trionfante nelle strade della città, illuminata ed arrostita da un sole rovente. I tre continuarono a percorrere svariate strade prima di decidere di parcheggiare nello spazio dedicato di un dinner, su iniziativa di un Dean affamato.
<< Dico solo che la Pittsburg Public Library ha una raccolta di oltre 70.000 articoli. >> la voce del fratello minore fu la prima ad udirsi fuori dall’auto. L’uomo si aggiustò i capelli spostandoli dalla fronte, alla quale col sudore si erano attaccati.
<< A che ti servono, con tutto quello che abbiamo nel bunker? >> chiese seccato Dean mentre chiudeva l’auto e pensava a cosa avesse voglia di mangiare.
Sam sosteneva fosse meglio approfittare del fatto che si trovassero in quella città per cercare qualcosa riguardo la loro apocalisse in quella biblioteca, tanto il materiale nella sede degli uomini di lettere era sempre a loro disposizione. 
<< Facciamo così. >> li interruppe la donna, prevedendo dove sarebbero andati a parare. << Dean, casa del primo scomparso, io mi occupo del secondo e Sam, tu vai in biblioteca. >> propose, anche se non le piaceva il fatto di dividersi. 
Il maggiore cercò di protestare, ma stava morendo dalla fame e si limitò ad annuire con un grugnito prima di dirigersi all’entrata del ristorante per pranzare.

Nel pomeriggio i tre cacciatori fecero come stabilito, impegnandosi con dedizione, ognuno come meglio sapeva fare, con la consapevolezza di chi ha capito che fa quello che fa perché avrebbero scelto quella vita anche se non fosse capitata. 
Dopo il giro di perlustrazione delle case e dei luoghi quotidiani dei due malcapitati e l’interrogatorio alle famiglie e ai loro amici, Dean e Lachelle si ritrovarono nel parcheggio della libreria quasi al tramonto. Dean era già lì, appoggiato alla portiera anteriore dell’Impala che fischiettava un motivetto, presumibilmente dei Metallica, immerso nei suoi pensieri, mentre la donna lo raggiunse dopo, esibendo una confezione di birre.
<< Dove le hai trovate? >> chiese stupito nel vederle; non vedeva quella marca in commercio da anni. << Dovremmo farne una scorta. >> aggiunse in seguito, riuscendo a stento a celare quel sorriso beato. 
Lachelle gli mostrò delle buste piene nell’altra mano e fece lui l’occhiolino mentre le riponeva in macchina.
<< Allora, Wendigo? >> suppose il cacciatore, aprendone una con una sola mano. Gli spiegò tutto quello che aveva scoperto, gonfiandosi di orgoglio nell’apprendere che era un passo più avanti alla donna. Lachelle si appoggiò alla portiera accanto a lui, cercando di aprire la propria lattina ma aveva usato troppa forza e, come al solito, aveva strappato la linguetta. L’uomo le sfiorò le mani nel prenderla, per aprire un foro col coltello che aveva nella giacca, dopo aver scambiato le due lattine. 
<< Ti ho visto scassinare qualunque tipo di serratura, come fai a non saper aprire una lattina? >> la canzonò lui come d’abitudine.
<< Lascio fare a te le cose da femminuccia. >> controbattè lei in maniera sagace sorseggiando finalmente la birra, ma i suoi pensieri indugiavano ancora su quelle mani, quelle dita che poco prima aveva osservato operare agili col coltello. 
Le alternative non erano tante; stabilito che Sam avesse continuato ad ispezionare l’archivio della biblioteca, i due cacciatori decisero di dirigersi verso il fiume Spring, a 35 minuti di auto, dove un gruppo di scouts, compresi i due scomparsi, avevano deciso di trascorrere il fine settimana.

Spring River, Kansas

Il sole delle giornate estive, roventi ed interminabili, ancora batteva sull’asfalto della strada che stava conducendo i due cacciatori verso il lago, in cerca di qualcuno da salvare. L’orologio sul polso di Dean segnava le otto e i due, stanchi di girare a vuoto tra alberi e flora arida, tornarono all’ingresso di un camping in cui avevano parcheggiato. L’edificio era circondato da roulotte e camion, lampioni con luci calde, in un angolo c’era un barbecue e panchine da picnic in legno, ghermito di ragazzi ed adulti. Dei gradini condussero i Winchester all’interno del locale, accolti da musica rock anni ‘80, luci calde e odore di cibo.
<< Non male. >> constatò elettrizzato Dean. I suoi occhi avevano adocchiato un bancone su cui una donna stava tagliando delle doppie fette di carne. Dietro di lei i mobili erano pieni di alcol e birre in esposizione e di tanto in tanto qualche cameriere portava piatti con panini alti oltre 20 cm, traboccanti di ingredienti, ai tavoli dove altri ragazzi giocavano e bevevano in compagnia.
I due decisero di restare a mangiare lì, potendo anche continuare le ricerche con tutti quegli scouts. Inutile elencare quello che Dean riuscì a trangugiare quella sera, senza contare con quanto alcol mandò giù la cena, ma in fondo queste erano le uniche cose che si concedeva nella vita.
<< Vuoi giocare? >> chiese alla donna, lanciando uno sguardo al tavolo da biliardo in fondo. Era al settimo cielo. 
Lachelle non era bravissima a biliardo e i bicchieri di whisky ingeriti di certo non aiutavano.
<< Sbagli ad impugnare la stecca. >> constatò l’uomo dopo aver osservato la donna fare qualche tiro. Le si avvicinò facendo il giro del tavolo e cingendo da dietro il suo corpo; con una mano le bloccò il polso sinistro sul tavolo, con la destra afferrò la stecca, a qualche centimetro di distanza dalla sua mano. Sporse in avanti il capo per inquadrare meglio la buca. Il suo mento sfiorava di poco la spalla della cacciatrice, che una canotta bianca non riusciva a coprire rivelando il suo tatuaggio. Con fermezza Dean tirò verso di sè la stecca, costringendo i loro corpi a collegarsi, al punto da farle sentire il suo calore, il respiro sul collo, sull’orecchio. La donna chiuse gli occhi e cercò di inspirare più aria possibile a poco alla volta, senza farsi accorgere e solo dopo il tiro lasciò uscire tutta quell’aria, approfittando di essere di spalle.
<< Eh? >> gongolò compiaciuto per il tiro. Normalmente Lachelle avrebbe obiettato, punzecchiando qualche suo difetto per mitigare il suo ego, ma era troppo concentrata a cercare di raffreddare la propria temperatura per farlo, così si limitò a dargli un cinque, lasciandolo compiacere per una volta. Dopo qualche altro tiro e altri consigli ravvicinati tutte le palle erano fuori gioco, la partita finì e la donna si diresse in bagno per rinfrescarsi, letteralmente. Cercò sollievo nell’acqua fredda della fontana, bagnando perfino i suoi ricci capelli scompigliati, ripetendo tra sé “Ci risiamo, è tutto sotto controllo, ce la puoi fare.” quando si accorse del suono di un respiro affannoso provenire dietro la porta di uno dei tre servizi. 
<< Va tutto bene? >> chiese ad alta voce scrutando le tre porte. << Posso aiutarti. >> aggiunse con dolcezza quando, ascoltando meglio il pianto, si rese conto provenisse da una ragazza, probabilmente un’altra scout.
<< Jess, Scott e Michael sono andati alla torre. >> farfugliò con qualche singhiozzo una biondina dall’aspetto trasandato, i capelli arruffati e il trucco sciolto che le rigava il viso. Allo sguardo interrogativo di Lachelle continuò a parlare.
<< Anche Josh e Stefan sono voluti andare lì, non mi hanno voluto ascoltare e sono scomparsi. >> incalzò, prima che la donna le chiedesse dove si trovasse la torre e chiamasse Dean per organizzare l’imminente esplorazione. Avrebbero volentieri evitato di portarla con loro, ma non sapendo come trovare la torre senza di lei non poterono farne a meno. Dopo aver corso per una decina di chilometri videro una torre evidentemente trascurata, con una folta vegetazione tra i mattoni, crollati in diversi punti. Lasciarono la ragazza in auto, raccomandandole di non muoversi e, zaini in spalla, si addentrarono.
La fioca luce della luna illuminava ben poco quella distesa di terra arida, quasi essiccata dal calore di quell’estate caldissima. Un sottile steccato di legno separava i Winchester da un piccolo castello in rovina, di cui era rimasta prevalentemente una sola torre, quella centrale, mentre le quattro negli angoli erano decisamente inaccessibili. Qualche candela accesa appoggiata a terra e un vocio ogni tanto confermò loro di non essere soli una volta superato quello che restava del portale dell’ingresso principale. Dean rimase a perlustrare il piano terra per essere sicuro di non perdersi nessuno mentre Lachelle si precipitò a cercare una scala; a quanto sembrasse la torre centrale non aveva una propria scala di accesso, probabilmente vi si accedeva da quelle laterali, ma non c’era più alcun solaio di collegamente e l’unico modo fu quello di salire con una scaletta a muro a cui si accedeva da un piccolo pozzo, una piccola cavità simile ad una cisterna, stretta e poco illuminata, ma che almeno conduceva ad ogni piano. Con la mano sinistra ben salda al gradino e la destra tesa per impugnare la pistola la donna si fermò ad ascoltare, cercando di capire da dove provenissero le voci, poi si avviò diretta all’ultimo piano. Intanto che il cacciatore si addentrava nelle stanze del piano terra a passi lenti ed accuratamente silenziosi, scrutando ogni spigolo in cerca di qualcosa di animato, uno scricchiolio sicuramente non provocato da lui bloccò il suo cammino; alzò la testa per guardare più in alto, i verdi occhi meticolosi osservavano ogni centimetro di quella che doveva essere una vecchissima cucina, poi si voltò indietro per controllare se qualcuno lo avesse seguito e, prima di essersi nuovamente girato avanti, una mano fredda lo afferrò per il braccio e lo scaraventò a terra, spingendolo con la schiena contro il muro, con una forza senza dubbio non umana.

Lachelle era arrivata alla fine del tunnel, iniziava a vedere sempre meglio man mano che saliva, fino a che uscendo la vista tornò totalmente nitida. Il pozzo l’aveva condotta in quella che sembrava una camera da letto di ridotte dimensioni. Fuori dalla stanza scoprì un lungo corridoio ritmato da porte e finestre a destra e sinistra, con muri ancora adorni di arazzi e qualche quadro, ricoperti da ragnatele e qualche macchia di sangue, qualche mobile con specchi ossidati, qualche teschio a terra. Una stanza in fondo emanava un bagliore arancio, in completo contrasto con quella luce bluastra che illuminava il corridoio, così la donna si affrettò a raggiungerla. Vi trovò cinque ragazzi seduti su dei vecchi divani, concentrati ad ascoltare storie di guerra da uno di loro. La cacciatrice diede un calcio a una delle bottiglie di alcol vuote a terra per attirare la loro attenzione, facendoli sussultare ed approfittò dell'effetto sorpresa per intimare loro di uscire prima che succedesse qualcosa di brutto. I ragazzi la seguirono senza fiatare fino alla camera del tunnel, ma solo una volta giunti lì la donna si rese conto che erano solo in tre ad averla seguita.
<< Dove sono i vostri amici? >> chiese stizzita ad uno dei tre. << Chiamateli subito. >> ordinò furiosa.
<< Non abbiamo i loro numeri, non li conosciamo. >> rispose tremando il primo, un ragazzo mingherlino e alto, con i capelli scuri. 
<< Quando siamo arrivati erano già qui. >> aggiunse un altro, più basso, con i capelli rossi e le lentiggini sotto gli occhi.
La donna sospirò, immaginando che qualcosa le fosse sfuggito in questa storia.
<< Voi siete Jess, Scott e Michael? >> chiese tirando fuori la pistola dal pantalone e caricandola. 
I tre annuirono con la testa, tremanti da quanto fossero spaventati per la situazione e ora anche per la pistola.
<< Immagino conosciate Josh e Stefan, i due ragazzi scomparsi e non sono loro. >> considerò Lachelle cercando di collegare le cose. I tre confermarono tutto quello che stava dicendo e gli chiesero chi fossero quelli con cui erano stati fino a pochi minuti prima.
<< O meglio cosa sono. >> sibilò lei. << Uscite immediatamente, allontanatevi il più possibile da qui. >> disse lasciandoli alla scala e tornando indietro nel corridoio di poco prima.

Note dell’autrice
Salve a tutti, vi ringrazio di essere arrivati fin qui e spero di avervi incuriosito e di rivedervi nei prossimi capitoli. Parto col dire che saranno sei e col rispondere, se sono stata brava, alle vostre domande che dovrebbero essere due.
Chi è Lachelle? Una cacciatrice, diciamo figlia adottiva di Bobby, di cui ho ampiamente parlato con una serie quando stavo a liceo, sviluppando una storia ovviamente più che immatura vista l’età, ma che conservo nel cuore. Questo è un prequel, rileggendo le mie fanfiction mi era venuta voglia di spiegare delle situazioni che avevo sempre avuto in mente ma che mi sono limitata a descrivere con qualche flashback. Fondamentalmente Lachelle ha vissuto con i Winchester dalla quinta stagione in poi…so che vi state chiedendo di cosa mi faccio, ragazzi.
Quale apocalisse? A caso, contesto vago, è solo un mezzo per giostrare delle situazioni. Personalmente preferisco pensare che sia l’ultima, in modo da lasciare i personaggi liberi da quello che accadrà nella serie televisiva per fluire in quella che scrissi allora, anche se tante cose scritte oggi non hanno più senso.
Per altre domande sarò comunque lieta di rispondere.

 
   
 
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