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Autore: AleDic    01/03/2020    1 recensioni
[Castiel!Centric ǀ sesta stagione ǀ Destiel a libera interpretazione]
Era iniziata così: con un uomo che aveva già portato troppi pesi sulle spalle e un angelo che era andato per aggiungervene un altro.
E si era fermato.

{Questa storia è stata scritta per l’attività “Obbligo, verità o salvataggio” indetta dal gruppo facebook Il Giardino di EFP}
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Ma chi sente molto, tace;

chi vuol dire quello che sente

resta senz’anima né parola,

resta solo, completamente.

 

Fernando Pessoa

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Generi: Introspettivo, Angst.
Avvertimenti: //
Rating: Verde.

Contesto: sesta stagione e il tradimento di Castiel che ancora oggi Dean non ha mai capito o saputo sia stato fatto solo ed esclusivamente perché un angelo voleva vegliare su di lui.
Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester (accennato).
Pairings: Destiel a libera interpretazione.
Note d’autrice: Torno in questa sezione dopo eoni e ne sono felicissima (chi leggerà la fic credo lo sarà molto meno). Grazie a blackjessamine per avermi obbligata dato la possibilità di tornare. Mi serve anche per prepararmi mentalmente all’idea che Supernatural stia davvero per finire.

 
Vostra,

 
Ale

 

 

 

 

Ma chi sente molto, tace

 

{ 758 parole }

 

 

 

 

 

 

 

Era iniziata così: con un uomo che aveva già portato troppi pesi sulle spalle e un angelo che era andato per aggiungervene un altro.
E si era fermato.

 

I.

 

 

Non sentiva la voce di Dean da più di un anno ormai.
E da ancor più tempo una sua preghiera.
Non era da Dean, dopotutto, pregare qualcuno.
Castiel avvertì un piccolo sussulto da qualche parte dentro di sé, e per alcuni istanti restò immobile, non capendo a cosa fosse dovuto.
Aveva sentito Sam pregarlo più volte dopo averlo tirato fuori dalla Gabbia.
Non gli aveva mai suscitato niente del genere.
Cercò di scrollarsi di dosso la strana sensazione che la voce di Dean gli aveva causato e rimettersi al lavoro.
Poi la sua voce arrivò di nuovo, stavolta accennando a una delle armi perdute del Paradiso.
Si congedò dai suoi compagni e decise di scendere sulla Terra a controllare.
 

 

II.

 

Dean era arrabbiato – il che di per sé non era nulla fuori dal normale, Dean era sempre arrabbiato, in qualche modo (nel modo in cui un albero ha delle radici più profonde delle altre).
Il fatto, nello specifico, che rendeva questa situazione rilevante agli occhi di Castiel, era che Dean era arrabbiato con lui.
Voleva il suo aiuto per capire cosa non andasse in Sam, ma Castiel non aveva idea di cosa potesse essere, perciò rispondere alle chiamate di Dean gli pareva inutile (Dean non la pensava allo stesso modo).
E poi c’era quella strana sensazione che provava ogni volta che sentiva la voce di Dean, ogni volta che lo vedeva.
Era come una morsa che gli si chiudeva nel petto.
Lo infastidiva.
Lo irritava.
E non riusciva a venirne a capo.
Forse anche in lui c’era qualcosa che non andava.

 

III.

 

 

Sam non aveva più la sua anima.
Dean aveva cercato di avvertirlo, ma Castiel non aveva voluto ascoltare.
Era stato lui a tirare fuori Sam dalla Gabbia, nel cuore dell’Inferno.
Era stato lui a salvarlo.
Almeno, fino a quel momento, credeva di averlo salvato.
Non lo aveva mai detto a Sam.
Non lo aveva mai detto a Dean.
Non aveva il coraggio di dirlo ora.
Disse, invece, che gli avrebbe aiutati a recuperarla.
 

 

Da quel momento, la sensazione al petto non fece che peggiorare, arrivando a chiudersi sulla bocca dello stomaco.
Le sue visite ai Winchester cominciarono a calare.

 

IV.

 

Gli ci volle un po’ di tempo per capire che stesse cercando di evitare Dean.
Dal momento in cui aveva sentito la prima preghiera riecheggiargli nella mente, mesi e mesi fa, si era detto che la situazione disperata in Paradiso, la Guerra Civile con la fazione di Raffaele, erano gli unici motivi per cui decideva di non rispondere.
Era impegnato a cercare di vincere e impedire che si scatenasse una nuova Apocalisse.
Non riusciva ad ammettere nemmeno a se stesso che il vero motivo per cui anche il solo pensare di andare da Dean gli scatenasse quella fastidiosa sensazione, era un altro.

 

V.

 

 

La verità era che guardare Dean gli faceva male.
L’aveva capito quando, una volta ammesso a se stesso di starlo evitando, aveva iniziato a osservarlo senza essere visto.
Celare la propria presenza era un gioco da ragazzi per un angelo e Castiel si era  ritrovato a scendere sulla Terra e restare nel Velo ogni volta che andava da Dean.
Ormai lo faceva spesso.
Se ne stava lì, semplicemente, in silenzio, e osservava l’uomo che anni prima aveva salvato dall’Inferno mentre cercava in tutti i modi di restargli leale; di credere in lui.
E ogni volta faceva male.

Castiel capì che, tra le tante altre cose, provava vergogna.

 

 

 

Era iniziata così: con un uomo che aveva già portato troppi pesi sulle spalle e un angelo che era andato per aggiungervene un altro.
E si era fermato.

 

Castiel si chiedeva se le cose sarebbero andate in modo diverso se non l’avesse fatto.
Se, invece di fermarsi e seguire Crowley, si fosse rivelato a Dean e avesse chiesto aiuto.
Se gli avesse detto dall’inizio di essere stato lui a riportare indietro Sam.
Si chiedeva, con un'intensità che rasentava la disperazione, se nulla di quello sarebbe successo se solo fosse andato da Dean come aveva desiderato fare fin dal primo momento e gli avesse confessato tutto. Tutto.
Invece, si era fermato.
 

L’unica cosa che sapeva, che non aveva mai avuto bisogno di capire, era il perché quel giorno si fosse fermato.
Era lo stesso motivo per cui aveva fatto ogni singola altra cosa dal momento in cui aveva scelto di ribellarsi al Paradiso.


Anche allora la vista di Dean gli aveva fatto male.
   
 
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