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Autore: DarkWinter    01/03/2020    10 recensioni
In un ospedale vicino a Central City, i gemelli Lapis e Lazuli nascono da una madre amorevole e devota.
Fratello e sorella vivono un'adolescenza turbolenta e scoprono il crimine e l'amore, prima di essere rapiti dal malvagio dr. Gero e ristrutturati in macchine mangiatrici di uomini.
Ma cosa accadrebbe se C17 e C18 non dimenticassero totalmente la loro vita da umani e coloro che avevano conosciuto?
Fra genitori e amici, lotte quotidiane e rimpianti, amori vecchi e nuovi e piccoli passi per reinserirsi nel mondo.
Un'avventura con un tocco di romanticismo, speranza e amore sopra ogni cosa.
PROTAGONISTI: 17 e 18
PERSONAGGI SECONDARI: Crilin, Bulma, vari OC, 16, Z Warriors, Shenron, Marron, Ottone
ANTAGONISTI: dr. Gero, Cell, androidi del Red Ribbon, Babidi
{IN HIATUS}
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Nuovo personaggio | Coppie: 18/Crilin
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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La giovane Kate fissava un punto indefinito sul pavimento dove si era messa a

quattro zampe, mentre spingeva e gridava, la sua grossa fronte madida di sudore.

Il tempo non passava mai in quella stanza d’ospedale. Le sembrava di essere li’ da giorni, anche se in realta’ sapeva che erano solo state quarantadue ore. Si sentiva imbarazzata, sapendo che probabilmente potevano sentirla urlare e imprecare fino a Central City.

Non poteva farci nulla.

“Brava, continui così!”

Percepiva i movimenti del primo gemello, mentre si faceva strada nel canale del parto. Si augurò che andasse tutto bene e che finisse in fretta; si sentiva come una bambina spaventata anche se ormai, a venticinque anni e con due gemelli in arrivo più che imminente, una bambina non era più.

 

Sapeva che quella nascita stava presentando complicazioni: i dottori le stavano dicendo che il primo

dei due bambini non riusciva a uscire e che di conseguenza l’altro stava soffrendo, intrappolato nel grembo di sua madre.

Kate strinse i denti mentre un dottore aiutava il primo bambino ad abbandonare il suo corpo: spinse piu’ forte che poté; la massa di capelli scurissimi le aderiva alla schiena in modo altamente fastidioso.

Stordita da un dolore che divenne quasi insopportabile, Kate udi’ I dottori discutere fra di loro. Mormoro’ una preghiera, stringendo gli occhi stanchi.

La palla enorme che era il suo ventre sembro’ smettere di toccare il pavimento, all’improvviso Kate si sentì più leggera.

Un velo di lacrime di gioia le ricoprì gli occhi appena sentì il pianto del suo primo bambino.

“Ottimo lavoro, mammina. E’ una bimba."

Tesoro” le lacrime le scorsero lungo le guance, mentre tendeva le braccia per accogliere

quella cosina preziosa. Bacio’ un ciuffetto di capelli bianchi insanguinati.

E poi uno spasmo terribile scosse il corpo di Kate, mentre altre forti contrazioni non la lasciarono respirare. Non aveva finito.

Con la sua bimba appena nata ancora fra le braccia Kate si cullo’ il ventre livido, pregando che il gemello piu’ giovane stesse ancora bene. Passarono minuti, ore, giorni. La neomamma si senti’ in agonia; non poteva permettersi di perdere un bambino, non se lo sarebbe mai perdonata. Travolta dai dolori, non riusciva a pensare ad altro.

Finalmente il dottore recuperò il suo sorriso e Kate si commosse nel sentire un altro grido forte e acuto.

Grazie al cielo. Grazie al cielo.

Kate ripete’ i suoi gesti, canticchiando per calmare il piccolo tremante, ascoltando i suoi versetti.

“Tutto a posto, stanno bene tutti e due: congratulazioni!” ammiccò il medico “maschio e femmina, vivaci e bellissimi”.

Amori miei pianse Kate, stringendosi i bimbi al petto.

 

 

Non era facile essere single con due bambini esuberanti a cui badare.

Lapis, il maschio e Lazuli, la femmina erano perfettamente sincronizzati: quando piangeva uno

piangeva anche l’altra, se uno aveva voglia di giocare o di dormire dopo la pappa l’altra lo seguiva a ruota.

a ruota.

Protestavano se Kate cercava di separarli, avevano persino iniziato a parlare insieme, nello

stesso momento.

Quella volta Lazuli aveva sventolato la sua manina paffuta mentre Kate le stava facendo il bagnetto:

“Ciao, mamma!”

E Lapis, concentrato sulle sue macchinine, seduto lì vicino, aveva sua volta alzato il braccio per

salutare: “Ciao, mamma!”

“Ma ciao tesori miei!”

Finalmente! Non si erano decisi a spiccicare una sola parola prima d’ora e mancava poco al loro

secondo compleanno.

“Acqua! Acqua! Bella...” la bimba ne aveva accarezzato la superficie tiepida, ridendo entusiasta.

“Acqua! Bella!” aveva detto anche il suo fratellino, contagiato dal buonumore.

Kate restava meravigliata e intenerita dai suoi bambini; in soli tre anni di vita si erano molto affezionati, stabilendo un legame di cui Kate era grata. Almeno ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altra, dandosi sostegno e facendosi compagnia.

 

La giovane madre aveva anche avuto qualche infarto; il piccolo Lapis mangiava tutto e anche se questo andava benissimo a Kate, che era spesso frustrata dal fatto che Lazuli rifiutasse categoricamente ogni pasto che lei le offriva, d'altro canto il bambino aveva sviluppato la cattiva abitudine di mettersi in bocca vari oggetti non commestibili, senza curarsi del fatto che non erano sicuri.

Di solito la mamma riusciva a gestirlo, ma quella maledetta volta in cui Lapis si era quasi strangolato con una pallina di gomma, Kate aveva dovuto andare a cercare aiuto; raggomitolata tra le braccia di Kate, Lazuli aveva pianto a gran voce vedendo la vicina fare la manovra di Heimlich a suo fratello. Le ci vollero due giorni affinche’ smettesse di piangere e abbracciarlo.

Kate, è importante che aiuti i tuoi gemellini a sviluppare separatamente la loro personalità.

Altrimenti più andranno avanti, più sarà difficile che facciano uno a meno dell’altra” le dicevano

amici e conoscenti.

La mamma lo sapeva ed era convinta che ognuno avesse decisamente la propria personalità. Di certo lei era già una signorina amante delle cose da donna: Kate ne aveva avuto la prova più volte, trovandosi i cassetti a soqquadro e la bimba con la faccia imbrattata di trucco.

Lapis la guardava e scuoteva la testa.

Kate era contenta di vederli quando si addormentavano abbracciati, un po’ meno quando si

passavano le malattie.

Naturalmente i gemellini avevano già iniziato l’asilo e ci era voluto veramente poco

perché Lazuli si ammalasse di varicella.

“Ti conviene non stare troppo vicino a tua sorella, tesoro, altrimenti ti ammalerai anche tu.” daveva detto Kate al bimbo, una volta.

Lui le era saltato in braccio e aveva puntato gli occhi nei suoi: “Mamma, io senza mia sorella sono triste”.

“Non devi preoccuparti. Lazuli sta bene, non è nulla di grave. Tu devi stare solo attento a non bere dal suo bicchiere o a scambiarvi le posate come fate di solito”.

Per tutta risposta una volta Lapis trasgredì le regole e si trovò felicemente ammalato, fianco a fianco

alla sorella nel loro lettino:

“Mi dispiace, la mamma mi aveva detto di non farlo; volevo stare con te” disse a

Lazuli, con gli occhi bassi.

Lei gli sorrise con gli occhi lucidi per la febbre e gli diede un piccolo bacio umido sulla guancia arrossata: “Hai fatto bene, mi mancavi! Ma se non mi fossi ammalata a quest’ora anche tu staresti bene. Scusami.”

 

 

Gli anni passavano sereni. Kate era sempre più contenta dei suoi figlioletti, anche se ne

combinavano sempre di nuove.

“Voi guardate troppi cartoni!” disse una volta esasperata, quando entrando nella loro stanza si

ritrovò infradiciata da un secchio d’acqua posto in cima alla porta.

I bambini si davano il cinque soddisfatti e ridevano a crepapelle.

E guai a chi li sgridava! Non era mai nessuno! Guai a chi toccava loro rispettivamente la sorellina o il fratellino.

Nei primi anni di scuola i due fratelli avevano avuto ottime occasioni di fare squadra. E con il

tempo diventavano sempre più uniti, a volte anche in maniera esagerata.

Kate si era amorevolmente convinta che fossero un caso perso la volta in cui aveva dovuto far

accorciare i capelli a Lapis e Lazuli si era impuntata per farsi tagliare i suoi.

“Altrimenti Lapis diventa triste perché gli viene nostalgia” spiegava, come se fosse scontato.

 

Fu quando i gemelli iniziarono a diventare piuttosto grandicelli che Kate iniziò a preoccuparsi.

Saltavano la scuola, imbrogliavano gli insegnanti, sempre insieme. Lei era preoccupata del fatto che

si sarebbero presto trasformati in due adolescenti difficili.

Lazuli era la peggiore: era sempre lei a mandare a casa gli altri scolari con le braccia piene di

graffi se la facevano arrabbiare o se davano fastidio a suo fratello.

Lui era meno agguerrito, ma molto protettivo nei confronti di sua sorella.

“Sai cosa dobbiamo fare?” le disse una volta.

“Ti ascolto; se è una buona idea ti dico già di sì”.

Lapis ridacchio’, strizzandole l’occhiolino: “Certo che lo è!E’ una cosa per mantenere saldi i legami: noi ci facciamo un taglio, piccolo, io lo faccio a te e tu lo fai a me. E dopo dobbiamo bere il sangue che esce”.

“Che roba stupida, a cosa serve? Abbiamo già il legame di sangue, eravamo insieme persino nella pancia: più di così!”

“Fa niente. Una volta si faceva così nelle tribù”.

Beh, Lazuli non era una bambina delle tribù.

Nessuno voleva cedere.

Restarono per un po’ a fissarsi negli occhi identici, poi lei si arrese:

“Va bene, va bene...anche se sono io la maggiore e dovrei decidere io”.

Lapis arricciò il naso: non c’era bisogno che lei facesse tanto la comandina, non era tanto piu’ grande.

Lei guardo’ altera il suo fratellino: “Solo perché sei tu”.

I gemelli suggellarono l’ulteriore patto di sangue.

“Sai una cosa, Lapis? Avrò cura di te, te lo prometto”.

 

~

 

Lazuli, 12 anni compiuti da un pezzo, si preparò ad entrare nel centro commerciale insieme ai suoi

amici.

La mamma non era tanto contenta che lei e Lapis avessero iniziato a frequentare quella compagnia:

erano tutti ragazzi più grandi di loro, alcuni già noti ai poliziotti.

“Insomma, sembrano avanzi di galera! Non voglio che vi facciano diventare teppisti."

“Oh mamma, che noiosa! Vorrei vedere tu cosa avresti fatto se io fossi stata al tuo posto e ti avessi

detto che tutto quello che facevi era sbagliato”.

Lazuli lasciava sempre la stanza con aria vittoriosa, spargendo l’amarezza nel cuore della sua mamma.

Sembrava più grande: il seno acerbo sporgeva dalla canotta scollatissima che le lasciava scoperti

pancia e fianchi. Si sentiva bene con gli anfibi e la minigonna di jeans chiaro, si sentiva più bella e

più sicura di sé.

Uno dei ragazzi della brigata cominciò a parlare:

“Ok gente, ora ci sparpaglieremo. Cominceremo con una diversione, intasare tutti gli scarichi dei bagni!”

A lavoro fatto Lazuli si rintanò con la sua amica nei bagni del centro commerciale; appoggiò il

borsone vicino ai lavandini e si ravviò i lunghi capelli, lisci e docili.

“Guarda che cosa ti ho preso.”

Frugo’ nella sua borsa e porse alla sua amica, Sara, un mascara e un khol.

“Oh, Lazuli! Ma come hai fatto?! Non ti ho manco vista!”

Lazuli ammiccò maliziosa e le mostrò il contenuto della sacca: vestiti di ogni genere, scarpe,

accessori, trucchi, un reggiseno imbottito (il primo!), cose da mangiare...

“Sei un genio del male, io non me ne ero nemmeno accorta!” sussurrò Sara con gli occhi resi

enormi dalla sorpresa.

“Beh, sono una professionista io” sbuffò Lazuli, iniziando a truccarsi pesantemente.

“La mamma fa storie anche perché mi trucco...che noia; non si fa una vita”.

Si volse e vide Sara guardarla con la sua faccia da ebete:

“E mettiti quei trucchi, ho rubato per te!”

Sara strinse il mascara, poi fissò l’amica che faceva smorfie nello specchio:

“Lazuli, a me non piace tanto quello che stiamo facendo; quando eravamo piccole era un gioco, adesso potremmo finire nei guai.”

“Fa’ come ti pare, sei libera. Non ti tratterrò certo dal momento che stai diventando noiosa come mia mamma. Non vuole nemmeno che io e Lapis dormiamo nello stesso letto! Dice che ormai non siamo più bambini. Io faccio quello che voglio."

Poteva esserci una persona più noiosa di Kate? Chi chiamerebbe mai i suoi figli come un minerale?

"Gli occhi" mormorò Sara "avete gli occhi molto azzurri. Come il lapislazzuli."

Kate era noiosa lo stesso.

“Però che bello. Tu hai un bel rapporto con tuo fratello; io con i miei litigo dal due al tre. A

proposito, dov’è?”

Lazuli fece spallucce: “Che ne so? Sarà a staccare qualche pezzo di ricambio.”

 

Quando tornò a casa, Lazuli si fiondò fra le braccia di Kate, che la strinse e le diede un bacio sui

capelli.

“Dove sei stata? Mi hai fatta preoccupare.”

La ragazzina guardò innocentemente verso l’alto: “Ero...a fare un giro nei negozi”.

“Non hai comprato niente?”

“No no!”

E come mai la borsa era piena?

“Aprila un po’ "

Lazuli sospirò, mostrando alla madre il contenuto della borsa. Kate non parlò, gli occhi erano glaciali ed eloquenti.

“Io...le ho trovate, le cose”.

Kate scosse la testa: “Bambina mia, così non va: cosa pensi, che io sia così povera o così cattiva da

non comprarti i vestiti?”

“Certo che no mamma."

“E allora? Perché rubi? E perché stai con quei ragazzi di periferia? Io in quell’ambiente non ti ci

voglio, stai diventando una malvivente!”

Lazuli rise nervosa: addirittura?

In quel momento entrò Lapis, la giubba da moto già slacciata, del casco nemmeno l’ombra.

“Tesoro, dov’è il casco?”

“Gliel’hanno rubato! Vedi mamma, i veri malviventi rubano cose di vitale importanza come i caschi

delle moto!” Lazuli ammiccò al gemello e subito saltò al suo fianco.

 

La sera, Lapis si strinse alla sorella sotto le coperte: “Laz, ma c’è stata mai una volta in cui non

abbiamo fatto squadra?”

Lei ci pensò: sì, una volta. Quando erano nati lei non usciva mai e suo fratello era restato la’ dentro piu’ a lungo.

 

La sola volta in cui non erano stati d’accordo fu quando Lazuli aveva voluto a tutti i costi tingersi di rosso le punte dei capelli.

“Io dico che non ti sta bene. Lascia stare.”

“E chi lo dice? Sta’ un po’ a vedere, che sai tutto tu.”

“Io lo dico, perché LO SO!”

Poi Lazuli non aveva avuto il coraggio di andare a piangere da lui quando si era dovuta tagliare più

della metà della sua lunghissima chioma perché lui, maledizione, aveva ragione.

“Tu allora perché fai quella stupida cresta...” lo stuzzico’, osservando I suoi capelli ingellati. Secondo lei, stava molto meglio quando li lasciava giù.

 

 

Bruno era un ragazzo ventenne. Lazuli, quattordicenne dalla pelle diafana, era la sua ragazza.

“Guarda un po’ ” le disse lui, porgendole una confezione di profilattici.

Gli occhi le brillavano come cristalli al sole.

Lei non aveva detto niente alla mamma, né della sua relazione con Bruno, né delle loro intenzioni.

Ultimamente Kate si era ritrovata a respingere un discreto numero di ragazzi, alcuni anche

grandicelli, che venivano a bussare alla porta in cerca di Lazuli.

"È solo una bambina. Va' via."

Kate chiudeva la porta, faticando ad accettare che il tempo passava.

Lapis andava in giro usando la sua macchina (senza chiederglielo e senza patente), a volte finoa Central City e la polizia lo conosceva fin troppo bene grazie alle varie multe che alla fine Kate doveva pagare.

Kate si rendeva conto che qualcosa non andava: niente era cambiato nel rapporto fra lei e i suoi figli

e nemmeno fra di loro.

Anzi, più crescevano, più diventavano inseparabili.

Era cambiato il loro rapporto con il mondo: furti e vandalismo insieme al resto della gang erano

diventati pane quotidiano, un pane che per Kate era un boccone amarissimo.

Lei pregava e si torturava nel dubbio: “Cosa ho sbagliato? Perché sono due ragazzi così difficili?

Signore, se ci sei, dà loro un occhio, te ne prego.”

 

Ma quella madre amorevole e stravolta non sapeva.

I gemelli non sapevano che qualcuno li osservava nell'ombra quando la notte calava e loro vagavano fra alcuni isolati squallidi e cupi di Central City; o del mondo straordinario che conviveva con la loro semplice, tranquilla dimensione umana.

Kate, Lapis e Lazuli ignoravano l'incredibile avventura che stavano per vivere, solo pochi anni nel futuro.

Un'avventura che avrebbe cambiato il loro mondo per sempre.

   
 
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