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Autore: Hap Collins    01/03/2020    0 recensioni
Marco è amico di Martina, lei lo accompagna a scuola e lo aiuta negli spostamenti perchè Marco ha un problema: un rarissimo virus lo ha rimpicciolito all'altezza 10 centimetri.
Marti è molto attaccata a lui, Marco invece è innamorato dell'inarrivabile Barbara. Inarrivabile anche in altezza, ma Marco è deciso a provarci comunque.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Suonò la campanella dell'intervallo, uscirono tutti dall'aula tranne Marco, che si alzò dalla minuscola sedia giocattolo e passeggiò per il banco. Scendere da lì senza l'aiuto di qualcuno sarebbe stato un bel problema. Quel maledetto virus lo aveva ridotto a 15 centimetri di altezza e per l'antidoto avrebbe dovuto aspettare mesi. Intanto proseguiva la scuola, e anche essere l'unico maschio della classe a volte ingigantiva i problemi.
- Ehi microbo cosa fai lì da solo? Veronica ammiccò dalla porta. L'ultima persona che avrebbe voluto vedere.
- La tua badante è fuori servizio?
- Non è la mia badante. Scema.
Lei sorrise dispettosa andandogli incontro. Si sedette davanti a lui buttando le braccia sul tavolo che vibrò sotto i piedi di Marco. Non gli piaceva Veronica, era sempre stata una bulletta col vizio di punzecchiare, ma ora con la sua statura era diventata una minaccia seria. Il suo viso lo sovrastava e i suoi occhi erano puntati su di lui, in attesa di qualunque giochetto le passasse per la testa.
- Perchè mi guardi così male? Rise. - Non siamo amici?
- Ma per favore! Sbuffò.
- Certo che siamo amici, microbo. Ti conosco da quando eri più alto di me, ah ah.
Appoggiò il mento al braccio steso sul tavolo e fece un'espressione dispiaciuta, che Marco non aveva intenzione di bersi. Il suo viso era a pochi centimetri da lui, carina, ma troppo aggressiva. La conosceva dalle medie, era stato il suo primo bacio.
Ora si sistemava i capelli dietro l'orecchio, e i suoi occhi brillavano. Allungò la mano e lo raccolse tra indice e pollice sollevandolo in aria. Stringeva troppo.
- Sai che facciamo microbo? Una bella passeggiata per terra così fai un po' di moto e smaltisci l'acido. Lo posò sul pavimento in fondo all'aula e corse fuori ridendo.
Trovarsi a terra era la cosa più stressante. Nel giro di poco le sue compagne sarebbero rientrate per la fine dell'intervallo, vociando e scalpitando come una mandria di bufali. Si incamminò sconsolato tra sedie e banchi alti come condomini, preparandosi a gridare e sbracciarsi chiedendo di fare attenzione.
Nel silenzio sentì il passo sicuro di un paio di stivaletti, era Barbara, la sua crush segreta. Stava camminando lungo la fila di banchi masticando una gomma con aria annoiata. Marco la chiamò a gran voce. -Ti ho visto, mormorò lei indifferente.
Era bellissima con quei lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, sempre elegante e un po' distaccata. Marco cercò di riprendere un po' di contegno, forzandosi di non dare a vedere che la stava ammirando. Lei guardava in alto come sempre. Continuò ad avvicinarsi con lo stesso passo sicuro, finché Marco vide la punta del suo stivaletto incredibilmente vicina. Ebbe un brivido, bastava un solo passo per diventare una frittata sotto la suola. Barbara deviò la traiettoria all'ultimo momento, come per evitare di schiacciare un insetto. E lo stivale scese con un tonfo sordo di fianco a lui, riprendendo la sua marcia.
Era rimasto scosso, ma decise di farsi coraggio - Mi riporteresti al mio banco per favore? Lei si voltò restando un momento in silenzio. - Sì, certo. Sembrava sorpresa dalla richiesta. Si chinò a studiarlo, poi fece scendere la mano aperta a mo' di ascensore. Marco camminò su quelle dita morbide e inciampò per l'emozione cadendole nel palmo.
- Tutto bene? Chiese Barbara sollevando la mano all'altezza degli occhi.
Marco era disteso sul palmo come sopra un morbido materasso, la faccia sprofondata in un soffice lembo di pelle che ebbe l'istinto di baciare, ma si bloccò appena in tempo.
- Mh sì, benissimo. Si rese conto che il tono era troppo ambiguo dal lampo negli occhi di Barbara,
che chiuse le dita su di lui. Rimase avvolto in un abbraccio fermo e rude. Era il contatto più intimo che avesse mai avuto con lei, ci sarebbe stato tutto il giorno in quella mano. Ma Barbara eseguì velocemente la richiesta e lo depose al suo posto.
Martina si affacciò sulla porta e seguì la scena perplessa. - È successo qualcosa?
- Quella scema di Veronica mi ha messo giù ed è scappata. Rispose lui. - Che stronza. Scusa se ti ho lasciato solo, ma dovevo proprio scappare in bagno. Martina continuava fissare con la coda dell'occhio Barbara, che si era riaccomodata al suo posto senza dire nulla. Non le piaceva, e nemmeno la faccia estasiata di Marco le piaceva. Finite le lezioni mise Marco nel taschino dello zaino, ad una altezza decente per parlarci, e si diresse verso casa.
- Ho visto come la guardavi. Sbottò improvvisamente lungo il percorso.
Marco si finse sorpreso - Chi?
- Indovina. Parlo di Miss Gelo Invernale!
- Mi ha aiutato, rispose lui. Marti spostò un ciuffo biondo e sistemò gli occhiali. -Ti guardava come uno strano animale da riporre nella gabbietta.
- Non sono affari tuoi.
- Sono tua amica, non mi piace vederti fare il pesce lesso nelle mani di una persona così problematica e pericolosa.
- Eh? Neanche fosse Hannibal Lecter!
- Forse è anche peggio. Girano strane voci, e a me dà i brividi.
- Ma che razza di discorsi. Marco fece un gesto di stizza e smise di parlare per il resto del tragitto. Marti lo riportò a casa come ogni giorno. Salutò i genitori, entrò in camera e lo depose sulla scrivania. C'erano un letto, un armadio e dei vestiti fatti su misura per lui da marchi interessati al clamore suscitato dal caso. Poteva permettersi scarpe e giacconi che normalmente sarebbero stati fuori budget, ma la cosa non lo esaltava molto.
Marti iniziò a massaggiargli la schiena con l'indice per farsi perdonare.
- Scusa ma sono un po' stanco, preferirei restare da solo.
Lei sollevò l'indice un po' delusa - Ma ci vediamo dopo per studiare?
- Non lo so. Adesso se non ti dispiace mi dovrei cambiare, o vuoi aiutarmi a fare pure quello?
Martina arrossì e se andò. Marco si rese conto di aver esagerato, ma pensò di scusarsi più tardi. Era effettivamente stanco e si distese sul letto. C'era una cosa che non aveva detto a Marti. Gli era stata assegnata la ricerca in coppia con Barbara. E non avrebbe certo chiesto il cambio. Chiuse gli occhi.
Era di nuovo stretto nella mano di Barbara. Ma invece che sul banco lo stava rimettendo a terra. Rivide la punta dello stivaletto, poi guardò su,   Barbara sorrideva. Il sorriso si trasformò in un'espressione schifata e alzò lo stivale. Sotto la suola c'era una macchia scura. La suola scese sopra di lui e la macchia  diventò sempre più grande.
Picchiò leggermente contro la testiera del letto e si svegliò imprecando.

 

  
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