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Autore: BlondeFox04    01/03/2020    0 recensioni
Coward è una storia ambientata nel periodo antecedente e seguente lo Zero Requiem. Divisa in tre parti, tratta diversi aspetti della codardia del nostro amato Imperatore ed esplora il rapporto profondo che c'è fra Lelouch e Suzaku. I principali protagonisti di questa storia sono Lelouch, Nunnally e Suzaku.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: C.C., Kururugi Suzaku, Lelouch Lamperouge, Nunnaly Lamperouge
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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COWARD
EXTRA

- Don't swear on that moon -





Mentre il vento salmastro brizzolava i suoi capelli e quel paesaggio umido e afoso sollevava il suo cuore, la sua mente pensava di non poter più chiamare in altri luoghi l'estate con il suo nome.



Lelouch affondò i piedi nella sabbia calda. Buttò la testa all'indietro, lasciandosi baciare il viso dal sole caldo. Le braccia tese e aperte ad accarezzare il vento.
«Vedo che ti piace.»
Suzaku lo raggiunse, con un sorriso esteso e vivace. Era da molto che non glielo vedeva e questo lo invitò a ricambiare con la stessa intensità.
«È completamente diverso dal Giappone.»
«Si, lo è.»
Quella risposta così pacata lo colpì. Lasciò cadere lentamente le braccia lungo i fianchi e si voltò verso di lui. Per un attimo, gli sembrò che quelle gemme color giada stessero guardando attraverso di lui. Come cogliessero una sfumatura di qualche sorta. Subito si sentì spogliato di tutto ciò che era, così ben presto si ritrovò con gli occhi fissi sulle onde del mare. «Lelouch, hai promesso, ricordi?»


«Vorrei che partissimo. Sta sera stessa. Penserò io a tutto. E tu dovrai solo seguirmi.»
«Seguirti, eh? È un pò presuntuoso come desiderio per un cavaliere, no?»
«E inoltre, in questo viaggio io non sarò il tuo cavaliere. Come tu non sarai Sua Maestà Imperiale.»
«E quindi, chi dovremmo essere?»
«Io sarò Suzaku. E tu sarai Lelouch.»
«Lamperouge o Vi Britannia?»
«Solo Lelouch.»
«Solo Lelouch, dunque... Va bene, Suzaku. Realizzerò il tuo desiderio.»
«Promettimelo.»
«Te lo prometto come Lelouch.»


«Si, si. Ma sei fin troppo insistente.»
«È colpa tua. Hai dormito per tutta la durata del viaggio. Hai già sprecato bene o male dodici ore del mio desiderio.»
«Essere Lelouch vuol dire anche dormire molto, sai?»
«E dimmi, che altro vuol dire essere Lelouch?»
«Beh...», iniziò il britanno titubante, evitando di rispondere come prima cosa "essere un pessimo fratello maggiore", cosa che il giapponese intuì. Il ragazzo che conosceva lui aveva sempre la risposta pronta, menzogna o verità che fosse.
«Ora invece ti dimostro cosa vuol dire essere Suzaku.»
Senza aspettare che la mente del moro continuasse a perdersi nella malinconia, Suzaku lo sollevò di peso e iniziò a correre verso il bagnasciuga. L'altro, dal canto suo, poté solo stringersi e inveire contro il castano, prima di ritrovarsi bagnato da capo a piedi. Con uno slancio disumano aveva portato lui e se stesso a qualche metro di distanza dalla sabbia umida, finendo irrimediabilmente sott'acqua. Tornati in superficie, Lelouch prese subito le distanze, spintonandolo mentre Suzaku non faceva altro che ridere della smorfia che aveva assunto il britanno. Per tutta risposta, quest'ultimo cerco svariate volte di farlo affogare, con scarsi risultati.
Come due ragazzini, rimasero a giocare e sfidarsi nell'acqua, fino a quando il britanno non raggiunse il suo limite massimo.
Senza più forze, si resse sulle spalle del giapponese che lo riportò a riva.
Suzaku lo adagiò su di un telo posto precedentemente vicino i loro bagagli, coprendolo con un asciugamano così grande da abbracciarlo per intero. Tremante, Lelouch si tolse gli indumenti zuppi - una camicia bianca e dei bermuda verde militare - rimanendo con indosso solo l'intimo e si avvolse intorno l'enorme panno in spugna, ringraziando a mezza bocca il ragazzo che si stava prendendo cura di lui. Gli aveva offerto dell'acqua, un sandwich e della frutta esotica. Aveva guardato le pietanze con riluttanza, accettando però di mangiare vista la sua insistenza. Aspettò che si spogliasse e asciugasse anche lui, per poi mangiare insieme. Ogni boccone era sempre più difficile da mandare giù, ma in una mezz'ora riuscì a finire tutto sotto il suo sguardo attento. Esso intercorreva dalle sue mani, al panino, alle sue labbra. E questo gli dava non poco fastidio.
«Smettila. Non sono un bambino.»
«Eppure fai i capricci e rompi oggetti come uno di loro.»
Una nota di sarcasmo e saccenza. Il britanno non poteva esserne più entusiasta.
«C.C. parla troppo.»
«C.C. non parla affatto. Non ci vuole molto a capire quello che combini quando non ci sono. Mi sento quasi... come se fossi una madre. Lascio mio figlio alla tata, lei copre le sue malefatte e alla fine devo fare la parte del cattivo genitore.»
«Pff, lascia perdere. Il grembiule sta meglio a me che a te.»
L'abbozzo di un sorriso sul volto di entrambi era quello a cui si aggrappavano per non continuare quel discorso. L'ironia, lo sbeffeggiamento, il divertimento... tutti modi per allontanare domande più difficili e risposte più dolorose.
«Non ti sembra un po' esagerato portarmi in un altro continente per parlare di questo?»
«Non è per questo che siamo qui. Siamo qui per essere Suzaku e Lelouch.»
Adesso chi è che mente?, pensò il britanno, guardando l'avvicinarsi di nuvole plumbee all'orizzonte.
«Sarà meglio andarsene da qui.», aggiunse il castano, mettendosi velocemente degli abiti asciutti di ricambio e rimettendo a posto. Poi passò all'altro degli abiti asciutti e, non appena furono pronti, entrambi si incamminarono verso la strada.


Il viaggio verso una nuova zona di confort risultò più complicato e pieno di rumore. La pioggia era arrivata a battere su di loro prima che qualcuno potesse dargli un passaggio verso la città, fermandosi solo quando erano arrivati ad un piccolo paese. Le strade erano affollate, piene di mercati e persone che urlavano in una lingua a loro sconosciuta. I bambini giravano a piedi nudi sull'asfalto rovinato. Un ragazzino girava con sulla testa una cesta piena di pane sottile e gonfio, un altro più piccolo portava con sé una capra come si porta un cane a spasso. Una bambina chiedeva soldi per la madre malata, ignorata dalla maggior parte dei passanti. Qualcuno litigava, qualcuno rubava della frutta. Nessuno dei due sopportava quella realtà, ma entrambi sapevano bene che sarebbe cambiato tutto dopo lo Zero Requiem. Ci sarebbero voluti anni, ma alla fine nessuno sarebbe stato più costretto a quella povertà. Le risorse impiegate nell'ambito militare sarebbero passate a ridurre la fame. Tutto si sarebbe svolto al meglio. A metà del percorso, dovettero scendere e procedere a piedi. Si coprirono entrambi con dei turbanti, passando fra la folla e confondendosi con la massa. Suzaku andò avanti con un bagaglio in un braccio e l'altro sulle spalle, tenendo per mano Lelouch per non perderlo e creando una strada sicura in cui poterlo far passare. Superate le zone commerciali, passarono per una strada più isolata e allo stesso tempo ripida. Proseguirono su quel sentiero fino ad uscire dal piccolo paese, raggiungendo una campagna arida. Lelouch non chiese come facesse Suzaku a conoscere così bene quella strada, né come sapesse muoversi attraverso di essa. Sicuramente non lo aveva portato in un luogo casuale, così come tutto il resto.
Camminarono ancora e ancora, fermandosi solo per reidratarsi e dare una piccola pausa al britanno stanco.
Al calar del sole giunsero finalmente ad una piccola capanna in legno in mezzo al nulla. Essa era provvista da un lato di un grande materasso steso in terra, qualche coperta disposta sopra e una lanterna accanto, mentre dall'altro vi era un generatore di corrente elettronica, un cucinino, del cibo in scatola, due tinozze piene d'acqua e un secchio vuoto in acciaio.
«Carino qui. Ci trasferiamo?» chiese Lelouch ironico, entrando e togliendosi di dosso il turbante e i vestiti umidi non appena Suzaku chiuse la porta.
«Molto spiritoso. Non potevo fare diversamente. Se qualcuno ci riconoscesse sarebbe un problema. Anche se questo è diventato suolo Britanno non potevo rischiare un'azione offensiva nei tuoi confronti.» spiegò mettendo giù le borse e mettendosi a controllare il generatore.
«Certo che no.» commentò l'altro, rovistando nella borsa in cerca di qualcosa da mettere. Trovò una maglietta grigia e dei pantaloni morbidi scuri. Poi si buttò sul materasso esausto, fissando la schiena dell'amico mentre questo trafficava con i cavi.
«Da come hai sistemato si direbbe che sapessi in anticipo la mia risposta.»
«Infatti.»
«E se ti avessi detto di no e fossi rimasto al castello?»
«Ti avrei rapito. Va bene la zuppa di fagioli?»
«No.»
«E zuppa di fagioli sia.»


«Lelouch.»
«Mh.»
«Stai dormendo?»
«... No.»
Infastidito, Lelouch si portò le coperte poco più su e le tirò dal suo lato, scoprendo per dispetto l'amico. Anche se gli dava la schiena, era sicuro che lo stesse fulminando con lo sguardo. Il vento non aveva finestre su cui battere, ma solo varchi da cui entrare e portare il freddo sulla loro pelle. Anche un soldato avrebbe avuto bisogno di una coperta.
«Bene.», rispose veemente il castano, tirando non solo le coperte dal suo lato, ma anche il moro, che si voltò per guardarlo contrariato.
«Cosa sono, un salmone nella rete?», sbottò il britanno, trovando in quelle gemme di giada illuminate dal chiarore della luna piena un senso di frustrazione.
«E adesso... Perché mi guardi così? Stavo solo sch-»
«Per un momento. Un singolo momento... eri veramente tu.»
« ...Di che stai parlando?»
«Sulla spiaggia. Eri vero. Non stavi solo... Era come se fossi parte di quello che ti circondava. Naturalmente te. Mentre di solito, quando ti guardo, è come se avessi costruito tu il mondo che ti circonda, insieme alle persone.» «Suzaku... Io sono la menzogna. Ho mentito a te, a Nunnally, a Rolo. Ho mentito a tutte le persone che contavano qualcosa per me e anche a quelle che non contavano nulla. Ho mentito al Ragnarök e a me stesso. Come faccio a essere vero
«Cosa vuoi dire...? Che anche adesso mi stai mentendo?»
Silenzio. Un sospiro. E poi...
«Come faccio a saperlo?»
Dolore. Delusione. Rabbia. Confusione. Compassione. Pena.
Il cuore di Suzaku cambiò così tante forme di sentimento in quel momento che il suo viso non seppe quale espressione assumere. Le labbra semiaperte, il respiro mozzato. Il corpo che, senza rendersene conto, si era issato su quello del moro, incastonandolo in quel materasso, al freddo. Le coperte strappate a loro e abbandonate sul suolo polveroso della capanna. La stretta delle sue forti e grandi mani su polsi esili e sottili.
Bugiardo.
«Suza-»
«FA SILENZIO! STAI ZITTO!!»
Lelouch serrò i denti per il dolore, le labbra ridotte ad una linea sottile. Gli occhi sgranati su quelli furenti dell'amico. Aveva già visto quegli occhi. Così tante volte...
Era affannato. Ogni centimetro del suo corpo reagiva all'impulso di esplodere. E a cercare una verità che continuava a celargli.
«Tu... Sei un maledetto codardo! Continui a nasconderti da me! Ma perché, cazzo... Perché non mi dici una volta per tutte la verità?! Perché non mi dici di cosa hai paura?! Perché non mi parli di quello che provi?! Perché mi tieni fuori da tutto quando sarò proprio io a-».
Suzaku dovette fermarsi. Le labbra tremarono, le lacrime iniziarono a cadere incessantemente sul viso del ragazzo che, di lì a poco, avrebbe dovuto uccidere. Qualcuno che amava e odiava.
Lelouch raccolse con un triste sorriso quelle parole, rammentando mentalmente a sé stesso ogni qual volta in cui aveva voltato dall'altra parte il volto della verità e mostrato la maschera della più falsa apparenza.
A questo, il cuore del soldato di Britannia si spense, così come la presa sui polsi del nuovo Imperatore. Non importava cosa desiderasse, Lelouch non si sarebbe mai mostrato a lui per quello che realmente era.
Almeno sei umano.
«Hai paura di uccidermi, Suzaku?»
«Hai paura di morire?»
«Pff. Come sei testardo.»
Lelouch adagiò la mano destra sul volto interdetto di Suzaku. E di nuovo, il giapponese vide quel ragazzo tranquillo su uno sfondo blu mare, fatto di un calore dell'estate che non avrebbe mai dimenticato.
«Come faccio ad avere paura della morte, quando ho affidato la mia vita a te?»

Dimmi Lelouch, stai mentendo ancora?



 
  
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