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Autore: DanzaNelFuoco    04/03/2020    0 recensioni
COW-T #10 - missione 3 - prompts: luoghi del COW-T #2
Raccolta di BakuDeku, per la maggior parte AU
altri pairing vari indicati a inizio fic (perché in generale mutlishipping is the way)
--- Katsuki ha la bocca secca, un po’ perché quella soda era davvero una merda, un po’ perché non riesce a staccare gli occhi dei muscoli del tizio che guizzano sotto la maglietta ad ogni cassa di vino che impila sul pavimento - porca merda, è una cazzo di statua greca, in che palestra va e perché lui non lo ha mai visto?
“Katsuki, tesoro, lo so che è un eye candy, ma smetti di sbavare,” Mina gli dà un buffetto sulla spalla, e Bakugou potrebbe ringhiare che non è vero, non sta sbavando (bocca secca, ricordate?), ma è troppo concentrato a cercare di far combaciare la figura davanti a sé con il nerd rachitico che lo seguiva ovunque alle medie. Perché sì, ci ha messo un po’, ma alla fine lo ha riconosciuto: quello è Deku.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Macleopoldop Fast Food
Wordcount: 1167

 

Quando Bakugou Katsuki all’età di quattro anni aveva dichiarato “io diventerò l’Eroe numero 1, più forte anche di All Might”, non si era aspettato di ritrovarsi a vent’anni a lavorare in un fast food e servire hamburger troppo cotti su letti di insalate appassite e pomodori che avevano visto giorni migliori a un branco di idioti che non sapevano che la ratio grassi saturi a proteine avrebbe sbilanciato il loro metabolismo verso l’obesità nei secoli dei secoli, datemi un amen. 

“Ancora una settimana,” si disse Katsuki, “ancora una settimana di ‘sta merda e poi potrò andarmene.” 

Ma questo era accaduto anche la settimana prima, poi Fat Gum gli aveva detto di resistere ancora e lui aveva obbedito.

Perché se il più famoso e innocente dei fast food giapponesi poi spacciava sottobanco quirk enhancer come se fossero caramelle uno dei pro-hero meno conosciuti ma con abbastanza fama perché si sapesse che era solito discutere con l’Agenzia e il Governo poteva essere pubblicamente sbattuto fuori dal giro e costretto a vendere panini per tirare a campare. 

Dopo il terzo mese di quella manfrina la gente aveva persino smesso di riconoscerlo e di volere foto con lui. L’umiliazione era momentaneamente finita. 

Però faceva un po’ male sapere di essere così sostituibili agli occhi del pubblico. 

Oh, sì, ci hai salvato tutti, fatti una foto con me, firma qui un autografo, e ora cortesemente vai a farti dare nel -

“Bakugou! L’ordine 45 è già uscito?”

“Sì! Quindici minuti fa!” 

“E allora che cazzo sto preparando da mezz’ora?”

‘Fanculo, Bakugou era sopravvissuto a di peggio. 

 

* * * 

 

No. No. No e poi no. 

‘Fanculo a lui. ‘Fanculo a Fat Gum e ‘fanculo anche ad All Might che lo aveva intrappolato in quella farsa facendolo persino sentire in colpa per non aver accettato subito.

Deku, nel pieno della gloria, Deku sotto le luci dei riflettori, Deku del ‘lo avremmo chiesto a Deku, se solo non fosse finito su tutte le prime pagine di ogni giornale mai stampato in Giappone per aver evitato che un Boeing 737 in avaria si schiantasse sul quartiere più affollato di Tokyo e ora non sarebbe credibile’, quel fortuitissimo Deku, ora era qui. 

“Cazzo vuoi?” 

“Un hamburger. Con patatine grandi. E buongiorno anche a te, Kacchan.” 

“Bakugou, il protocollo!” Gli strillò un supervisore nell’orecchio. “Non ci si rivolge così ad un cliente!”  

Poi il supervisore Kurosawa era comparso accanto a lui e con un “Le chiediamo ufficialmente scusa, signore, il nostro dipendente sarà sottoposto ad attento esame disciplinare, la pregheremo di attendere, il suo ordine le sarà portato da qualcun altro,” si era piegato un inchino tale che un po’ più in basso gli avrebbe potuto benissimo leccare i piedi anche letteralmente. 

“Non si preoccupi, ci conosciamo, nessuna offesa,” Deku aveva sorriso. 

Cosa cazzo era, il giorno del prendiamo per il culo Bakugou? Cioè, ora non solo si doveva sopportare Deku e la beffa che era la sua sola esistenza, ma pure rischiare il licenziamento dalla sua copertura? ‘Fanculo.

“Ne è sicuro, signore?” 

“Completamente.” 

Così il supervisore Kurosawa se ne era andato e Bakugou aveva piazzato quel panino stantio avvolto in carta oleata sul vassoio - trattenendosi dall’aprirlo e sputarci dentro perché davvero se lo doveva tenere almeno un’altra settimana quel lavoro o quel cetaceo troppo cresciuto di Gang Orca se lo sarebbe mangiato vivo - e aveva sorriso con un po’ troppi denti.

“Ecco a lei il suo pranzo, signore,” aveva ringhiato, e ogni oncia del rispetto che ci si sarebbe potuti aspettare nella frase si era trasformati in insulto,  “spero si goda il suo pasto.”
Deku aveva ignorato l’augurio sotteso che quello fosse il suo ultimo pasto e gli aveva infilato una banconota in mano. “Grazie. Tenga pure il resto.” 

Quando Katsuki aveva fatto per mettere via i soldi si era ritrovato a stringere un bigliettino. 

Ordini dall’alto.

Ah, ecco cos’era tutta questa messinscena. 

 

* * * 

 

Non si parlava d’altro. 

Uno dei più famosi fast food del Giappone aveva chiuso, completamente, saracinesche abbassate in tutto il territorio, locali vuoti e metà dei dipendenti arrestati. 

“Sei sicuro di non voler rimanere nell’Underground?” gli aveva chiesto Aizawa. 

E Bakugou aveva dovuto seriamente rifletterci. 

Nell’Underground non sarebbe mai potuto diventare l’eroe numero 1, la gente non avrebbe mai conosciuto il suo nome. Ma la cosa poi gli dispiaceva così tanto?

Niente merch, è vero, la cosa riduceva i guadagni, ma il pro era che la gente avrebbe smesso di rompergli i coglioni con autografi e foto e la pretesa di conoscere di lui più di quanto non conoscesse Bakugou stesso. 

“Ci devo pensare.”
“Allora per il momento dirò ai giornali di non fare il tuo nome.” 

Lo avevano lasciato da solo a godersi il momento. 

Finalmente cazzo! 

Avrebbe potuto farsi una doccia e i suoi capelli avrebbero smesso di puzzare di olio denaturato. 

“Kacchan…” 

Certo, i bei momenti non possono durare in eterno. 

“Cazzo vuoi Deku?”
“Un hamburger con patatine grandi?” aveva cercato di scherzare quello, ma la vena sulla fronte di Katsuki aveva cominciato a pulsare in maniera preoccupante. 

“Potrei vomitare al pensiero.” 

Deku si era passato una mano nei capelli nervoso. “Uhm… già, non ci avevo… non ci avevo pensato.” 

Bakugou non aveva risposto, lasciando che un silenzio imbarazzato si stendesse tra loro, poi aveva sospirato con insofferenza. “C’era qualcosa in particolare che volevi, Deku, o sei qui solo per rompermi il cazzo?”

Il che avrebbe per lo meno dovuto farlo andare via. 

Invece Deku aveva annuito, la faccia contratta in un’espressione determinata. “Sì, veramente, ero venuto a chiederti se ti andasse di uscire.” 

Bakugou non ci aveva nemmeno provato a sopprime la sorpresa. 

“Uscire?” 

“Sì.” 

“Io e te?” Bakugou aveva lasciato che l’incredulità filtrasse nella sua voce. E quando mai era stato educato e attento ai sentimenti altrui, lui?
Ma Deku non ne sembrava particolarmente colpito “Sì.”

“Tipo andare a berci una birra?”
“Pensavo più ad una cena. Che non coinvolga hamburger e patatine a questo punto,” aveva tentato di scherzare. 

“Ma sei masochista? Cioè ti piace farti insultare?” 

Deku era arrossito, ma si era rifiutato di rispondere a tale provocazione. 

“Dio mio, ma davvero?! Vuoi uscire con me, davvero?”
“Possiamo saltare direttamente alla parte dove mi dici di no e andiamo avanti con le nostre vite?” 

E Katsuki stava per farlo. Stava per farlo perché la proposta di Aizawa lo intrigava e avrebbe dovuto rinunciare all’idea dell’Underground, perché cazzo, sì, sarebbe finito su tutti i tabloid solo per essere andato a prendere un caffè con quello che al momento era il supereroe più quotato del Giappone, figurarsi una cena. 

Ne valeva la pena?

Bakugou si era alzato in piedi di scatto. “Devo fare una telefonata ad Aizawa.”
“Uhm? Eh?” Deku aveva a mala pena articolato, colto di sorpresa. Non era evidentemente la risposta che si era aspettato. 

“Perché se devo finire sui giornali che almeno sia per i miei meriti e non per essere uscito con te.” 

Il viso di Deku si era illuminato. 

Bakugou in fondo non era fatto per stare nell’ombra. 

 

  
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