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Autore: MelaniaTs    05/03/2020    0 recensioni
Racconta l'infanzia di Nathalie Winter, protagonista del romanzo Dream's Una ragione per sognare. Come una bambina sia diventata la donna che è oggi
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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|| Londra anno 1996/2003- palazzo sherman contea di Herthfordshire - Hatfield house - infanzia ||

Il suo papà era morto. Non riusciva a capire perché fosse accaduto a lei, ma il papà non c'era più. 
Era una bambina vivace, tanto vivace, sopratutto con la giusta compagnia. Aveva sei anni e presto sarebbe andata alla scuola primaria, viveva in una villa negli Hampton che il suo papà aveva comprato per lei e la mamma. Suo papà era un eroe di guerra, un grande soldato che Nat vedeva una volta ogni sei mesi per qualche settimana. Nat si faceva bastare quegli attimi, amava suo padre e la rendeva felice quindi coglieva tutto il tempo che passavano insieme. Lui tornava da una guerra ed apriva le sue grandi braccia e Nat correva da lui e si faceva prendere in braccio.
Aveva delle grandi braccia il suo papà, la proteggeva sempre con le sue forti braccia. 
Quell'estate era più bella delle altre però, il papà non era ancora arrivato ma quell'estate aveva conosciuto una bambina della sua età, Lizzie! Lizzie era venuta a passare le vacanze lì nel New Hampshire ed un giorno Nat l'aveva travata a giocare da sola, anche lei giocava da sola quindi l'aveva avvicinata. Erano così diventate amiche, avevano fatto tante cose e quando suo Alex veniva a trovarle giocava anche lui con le sue bambine. Era una bella estate, con Lizzie faceva tante marachelle, aveva anche imparato a salire sugli alberi, si era felice Nat, tanto che aveva chiesto alla mamma di andare a stare a New York. Voleva fare la scuola con Lizzie, non lasciarla mai più!
La mamma aveva detto che dovevano parlarne con papà però si, saremmo andate a New York a vedere la scuola che avrebbe frequentato Lizzie. Era a New York che tutta la felicità era finita, a casa di Lizzie dove stavo giocando! Il papà era morto mamma aveva detto che non sarebbe tornato più.
Sole, eravamo rimaste sole. Non sapevo cosa stava succedendo sapevo solo che la mamma sembrava disperata, era triste e lei e lo zio Patrick discutevano.
Poi arrivò la sentenza, la mamma aveva deciso di tornare a Londra, i nonni volevano che tornasse a casa con Nat e lei era decisa a tornare.
"Il tempo di riprendermi bimba mia." Aveva detto la mamma. E allora Nat aveva salutato la sua amica e il suo adorato cugino ed aveva lasciato il continente americano.
[...]

Non era stato facile ambientarsi a Londra. I nonni abitavano in una casa gigante, tanto che lei e la mamma vivevano nell'ala opposta a quella dei nonni. C'erano anche persone che ti aiutavano a vestirti ma mamma aveva rifiutato il loro aiuto. Aveva detto a quelle persone che sapevano vestirti, avevano anche un maggiordomo, che apriva la porta alle persone. Agli occhi di Nat in pratica quello era il castello delle principesse. Poteva essere più felice? Aveva perso il papà ma aveva trovato due nonni ed un castello dove lei sarebbe stata la principessa.
Purtroppo la piccola Nat aveva capito troppp presto che le principesse non esistevano e che i sogni non si avveravano, che ciò che sembrava bellissimo alla fine era solo falso e la felicità non era un palazzo. Il nonno gridava sempre, chiamava il papà l'americano. La nonna la guardava sconvolta, chiamandola 'piccola selvaggia' 
Nat non si sentiva di essere selvaggia, le piaceva correre, giocare col fango e giocare a baseball, come le aveva insegnato suo papà. Ma alla nonna la cosa non andava bene, tanto che dopo un po' fu proprio la nonna Louise che disse alla mamma di iscrivere Nat a scuola.
Nat non capiva perché studiava in quella casa con gli insegnanti privato, ma fu contenta quando sentì la parola scuola. Forse avrebbe ritrovato la sua amica Lizzie nella scuola, oppure altri amici! Si, non vedeva l'ora di iniziare.
... 
La scuola non si rivelò per ciò che Nat sperava o pensava. La scuola aveva delle regole, non urlare, stare seduti composti, essere superiori, portare i vestiti sempre in ordine, essere educati con i maestri, fare i compiti, non distrarsi, non giocare, non saltare, non fare le cose che fanno i bambini. 
La scuola ti insegnava a scrivere, la storia, la matematica e tutte queste cose. Ma la scuola ti insegnava anche come si doveva comportare una lady e questo Nat non lo capiva, lei era una bambina, perché doveva fare la lady? 
Con questa prospettiva Nat seguiva la scuola, al sabato tornava a casa e salutava la madre con cui stava per il week end. Mamma lavorava tanto, stava lavorando come architetto e voleva affermarsi per poter andare via dalla casa dei nonni. 
Però mamma non poteva decidere per lei, quando Nat espresse il desiderio di fare musica Emily subito approvò la scelta della. Nathalie voleva imparare a suonare la chitarra e glielo avrebbe concesso. Però anche qui fu la nonna a decidere
"Nathalie studierà pianoforte da Miss Marple, è un'ottima insegnante privata e la bambina non farà cattive conoscenze."
La nonna aveva dato la sentenza, non c'erano scelte, la mamma voleva mandare Nat ad una scuola di musica mentre la nonna diceva di no.
Le discussioni alla lunga tavolo ad ora di cena erano sempre le stesse. 
"Siete dei marchesi e quando sarete morti erediterete il titolo, comportamento Emily" così la nonna riprendeva sempre la mamma.
Era in quei momenti che Nat capiva perché la mamma di Alex era scappata da quella casa. Anche lei sarebbe voluta andare via e respirare, però non poteva altrimenti avrebbe lasciato la mamma da sola.
Alla fine Nat andò a studiare da Miss Marple, sinceramente pensava che si sarebbe annoiata, poi un giorno conobbe Isabelle, e allora tutto cambiò. Una nuova speranza ed una nuova amica era giunta nella sua vita.
Nat ed Isabelle si vedevano tutti i sabato a casa di
Miss Marple e tra le due si instaurò una bella amicizia fatta di musica e corde di pianoforte.
Fu l'unica amica che Nat riuscì ad avere. 
Qualsiasi amicizia infatti doveva essere approvata dai nonni. Qualsiasi attività anche, la danza? Solo classica. Gli sport? Equitazione. Un animale? Non andavano bene. Gli amici? Nessuno era all'altezza se non i figli di questo o di quello.
Le uniche gioie per Nat ormai erano i week end con la sua mamma.
Emily la incoraggiava sempre. 
"Non perderti mai Nathalie, sii sempre te stessa e ricordati. Diventa abbastanza forte da non farti comandare da nessuno."
La mamma non la chiamava più Nattie ma Nathalie, le abbreviazioni non erano consentite a casa. Però le era sempre vicina e al week end la prendeva e scappava sempre da quella casa gigantesca.
Nathalie aveva capito una cosa, le principesse non erano felici.
Lei non era una principessa e sinceramente non voleva diventarlo. Neanche marchesa, una volta lo disse al nonno! 
"Non morire. Io non voglio diventare una marchesa." Per la prima volta Nat si era beccata un ceffone. 
"La lady non sono maleducate." Disse la nonna 
"Sono io che ti mantengo figlia di un americano. Porta rispetto." 
Emily allora era intervenuta, arrabbiata aveva preso la figlia ed aveva detto che sarebbero andate via. Lei manteneva la figlia col suo lavoro, e nessuno doveva permettersi di sfiorarla. 
Perché erano rimaste? Perché la nonna aveva chiesto scusa, aveva detto di essere ammalata e che voleva avere la figlia e la nipote vicine. 
La mamma aveva ceduto e Nat aveva abbracciato la nonna, asciugato le sue lacrime. 
Da quel giorno però il nonno non aveva più toccato Nathalie e la piccola aveva imparato che doveva mostrarsi si ghiaccio, indifferente a tutto e tutti. Volevano una lady, lo sarebbe diventata ma poi sarebbe scappata da lì.
Il tempo passò così come le stagioni, stagioni che avevano visto Nathalie diventare una signorina dell'alta società 
Non aveva amici al di fuori di Isabelle, non li aveva fino a quando non aveva incontrato la piccola Beatrix. Era quattro anni più Piccola di lei e Nat era all'ultimo anno della scuola secondaria. Vedeva quella bimba sola a pranzare ed un moto improvviso l'aveva pervasa, si era avvicinata a lei e con amore l'aveva accolta sotto la sua ala protettrice.
Nat le raccontò degli insegnanti della scuola secondaria, delle persone che non erano male e di tutto quello che circondava il mondo della Maria Magdalena school.
Poi la nonna era morta. La nonna a modo suo aveva amato Nat, e si sapeva che era malata. Ecco Nat nella sua infanzia aveva imparato che i soldi non salvavano le vite se il destino era segnato, la nonna stava male, si poteva curare ma difficilmente sarebbe guarita.
E così la sua vita finí, era aprile e una leggera pioggia si abbatteva sulla contea, e Nat pianse. Pianse chiusa in camera sua con la sua governante che la confortata, perché piangere in pubblico non era educato, non era da lady. 
Era da tanto che Nat non piangeva, aveva imparato a reprimere le lacrime, le risate, le parole. Era diventata ciò che i nonni volevano, ma adesso la nonna non c'era più. 
C'era voluto un po' ma alla fine si era tornata alla normalità che vigeva alla tenuta. La mamma adesso era un affermato architetto molto richiesto, non si era più sposata. 
La nonna aveva lasciato alle due una casa nello Yorkshire, tanti beni, ora e quanto di più lussuoso ci fosse. Ma loro erano ancora alla tenuta del nonno. 
Vita tranquilla col nonno fino a quando non disse alla mamma che si doveva sposare.
"È il barone di Huttington, ottimo partito. Ottimo matrimonio."
"Spero tu stia scherzando padre." 
"Sono serio Emily... ti ricordo che abbiamo un titolo ed una dinastia da portare avanti." 
"Ho già una figlia e mi basta."
"Anche Nathalie a suo tempo farà un buon matrimonio."
"No! Assolutamente no! Mia figlia deciderà lei della sua vita. Del suo futuro sposo e di tutto ciò che vorrà fare."
"Emily Rose Sherman non rispondere."
"Papà è finito il tempo in cui tu decidi per tutti. Ce ne andiamo, domani stesso.
Nathalie prepara le tue cose."
Nathalie era interdetta, veramente se ne andavano? Dove sarebbero andate? 
Il nonno? Il nonno non fiatò e non disse niente. Non implorò come fece la nonna anni prima. Il nonno tacque e le due il giorno dopo accompagnate da un taxi vennero portate all'hilton hotel.
Qui emily si mobilitò, vendette le proprietà nello Yorkshire, chiamò lo zio Patrick per organizzare il ritorno a New York e chiese il trasferimento. 
Adesso la mamma era affermata e richiesta, subito aveva ottenuto un lavoro di spicco a New York. 
Con i soldi della nonna compró degli appartamenti a Manhattan e poi iscrisse Nathalie ad una scuola new Yorkese, sempre privata.
Nathalie pensó subito, è sempre la stessa scuola ed invece scoprí che non era così quando conobbe la sua compagna di banco.
"Ciao sono Amber. Amber Johnson e sono l'unica figlia di Samuel Johnson."
Nathalie guardó la ragazza bionda, il suo bel sorriso e e la ricambió.
"Io sono Nathalie Winter, figlia di Emily Sherman."
"Ti va di essere amiche Nathalie?" 
"Penso... spero di sì." Rispose Nat 
E la prima cosa che fu era di corredare a casa dopo le lezioni e chiedere a sua madre se poteva avere un amica.
Emily la guardò e sorride. 
"Tutti gli amici che vuoi Nathalie."
La ragazza andò ad abbracciare la madre 
"Grazie mamma... grazie!"
"Amore mio... da domani riprenderai i corsi di musica."
"Oh"
"Si, penso sia ora che tu impari a suonare la chitarra Nathalie"
La chitarra? Era una vita che Nat voleva impararla ed ora? Ora i sogni si avversavano.
Non serviva un castello, non servivano i soldi.
Per essere felici servivano dei genitori, genitori che ti amavano. E lei Nathalie aveva una madre che l'amava.
Da quel giorno la vita di Nat tornó a cambiare, ma questa volta in meglio. 
Aveva imparato una cosa in quegli anni. Non rinunciare ai tuoi sogni e crederci, crederci e lottare per avverarli con tanto lavoro. Non lasciare al destino di toglierti gli amici, cerca sempre di stare in contatto con loro 
Così dopo aver perso Lizzie aveva capito che non poteva perdere Isabelle e Beatrix. Era così rimasta in contatto con loro, aveva scritto alle ragazze e si aveva fatto grandi progressi.
Ah... al contrario della mamma Nathalie era rimasta in contatto anche col nonno. Ed ogni volta alla fine della loro telefonata gli ricordava che non doveva morire.

   
 
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