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Autore: DistressAndComa    05/03/2020    1 recensioni
[Emma Frost x Jean Grey] Emma non era come gli altri, non era come nessuno di loro che non riuscivano a fare a meno di metterla su un piedistallo, innalzarla come essere supremo di innata bellezza. Lei non era così. Lei non era bella, non lo era la sua anima, ed Emma, Emma lo sapeva.
Una breve one shot su una coppia terribilmente crack ma che mi ha sempre ispirato per il loro essere da una parte simili e dall'altra opposte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Jean Grey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IN MY CHAOS



"Guardami e distruggimi se vuoi
ma ti prego, fallo solo per ciò che sono davvero"


 

Aveva passato la sua intera esistenza a chiedersi quanto fosse sbagliata, quanto quel potere che scorrevva nelle vene infettando la sua stessa mente, fosse osceno. Se lo era chiesta così tante volte che aveva convinto sé stessa, cucendosi addosso la parola errore. Era brava a commettere errori, era brava a sbagliare, eppure nessuno l’avrebbe mai detto, lei che era sempre stata la studentessa migliore, la calma che anticipava la fine di tutto. Ciò che gli altri non vedevano era proprio questo, quanto fosse così dannatamente sbagliata. No, tutti non facevano altro che definirla perfetta, priva di macchie o corruzioni. Persino quella stessa fenice che divorava ogni cosa, altro non era che uno scherzo del destino, un inganno che il fato aveva donato - infame - al mondo. Non lei. Non era colpa sua, non lo era mai stata, e allora perché non riusciva a smettere di sentire quel dannato peso sul petto? Perché si ritrovava costretta da sé stessa ad incatenarsi l’anima? La risposta era più semplice di quello che si potesse pensare, e si ritrovava lì, nell’apparenza di essere perfetta. Tutti la descrivevano così, tutti eccetto lei: Emma Frost.
Emma non era come gli altri, non era come nessuno di loro che non riuscivano a fare a meno di metterla su un piedistallo, innalzarla come essere supremo di innata bellezza. Lei non era così. Lei non era bella, non lo era la sua anima, ed Emma, Emma lo sapeva. Lo aveva visto negli occhi della bionda, nel suo sguardo al loro primo incontro, in quel ghiaccio, no, in quel diamante che si scioglieva di odio e di quelle emozioni che andavano oltre qualsiasi cosa per afferrarle il cuore e sbranarlo. Era iniziato così, tra loro, ed era andato sempre peggio culminando con quella notte. Quella dannata notte dove lei, la gloriosa fenice era morta su sé stessa, nascondendosi tra le sue stesse ceneri che le riempivano i polmoni sino a farla soffocare. Stava soffocando, sì, con quella realtà che pesava tanto quanto tutto ciò ch’ella nascondeva, tutto ciò che le si agitava nel sangue in quella falsa calma che si sgretolava attimo dopo attimo. E la vide. Vide Emma avvicinarsi, afferrarla per poi spingerla, per poi provocarla con quei modi dannatamente irritanti che tuttavia la obbligavano a guardarla, in quella catena che aveva iniziato a stringere sempre di più. Anelli che tintinnavano, in quella melodia che regalava a quegli attimi la degna nota di distruzione, la stessa che provò nell’istante in cui si rese conto di morire davvero, di vivere, di perdere, di vincere ogni cosa.
Emma la intossicava, e Jean voleva morire così, di quel veleno che erano le labbra altrui, la sua carne o semplicemente lei, quel diamante che la voleva per come era, che la bramava nel suo caos così lontano dalla perfezione. E lo sentiva, lo sentiva quando le mani della bionda la sfioravano, quando la stringevano e percorrevano ogni centimetro della sua pelle, quando la graffiavano e la desideravano come mai nessuno prima di lei aveva osato fare davvero. Non v’era pietà in quei baci, non c’era riguardo in quelle strette, non la stava ammirando, se la stava prendendo, completamente, ogni frammento di lei, ogni singolo granello di cenere che continuava a cadere, a cedere sotto un peso che sembrava scemare, farsi sempre più debole, più leggero, più assente. Era lei. Emma. Emma le stava prendendo anche quello, aprendole le ossa per strapparle l’anima che echeggiava insieme a quegli ansimi nei quali si mescolava. Ansimi e gemiti che si ritrovavano a scontrarsi con quelli dell’altra, a lottare per ritrovarsi ancora, per volersi sempre più, in quell’essere così sbagliate. Sbagliavano entrambe, lo avevano sempre fatto, eppure in quei momenti, Jean non si era mai sentita così giusta, nel posto giusto, tra le mani di colei che lo vedeva, il caos che era, che vedeva ogni singolo difetto e che lo amava. Che la amava così come era: rotta, e sbagliata.

«Questa è l’ultima volta, Emma»
«Ti amo anche io, Jean» 



 

 


Note dell'Autrice
Yes, è una crack ship ma non riesco a non amarle, per questo ho voluto scrivere questa sorta di estratto introspettivo incentrato per lo più su Jean. Diciamo che questo era più una prova che altro per vedere come mi trovo con questi due personaggi e poter, eventualmente, scrivere qualcosa di più.  

Detto questo, spero che vi sia piaciuta!

   
 
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