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Autore: Baudelaire    06/03/2020    1 recensioni
Nuvolandia è un paese oppresso dal perenne maltempo.
Un'originalissima partita a calcio sistemerà le cose.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta un piccolo paese chiamato Nuvolandia, che era stato battezzato in quel modo perché, da quando si era popolato, pioveva in continuazione. I suoi abitanti non avevano neppure mai visto il sole, dato che ogni giorno grosse nuvole nere coprivano il cielo e rovesciavano pioggia dalla mattina alla sera. La gente non usciva mai di casa senza l’ombrello,  il mondo era di un solo colore, grigio scuro, la luce del sole non aveva mai sfiorato i verdi prati delle colline che circondavano il paese, i bambini non giocavano mai nel parco pubblico, perché le pozzanghere lo avevano ormai rovinato completamente. Non c’era gioia sui volti di quei bimbi, non c’era allegria. Il loro cuore era come il cielo di Nuvolandia: sempre scuro e triste.
Un bel giorno, però, le nuvole bianche, impietosite dai volti tristi dei bambini del villaggio, decisero di reagire e di sfidare le loro acerrime nemiche, le nuvole nere, ad un duello.
Tutte insieme andarono dal Sole, per spiegargli le loro intenzioni e domandargli aiuto.
 
Bianchina, la nuvola più anziana, bussò alla porta.
Quando si aprì, una luce intensa le abbagliò tutte quante.
- Chi osa venire a disturbare il mio sonno? – fece una voce dall’interno.
- Compare Sole, perdonaci se veniamo a disturbarti a quest’ora, ma si tratta davvero di una questione molto importante. – rispose Bianchina.
- Ah! Sorelle Nuvole! Siete voi dunque! Non lo sapete che questa è l’ora del mio sonnellino?  Che cosa vi porta fino qui?
- Fratello, conosci sicuramente il villaggio chiamato Nuvolandia.
- Nuvolandia? Sì, ne ho sentito parlare, credo sia quel posto dove non mi è mai stato permesso di entrare, grazie alle vostre simpatiche amiche! – fece il Sole ammiccando a Bianchina.
- La questione è seria, amico mio! Tu non hai visto i volti tristi dei bimbi di quel villaggio, condannati a eterne giornate di pioggia senza poter mai giocare sotto la luce calda dei tuoi raggi. E tu sai quanto i bambini abbiano bisogno di giocare all’aria aperta, di correre felici sui prati, di poter fare il bagno nel ruscello e asciugarsi grazie al tuo calore. L’estate per loro non esiste, ogni stagione è uguale all’altra. Tutto questo non è giusto, lo sai. E noi siamo qui per chiedere il tuo aiuto.
- Il mio aiuto? Ma che volete che possa fare ? Sapete bene che le Nuvole Nere hanno preso possesso di quella porzione di cielo!
- Sì, lo sappiamo, ma è giunto il tempo di mettere fine a questa assurda situazione! Noi dobbiamo aiutare quei poveri bambini, e per farlo vogliamo sfidare quelle nuvolacce malefiche per cacciarle via definitivamente da lì.
- Sfidarle?? Oh bella, questa la voglio proprio sentire! Che cosa avreste in mente di fare?
- E’ molto semplice. Noi le sfidiamo a giocare una partita di pallone contro di noi. Se vinceranno, potranno continuare a restare a Nuvolandia, ma se perderanno dovranno andarsene per sempre e non farsi più vedere. Che ne pensi?
- Che ne penso? Penso sia un’idea magnifica! Ma voi, siete sicure di poterle battere? Ho sentito dire che Nerina, la loro mascotte, giocava nella Lega Paradiso tempo fa. Sembra fosse un attaccante piuttosto in gamba. Siete proprio convinte di quello che fate?
- Fratello mio! Hai la memoria corta, vedo! Ci giocavo pure io nella Lega Paradiso e ho vinto ben 4 coppe campioni, se ben ricordi!
- Ehm … sì, certo, ricordo benissimo – fece il sole un po’ imbarazzato – ma dimmi una cosa, sorella Bianchina, che cosa c’entro io in tutta questa storia?
- Tu? Ma è chiaro! A noi serve un arbitro!
- Un arbitro? Ma, mia cara, lo sai che sono negato per il calcio!
- Lo so, lo so, non sono mica matta! Chiedere a te di fare da arbitro sarebbe come gettarmi dritta dritta addosso a un aeroplano! No! Noi pensavamo a qualcuno di affidabile, serio, qualcuno che si intenda di calcio e che sia ovviamente imparziale. Pensavamo alla Luna.
- D’accordo, ma che volete da me?? Andate da lei e chiedeteglielo!! E ora, se non vi dispiace, vorrei tornare alla mia pennichella!
- Un attimo! Un attimo! Ecco … noi pensavamo che …. Insomma, visto che tu e  Luna siete … come dire? Molto amici ….
- Aspetta un momento! Non mi starai dicendo che devo essere io a farle la proposta?
Bianchina non rispose, limitandosi a un sorriso malizioso.
Il Sole la scrutò con aria sconfitta:
- E perché proprio io?
- Fratellino mio, tu la conosci meglio di tutte noi, tu trascorri con lei molte giornate,  sai meglio di me quanto sia difficile parlare con lei a volte. Tu sai come prenderla,  sapresti trovare le parole giuste, perchè sei suo amico. Sono certa che a te non saprebbe dire di no.
Il Sole rifletteva, tutto assorto nei suoi pensieri.
- E poi, pensa a quei poveri bambini! Pensa a quanto bene fai ogni giorno con la luce che emani, con il tuo calore. Lo sai meglio di me, a volte agli uomini basta alzare la testa e vederti scintillare lassù per sentirsi riempire il cuore di gioia. Non pensi a come deve essere triste la vita di quei bambini? Non pensi al loro futuro? E al futuro dei loro figli?
- D’accordo, d’accordo, ho capito. Va bene, parlerò con Luna e cercherò di convincerla. Ma non ti faccio promesse!
Le Nuvole Bianche urlarono di gioia.
Bianchina strinse la mano al Sole, gli diede un bel bacio sulla fronte e se ne andò tutta contenta seguita dalle sue compagne.
 
Quella sera stessa, al tramonto, Sole e Luna si incontrarono, come ogni giorno a quell’ora: lui per andarsene a dormire, lei per illuminare con la sua luce riflessa il buio della notte.
La Luna lo salutò come al solito, ma prima che se ne andasse, lui la fermò.
- Senti, Luna, avrei un piccolo favore da chiederti.
Il Sole raccontò brevemente la triste storia di Nuvolandia e dei suoi abitanti.
Contrariamente a quanto si aspettava, la Luna prese molto a cuore la faccenda.
- Quelle nuvolacce nere non le sopporto! Sono così arroganti, presuntuose, antipatiche! E quella povera gente, senza mai una giornata calda! Sempre sotto la pioggia!
- Vuoi dire che ci aiuterai?
- Ma certo! Che domande! Conta pure su di me!
 
Soddisfatto, il Sole se ne andò a dormire.
Il giorno dopo incontrò Bianchina e la mise al corrente della bella notizia.
Tutto era pronto. Non rimaneva che sfidare le Nuvole Nere. Il Sole temeva che non avrebbero accettato la sfida, ma si sbagliava.
Bianchina andò a Nuvolandia e si incontrò con Nerina, la sua acerrima nemica.
- Toh! Chi si vede! Ehi, mozzarellina, questo non è il tuo territorio, Gira al largo se non vuoi guai!
- Guarda guarda! Mi sa invece che quella nei guai sei proprio tu, bella mia! Tu e le tue amiche avete i giorni contati ormai, sempre ammesso che abbiate  coraggio …
- Che diavolo vai blaterando, caciotta? Parla chiaro!
- Vi sfidiamo a una partita di pallone.
- Cooosaaa?!?!?! Ahahaha! E pensate di poterci battere? Cocca, mi chiamavano Uragano Nero quando giocavo nella Lega Paradiso!
- Bando alle ciance! Accetti?
- Se vinco, cosa ottengo in cambio?
- E’ molto semplice. La posta in gioco è il territorio di Nuvolandia. Se vincete, potete continuare a restare qui, ma se vinciamo noi, ve ne andate per sempre e non metterete mai più piede qui. Intesi?
- Per me va bene. Non hai speranze, è una gara persa in partenza per delle dilettanti come te e le tue sorelle.
- Staremo a vedere. Ci troviamo domattina alle 9.00 al campo di calcio. Ah, dimenticavo! La partita sarà arbitrata dalla Luna, hai qualcosa in contrario?
- No.
- Bene, a domani.
- Vi stracceremo – rispose Nerina con una risata.
- Ridi, ridi … ride ben chi ride ultimo … - pensò Bianchina tra sé e sé , e se ne andò.
 
E così arrivò il gran giorno.
La mattina dopo, come stabilito, si trovarono tutti al campo di calcio: le Nuvole bianche, capeggiate da Bianchina, e quelle nere, capeggiate da Nerina.
Il Sole era venuto a fare il tifo per le sue amiche, e anche per vedere la Luna in azione nel ruolo di arbitro, cosa che lo incuriosiva parecchio.
Sedeva in prima fila, accanto a Venere e Marte, il pianeta rosso.
Sugli spalti dietro di loro c’era una decina di stelle, amiche della Luna, venute a tifare per le Nuvole bianche. Tra di loro, il Sole non potè fare a meno di notare Orione, bella, splendente, luminosa come non mai.
  • Se Bianchina vince la partita, potrei invitare Orione ai festeggiamenti … - rifletteva.
  • Forza Nuvole Bianche! – gridò a squarciagola.
 
Nel frattempo le giocatrici prendevano posto in campo. Le due capitane si strinsero la mano, e la Luna fischiò. La partita ebbe inizio.
In un primo momento le nostre amiche incontrarono delle serie difficoltà. Le Nuvole nere erano delle grandi avversarie, Nerina non aveva raccontato storie,era davvero un asso con il pallone. Si poteva quasi dire che ci fosse nata con quell’affare tra i piedi! Quando si impossessava della palla niente e nessuno riusciva a fermarla, spiccava il volo verso la porta avversaria e cercare di fermarla, di toglierle la palla o anche solo di starle dietro era una vera impresa!!
Il primo tempo finì sullo zero a zero. Durante l’intervallo, Bianchina ordinò alle compagne di marcare stretta Nerina, di concentrarsi sulla difesa, mentre lei avrebbe cercato in tutti i modi di segnare il gol della vittoria.
Il secondo tempo fu esilarante.
Nerina non aveva un attimo di respiro, strettamente controllata dalle avversarie.
Non appena Bianchina riuscì a prendere possesso del pallone, sfrecciò via verso la porta avversaria.
Portiere della squadra delle nuvole nere era Lacrimosa, una giovane Nuvola piuttosto timida e taciturna ma molto alta.
Bianchina si avvicinava sempre più alla porta. Era un vero asso, nessuna della avversarie riuscì a fermarla, perché anche lei, come Nerina, controllava la palla come se fosse una parte di lei. Dribblava magnificamente chiunque le si avvicinasse, e correva come un fulmine. Tutti quegli anni trascorsi a giocare nella Lega Paradiso non erano stati inutili.
Appena fu in area di rigore, si mise in posizione di tiro. Lacrimosa era concentratissima su di lei, non la perdeva di vista. Un paio di difensori tentarono di bloccarla, ma lei caricò il tiro e lanciò un formidabile destro in direzione della porta. Lacrimosa si lanciò verso destra, ma improvvisamente, all’ultimo secondo, la palla deviò la sua traiettoria, andando ad infilarsi dritta in rete nell’angolo sinistro della porta.
Lacrimosa ricadde a terra sconcertata: uno straordinario tiro ad effetto.
Bianchina lanciò un urlo, si girò e tutte le sue compagne le corsero incontro per abbracciarla. Una le saltò addosso facendola ricadere sull’erba.
In fondo al campo Nerina era, in tutti i sensi, livida. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Lei, l’asso della Lega Paradiso, sconfitta dalla sua più odiata rivale. Si accasciò a terra, distrutta.
Sugli spalti, era un trionfo. Il Sole urlava come un matto, Venere, Marte e le stelle applaudivano soddisfatti e divertiti.
Il tempo stava per scadere. Ormai era fatta. La vittoria era in pugno.
E infatti, dopo pochi minuti, la Luna fischiò la fine della partita.
Bianchina fu portata in trionfo dalle compagne, in un tripudio di festeggiamenti.
 
Come d’accordo, Nerina e le altre abbandonarono il cielo di Nuvolandia.
 
Quella sera stessa, al villaggio, gli abitanti videro per la prima volta in tutta la loro vita il Sole, anche se per pochi istanti, prima del tramonto.
Ma fu un tramonto bellissimo, il più indimenticabile di tutta la loro vita.
Tutti uscirono dalle loro case, meravigliati ed estasiati da quello spettacolo.
Non capivano perché le Nuvole nere se ne fossero andate, ma era troppo bello vedere il cielo limpido illuminato dalla calda luce del sole.
E anche la notte, non fu una notte come tutte le altre.
Per la prima volta videro la luna, pallida e luminosa, e le stelle.
 
Quello fu il giorno più bello nella storia di  Nuvolandia, il giorno che segnò l’inizio di una nuova vita.
Bianchina e le altre andarono a letto presto, troppo stanche dopo una giornata così faticosa.
Il Sole, dopo il tramonto, baciò la Luna, in segno di riconoscenza, e andò a dormire felice e tranquillo.
La Luna, dall’alto del cielo, guardò i volti felici dei bambini e vegliò su di loro per quella e per tutte le notti seguenti.
   
 
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