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Autore: Baudelaire    06/03/2020    1 recensioni
Sette note musicali vivono felici in un paese chiamato Pentagramma, con la loro amata Regina Chiave di Sol.
Ma una giorno qualcuno viene a bussare alla loro porta.
Ed è lì che questa avventura ha inizio...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un tiepido pomeriggio di aprile quando tutto ebbe inizio. Il cielo era terso, il sole splendeva alto, e il vento ululava tra i pioppi nel giardino del palazzo reale di Pentagramma.
Do, Re, Mi, Fa, Sol, La e Si sedevano attorno al grande tavolo della sala da pranzo e sorseggiavano il tè.
  • La primavera è arrivata, la nostra Regina è in viaggio da un mese e ancora non abbiamo notizie. – stava dicendo La rivolta a Si.
  • Già.
  • Sono certo che si farà viva al più presto– disse Do.
  • Lo spero tanto, sono molto preoccupata. Non si era mai trattenuta così a lungo lontano da Pentagramma … sento la sua mancanza …
Do sorrise, intenerito. La era la più giovane e la più sensibile di tutte, era naturale che avvertisse più delle altre la mancanza di Sua Maestà.
Si alzò in piedi. La pausa era finita, doveva tornare alle sue mansioni. Da quando Chiave di Sol era in viaggio, il lavoro a palazzo era triplicato.
Mentre si stavano alzando per riordinare la tavola, entrò Paris, servitore personale della Regina.
  • Ci sono tre uomini che cercano di voi, padrone Do.
  • Di me? E chi sono? – fece quello stupito.
  • Non mi hanno riferito i loro nomi. Solo che vengono da molto lontano, e che desiderano parlare con la Regina. Ho detto loro che Sua Maestà è in viaggio, ma hanno insistito per parlare con qualcuno. E ho pensato a Voi …
  • Bene. Dove si trovano?
  • Li ho fatti accomodare nel salottino.
  • Vado subito a riceverli.
Che razza di sorpresa è mai questa?
Quando lo videro entrare, si alzarono in piedi. Era davvero uno strano trio quello che si presentava davanti ai suoi occhi sorpresi e incuriositi.
Uno era molto alto, portava il pizzetto e dei piccoli occhiali tondi sul naso aquilino, un paio di jeans consunti e una giacca grigia.
Un altro era piccolo e tozzo, aveva una pancia piuttosto prominente, frutto di una viscerale passione per la birra e indossava dei pantaloni troppo corti e un paio di bretelle fuori moda sopra una camicia color kaki con le maniche risvoltate.
Il terzo, certamente il più anziano, aveva una folta barba bianca, i capelli dello stesso colore e indossava un abito grigio che contribuiva a slanciare la sua figura e a conferirgli un tocco di classe che stonava con l’aspetto trasandato dei suoi due compagni.
Si presentarono: si chiamavano Dino, Armando e Cortese.
 
  • Le chiedo perdono per questa visita inattesa, ma si tratta di una questione della massima urgenza.  – esordì Armando - Noi veniamo da Fantasyland, lo conosce? 
  • No.
  • La cosa non mi stupisce. Dista ben due giorni di cammino da qui, e la strada è tutt’altro che agevole. La settimana prossima nel nostro villaggio si terrà un grande concerto, il più grande da quando la nostra Regina è al governo. Un avvenimento eccezionale, una grande festa che coinvolgerà anche i paesi limitrofi, una spesa economica non indifferente …
La musica, naturalmente, sarà protagonista della serata. E proprio qui sta il nostro problema. La Regina, generalmente, si avvale di tre ragazzi che lavorano al suo servizio, tre giovani musicisti che vengono chiamati a suonare in occasione delle più belle feste di corte. Purtroppo, di ritorno da un concerto all’estero, i tre si sono ammalati piuttosto gravemente. Manca una settimana esatta alla data del concerto, e tutto quello che siamo riusciti a trovare è un’orchestrina da quattro soldi che strimpella a malapena qualche motivetto. Siamo disperati …
 
  • Il fatto è – proseguì Dino – che il concerto sarà un disastro assicurato, a meno che …
  • A meno che? – lo incalzò Do.
  • A meno che non si possa intervenire con l’aiuto di sette note musicali che conducano gli strumenti.
Do si alzò in piedi, esterrefatto:
  • Sta scherzando!
  • Niente affatto.
  • La questione è molto semplice. – intervenne Cortese- stasera stessa partite con noi, venite a Fantasyland e cominciate le prove con l’orchestra. La nostra Regina Kristel vi ospiterà a palazzo, offrendovi vitto e alloggio. Stabilirete con lei il compenso che riterrete più opportuno, e, terminato il concerto, potrete tornare a casa.
  • Aspetti un momento! Lei mi sta chiedendo di lasciare il paese e seguirvi  fin laggiù solo per un concerto?
  • Ma non sarà un concerto qualunque! Sono mesi che il nostro paese si sta preparando all’avvenimento, tutto è già stato predisposto. Crede che se non fosse stato importante avremmo affrontato un viaggio così lungo?
  • Ma voi pretendete che io e le altre abbandoniamo il paese di punto in bianco! Non possiamo farlo. Chiave di Sol, la nostra Regina, è in viaggio e non tornerà che tra qualche giorno. Non posso farlo. Mi dispiace, ma è fuori discussione.
  • D’accordo, mi ascolti. – disse Armando – qual è il vostro prezzo? La nostra Regina è molto generosa, il denaro non è un problema per lei …
  • Ma non si tratta di soldi! Lei rifiuta di capire!
  • No, qui chi non vuole capire è lei. Siamo disperati, non se ne rende conto? Io la sto implorando. La reputazione del nostro paese dipende solo da voi. Non ci sono alternative, questa è  l’unica soluzione possibile.
Ci rifletta su. Le chiedo solo questo. Questa sera stessa ripartiremo, ha tempo di consultare le altre note. Hanno perlomeno il diritto di esserne informate, non crede?
Do rimase in silenzio. Sospirò, e assentì.
  • E va bene. Ne parlerò con loro. Dirò alla servitù di preparare le camere. Nel frattempo potrete rinfrescarvi e riposare. Vi chiamerò non appena avremo preso una decisione.
Dopo aver dato le istruzioni necessarie a Paris, Do si ritirò nella sua camera.
Era confuso e spaventato. Confuso perché stava succedendo tutto troppo in fretta, spaventato perché dentro di sé fremeva dal desiderio di correre ad avvisare le altre,  preparare le valigie e partire subito. Sarebbe stata la realizzazione di un sogno, un concerto intero tutto per loro! E, forse, l’arrivo della fama, la gloria, l’inizio di una nuova vita! Riusciva già ad assaporarne il piacere …
Ma come era possibile? Gli ordini della Regina erano tassativi: in sua assenza Do aveva il doverne di farne le veci. Come poteva abbandonare ogni cosa e partire? E le altre? Che ne avrebbero pensato? Avevano il diritto di sapere quanto era accaduto, e avrebbe consultato ciascuna di loro in merito alla decisione da prendere.
Mentre era assorto in questi pensieri, entrò in sala da pranzo. Erano ancora radunate attorno al tavolo, evidentemente ansiose di sapere chi erano i misteriosi visitatori che erano giunti a palazzo.
  • Allora? Racconta, siamo curiosi di sapere! – esclamò Re incuriosito.
Do spiegò loro la situazione.
  • Ragazzi, dobbiamo partire subito! Questa potrebbe essere l’occasione della nostra vita! – fece Mi.
  • Io dico che non c’è da fidarsi. – disse Sol. – e se fosse tutta un’invenzione? Voglio dire, tre perfetti sconosciuti arrivano qui, ci propinano una storiella coi fiocchi, e noi abbocchiamo subito all’amo? E chi vi dice che non siano tre impostori, o peggio ancora dei criminali?
  • Quante volte ti ho detto di non leggere tutti quei libri gialli? – la canzonò Si. – Andiamo, Sol! – poi, rivolto a Do -  Piuttosto, che aspetto avevano? Che impressione ti hanno fatto?
Do fece una descrizione sommaria dell’abbigliamento e dell’atteggiamento dei tre uomini.
  • Beh, non direi proprio che avessero l’aspetto di tre assassini assetati di sangue! – esclamò Si.
  • Già, perché secondo te gli assassini girano tutti coi coltelli in bella vista? – fece Sol in tono sarcastico.
  • Ragazzi, Mi ha ragione! Io non credo che abbiano cattive intenzioni. E questa potrebbe davvero essere un’occasione unica! In fondo, siamo o non siamo note musicali? Qual è il nostro scopo nella vita? Restare per sempre a Pentagramma a poltrire e fare la muffa, o fare musica?
Nella sala si fece silenzio.
  • Lo sapete anche meglio di me, siamo nate per questo. E non è giusto non approfittare di questo momento. Può darsi che sia l’inizio di qualcosa, oppure può darsi che rimanga un episodio isolato. Che importa? Perché rinunciare?
  • Sol, sai bene che la Regina lo proibisce. –fece Do.
  • La Regina capirà. Del resto, non si era mai presentata un’occasione simile prima d’ora. Tra pochi giorni tornerà, Paris e gli altri sapranno cavarsela anche senza di noi. Le scriveremo una lettera. Do, lei comprenderà …
Per qualche istante nessuno parlò.
Fu Mi a rompere il silenzio.
- In fondo non siamo obbligati a raccontarle ogni particolare. Possiamo semplicemente scriverle che un impegno improvviso ci costringe a partire. Le racconteremo la verità al nostro ritorno. Che differenza farà?
Do sospirò.
  • D’accordo. Preparate le valigie, niente cose pesanti, solo il minimo indispensabile. Convocherò Paris e gli altri servitori per comunicare loro la notizia. Ci ritroviamo qui fra due ore esatte per scrivere la lettera.
  • Sì! Sì sì sì sì sì!! – esclamò Sol. – Si parte, ragazzi! Si va a fare musica!! Yuppieeee!!
 
La servitù non nascose il proprio stupore di fronte a quella strana ed inaspettata partenza. Paris, soprattutto, sembrava perplesso.
  • Ma quale motivo vi costringe a partire così in fretta? E’ accaduto qualcosa a Sua Maestà?
  • Oh no, Paris. La Regina non c’entra. Non posso parlartene ora. Cerca di capire, è una questione molto importante di cui non posso far parola. Pensi di potertela cavare senza di noi fino al ritorno di Chiave di Sol?
  • Certamente, padrone, non temete e … abbiate cura di voi.
  • Grazie, Paris. Ora, vai pure a chiamare i tre uomini. Falli scendere in salotto, ho bisogno di parlare con loro.
  • Subito, signore.
 
Sembravano ansiosi di una risposta, e Do non li fece attendere.
  • Ho il piacere di annunciarvi che stasera avrete sette compagni di viaggio. – annunciò con un largo sorriso.
  • Splendido! – esclamò Armando.
  • Sapevo che avreste preso la decisione più saggia! – disse Cortese compiaciuto.
  • Preparatevi al lungo viaggio di ritorno. Si parte alle sette.
 
 
Mezz’ora dopo, le sette note si radunarono nuovamente in sala da pranzo. Do prese carta e penna e cominciò la lettera:
 
“Mia amata Regina, ci dispiace doverla informare che un avvenimento improvviso ci costringe ad una partenza immediata. Saremo di ritorno fra sette giorni.
Non siate in pena per noi.
Le sette note.”
 
Poco prima della partenza, Do affidò la lettera nelle mani di Paris, raccomandandogli di conservarla gelosamente fino al suo ritorno, e di consegnarla direttamente nelle mani di Sua Maestà.
  • Sarà fatto, padrone Do.
   
 
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