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Autore: Ghost Writer TNCS    07/03/2020    1 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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3. Sgherri del Sindaco

 

Come la maggior parte dei fuorilegge, D’Jagger si era stabilito in una delle zone costruite abusivamente dal Sindaco, per la precisione in un modesto monolocale pressoché identico agli altri prefabbricati del quartiere. C’era disordine ovunque, dal sacco a pelo al macchinario per il cibo, passando per una quantità spropositata di congegni elettronici che affollavano parte del tavolo di lavoro e parte del pavimento.

Mentre il goblin armeggiava con saldatore, stampante per microchip, computer e altri attrezzi di precisione, uno schermo olografico proiettava le ultime notizie riguardanti la colonia.

«Governatore, pare che le attrezzature per la sorveglianza partite ieri dalla capitale siano state rubate» affermò un giornalista. «Alcuni sostengono che il mandante del furto sia il Sindaco. Cosa può dirci in merito?»

«La notizia è assolutamente falsa» rispose il dirigente della colonia, così convinto da apparire sincero. «Si è verificato un banale ritardo con le spedizioni, i sistemi di sorveglianza di ultima generazione che ho richiesto per la colonia arriveranno nei prossimi giorni. Il tasso di criminalità è già diminuito del cinque percento negli ultimi venti giorni: andando avanti così, entro la fine dell’anno la colonia occidentale sarà la più sicura del pianeta e potremo riprendere l’espansione verso ovest.»

«Metti un po’ di musica che è meglio» ordinò il goblin allo schermo. «Comincio a chiedermi se quel tipo sia davvero un bravo bugiardo, o se è solo un gran coglione.»

Lo schermo olografico si spense e dagli altoparlanti integrati nel suo casco venne diffusa una canzone energica e ritmata estratta dalla sua ricca playlist.

Mentre il goblin lavorava, Lunaria se ne stava seduta su una palla gommosa dall’altra parte del monolocale, impegnata a seguire una lezione interattiva di lingua dei segni. Ormai era a un livello piuttosto avanzato, ma desiderava comunque ampliare il più possibile le sue competenze.

Dopo una mezz’ora abbondante, il goblin posò i suoi attrezzi e si tolse il casco, utile sia come protezione che come lente d’ingrandimento.

«E con questo, il prototipo è finito!» annunciò con soddisfazione. «Dai, Lunaria, vieni a provarlo.»

La fata mise in pausa la sua lezione e andò a studiare il congegno con occhio critico. Ora che D’Jagger l’aveva sigillato, aveva una forma circolare, come un banale disco di metallo spesso pochi centimetri.

“Esploderà?”

«No, purtroppo questo non esplode» ammise l’artificiere. «Allora? Lo vuoi provare o no?»

Lei si posò al centro del disco e subito si accese una piccola spia luminosa, ma per il resto non accadde nulla.

Il goblin prese un altro congegno, un rilevatore, e lo accese. E di nuovo non accadde nulla.

«Ok, prova a uscire.»

Lunaria saltò fuori dal cerchio di metallo e subito il sensore si attivò, segnalando la posizione della fata.

«Rientra.»

Lei fece come richiesto e appena superò il bordo del disco, il rilevatore smise di captare la sua presenza. Un genuino sorriso apparve sul suo visino azzurro violaceo.

«Ottimo, direi che funziona» sentenziò D’Jagger, soddisfatto. «Peccato solo che non esplode.»

Era ormai tarda mattina quando Freyja cominciò la manutenzione del suo manganello. Si trattava di un’arma semplice, ma anche molto pratica grazie al robusto bastone telescopico. Ne esistevano innumerevoli versioni, ma la sua era quella specifica in dotazione alle forze dell’ordine: più resistente e capace di infliggere una scarica più potente. Il meccanismo di sicurezza integrato garantiva che solo gli agenti di polizia potessero estenderlo e attivarne la funzione stordente, ma ovviamente nessun dispositivo era davvero a prova di manomissione. Grazie alle modifiche ricevute, chiunque avrebbe potuto impugnarlo, anche uno degli uomini del Sindaco.

Il suo assistente virtuale la informò di una chiamata in arrivo. «È l’ispettore capo Smidr.»

«Passamelo.»

Il bracciale dell’orchessa, in quel momento appoggiato sul tavolo, proiettò davanti a lei l’ologramma del gigante di ghiaccio.

«Freyja, ho quello che mi avevi chiesto. Ho controllato i filmati ed è come pensavi: il goblin e i suoi soci sono evasi perché una fata ha attivato l’apertura di emergenza.»

Lei annuì: quell’informazione le avrebbe fatto comodo. «Perfetto, grazie. A proposito, avete trovato gli altri?»

L’ispettore Smidr scosse il capo. «Ancora niente. Per quanto ne sappiamo, potrebbero essersi nascosti nella Topaia come su un altro pianeta.»

«Ricevuto, cercherò di fare attenzione.» Dopo un attimo di esitazione, guardò l’ologramma negli occhi. «I colleghi come stanno?»

Il gigante di ghiaccio serrò le labbra. «Uno non ce l’ha fatta, ma gli altri se la caveranno. Due di loro sono già stati dimessi.»

Freyja abbassò il capo. Nonostante tutto, si sentiva responsabile.

«Capisco come ti senti, ma cerca di tenere duro: il destino della colonia occidentale potrebbe dipendere da te.»

«Farò del mio meglio» annuì l’orchessa, ancora triste, ma allo stesso tempo determinata.

«Ho anche fatto una ricerca sul demone di cui mi parlavi» proseguì l’ispettore. «Shiburo Hioki, trentatré anni, a diciassette è entrato in un’accademia militare e ha proseguito la carriera nell’esercito del suo paese fino a cinque anni fa, quando ha abbandonato l’uniforme per diventare un mercenario. Questa è un’ulteriore conferma del fatto che tra gli uomini del Sindaco ci sono anche professionisti addestrati.»

«Come ti ho anticipato, quel tipo non mi è sembrato molto in alto nella gerarchia, quindi è probabile che ci sia anche gente con più esperienza di lui. Comunque appena ho altre informazioni ti faccio sapere.»

«D’accordo. Buona fortuna» si congedò l’ispettore prima di chiudere la chiamata.

L’ologramma si dissolse e le spalle di Freyja si afflosciarono leggermente. Si alzò dalla sedia e andò ad abbracciare il grosso peluche che teneva sul letto: una specie di cane cartoonesco che doveva fungere da mascotte della polizia. Per quanto fosse ben tenuto, si vedevano i segni del tempo sulla sua pelliccia color caramello: con ogni probabilità aveva quasi la stessa età dell’orchessa.

Poco dopo una notifica anticipò la voce della IA: «È arrivato un nuovo messaggio da parte di Mowatalji.»

«Cosa dice?» chiese Freyja lasciando il peluche e alzandosi dal letto.

«“Ho un incarico da proporti. Se sei disponibile, possiamo incontrarci tra un’ora al locale dell’altra volta”» citò l’assistente virtuale.

«Perfetto, digli che ci sarò.»

Superato il momento di sconforto dovuto alla morte del collega, l’orchessa tornò a occuparsi del manganello. Non ci volle molto per concludere la manutenzione, dopodiché si preparò per incontrare l’uomo del Sindaco. Quel tipo sembrava molto furbo e attento, ma si era addestrata proprio per riuscire a ingannare anche persone come lui. Doveva solo restare concentrata, e tutto sarebbe andato per il meglio.

«Non si tratta di un incarico complesso, ma è importante che sia concluso il prima possibile» affermò l’elfo, seduto insieme all’orchessa a un piccolo tavolo di metallo. Anche questo era un po’ ammaccato: evidentemente quello era uno dei tratti distintivi del locale. «Un branco di animali selvatici ha danneggiato già due piantagioni, e quindi va eliminato. Anche questa volta lavorerai al fianco di alcuni dei nostri. Ti interessa?»

«Sì, non c’è problema» confermò Freyja. Non voleva dimostrarsi troppo entusiasta, ma la verità era che si sentiva molto sollevata all’idea di non dover affrontare altri poliziotti. «Di che tipo di animali si tratta?»

«Da quel che ho capito sono simili a cinghiali, ma non ho approfondito. In ogni caso mi hanno detto che useranno fucili d’assalto e mitragliatrici leggere.»

«Ho capito. Per curiosità, sarò nella stessa squadra dell’altra volta?»

«No, questa operazione sarà gestita da un gruppo di cacciatori. La partenza è fissata tra un’ora e mezza, quindi ti invio subito i dettagli» affermò l’elfo, e subito attivò lo schermo olografico del suo bracciale.

Poco dopo l’orchessa ricevette la notifica di avvenuta ricezione. «Arrivato.»

«Perfetto. Buona giornata» si congedò Mowatalji.

«Buona giornata. E grazie ancora per avermi ricontattata.»

Una volta sola, Freyja sentì la pressione scivolare fuori dal suo corpo. Usò il device sul tavolo per ordinare qualcosa da bere e poi tornò a riflettere sulle parole dell’elfo: aveva parlato di piantagioni e di cacciatori, quindi come sospettavano l’organizzazione criminale gestita dal Sindaco era piuttosto strutturata. Con ogni probabilità le piantagioni in questione erano di un qualche tipo di stupefacente, e scoprire dove si trovavano era un’informazione molto preziosa. In più aveva parlato di cacciatori: che il Sindaco disponesse di uomini specializzati nella cattura di animali selvatici? In effetti la fauna di Niflheim era piuttosto insolita, quindi probabilmente c’era qualcuno disposto a pagare per avere degli esemplari.

«Ehi, tu guarda che si vede! Dunque di chiami Frida, eh?»

Al solo sentire quella voce, l’espressione dell’orchessa si incrinò. «Pensavo fossimo d’accordo di non rivolgerci la parola.»

D’Jagger prese posto davanti a lei. «Beh, io invece pensavo che il mio casco fosse ancora integro. Ma quanta forza hai in quei pugni?! Fammi indovinare: sei una cyborg. No, anzi: potenziamento genetico. Di sicuro hai degli ottimi geni…»

Un drone cameriere passò sul tavolo per consegnare il drink ordinato dall’orchessa.

Freyja serrò i pugni. «Senti, sei vuoi essere il mio ex, allora comportati come tale e fingi che io non esista. Ho visto le registrazioni, sai? So della tua piccola amica. Non credere che non ci siano celle anche per lei.»

Il goblin divenne improvvisamente serio. «So come sono fatte le gabbie per fate.» Dopo un momento alleggerì il tono: «Comunque non posso restare: il Sindaco vuole che faccia saltare in aria un cantiere.» Si alzò. «Sai, sarebbe stato molto più semplice se il mio bracciale non fosse stato svuotato…»

L’orchessa fece spallucce. «Dovevi fare più attenzione a non perderlo.»

Lui si lasciò scappare un mezzo sorrisetto. «Alla prossima, Frida.»

«Spero mai, D’Jagger.»

Il goblin si alzò e si diresse verso l’uscita. Solo allora la fatina che era con lui spuntò dal suo cappuccio per mostrare il dito medio alla poliziotta.

Una volta fuori dal locale, la piccola fata si mise a svolazzare davanti all’amico per dire qualcosa nella lingua dei segni.

«No, Lunaria, non le faremo esplodere la casa. Non so neanche dove abita!»

Lei non si scoraggiò e avanzò un’altra proposta.

«Dai, non piazzerò mine in mezzo alla strada!»

Di nuovo la fata rilanciò con un’altra idea.

«E tu che ne sai che passerà vicino al cantiere? E comunque lo sai che il Sindaco vuole un lavoro pulito.»

Vedendo respinte tutte le sue proposte, lei lo mandò a quel paese e si voltò dall’altra parte.

«Dai, non fare così» la esortò D’Jagger, divertito. «Vedrai che tra qualche capitolo finiremo nello stesso party e diventeremo un’ottima squadra come nei film sugli amici animali.»

Lunaria mise il broncio. “Non farò squadra con quella mucca!”

Il goblin si concesse una sana risata. «Piuttosto, vediamo dov’è questo cantiere.»

Consultò la mappa e non dovette fare altro che seguire il percorso suggerito per raggiungere la destinazione. Si trovava in una delle aree esterne della colonia, piena di robot per le costruzioni e prefabbricati in fase di assemblaggio.

Grazie alla funzione di realtà aumentata, D’Jagger non ebbe difficoltà a individuare il suo obiettivo, ma la sua reazione non fu delle più entusiaste: «Che cazzo, ma che ha quel cantiere?!»

Cercando di non sembrare troppo sospetto, si spostò dietro un angolo, attivò il casco e diede un’altra occhiata veloce. «È più sorvegliato della centrale di polizia!»

Sulla zona interessata c’erano infatti diversi piccoli droni, inoltre i sensori del casco riuscirono a individuare anche un robot da combattimento. Data la scarsità di mezzi a disposizione delle forze dell’ordine, in effetti quello poteva essere considerato un sistema difensivo di ottimo livello.

«E ovviamente è l’unico cantiere con un droide da guardia!» brontolò il goblin. «Grazie tante, Mowatalji!»

“Cosa stanno costruendo?” chiese Lunaria.

«Boh, mi sembra un normale prefabbricato. Probabilmente al Sindaco non piace la ditta responsabile.»

Con un sospiro di rassegnazione fece sparire il casco e si incamminò. «Va be’, torniamo a casa e vedrò di inventarmi qualcosa.»

“Non vorrai farmi disattivare tutti quei droni” fece segno la fata con aria preoccupata.

«No, solo quello da combattimento.»

Lei incrociò le braccia e gli rivolse un’espressione imbronciata.

«Tranquilla, abbiamo ancora un po’ di tempo: Mowatalji ha detto che il Sindaco vuole che distruggiamo sia i macchinari che il prefabbricato, quindi abbiamo tempo fino a quando non finiscono i lavori. E poi ti ricordo che quei soldi mi servono per comprare i componenti degli occultatori.»

Lei si strinse un braccio al corpo, incerta. Dopo un momento però annuì: era pronta a rischiare.

«Dovremmo avere almeno un paio di giorni» rifletté D’Jagger. «Se quelle ali reggono, potrei provare a costruirti un occultatore portatile. E mal che vada posso sempre dare sfoggio della mia pessima mira col lanciagranate!»


Note dell’autore

E rieccoci qua!

In questo capitolo più tranquillo ho avuto modo di svelare qualche piccolo retroscena sulla Topaia e sui nostri protagonisti, così da cominciare a conoscerli un po’ meglio. Per il momento il loro rapporto è ancora di aperta ostilità, vedremo se in futuro diventeranno davvero un’ottima squadra come nei film sugli amici animali XD

Quel che è certo è che entrambi hanno ricevuto degli incarichi da Mowatalji, quindi avranno modo di portare avanti i loro obiettivi: Freyja deve raccogliere più informazioni possibili sull’organizzazione del Sindaco, D’Jagger invece ha in mente qualcos’altro, e di qualunque cosa si tratti ha bisogno di soldi.

Nel prossimo capitolo darò di nuovo spazio all’azione, non mancate!

A presto ^.^


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