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Autore: shira21    07/03/2020    1 recensioni
Diana vuole chiarire le cose con Domenico, l'uomo di cui si è innamorata, ma le cose le sfuggono di mano.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Okay, ora entro lì dentro e con un bel sorriso gli dico che è uno stronzo.
Beh, forse non con queste esatte parole... ecco magari posso anche lasciargli modo di spiegarsi.
No, devo chiudere.
Argh!
Sbatto la testa contro il volante mentre mi rendo conto che sto litigando con me stessa. Quando gli ho chiesto di vederci ero sicura di me stessa e di quello che volevo dirgli. Poi durante tutta la giornata di oggi l'ansia ha continuato a crescere sempre di più fino ad ora, dove non ho neanche il coraggio di scendere dalla macchina, figuriamoci dirgli alcunché.
Faccio dei respiri profondi ma, a metà del terzo, il mio telefono inizia a vibrare trasformandolo in un mezzo urletto.
Guardo male il colpevole ancora illuminato prima di prenderlo in mano e sospirare: è Domenico che mi scrive che è arrivato.
Va bene, posso farcela.
Beh, forse non posso ma diciamo che devo.
Devo perché ho capito che continuare a vederlo mi farà solo male.
Devo perché lui non cambierà mai le cose per me.
Devo ma non è per nulla facile.
Metto via il cellulare con mani tremanti e mi decido infine ad aprire la portiera; il vento freddo, quasi gelido per essere solo fine ottobre, mi fa rabbrividire e mi viene la pelle d'oca sulla porzione di gambe nude.
Mi affretto verso l'ingresso, verso di lui che si sta ancora guardando intorno.
Rallento un attimo per guardarlo e, come la prima volta, mi sento persa e allo stesso tempo a casa. Alla fine anche Domenico mi vede e alza una mano per salutarmi, con quel suo solito sorriso sul volto.
«Ehi ciao» odio che quando sono con lui mi esca questa voce da bambina ma direi che al momento ho altri problemi da affrontare: come il fatto che il suo sguardo che scorre dalla punta degli stivaletti con il tacco fino alla cima della mia testolina mi ha provocato molti più brividi del clima quasi invernale.
Mi alzo sulle punte per dargli i soliti due baci di rito e la sua mano calda mi sfiora la schiena. «Ciao Diana» fa un passo indietro e sorride «stai davvero bene».
Sento che sto iniziando ad arrossire e faccio una risata imbarazzata «Certo, come no» scrollo le spalle quasi non curante «mi sono dovuta preparare in fretta e furia perché ho dovuto lavorare tutto il pomeriggio».
Ceeeerto... non ho affatto passato tutto il pomeriggio a prepararmi, sia psicologicamente che fisicamente. No e non mi sono neanche andata a comparare un vestitino nero, tanto indecente da sembrare quasi un babydoll, e tutto solo perché nulla di quello che avevo nell'armadio sembrava andare bene.
Ecco, diciamo che queste cose lui non dovrà mai saperle.
Il problema è che nello stesso attimo in cui l'ho visto non solo tutta la mia ansia è scomparsa ma, soprattutto, quando mi ha sfiorato il mio piano, il mio bellissimo piano per mettere tutto in chiaro, è evaporato come se non fosse mai esistito. Forse in fondo non sono così ansiosa di chiarire...
Credo che la vocina della mia coscienza si sia appena licenziata ma in questo esatto momento voglio solo godermi questi momenti con Domenico.

La cena è stata ottima e la compagnia anche meglio. Adoro il fatto che riesca a farmi ridere come nessun'altro ma anche riflettere come nessun'altro.
Come al solito ha insistito per pagare lui e anche se lo prendo in giro e gli ricordo che c'è la parità dei sessi da un secolo, segretamente sono felice di queste attenzioni. Non ci posso far nulla: mi piacciono gli uomini vecchio stile, quelli che ti aprono la porta o ti scostano la sedia.
«Cosa vuoi fare adesso?»
Qualsiasi cosa, basta che questa serata non finisca. Invece di dirlo però mi limito a stringermi nelle spalle, segno universale per "non ne ho idea".
Domenico fa per dire qualcosa quando una folata di vento mi alza leggermente la gonna e mi fa rabbrividire.
Detto onestamente, non mi sento più la punta del naso o le dita delle mani. Non ci saranno più di cinque gradi e sto iniziando a sentire parecchio freddo. Anche perché, a parte il coprispalle, non ho nulla sopra il vestito.
Domenico, ovviamente, lo nota e fa una cosa che mi manda in cortocircuito: mi attira verso di sé, facendomi affondare il volto nella sua giacca e mi strofina velocemente le braccia.
«Sei congelata!»
In tutta franchezza, al momento sto per prendere fuoco per autocombustione ma non riesco a rispondere, le parole mi si bloccano in gola mentre si toglie la giacca e me l'appoggia sulle spalle.
«Forza, andiamo alla mia macchina» si allontana di un passo per guardarmi in volto ma io riesco solo ad annuire e a guardare l'asfalto.
Lo seguo docile come un cagnolino, avvolta nel suo profumo e nel calore residuo del suo corpo.
Saliamo sulla sua macchina e subito Domenico si prodiga ad accendere al massimo il riscaldamento.
Mi scappa una risatina perché neanche si rende conto di quanto sia dolce e tenero; uno crede che un uomo della sua età sia più cinico ma in Domenico ogni tanto ci sono questi lampi da ragazzino, come quando arrossisce o, come adesso, mi rivolge quel mezzo sorriso.
«Meglio?»
«Molto» lo dico a bassa voce ma dalla sua espressione so che mi ha sentito bene. Nell'abitacolo scende il silenzio ma devo dire che sono state queste sue attenzioni a sbloccarmi di nuovo, a ricordarmi il vero motivo di questa cena.
«E quando fai così che mi confondi» le parole mi escono fuori tutte d'un fiato, sorprendendoci entrambi e rompendo definitivamente la mia bolla.
«Scusa, cosa?» Domenico pare sinceramente sorpreso ma ora che ho iniziato non posso certo tirarmi indietro.
Faccio un respiro profondo e mi tolgo la sua giacca: mi sto agitando tanto che non sentirei freddo neppure in mezzo alla neve. La stringo, la ripiego, la fisso e cerco di fare un po' di ordine dentro di me.
«Mi hai sempre detto di non volermi mentire, che volevi essere onesto con me come io lo ero con te ma la verità è che onesto con me tu non lo sei mai stato... non ti sto accusando di nulla tranne forse di essere stato poco chiaro. Tu mi lanci messaggi contrastanti e io non so più a cosa credere».
«Diana...» prova a blandirmi ma se non gli dico ora tutto so già che non lo farò più, non avrò una seconda volta tanto coraggio.
«Lasciami finire e poi potrai dire tutto quello che vuoi» annuisce e io tremo, tremo davvero «hai detto a Loredana, consapevole che lei me lo sarebbe venuta a dire, che tra noi non ci sarà mai nulla, che non mi vuoi illudere e che la differenza di età tra noi ti pesa troppo. Ma in faccia a me tutte queste cose non me le hai mai dette! Da un lato mi respingi e mi tratti solo da amica, dall'altro mi fai sperare che tu possa vedermi anche come una donna. Quindi se tu non mi vuoi, se questa speranza non ha motivo di esistere, ti prego dimmelo e basta, una volta per tutte. Perché tutto questo mi sta uccidendo. Se mi vuoi anche solo un po' di bene, smettila di spezzarmi il cuore!»
Mi rendo conto di avere gli occhi lucidi, alcune lacrime aggrappate alle ciglia ricoperte di mascara, ma non voglio asciugarle per paura di iniziare a piangere per davvero. Ho il respiro rotto e non mi sono mai sentita così esposta in tutta la mia vita.
«Te l'avevo già detto: non voglio darti false speranze o illuderti».
«È vero, l'hai detto ma non è quello che hai fatto. Mi hai fatto sentire come se stessi giocando con me!»
Ridiscende il silenzio, stavolta molto meno pacifico, ma riesco se non altro a recuperare il controllo sulle mie emozioni.
Forse è vero e non mi vuole ma non ci voglio credere di essere davvero la sola a sentire questo legame, queste vibrazioni.
«Diana, mi dispiace averti fatto credere altro ma okay... tra noi non potrà mai esserci nulla». Sono le parole che volevo sentirmi dire, da un certo punto di vista, però mi esce comunque una risata amara. Io potrò anche essere un'idiota ma ho visto il modo in cui mi guarda, stasera e le altre volte che ci siamo visti.
«Cosa?»
Non riesco e non voglio trattenermi stasera, ogni muro tra le mie emozioni e il mio cervello sono definitivamente cadute.
«Nico, va bene tutto ma non puoi davvero dire che sono stata la sola a sentire la chimica tra noi» lo guardo con un sorriso che non è un sorriso ma più un'espressione incredula. Ma lui non mi guarda, non incrocia il mio sguardo neanche per sbaglio.
«Va bene, dimostralo allora».
Questo attira finalmente la sua attenzione; mi guarda e io mi perdo per un attimo nei suoi occhi nocciola di cui mi sono tanto innamorata.
«Cosa dovrebbe significare?»
Scrollo le spalle e mi sistemo una ciocca dietro l'orecchio «È semplice: dimostrami che mi sbagliavo, che tra noi non c'è chimica, e io me ne vado da questa macchina e non sentirai mai più questo discorso. Te lo giuro!» E mi faccio anche la croce sul cuore con la mia espressione più dolce e innocente in volto.
Domenico mi guarda dubbioso «Mi sembra un'idea stupida ma facciamo a modo tuo. Come?»
Un sorriso mi piega le labbra mentre inclino la testa per appoggiarla allo schienale.
«Un bacio».
Sento le guance scottare ma c'è un certo rossore anche sulle sue.
«Un... bacio?»
Il cuore mi salta letteralmente in petto mentre dentro di me si sono accese tutte le luci di allarme, quelle che indicano che sto per fare una stupidata. E, come il novantanove percento delle volte, decido di andare avanti comunque.
«Sì, esatto. Se tra noi non c'è nulla allora sarà solo un breve bacetto e nessuno dei due lo vorrà prolungare o ripetere.» Rido piano e sono sorpresa da quanto ora sembro calma esteriormente «Nessuno vuole baciare due volte qualcuno per cui non sente niente...»
Le mie parole aleggiano nella macchina rendendo di fatto l'aria molto più tesa, diciamo che ho alzato più in alto il livello d'intensità e non era neanche questo il motivo per cui ero qui.
Non dice nulla, si limita a fissarmi.
Io lo guardo in attesa e non posso trattenermi dal mordermi il labbro inferiore.
Quando mi mette una mano sulla guancia e si avvicina, devo ammettere di essere un po' sorpresa: non credevo l'avrebbe fatto davvero. Poi le sue labbra, calde e morbide, sono sulle mie e dimentico qualsiasi cosa che non sia lui.
Mi bacia piano e delicatamente fino a quando non mi sfugge un gemito dalla gola che lo spinge ad attirarmi più vicina e il bacio diventa più esigente, più famelico.
Mi morde il labbro inferiore come avevo fatto poco prima io prima di lenirlo con la lingua, cosa che mi fa perdere del tutto la testa e mi spinge a salirgli in braccio, con le ginocchia ai lati delle sue gambe puntellate nel sedile della macchina. Le sue mani scivolano lungo il mio corpo facendomi tremare e gemere e, quando alla fine mi stringe sulla pelle nuda sopra le autoreggenti, mi sembra che mi stia marchiando a fuoco.
Gli stringo i capelli tra le dita mentre stuzzico la sua lingua con la mia e sento un principio di erezione crescere e spingere contro di me.
Solo nel momento in cui necessito di aria, mi stacco e butto indietro la testa. Domenico ne approfitta per baciarmi sul collo, per stapparmi un altro ansito. Sono invasa dalle sensazioni ma dobbiamo rallentare un secondo.
«Nico... Domenico!» Alza lo sguardo e i suoi occhi hanno le pupille talmente dilatate da sembrare quasi neri, il suo respiro è completamente fuori fase e, a giudicare dalla vena sul collo, direi che il suo cuore sta battendo veloce tanto quanto il mio.
«Nessuna chimica, vero?» Non posso fare a meno di gongolare: non sono stata di certo l'unica a perdere la testa!
«Avevi ragione... è questo che volevi?»
Io scivolo giù dalle sue gambe fino al mio posto e già sento la mancanza del calore del suo corpo. Mi porto una mano alle labbra doloranti e scuoto la testa.
«Quello che voglio è che mi porti a casa tua» la voce mi esce più roca di quanto l'abbia mai sentita ma non ho mai voluto nessuno quanto voglio lui ora.
«Sei sicura?»
Annuisco e lui accende la macchina a tutta velocità.

Arriviamo a casa sua velocemente, quasi non me ne sono neanche accorta ma forse perché avevo la testa concentrata solo a stuzzicarlo. Spegne il motore della macchina e, prima che uno di noi due possa ripensarci, mi sporgo a baciarlo sul collo, sulla mascella, sull'angolo delle labbra e, prima di cedere di nuovo alla passione, mi tiro indietro con una risata e scendo dall'auto. All'altezza del cofano però Domenico mi blocca, mi afferra per la vita e mi guarda negli occhi; si morde le labbra e sorride e quando sposta le mani, lentamente, lungo il mio corpo per circondarmi il volto, quasi smetto di respirare. Si avvicina per baciarmi e io gli vado incontro ben felice di accoglierlo.
Non so neanche come mi ritrovo seduta sulla macchina, con le gambe aggrappate a lui e le mani che vagano su e giù per la sua schiena. Ansimo e gemo, incurante di chi possa sentirci o vederci, persa completamente in questo bacio. Persa completamente in lui.
Gli graffio leggermente la base del collo con le unghie e sorrido quando lo sento tremare e spingersi contro di me.
Senza sforzo apparente, si tira su portandomi con sé, aggrappata a lui come un koala a una pianta di eucalipto. Mi scappa una risata e continuo a baciarlo in ogni zona di pelle scoperta che riesco a raggiungere; non mi posa neanche nel momento in cui deve aprire la porta. C'è da dire che sulle scale stavamo per perdere definitivamente il controllo però in qualche modo riusciamo a raggiungere il suo appartamento. Beh, almeno il soggiorno mentre lasciamo dietro di noi una scia di vestiti.
Nonostante tutta l'irruenza mostrata finora, quando mi deposita sul divano, lo fa con estrema delicatezza, quasi fossi una cosina fragile.
Il tessuto del divano è morbido contro la mia pelle nuda e lo guardo dal basso con un sorriso in volto. Indosso solo le brasiliane e le autoreggenti eppure non mi sento a disagio, non mi viene voglia di coprirmi nonostante tutto ciò che non mi piace del mio corpo perché sotto il suo sguardo caldo mi sento stupenda.
S'inginocchia davanti a me e mi bacia sul collo e poi sempre più giù fino al seno, facendomi perdere la testa e volare in paradiso. Perché non c'è altro modo per descrivere quello che fa con la bocca... e con le dita... se non paradisiaco.
Chiudo gli occhi e butto la testa all'indietro, tesa e spaesata, mentre un lampo di luce mi esplode dietro le palpebre, cancellando ogni pensiero coerente.
Ritorno galleggiando sulla Terra mentre resto a occhi chiusi e lo sento finire di spogliarsi; sollevo le palpebre lentamente e mi sfugge una risatina quando mi dà un bacio leggero sulla punta del naso.
«Ti stai per addormentare?» La sua voce è divertita e io mi stiracchio languidamente. «Non ci penso neanche».
Allungo le braccia per fargli capire che lo voglio più vicino e Domenico mi accontenta, coprendo il suo corpo con il mio. A contatto con il suo calore e il suo peso, mi viene istintivo aprire le gambe per accoglierlo meglio e più vicino, cosa che lo fa gemere.
Ci baciamo nuovamente mentre esploro con dita curiose il suo petto nudo e registrando inconsciamente tutti qui punti che lo fanno fremere di più.
«Sei sicura?» Adoro il tono dolce ma urgente con cui me lo chiede, non mi sono mai sentita così voluta e protetta allo stesso tempo. Sento che è la cosa giusta e quindi sorrido. «Non ne sono mai stata tanto sicura» e non posso fare a meno di accarezzagli il volto con altrettanta dolcezza.
«È da un po' che non sto con qualcuno, con la mia ex avevamo smesso di fare sesso ben prima di lasciarci e...» si solleva e mi guarda, i muscoli irrigiditi.
Rido piano e scuoto la testa «Beh, allora sei fortunato che non ho asoslutamente metri di paragone» ma lui scuote la testa.
«No... non lo faccio da un po' e quindi non ho neanche...» e mi guarda abbastanza a lungo da farmi capire. Devo ammettere che mi ci vuole più di un secondo ma, quando ci riesco, non posso trattenermi e scoppio a ridere. Non una risatina ma vere e proprie risate da lacrime agli occhi e crampi allo stomaco!
«Felice di vederti così tranquilla» e si tira su guardandomi con un mezzo broncio. «Tranquillo amore, non ridevo di te ma della situazione», mi alzo e lo tirò giù fino a riuscire a baciarlo. Lo circondo con le braccia e con le gambe e approfondisco il contatto finché non lo sento rilassarsi di nuovo... beh, rilassarsi tutto tranne lì ovviamente. Mi allontano di poco e sussurro come se gli stessi rivelando un segreto «Ne ho sempre uno in borsa» e gliela indico con il mento, buttata subito davanti alla porta.
Domenico si alza di tutta fretta e raggiunge la mia borsa. «Nel portafoglio» gli dico quando me la porge perché io di certo non ho le forze per cercarlo.
Domenico mi guarda con espressione soddisfatta e sorride tenendo in mano la bustina argentata. «Sei decisamente più preparate di me».
«Per essere una verginella intendi?»
«Anche» e mi bacia sulle clavicole.
Dal momento in cui apre la bustina prende il comando e il tempo delle risate è decisamente finito. Quando torna su di me, pronto e incappucciato, mi rendo conto di quanto mi piace sentirmi addosso il suo peso. Ci baciamo quasi con fame, la dolcezza ormai accantonata, e quando lo sento premermi contro mi scappa un lamento, un misto di dolore e piacere. Ma Domenico non è un ragazzino, sa quello che fa, e quando mi sente dimenarmi mentre avanza lentamente, mi bacia con più foga e con un solo colpo di reni entra completamente dentro di me. Stavolta mi scappa un urlo che è solo dolore ma viene soffocato dalle sue labbra mentre un paio di lacrime mi scivolano giù dal volto.
Sotto le dita sento che è completamente teso, impaziente scalpita di muoversi, invece rimane perfettamente immobile per permettermi di adattarmi a lui.
Ma il dolore non ha soffocato il mio piacere e, ora che non è più in vetta alle mie sensazioni, lo sta anzi rinfocolando.
Lo bacio sotto l'orecchio e gli mormoro con voce tremante «Puoi muoverti, non andrò in pezzi» e quando lo fa devo dire che la sensazione è strana, non spiacevole però. Solo strana.
C'è da dire che Domenico non cerca solo il suo di piacere, vuole renderlo bello anche per me quindi continua a baciarmi mentre con le dita va a toccare tutti quei punti che già prima mi avevano fatta impazzire.
Sento il piacere montare e accumularsi mentre inizio a contrarmi internamente e questo gli fa perdere l'ultima briciola di autocontrollo portandolo dritto all'orgasmo. Lo sento come non ho mai sentito nessuno e tanto basta a farmi provare l'eco del suo piacere.
Non un orgasmo vero e proprio ma, per essere la prima volta, ci si avvicina molto.
Mi crolla letteralmente addosso e anche se so di non poter sopportare la cosa a lungo, soprattutto se voglio respirare, al momento è una sensazione talmente perfetta da farmi rannicchiare la testa contro l'incavo della sua spalla.
«Diana?»
«Mmm?»
«Dovremmo spostarci».
«Mm mmm», in pratica riesco ad esprimermi solo a mugolii e la cosa pare divertirlo. Lentamente e con delicatezza si sfila da me e a me sfugge un versetto di protesta, già sento la sua mancanza.
Mi accoccolo sul divano, esausta come mai in tutta la mia vita, e chiudo gli occhi. Lo sento alzarsi, probabilmente per buttare il preservativo, mentre io scivolo dolcemente nel dormiveglia. Quando mi prende in braccio istintivamente mi aggrappo al suo collo e seppellisco il volto nel suo petto.
Mi deposita sul letto ma si allontana subito dopo.
«Torna qui» la mia voce è bassa e assonata ma mi sente comunque perché mi pare di udirlo ridere piano.
In lontananza sento anche dell'acqua che scorre e poi si spegne, facendo tornare il silenzio ma ancora non ce la faccio a svegliarmi. Solo quando si avvicina e lo sento passarmi un panno umido e caldo dove sono ancora indolenzita che mi riscuoto un poco.
«Grazie» lo guardo attraverso le ciglia e sorrido. «Ora però torni qui?» Non pensavo di essere una ragazza da coccole ma la situazione attuale a quanto pare dimostra il contrario.
Domenico, grazie al cielo, mi accontenta e sale sul letto e mi abbraccia da dietro. Mi stringe fino a far aderire il suo petto contro la mia schiena mentre con la punta delle dita traccia ghirigori immaginari sul mio stomaco. Sento una delle sue gambe intrufolarsi tra le mie mentre il suo capo si appoggia sopra il mio.
Sono coccolata, al sicuro e felice; ecco che parole userei per descrivermi in questo momento mentre alla fine mi addormento.

Non so se a svegliarmi sia il peso sulla mia schiena, il respiro nel mio orecchio o i primi raggi di luce: sono tutte e tre cose a cui non sono decisamente abituata. Per un attimo mi sento spaesata, ancora di più quando mi rendo conto che sto dormendo letteralmente sopra a un uomo, la sua spalla come cuscino. Poi quello che è successo nelle ultime ore mi torna in mente ma, se all'inizio mi viene da sorridere, ora sento il panico farsi strada strisciando sotto pelle. Domenico mi ha detto e ripetuto che non ci potrebbe mai essere una storia tra di noi e ora mi sento proprio come non ho mai voluto sentirmi in vita mia: la tipa da una botta e via. Beh, nel nostro caso due botte... già perché nel mezzo della notte mi sono svegliata con i suoi baci sul collo e, nonostante fossi ancora dolorante, era stato più piacevole. Decisamente più che piacevole!
Non solo eravamo durati molto di più ma, quando avevamo finito, Domenico era persino più esausto di me.
Alzo il volto su di lui e vorrei poterlo vedere così ogni giorno per il resto della mia vita. Ed è un pensiero che mi terrorizza a morte perché so che lui non prova le stesse cose. Dio, se ieri sera ero forse innamorata, questa notte i miei sentimenti hanno decisamente preso posizione.
Piano, senza far rumore e respirando anche il meno possibile, scivolo fuori dal suo abbraccio fino al lato libero del letto. M'immobilizzo attenta a ogni suono e alla fine mi alzo. Lo guardo, non mi è mai parso tanto bello, e tutto ciò che vorrei è tornare tra le sue braccia. Ma non ho le forze mentali per affrontarlo al risveglio, per sentirmi dire che è stato solo un errore.
No, al momento credo che quelle parole mi ucciderebbero.
Indietreggio cautamente, un attimo di panico quando lo vedo girarsi di lato ma il suo respiro rimane sempre profondo, e vado in soggiorno. Mi guardo intorno e mi rendo conto che i miei vestiti sono sparsi per tutta la stanza mentre il coprispalle è rimasto in macchina con la giacca di Nico. Recupero le autoreggenti da dietro il divano e le infino nella borsa che era sotto il tavolo; infilo in fretta il vestito che era praticamente sulla porta e le scarpe preferisco tenerle in mano anche se trovarle non è stato facile. Le mutandine sono invece introvabili ma decido di lasciar perdere, in questo momento sono più concentrata sulla fuga. Grazie al cielo le chiavi sono ancora infilate nella toppa; le giro cercando di non farle tintinnare e scivolo sul pianerottolo.
Scendo le scale a piedi nudi ed esco fuori. Mi rendo conto di essere in condizioni indecenti mentre mi chino a rimettere le scarpe. Probabilmente ho i capelli sfatti che abbinati ai vestiti della sera prima sgualciti e il trucco, o quello che ne resta, completamente sbavato dà un'idea piuttosto chiara di quello che è successo.
Cerco il telefono in borsa ma è completamente scarico, quindi mi faccio forza e mi dirigo verso la prima fermata del pullman che trovo.
Mi siedo alla pensilina, tra gli sguardi divertiti di alcuni studenti che stanno andando a scuola, ma in questo momento non m'interessa nulla: non le loro occhiate e le loro risatine, non la mia macchina che è ancora nel parcheggio del locale e neanche delle mie paranoie.
Ora come ora voglio solo tornare a casa mia, farmi una doccia e dormire fino a quando tutto questo non mi sembrerà più la più grande stronzata che abbia mai fatto in tutta la mia vita.
   
 
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